Pur sapendo delle critiche che mi arriveranno dai miei figli per essere un pessimo esempio di ciò che predico (che però in quel caso dovranno ammettere di leggere “Ingannati“), vi invito a vedere il film “Courageous” (coraggioso), incentrato sul ruolo del padre, e sulle conseguenze negative che la mancanza di un padre degno di questo nome può avere nello sviluppo dei figli. Un padre che sia testimone dell’amore del Padre Vero, Unico che sta nei Cieli; ma anche testimone della cura, della instancabilità, dell’attenzione che il Vero Padre ha per tutti i suoi figli; un padre che sappia raccontare ai propri figli del Vero Padre, e dare loro la sicurezza di essere amati, protetti, di essere importanti, di avere un ruolo, una missione.
Il film, degli stessi autori di Fireproof, due fratelli pastori americani, dove uno fa il regista e l’altro il protagonista, a me è piaciuto molto, anche se un po’ “didascalico“, ma, con tutto il marciume Hollywoodiano ma non solo che ci inonda di violenza, sesso, perversione e dove i valori più elementari come la fedeltà, la purezza, la costanza, lo spirito di sacrificio non si vedono neanche col cannocchiale, direi che va apprezzato proprio per questo sua andare decisamente controcorrente.
Riporto il clip con il discorso finale, vera summa del film (trovato solo in lingua originale) e un0 intervista ai due fratelli, regista e protagonista.
L’iniziativa di un film del genere è senz’altro coraggiosa ed encomiabile, però l’idea che il Padre Unico creatore non sta nei cieli ma è ovunque e anche noi ne siamo parte. L’idea di un Dio superiore, distaccato da l’uomo è una continuazione dell’idea di separazione che da millenni ci rende schiavi dei potenti e alla mercè dei governanti di turno che usano Dio per far valere le propria autorità e farci assalire da paure e sensi di colpa creati artificialmente. Tutto ciò è ora che finisca e renderci conto che Dio è dentro di noi, la separazione non esiste e ci dobbiamo rendere conto che siamo tutti uguali, ma proprio tutti.
“la separazione non esiste”… vero, a meno che non siamo NOI che vogliamo essere separati.
“Il regno di Dio è vicino”: ma così vicino che lo troviamo dentro!
“Dio è dentro di noi”: vero, nella misura in cui la nostra Anima viene direttamente da Dio ed è a Sua Immagine e Somiglianza.
Al punto tale che le Anime sono inizialmente generate indivise (maschile e femminile unite: come Platone aveva intuito ma commettendo l’errore di attribuire al corpo quella “androginità” primordiale), così come il Padre (Persona primazione della Trinità Divina) è sia Maschile che Femminile.
E solo “dopo” e comunque prima di prendere il corpo (unico e irripetibile: perché la reincarnazione è una fallacia) sulla terra, che ogni Anima indivisa si sdoppia in due “Anime Gemelle”.
Chiamate a tornare Unità durante il transito terreno.
E dove questo ritorno all’Unità è grandemente complicato dal “casino” generato nel frattempo (ovvero, dall’inizio dell’Umanità) a causa del Peccato Originale.
L’Anima, proveniente direttamente da Dio seppur ferita dal Peccato Originale (che si trasmette da una generazione alla successiva per via biologica e genetica: ed oggi è di evidenza lapalissiana, dopo la scoperta del DNA; e che, data l’unità indissolubile tra Anima e corpo, arriva quindi a “inficiare” e “macchiare” la stessa Anima), dopo la rigenerazione in Grazia che avviene grazie al Sacrificio Salvifico e Redentivo di Gesù: può essere sede piena e integrale del “Regno di Dio”.
E infatti Gesù, ai Suoi contemporanei, dice: “Il Regno di Dio è tra voi”.
Che può essere anche tradotto: “Il Regno di Dio è in voi”.
E gli insegna a pregare così: “Padre nostro, che sei nei Cieli”.
Ossia: nelle nostre stesse Anime.
“Dio è dentro di noi”: falso, nella misura in cui ci si chiuda volontariamente e consapevolmente alla Grazia donata da Gesù e portata dal Suo Spirito.
“Dio è dentro di noi”: falsissimo, nella misura in cui questa affermazione sottintenda l’identità luciferina: Io=Dio
Circa poi il fatto di “essere tutti uguali, ma proprio tutti”:
vero, nella misura in cui tutti aventi un’Anima proveniente direttamente da Dio;
falso, nella misura in cui non si tenga conto della predestinazione con cui veniamo al mondo (“figli di Dio” vs “figli della perdizione”), frutto a sua volta non di un arbitrio di Dio (ché Egli predestina tutti al bene) ma di una nostra “scelta primigenia”, fatta verso Dio o a favore del Suo avversario.
E che esista questa differenza essenziale, tra “figli di Dio” e “figli della perdizione”, Gesù ce lo dice in numerosissime occasioni, nelle Sue Parole riportate nei Vangeli.
Ad iniziare da quell’inequivocabile: “voi avete per padre il diavolo”.
Ovviamente, nessun “figlio di Dio” ha la salvezza assicurata, così come nessun “figlio della perdizione” ha assicurata la dannazione: e infatti Dio, nella Sua misericordia, lascia che la zizzania cresca vicino al grano fino alla Fine dei Tempi e al momento del raccolto proprio per salvare quanta più zizzania è possibile.
Durante la crescita, di grano e zizzania, il Padrone del campo non è stato assente, “lasciando fare”. Ma ha esercitato una supervisione costante ed amorevole, e non ha esitato a rimuovere ed estirpare la zizzania laddove essa stava pericolosamente prendendo il sopravvento (così come è del resto “naturale” succeda in “questo mondo”: dove i figli delle tenebre sono più scaltri di quelli della Luce): perché Dio è Signore della Storia oltre che del Creato (che persiste nel suo essere perché continuamente “pensato” dal suo Creatore).
E non il dio dei deisti e dei massoni: il “grande architetto dell’universo” che sta all’universo come un orologiaio all’orologio da lui creato; e colui che assiste, dalla platea, ai sussulti, ai progressi, alle cadute, agli stravolgimenti della storia umana come un drammaturgo al dramma da lui scritto.
Ma la Fine dei Tempi (malvagi) è proprio quando la zizzania viene lasciata libera di manifestare tutta la sua natura (che è quella di essere “fredda” e che solo per l’adozione per i meriti infiniti di Gesù Cristo può arrivare a diventare “tiepida”) e di mettere in atto tutte le Matrici possibili e immaginabili per soffocare il grano e trascinarlo con sé verso la sua (della zizzania) destinazione “naturale”;
così come al grano viene dato tutto l’occorrente (sul piano spirituale, anzitutto) per resistere al soffocamento sistematico operato dalla zizzania che vuole manifestare tutta la sua natura di “fredda” e ne viene messa alla prova e saggiata la sua volontà di restare “caldo” (che è la natura e l’approdo di un figlio di Dio) piuttosto che la sua facilità a divenire “tiepido”;
e quando la maggior parte della zizzania ha voluto confermare la sua natura di “fredda” e la maggior parte del grano si è “intiepidito” e corre il rischio di essere soffocato dalla zizzania: ecco che arriva il momento del “Basta” da parte di Dio.
Ovviamente, la zizzania manifestamente “fredda” (e il grano “intiepidito”) affermano a gran voce che “tutte le vacche sono grigie” e che non c’è alcuna differenza tra noi.
La differenza c’è, invece.
Ed è sotto gli occhi di tutti coloro che la vogliono vedere.
Maranathà
Errata corrige: “Persona primaziale della Trinità Divina” invece che “Persona primazione della Trinità Divina”