Grazie alla segnalazione dell’amica Paola, copio e incollo questo bel pezzo del famoso esegeta (tratto da IlSole24Ore).
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Dieci anni fa moriva a New York la scrittrice Susan Sontag, di matrice ebraica ma dotata di una curiositas culturale onnivora e cosmopolita. Ebbene, a metà degli anni ’70, quand’era ancora quarantenne, fu colpita da una forma tumorale dalla quale, però, riuscì a guarire. Su quell’esperienza traumatica compose nel 1978 un’analisi forte e appassionata, emblematicamente intitolata Malattia come metafora (tradotta l’anno successivo da Einaudi). L’interpretazione simbolica della malattia che essa offriva infrangeva il mito dell’approccio solo tecnico, affidato alla terapia medica in modo esclusivo.
La malattia nella persona umana è, infatti, un impasto inestricabile di fisicità e spiritualità, di biologia e psicologia, di dolore materiale e di desolazione interiore.
È appunto una “metafora” esistenziale o, meglio, un “simbolo” che unisce in sé corpo e anima, per cui i sintomi non sono solo quelli registrabili dalle macchine e dai loro diagrammi ma anche dalla soggettività umana.
…
È un po’ anche per questo che in tutte le culture medicina e religione sono state a lungo sorelle, anzi, si sono confuse tra loro.
…
Detto questo, però, non si deve rifiutare la conquista – altrettanto moderna – della distinzione degli approcci: se il sofferente è uno solo pur nella complessità della sua struttura, distinti (anche se non separati) sono i protocolli degli interventi. Detto in maniera brutale, il cappellano non deve diventare un curatore che propone filtri terapeutici e il medico non deve disprezzare chi offre spiritualità e sostegno morale. Per usare una famosa locuzione di Stephen Gould, scienziato statunitense, si tratta di non overlapping magisteria, di magisteri indipendenti e non sovrapponibili tra loro che, però, s’incontrano e operano sullo stesso soggetto.
…. è interessante scoprire quale sia il vero significato dell’opera di Gesù guaritore.
Che il fatto sia indiscutibile è attestato da un dato oggettivo: quasi il 45% del racconto dell’attività pubblica di Cristo secondo il Vangelo di Marco è occupato da guarigioni, tant’è vero che un teologo, René Latourelle, ha potuto scrivere che «eliminare i miracoli di Gesù dai Vangeli sarebbe come immaginare l’Amleto di Shakespeare senza il principe». Gli interventi di Gesù sono, però, rubricati dagli evangelisti in una categoria non medica. Giovanni adotta il termine greco seméia, sono “segni” di un diverso livello, esigono cioè un’ermeneutica trascendente. Gesù non esita a rigettare ogni confusione tra malattia e colpa così da avallare un primato esclusivo della teologia sulla medicina: del cieco nato dice esplicitamente che «né lui né i suoi genitori hanno peccato perché costui nascesse cieco» (Giovanni 9,3), diversamente dall’opinione allora dominante.
La richiesta che egli fa al sofferente non è quella di applicare alcune terapie da lui escogitate ma semplicemente di avere fede perché egli – che si presenta come il Figlio di Dio – vuole proporre una rivelazione sulla meta ultima …. è quella della nuova creazione escatologica nella quale – come accade nei malati che sono da lui liberati dal loro limite come segno di quel futuro – si avrà la redenzione piena dal male. Cristo, perciò, presenta un segno in azione, una prefigurazione dinamica del futuro Regno di Dio che sarà liberato da «morte, lutto, lamento e affanno», come si legge nell’Apocalisse (21,4). È, dunque, il suo un seme deposto nel terreno della storia per delineare non un progetto “transumano” scientifico, bensì un esito trascendente. E la già evocata unitarietà psicofisica della persona esige nel “segno” un coinvolgimento di tutto l’essere, spirito e corporeità.
…
Egli, poi, non solo si confronta col male fisico, ma lo assume in sé attraverso il percorso oscuro e tragico della sua Passione. Vivendolo nella sua persona, egli vi depone la sua energia salvifica di Figlio di Dio, un principio non “farmacologico” ma trascendente che però si semina nell’unità della persona umana così da «trasfigurare il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso», come scriverà Paolo ai cristiani di Filippi (3,21).
Se il cardinale Ravasi, quanto afferma che Gesù rigetta “ogni confusione tra malattia e colpa”, intende che Egli ci mette in guardia dal sovrapporre tali due realtà (dove la seconda sarebbe meglio chiamarla col suo nome: “peccato”) dell’esistenza: allora ciò è indubitabilmente vero.
Ed è bene rimarcarlo in un momento in cui si fa sempre più spazio l’antica “teoria” reincarnazionista secondo la quale ogni nostro male vissuto in questa vita (compresi quelli congeniti) sono “conseguenze” delle colpe o delle lezioni non apprese nelle vite passate.
La legge del karma, insomma.
