Cara D., il tuo ultimo commento sul post (“non mi hai convinto… resto della mia idea..“) mi ha fatto molto pensare, al punto che, anzichè risponderti su Facebook, ho preferito scriverti questa lettera aperta. La realtà è che questo tipo di atteggiamento è molto frequente, ma io continuo a faticare ad accettarlo (limite mio).
Vedi, siamo della stessa parte del mondo, della stessa cultura, censo, razza, ma soprattutto, abbiamo la stessa (di base) formazione scientifica e questo ci dovrebbe portare ad usare gli stessi schemi mentali, le stesse strutture logiche e, laddove ci sia condivisione delle premesse, alle stesse conclusioni.
E invece no. Invece tu mi dici: “Non mi convinci“.
Io credo che il processo logico dovrebbe essere:
- si parte da delle basi (informazioni, evidenze, prove);
- si segue un ragionamento;
- Si arriva a delle conclusioni.
Se il processo è questo, cos’è che ci separa? Vorrei andare un pochino più nel dettaglio.
Le basi: accetto che tu mi dica: “non condivido questa base“. Ad esempio, nel caso dell’omicidio Kennedy, il filmato Zapruder mostra la testa del presidente che, appena colpita dal proiettile, va all’indietro. Lo ammetto: non ho mai sparato alla testa di nessuno e quindi non potrei giurare di aver visto “n” casi di teste che sbalzano all’indietro quando colpite da un proiettile in fronte. Se vuoi contestarmi questo, almeno è qualcosa: sappiamo su cosa diverge il nostro pensiero, abbiamo individuato il punto. Analogamente per tutti gli altri casi trattati nel libro o nei vari post che pubblico: l’importante è individuare il “colpevole”
Il ragionamento: siccome, sin dai banchi di scuola, abbiamo condiviso la stessa impostazione (sillogismi, maieutica, ecc. ecc.) ti pregherei di farmi notare, ove ve ne fossero, dei punti fallaci del mio ragionamento. Sono disposto ad ammettere pubblicamente di aver sbagliato, qualora avessi seguito dei ragionamenti inconsistenti (ad esempio se uno dice: “ho visto un cane zoppo, quindi tutti i cani sono zoppi” questo sarebbe un chiaro errore logico).
Le conclusioni. Questa è la parte che mi interessa di più, perchè è il punto su cui sono stato più spesso attaccato (devo dire assolutamente ingiustamente). Attaccato su cose che non avevo assolutamente mai detto, del tipo: “Allora siamo tuti scemi!” (mai detto), oppure “allora sono tutti satanisti e mangiatori di bambini” (anche questo mai detto) ecc. ecc.
Vedi, su una maglietta di un cantante veneto c’era scritto: “so’ responsabie de queo che go’ dito mi, no de queo che te ghè capìo ti!” e in buona sostanza è quello che dico anch’io. Se non esistono prove che esista il virus dell’AIDS, non ho detto che tutta la classe medica è corrotta: semplicemente che non esistono prove delll’esistenza dell’HIV!
Molte volte questo tipo di critica trova la sua motivazione (inconscia ovviamente, non certo razionale) nella paura di aver creduto ad un mondo falso, irreale, e la paura di dover uscire dalla caverna ci blocca (l’aveva detto Platone, mica io!).
Quando gli scienziati cercarono, con tutti i mezzi e con tutta la fantasia a loro disposizione, di dimostrare il movimento della Terra, e non ci riuscirono (esperimenti di Michelson-Morley, Airy, ecc.), anzichè rimettere in discussione la teoria preferirono scartare la realtà. Ad esempio l’esperimento di Airy con il doppio telescopio, uno riempito di acqua e l’altro no, fu battezzato come “l‘Airy’s failure“, il fallimento di Airy, perchè non era riuscito a dimostrare quello che si era prefissato.
Una scienza che scarta la realtà quando questa non conferma le nostre teorie secondo me è tutto fuorchè scienza.
E da persone intelligenti io mi aspetto critiche puntuali, circostanziate, motivate, non un generico rifiuto aprioristico che il più delle volte mi sembra dettato dalla paura del nuovo o da una pigrizia di fondo più che da una analisi di dettaglio.
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