Se invece con quella frase Ravasi intende negare che NON VI E’ relazione tra malattia e colpa (anzi: peccato): allora ciò è profondamente falso.
Non foss’altro che, oltre alle parole di Gesù citate da Ravasi (Gv 9,3), vi sono anche quelle altre, nello stesso Vangelo giovanneo, che sono di segno RADICALMENTE opposto e che Gesù indirizzò all’uomo che era stato paralitico per trentotto anni e che Egli aveva appena guarito dopo avergli chiesto se lui VOLEVA guarire:
In questo caso, quindi: Gesù NON NEGA bensì AFFERMA l’esistenza di un legame, anche estremamente stretto, tra “malattia” e peccato.
Legame che è oggi, peraltro, ben conosciuto nei suoi meccanismi interni da chi legge Hamer (e Lipton) alla Luce del Vangelo.
Ma vi è da dire un’altra cosa: che i due episodi di guarigione (anche se quella del “cieco nato”, ossia nato senza bulbi oculari: più che una “guarigione” è una “creazione ex nihilo”. E infatti proprio per questo mandò in panico evidente i sinedriti) si riferiscono a due casi profondamente diversi.
Poiché nel primo caso (quello del “cieco nato”) la malattia (o più propriamente: la mancanza) era congenita: ossia tale dalla nascita.
Mentre nel caso del paralitico, si trattava di una malattia ormai ultra-cronicizzata (durava infatti ormai da trentotto anni) ma non era evidentemente congenita: poiché, in caso contrario, non sarebbe stata specificata la durata della stessa e si sarebbe utilizzata l’espressione “paralitico nato”.
Quindi, nello specifico:
1) Gesù NEGA l’esistenza di una correlazione di causa-effetto tra peccato e malattia, nel caso delle malattie congenite. E, nel negarla, nega la reincarnazione sulla terra ma afferma, al tempo stesso, la pre-esistenza delle Anime: libere quindi di scegliere prima della loro incarnazione e dunque anche di scegliere se essere corredentori nel corpo e quindi nascere con malattie congenite. Di tali malattie congenite la causa formale è quindi la LIBERA scelta dell’Anima (ciò dando una risposta finalmente ESAUSTIVA e COERENTE all’annoso problema del “dolore innocente”: di fronte al quale siamo finalmente in grado di percepire l’ampiezza, la lunghezza, la profondità e l’altezza delle parole pronunciate da Gesù in Gv 9,3. E ci porremo in maniera radicalmente diversa di fronte a qualsiasi essere umano affetto da sindrome di down o da qualsiasi altra malattia congenita. Guardando cioé a costoro come a ciò che effettivamente sono: piccoli Gesù che hanno VOLONTARIAMENTE deciso di salire sulla Croce) mentre la causa materiale è la corruzione genetica ed epigenetica avvenuta a seguito del Peccato Originale.
2) Gesù AFFERMA l’esistenza di una correlazione di causa-effetto tra peccato e malattia, nel caso delle malattie NON congenite e che quindi si manifestano nel corso della vita. E sulle quali sia la Nuova Medicina Germanica di Hamer che la Nuova Biologia Americana di Lipton hanno molto da dire, in termini scientifici. Dando, nel dirlo, concretezza scientifica al Vangelo inteso come “manuale di vita”: infinitamente superiore a qualsiasi libro di “self-empowerment” e di “crescita personale”.
Dio ci benedica, la Madonna ci accompagni, San Michele Arcangelo scorti le nostre vie.
+Christus Vincit+
Maranathà
Grazie per i tuoi commenti sempre ricchi e ispiratori Fabio.
Però io continuo a non vedere il “prolema” del dolore innocente, e quindi a non sentire il bisogno della tua spiegazione, che in parte mi attira e in parte non accetto, cioè di una assunzione deliberata, a priori.
Il dolore innocente fa parte delle regole del gioco, se così si può dire, nel momento in cui Dio dà la libertà all’uomo, inclusa la libertà di fare del male a qualcun altro. I conti non devono per forza ritornare su questa terra, essendo questo passaggio ina porzione della nostra esistenza. Quello che noi vediamo come dolore e come male, in ottica eterna, potrebbe invece essere una grazia.
E un bambino che viene al mondo senza occhi, oppure idrocefalo, Alberto?
Da quali “regole del gioco” è dipeso?
Dall’uso dell’uranio impoverito, di cui il governo statunitense ha disseminato il Medio Oriente, l’Iraq e Falluja, in particolare?
E che è stato causa materiale delle malformazioni genetiche che si possono vedere (avendone lo “stomaco” o, meglio ancora: invocando preventivamente lo Spirito Santo. Cosa che invito CALDISSIMAMENTE a fare, prima di aprire il link) qui:
http://www.comedonchisciotte.net/modules.php?name=News&file=article&sid=3228
Tu cosa rispondi, Alberto, a coloro che vedendo le TREMENDE immagini di Falluja guardano verso il Cielo e chiedono “Perché lo permetti?”
Cosa rispondi a chi, sapendoti cristiano e cattolico, ti mostra quelle TREMENDE immagini e ti chiede ragione della speranza che dici di avere?
Credi sia sufficiente fargli un trattato sulla volontà di potenza americana a chi ti chiede “Dov’è Dio?” o “Perché non l’ha evitato?” per placare la sua arsura?
Credi sia sufficiente parlare di fusione fredda già realizzata per le mini-bombe nucleari ad uso tattico per coloro che di fronte a questo abisso di male vacillano nella Fede?
Credi sia sufficiente rispondere con la trita risposta “è un mistero che dobbiamo accettare”?
Cosa rispondi, Alberto: ad un’Anima che si presenta a te con quelle domande così IMPELLENTI?
E stiamo ancora parlando di un caso relativamente “facile”, dove si può puntare abbastanza facilmente il dito sul male commesso dall’uomo (poiché l’uranio impoverito non viene certo da Dio), per fronteggiare l’accusa di “cattiveria” nei confronti di Dio.
Che però non dà la MINIMA risposta (neanche quella insoddisfacente e parziale di cui sopra, che tiene conto del male fatto dagli uomini ai quali Dio lascia libertà di agire) a coloro che sono indotti a mettere in dubbio, di fronte a questi abomini: la Sua Onnipotenza.
E cosa succede, Alberto, se puntiamo l’attenzione sulle malformazioni congenite che hanno causa genetica ma indipendente dalle “interferenze esterne” (tipo radiazioni).
Quelle che hanno come causa materiale un’alterazione “casuale” avvenuta al momento del concepimento dello zigote? O in una “sfortunata” combinazione di geni recessivi da parte di entrambi i genitori che si manifesta nel concepito come malattia genetica?
Come rispondi a chi ti chiedeo conto di questo “male” che si presenta già all’atto del concepimento dello zigote, nel quale è infuso sin da subito un’Anima immortale che viene da Dio?
La “scienza” le attribuisce al “caso”, questi eventi: caso “sfortunato”, ovviamente. Rispetto al quale dovrebbe essere consolatorio sapere che avvengono “statisticamente” una ogni tot.
E tu, Alberto, che invece credi in Dio e non nel “caso” (reso idolatricamente “Caso”, dai più): A CHI li attribuisci quelle malformazioni genetiche congenite e delle quali non si può neanche puntare il dito sull’uranio impoverito?
Quelle di fronte alle quali (quale malformazione congenita più evidente di uno nato SENZA occhi?) i discepoli furono indotti a chiedere a Gesù:
“Maestro, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché egli nascesse così?”
Domanda alla quale Gesù diede una risposta INEQUIVOCABILE, a patto di volerla vedere:
“Né lui né i suoi genitori hanno peccato. Ma è così perché si manifestasse in lui l’Opera di Dio”
Gesù te la dà, la risposta, Alberto: sul perché e sul per come avvenga il dolore innocente, ossia quello subito da coloro che non hanno fatto nulla per meritarselo (a meno di non voler cascare nel “crepaccio” della reincarnazione)
Ma per coglierla: devi essere disposto a lasciare le tue già vaste ricchezze.
E vendere tutto per acquistare la Perla preziosa.
Sennò, corri il rischio di fare, prima o poi, come il giovane ricco.
Maranathà
Scusa caro Fabio se, cercando di sintetizzare (è più forte di me: un po’ perchè ho sempre fatto 4 o 5 cose insieme, un po’ perchè “il vostro parlare sia sì, sì, no, no: tutto il resto viene dal Maligno”, un po’ perchè ricordo quel divertente proverbio inglese: “Chi dice con 11 parole quello che può essere detto con 10 può anche uccidere la proprira madre” – e così facendo sto entrando nel tuo stile: di parentesi lunghissime che interrompono il fluire del discorso! 😉 ) dicevo: se, cercando di sintetizzare, rischio di banalizzare il tuo pensiero;
Che mi sembra essere: “tutti coloro che soffrono lo hanno liberamente scelto, prima dell’incarnazione su questa terra” che però non mi sembra renda merito alla libertà che Dio ha dato all’uomo.
Solito esempio: se impazzisco e uccido qualcuno, o se guido ubriaco e investo una mamma con bambino, possiamo dire che quella mamma e quel bambino hanno scelto, prima dei tempi, di fare quella fine? Ma allora c’è predestinazione? E dove sta la libertà di scelta mia, che quella sera potevo decidere di ubriacarmi o meno, e causare od evitare quell’incidente?
E se non è così, tu continuerai a farmi la domanda: “Ma cosa ha fatto quel bambino per meritarsi di morire così piccolo?” ???
Non mi torna.
Non sempre, Alberto, la ricerca della “sintesi” rende onore alla verità.
Ed è la reale sintesi di un pensiero espresso in parole.
Del resto, siamo REALMENTE liberi: al punto che ci è persino permesso (da Colui che la Libertà ce l’ha donata) di alterare (e financo sfigurare) la Parola di Dio. Ossia le parole dette, sulla Terra, dalla Parola Eterna Generata dal Pensiero Eterno.
E’ quello che hai fatto tu nel tuo commento: allorché hai “estrapolato” una frase di Gesù per “farti forte” nel tuo convincimento che io usi troppe parole e che tu ne usi invece il numero giusto (“per convincere meglio”, mi dirai).
Se quella frase di Gesù fosse da intendersi nel senso che tu intendi strumentalmente darle: allora saremmo tanto più veri cristiani quanto più, nel nostro parlare, fossimo simili a dei “computer” biologici, nei quali fosse cablata una logica binaria: 1 o 0. SI o NO.
Anzi: se fosse questo il senso delle parole di Gesù (da te “sfigurate” perché “strumentalizzate” pro domo tua) allora Gesù stesso sarebbe stato un “parolaio” subornato dal maligno.
Poché, anche senza leggere l’Opera valtortiana (che pure tu conosci benissimo), si capisce sufficientemente bene già dalla lettura dei Vangeli canonici che Egli, oltre a parlare coi bambini e con gli incolti in maniera da arrivare direttamente ai loro cuori con le parabole, fece anche Discorsi di Divina Sapienza, quindi inglobante la filosofia come Dio vuole oltre che la Teologia più sublime.
Tanto è vero che a molti di quei Discorsi accorrevano numerosi pagani, sia romani che greci (e questo è mostrato esplicitamente proprio nell’Opera valtortiana): che dell’arte del discorso erano cultori e che attraverso quei discorsi si avvicinarono, gradualmente e fino alla conversione, alla verità. Ed alla Verità fattaSi Uomo, venuta nel Mondo per chiamare a Sé tutti i Suoi figli. Coloro che, poiché provengono dalla Verità, ascoltano la Voce di Gesù.
E, se proprio vogliamo dirla tutta: è proprio dopo aver letto i Discorsi di Gesù gustati e goduti nell’Opera valtortiana che io ho iniziato a fare un uso spinto delle parentetiche e delle incidentali. Che sono strumenti, contrariamente a quello che sembra a te, non per SPEZZARE ed INTERROMPERE il fluire di un discorso ma per aprire altre “finestre” all’interno dello stesso e poi riprenderlo fluidamente senza risentire lo scotto dell’intercorso approfondimento, avvenuto tramite l’ “apertura” e la “richiusura” della relativa finestra. Al punto che tale approndimento si può persino decidere di non farlo, al momento, e di rinviarlo ad una seconda lettura: perché le parentetiche e le incidentali sono “accessorie” per definizione. Ma “accessorio” non significa “inutile” né tantomeno “dannoso”, Alberto.
Quindi, t’invito a non attribuire MAI PIU’ a Gesù l’invito nei nostri confronti (Suoi figli e fratelli) di parlare in modo binario, come dei robot biologici senz’Anima.
Ed a non sfigurare MAI PIU’ la Sua Parola: che in quel caso specifico è rivolta a coloro che al momento di rispondere ad una domanda a cui è doveroso rispondere con un SI o con un NO: preferiscono allungare il brodo in mille modi diversi, magari aggiungendovi pure il “giuramento” fatto su una cosa della terra o persino del Cielo, pur di non usare il monosillabo che è Volontà di Dio che essi usino, nel rispondere a quella specifica domanda.
E infatti il contesto completo dal quale tu hai estrapolato (“deformandolo” pro domo tua) quelle parole di Gesù è il seguente:
Vedi, Alberto, come nel tuo sforzo tutto umano (e quindi: “satanico”) di “sintesi”: hai omesso persino quel così significativo “invece” pur di strumentalizzare le parole di Gesù pro domo tua?
Ma, avendo, nel suddetto sforzo di “sintesi”, mal-sintetizzato (pervertendone il senso) PERSINO le parole di Gesù, ossia di Colui che è Figlio di Dio e Lui stesso Dio: posso forse stupirmi che hai mal-sintetizzato (alterandone il senso) ANCHE le mie parole? Che sono parole di un semplice figlio di Dio adottivo, per i meriti infiniti di Gesù Cristo?
No. Non non posso stupirmi
Ma il fatto che non mi sia lecito stupirmi non mi esime dal dovere di rispiegartelo NUOVAMENTE il senso delle mie parole e del mio pensiero: che si è abbeverato alla Parola Eucaristica donata a Conchiglia e che da quella Parola ha tratto il senso più vero di quello che Gesù afferma (“Né lui, né i suoi genitori hanno peccato: ma è così perché si manifestasse in lui l’Opera di Dio”).
E, quindi: ci riprovo.
Quando tu, fratello mio, “sintetizzi” le mie parole e il pensiero nel modo seguente:
Non sempre, Alberto, la ricerca della “sintesi” rende onore alla verità.
Ed è la REALE sintesi di un pensiero espresso in parole.
Del resto, siamo REALMENTE liberi: al punto che ci è persino permesso (da Colui che la Libertà ce l’ha donata) di alterare (e financo sfigurare) la Parola di Dio. Ossia le parole dette, sulla Terra, dalla Parola Eterna Generata dal Pensiero Eterno.
E’ quello che hai fatto tu nel tuo commento: allorché hai “estrapolato” una frase di Gesù per “farti forte” nel tuo convincimento che io usi troppe parole e che tu ne usi invece il numero giusto (“per convincere meglio”, mi dirai).
Se quella frase di Gesù fosse da intendersi nel senso che tu intendi strumentalmente darle: allora saremmo tanto più veri cristiani quanto più, nel nostro parlare, fossimo simili a dei “computer” biologici, nei quali fosse cablata una logica binaria: 1 o 0. SI o NO.
Anzi: se fosse questo il senso delle parole di Gesù (da te “sfigurate” perché “strumentalizzate” pro domo tua) allora Gesù stesso sarebbe stato un “parolaio” subornato dal maligno.
Poché, anche senza leggere l’Opera valtortiana (che pure tu conosci benissimo), si capisce sufficientemente bene già dalla lettura dei Vangeli canonici che Egli, oltre a parlare coi bambini e con gli incolti in maniera da arrivare direttamente ai loro cuori con le parabole, fece anche Discorsi di Divina Sapienza, quindi inglobante la filosofia come Dio vuole oltre che la Teologia più sublime.
Tanto è vero che a molti di quei Discorsi accorrevano numerosi pagani, sia romani che greci (e questo è mostrato esplicitamente proprio nell’Opera valtortiana): che dell’arte del discorso erano cultori e che attraverso quei discorsi si avvicinarono, gradualmente e fino alla conversione, alla verità. Ed alla Verità fattaSi Uomo, venuta nel Mondo per chiamare a Sé tutti i Suoi figli. Coloro che, poiché provengono dalla Verità, ascoltano la Voce di Gesù.
E, se proprio vogliamo dirla tutta: è proprio dopo aver letto i Discorsi di Gesù gustati e goduti nell’Opera valtortiana che io ho iniziato a fare un uso spinto delle parentetiche e delle incidentali. Che sono strumenti, contrariamente a quello che sembra a te, non per SPEZZARE ed INTERROMPERE il fluire di un discorso ma per aprire altre “finestre” all’interno dello stesso e poi riprenderlo fluidamente senza risentire lo scotto dell’intercorso approfondimento, avvenuto tramite l’ “apertura” e la “richiusura” della relativa finestra. Al punto che tale approndimento si può persino decidere di non farlo, al momento, e di rinviarlo ad una seconda lettura: perché le parentetiche e le incidentali sono “accessorie” per definizione. Ma “accessorio” non significa “inutile” né tantomeno “dannoso”, Alberto.
Quindi, t’invito a non attribuire MAI PIU’ a Gesù l’invito nei nostri confronti (Suoi figli e fratelli) di parlare in modo binario, come dei robot biologici senz’Anima.
Ed a non sfigurare MAI PIU’ la Sua Parola: che in quel caso specifico è rivolta a coloro che al momento di rispondere ad una domanda a cui è doveroso rispondere con un SI o con un NO: preferiscono allungare il brodo in mille modi diversi, magari aggiungendovi pure il “giuramento” fatto su una cosa della terra o persino del Cielo, pur di non usare il monosillabo che è Volontà di Dio che essi usino, nel rispondere a quella specifica domanda.
E infatti il contesto completo dal quale tu hai estrapolato (“deformandolo” pro domo tua) quelle parole di Gesù è il seguente:
Vedi, Alberto, come nel tuo sforzo tutto umano (e quindi: “satanico”) di “sintesi”: hai omesso persino quel così significativo “invece” pur di strumentalizzare le parole di Gesù pro domo tua?
Ma, avendo, nel suddetto sforzo di “sintesi”, mal-sintetizzato (pervertendone il senso) PERSINO le parole di Gesù, ossia di Colui che è Figlio di Dio e Lui stesso Dio: posso forse stupirmi che hai mal-sintetizzato (alterandone il senso) ANCHE le mie parole? Che sono parole di un semplice figlio di Dio adottivo, per i meriti infiniti di Gesù Cristo?
No. Non non posso stupirmi
Ma il fatto che non mi sia lecito stupirmi non mi esime dal dovere di rispiegartelo NUOVAMENTE il senso delle mie parole e del mio pensiero: che si è abbeverato alla Parola Eucaristica donata a Conchiglia e che da quella Parola ha tratto il senso più vero di quello che Gesù afferma (“Né lui, né i suoi genitori hanno peccato: ma è così perché si manifestasse in lui l’Opera di Dio”).
E, quindi: ci riprovo.
Quando tu, fratello mio, “sintetizzi” le mie parole e il pensiero nel modo seguente:
:
le “sintetizzi” in un modo RADICALMENTE sbagliato. E l’errore RADICALE sta proprio nella prima parola della tua affermazione “sintetizzatoria”. Ossia, sta in quel “tutti”.
Perché non parlavo della sofferenza degli adulti (a meno che non siano Anime-Vittime o Santi)
La sofferenza degli adulti non rientranti in queste due categorie (e quindi, ad esempio, io che ti scrivo e tu che mi leggi. Che non siamo né Anime-vittime né Santi) non è liberamente e SPECIFICAMENTE SCELTA prima dell’incarnazione su questa Terra. E’ liberamente MESSA IN CONTO, prima d’incarnarsi su questa Terra: ma non liberamente e SPECIFICAMENTE SCELTA.
Poiché, tale sofferenza di noi adulti che non siamo né Anime-vittime e né Santi, è soprattutto il frutto della nostra stessa libertà, esercitata nel male.
E il male è ANCHE il fatto di essere lontani da Dio, pur senza fare manifestamente il male.
Non è solo lontano da Dio chi compie volontariamente il male (e che è comunque lasciato libero da Dio di compierlo, fino al momento del Suo BASTA: personale o collettivo e quindi escatologico) ma può essere altrettanto lontano da Dio chi il male lo subisce, più o meno innocentemente. Ed ecco che è proprio quel male subito, più o meno innocentemente, a far “rinsavire” il figlio lontano ed a riportarlo a casa. Com’è successo nel mio caso, ad esempio. E com’è successo a tutti i figli minori tornati alla Casa del Padre dopo anni di lontananza, durante i quali hanno subito parecchio male, oltre che compierlo. Non è Dio ad avergli mandato quel male, verso il quale sono invece loro stessi andati. Ma Dio, tuttavia, lo permette per ottenere -da quel male temporale- un Bene incommensurabilmente maggiore: ossia il Bene ETERNO del ritorno del figlio. Il Bene ETERNO della sua salvezza eterna. Salvezza che, per alcuni figli, diventerà persino Gloria: GIA’ al Ritorno del Figlio Unigenito.
Tutto questo per il male ed il dolore subito da noi adulti (che non siamo né Anime-vittime né Santi: poiché per loro il discorso è diverso. Ma possiamo rinviarlo ad altro momento, direi) Ma il cosiddetto “dolore innocente” ossia il male subito dai BAMBINI piccoli o addirittura neo-nati (coloro che sono COMPLETAMENTE innocenti, sul piano personale): quello è tutta un’altra storia e tutto un altro film, Alberto.
Il male subito dai bambini iracheni di Falluja, che per la “causa materiale” dell’uranio radioattivo nascono orrendamente deformi (hai visto le foto che ho linkato sopra, Alberto?), senza ancora aver avuto “il tempo” di aver compiuto il minimo peccato personale;
oppure il male subito da un bambino che in una qualsiasi parte del mondo, senza la “causa materiale” dell’uranio radioattivo, nasce senza bulbi oculari (come nel caso dell’episodio evangelico del “nato cieco”):
TU come te lo spieghi, Alberto, alla luce della Fede?
Oppure ti “accodi” a Bergoglio e quindi fai spalluce, dicendo: “è un mistero”?
Peraltro, a sottolineare il vicolo cieco nel quale ti conduce questa tua noncuranza (che è poi noncuranza rispetto alla Perla che Dio ci ha donato in questa Seconda Pienezza dei Tempi), tu affermi:
Bene, e allora sii coerente fino in fondo e fatti anche quest’altra domanda:
“E dove sta la libertà di scelta di quella madre e quel bambino? Quando mai quella madre e quel bambino hanno scelto di morire investiti da me colpevolmente ubriaco alla guida della mia macchina?”
Come vedi, il tuo “sintetico” e così immensamente superficiale richiamo alla “libertà”: non ti fa comunque tornare i conti.
E allora? Che si fa? Dove si va?
Ci si continua ad occupare di moneta-debito e di scie chimiche come se la Vita dipendesse da quello?
Oppure si fa la Volontà di Dio e la Sua Opera (e qual’è l’Opera di Dio, Alberto, cui allude Gesù prima di creare ex nihilo i bulbi oculari di cui il “nato cieco” era privo dalla nascita, anzi da quando era ancora un embrione sviluppantesi nel ventre materno? E’ scritto sempre nel Vangelo e sempre in quello di San Giovanni: ma te lo lascio trovare da solo), a Sua maggior Gloria (e qual’è la Gloria di Dio, Alberto? Anche questo è scritto nella Sacra Scrittura: ed anche questo te lo lascio trovare da solo): e si aprono gli occhi fin’ora volontariamente ciechi sulla Parola Eucaristica che Egli ci sta dando, come Acqua versata attraverso la Conchiglia che Si è scelto.
E rispetto alla quale tanti figli di Dio (tra cui proprio tu, Alberto. Oltre che il cardinale Ravasi il cui articolo hai riportato in questa “piazza”) stanno esercitando proprio quella libertà così incommensurabilmente preziosa di cui Dio ci ha fatto dono (e fai bene, benissimo, a ricordarla): purtroppo in senso radicalmente opposto alla Volontà di Dio.
Per negare direttamente (ma non è il tuo caso bensì il caso di Andrea Cavelleri, frà Giovanni Cavalcoli, Renza Giacobbi, mons. Gerardo Rocconi, mons. Giuseppe Orlandoni e svariatissimi altri) la veridicità della Perla.
O per negare (ed è il caso tuo, Alberto) la sua eccezionalità, sentendosi giustificati nel ritenerla una “rivelazione privata” tra le tante. Negando quindi LO STESSO, benché indirettamente, la sua veridicità.
Anche duemila anni fa c’erano coloro che ritenevano Gesù un profeta tra i tanti e che l’avrebbero difeso quando, manifestamente Innocente, fu sottosposto al più bieco dei Martiri: se solo Gesù non avesse rivendicato la Sua eccezionalità e il Suo NON ESSERE un profeta tra i tanti.
Molti dei quali, proprio per la loro indisponibilità ad accettare la Sua rivendicazione di essere ben di PIU’ che un semplice profeta: non solo non Lo difesero pur sapendo la Sua Innocenza ma finirono addirittura per unirsi ai Suoi torturatori.
Quindi, Alberto: quando inizierà la persecuzione nei confronti di coloro che ri-conoscono la veridicità (ergo: l’eccezionalità) della Perla pervenutaci attraverso la Conchiglia: ricordati di queste parole (per quanto non “sintetiche”, come a te piacciono).
E, magari, il fatto di veder il sangue LIBERAMENTE versato (fisicamente e/o spiritualmente) da parte di coloro che non saranno disposti a negare e disconoscere la Conchiglia attraverso la quale Dio ci ha donato la Sua Perla e che quindi non saranno disposti ad assentire ai diktat dell’odierno Sinedrio, già pressoché completamente schierato: ti sarà sufficiente per fare finalmente quella scelta di campo che fino ad oggi ti stai rifiutando di fare.
Dio ci benedica, la Madonna ci accompagni, San Michele Arcangelo scorti le nostre vie.
+Christus Vincit+
Maranathà
Innanzitutto:
“Ma il fatto che non mi sia lecito stupirmi non mi esime dal dovere di rispiegartelo NUOVAMENTE il senso delle mie parole e del mio pensiero: che si è abbeverato alla Parola Eucaristica donata a Conchiglia e che da quella Parola ha tratto il senso più vero di quello che Gesù afferma (“Né lui, né i suoi genitori hanno peccato: ma è così perché si manifestasse in lui l’Opera di Dio”).”
Grazie.
Poi:
Non è Dio ad avergli mandato quel male, verso il quale sono invece loro stessi andati. Ma Dio, tuttavia, lo permette per ottenere -da quel male temporale- un Bene incommensurabilmente maggiore: ossia il Bene ETERNO del ritorno del figlio.
Completamente d’accordo.
Su questa invece:
Bene, e allora sii coerente fino in fondo e fatti anche quest’altra domanda:
“E dove sta la libertà di scelta di quella madre e quel bambino? Quando mai quella madre e quel bambino hanno scelto di morire investiti da me colpevolmente ubriaco alla guida della mia macchina?”
non riesco ad esprimere non dico la risposta, ma neanche la domanda stessa mi prende. Lo so, sono pigro, e, non vedendo la necessità di una risposta più profonda, forse anche presuntuoso: ma la domanda non mi turba. Nel senso che, nel momento in cui Dio dà la libertà agli uomini, credo che “metta in conto” che delle ingiustizie possano avvenire. Se no, che libertà sarebbe? Non riesco ad appassionarmi tanto a questa domanda perchè penso che i conti non debbano tornare tutti qui, su questa terra: qui l’ingiustizia c’è, eccome. Ma questo non mi fa domandare a Dio: “Perchè?”
Dio ci benedica, la Madonna ci accompagni, San Michele Arcangelo scorti le nostre vie.
Vedi, Alberto, cosa succede a “non appassionarsi” alle domande che è Volontà di Dio che ci facciamo, in questo nostro tempo?
Si finisce a sfigurare Dio stesso.
Prima l’hai fatto con le parole di Gesù, quando attribuivi al Suo invito a rispondere con “sì, sì; no, no” a chi ci chiede conto delle nostre azioni passate e future senza ricorrere a inutili e dannosi giuramenti: il senso (pro domo tua e sottilmente ma integralmente strumentalizzatorio di quelle Sue parole) di invitarci a parlare come dei robot biologici, capaci solo di dire “sì” o “no”. Sconsigliandoci quindi qualsiasi discorso complesso ma non per questo non animato dalla volontà di arrivare alla verità e di condividerla con i fratelli.
Ed ora lo fai con la Natura stessa di Dio: al Quale, per il fatto che Egli ci ha donato la Libertà (e Libertà INTEGRALE), arrivi a negare l’Onniscienza.
E che quindi riduci ad Uno che “mette in conto” qualche “effetto collaterale” dell’abuso del Dono della Libertà, fatto da alcuni nei confronti di alcuni altri.
Come vedi, Alberto: nel tuo caso la questione del “dolore innocente” (quello dei bambini deformati a Falluja dall’uso dell’uranio impoverito, o quello del bambino ucciso assieme alla sua mamma da un pirata della strada, o quello del bambino nato senza bulbi oculari così come nell’episodio evangelico) ti vede cadere clamorosamente.
Poiché coloro che tale questione sottolineano, non dicono necessariamente che “Dio non esiste” (poiché tale affermazione è fatta soltanto da coloro che si possono definire, tecnicamente, “stolti”: ossia non consapevoli della valenza logica di ciò che affermano. E che quindi con uguale disinvolta stoltezza affermano parimenti che “il cerchio è quadrato”, infrangendo le definizioni stesse di “cerchio” e di “quadrato”): ma si limitano a constatare che Egli NON PUO’ essere il Dio Buono e Onnipotente (in quanto Padre Eterno dal Quale TUTTO prende Origine: persino le Due Persone Divine a Lui co-eterne ed a Lui consostanziali) di cui parliamo noi cristiani, tanto più se cattolici.
Poiché un Dio che permette il “dolore innocente” (quello di un bambino nato senza bulbi oculari, Alberto): o NON E’ Buono (perché vuole il male per coloro che non l’hanno in alcun modo meritato né in alcun modo scelto) o NON E’ Onnipotente (perché non può impedirlo e lascia che costoro ne siano vittime incolpevoli ed involontarie).
Tu, a coloro che cadono in questa trappola, di fronte allo scandalo del “dolore innocente”: non fai altro che dargli ragione, cadendo nella trappola assieme a loro, invece che dargli una mano per tirarceli fuori, da quella trappola.
Poiché arrivi a negare anche tu l’Onnipotenza di Dio.
E Gli neghi l’Onnipotenza in quanto Gli neghi l’Onniscienza e Lo riduci ad uno che “mette in conto” le ingiustizie causate dall’esercizio della Libertà da Lui stesso donataci.
Vedi che succede, Alberto, a non “appassionarsi” alla Parola di Dio?
Si può avere il benessere economico, si può essere intervistati in tv, si può vendere libri in numero crescente e magari arrivare anche ad entrare nella classifica degli autori best-seller (non è ancora così, nel tuo caso, ma potrebbe diventarlo un giorno. Ma già lo è, ad esempio, per Antonio Socci), si può fare informazione coraggiosa su temi scomodi e scomodissimi, si può persino avere una bella famiglia cristiana e cattolica.
Ma, nonostante tutto ciò, non è detto che si stia mettendo in pratica le parole di Gesù quando dice:
“Cercate prima il Regno di Dio e la Sua Giustizia: e tutto il resto vi sarà dato in sovrappiù”.
Dio non “mette in conto”, Alberto.
Dio sa e conosce TUTTO, nel Suo Eterno Presente.
E, ciònonostante, ha un rispetto ASSOLUTO per la nostra Libertà, da Lui stesso donataci: e che è INVIOLABILE persino da Lui stesso.
E quindi, a chi ti domanda ragione della tua speranza di fronte ad un bambino nato senza bulbi oculari o di fronte ai bambini di Falluja nati GIA’ devastati dall’uranio impoverito o di fronte ad un bambino investito con la mamma da un guidatore drogato ed ubriaco: tu cosa rispondi, Alberto?
Per evitare che costui si convinca che Dio, pur esistendo, o NON E’ Buono o NON E’ Onnipotente?
Rendo Grazie e Lode a Dio per la tua risposta, frutto comunque della tua inviolabile libertà.
E ti abbraccio, come sempre:
in Gesù Adveniente e Maria Corredentrice.
Dio ci benedica, la Madonna ci accompagni, San Michele Arcangelo scorti le nostre vie.
+Christus Vincit+
Maranathà
Forse la paralisi è metafora di ciò che ci paralizza peccando.
Le bugie, la mancanza di carità, l’egoismo, la paura ci rinchiudono in una paralisi che è esteriore, palpabile e visibile che ci blocca nella gabbia del corpo ( ci allontana dagli altri) ma è anche interiore, impalpabile ma altrettanto forte (ci allontana da Dio).
Gesù guarisce nel corpo il paralitico ma soprattutto lo guarisce nell’anima, lo fa uscire da sé stesso per incontrare gli altri nella salute più piena, lo rende libero nel corpo e nell’anima,gli raccomanda per questo di non peccare più.
Spesso siamo noi stessi i più grandi nostri nemici.
Brava Lucia. Siamo UNO: Anima, mente, corpo… tuto collegato.