Ricevo da TTS e volentieri pubblico.
(nota mia: non ricordo chi nei giorni scorsi ha fatto notare che, dopo aver elogiato per anni le privatizzazioni, lo stesso Draghi invoca ora un pesante intervento pubblico per l’Europa. Che si decida: serve più stato o meno stato?)
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Passati due anni, non solo questi effetti non ci sono stati, ma Vladimir Putin si fa beffe di come l’Europa ha giocato a scacchi con una superpotenza che quelle sanzioni le ha aggirate ampiamente.
Un passaggio della presentazione del voluminoso (400 pagine) “piano Draghi” per la tenuta, più che per il rilancio, della Ue è indicativo: il fatto che il suo autore faccia riferimento al Piano Marshall – addirittura raddoppiato, secondo la sua augusta opinione. Accostare umilmente il proprio lavoro al Piano Marshall è già indizio di quella solida autostima che si specchia nell’ovazione che la claque di peones italici tributa al proprio algido divo. Ah, quanto è rispettabile Draghi, ah, quanto il mondo ci invidia Draghi, ah, quanto ci manca Draghi.
Il Piano Draghi è al contrario foriero di flebili speranze di segno opposto, sia perché lo stimabilissimo estensore ha sviluppato una paurosa tendenza a non imbroccarne mezza, dai vaccini alla Russia ridotta sul lastrico, sia per ragioni più profonde che forse sfuggono a Draghi stesso. O forse no, chissà.
Come molti sanno il Piano Marshall fu l’enorme iniezione di liquidità statunitense che servì a ricostruire l’Europa in macerie, gettando le basi per la creazione dell’Unione Europea e della NATO. Draghi sta dicendo chiaramente (la chiarezza è un suo indubbio pregio) che l’UE va rifondata, dunque possiamo supporre che nella versione attuale non sia andato tutto bene, anzichenò maluccio.
Il lato oscuro del Piano Marshall fu il debito inestinguibile contratto nei confronti degli unici vincitori della guerra: gli americani. Un debito culturale, finanziario, infrastrutturale, commerciale, militare e strategico, persino spirituale. La radice politica della globalizzazione e dell’ideologia corrispondente, il globalismo, si trova nelle pieghe del progetto di lungo termine espresso nel Piano Marshall.
Draghi, noto grand commis atlantico, vuole ripetere l’operazione declinando in farsa la prima tragica versione a sua, e soprattutto nostra, insaputa. Il fatto non trascurabile è che il Piano Marshall fu inaugurato a seguito di una pace, pace che a sua volta seguì una guerra mondiale. Nel nostro caso e fino a prova contraria la guerra è imminente ma non c’è ancora stata. Non è detto che la vittoria favorisca le democrazie, vittoriose in quanto sedicenti tali come postulato da Tony Blair nella recente intervista rilasciata ad Aldo Cazzullo. Non si sa se vinceremo noi o loro (Russia, Cina & C.).
Perché allora evocare una condizione storicamente situata in un contesto irripetibile, pretendendo di calarla nei giorni nostri? Perché mettere il carro davanti ai buoi?
Si possono formulare diverse ipotesi al riguardo, ma forse la più stuzzicante è questa: hanno tentato la strada di una pandemia letale come la Spagnola o peggio; hanno azzardato una guerra potenzialmente nucleare contro l’Oriente; hanno imboccato la strada della demolizione controllata della vecchia industria (vedi alla voce auto elettrica); stanno provando ad implementare il controllo digitale nella vita di tutti, e in buona sostanza hanno fallito o stanno fallendo questi nobili obiettivi.
Ma, ecco la stranezza, costoro procedono con le cure nonostante i “malanni pilotati” non si siano verificati o stentino a produrre gli effetti desiderati. Draghi, tutto fuorché una persona sensibile alle sorti delle masse idiotizzate, lo ha manifestato più volte con sincera preoccupazione: l’Europa – che egli confonde col Leviatano UE – è a rischio di implosione.
In effetti diversi indicatori macroeconomici (inflazione, recessione, disoccupazione, crisi delle materie prime e delle filiere di approvvigionamento etc.) sono paurosamente vicini a quelli tipici di un’economia post-bellica. Si pensi soltanto al cosiddetto “inverno demografico”: decine di milioni di italiani che mancano all’appello, più numerosi dei morti delle due guerre mondiali. Il fatto è che la guerra non c’è.
Nessuno può sapere se guerra ci sarà – purtroppo è probabile – non di meno questi signori hanno conseguito gli effetti di una guerra, gettando sul lastrico nazioni come la Grecia (il fiore all’occhiello di Draghi), distruggendo l’industria, la cultura e le società (si pensi alla tempesta perfetta che ancora squassa i novax filoputin eccetera, separandoli dal resto della società italiana moderna, progressista e vaccinara scatenata proprio da Draghi). Questa inversione della causa con l’effetto – o per restare in ambito farmaceutico, della malattia con la cura – mi sembra l’esperimento sociale principe.
Se riesco a far passare l’idea che le persone più bisognose di cure siano quelle sane, che per fare la pace occorrano tonnellate di armi, che la fame nera rassoda i glutei e mantiene in forma, che milioni di africani rappresentano l’avanguardia di uno stile di vita che presto sarà il nostro – lo disse Boldrini – che pagare una macchina tre volte il suo valore o rivestire le case di polistirolo salveranno il pianeta, ho vinto non solo la partita ma tutto il campionato. Se convinco le persone che il male che faccio loro è per il loro bene, allora qualsiasi nefandezza e porcheria diventa lecita e praticabile.
Il Piano Draghi è già finito nel cestino – la Germania vede da sempre con orrore il debito comune – ma il “Metodo Draghi” sopravvive. Il Metodo Draghi in breve è questo: invece del clown, ad animare il compleanno di vostro figlio invitate un beccamorto. Il bambino si divertirà un mondo lo stesso.
Fonte con riferimenti:
https://www.sabinopaciolla.com/il-metodo-draghi/
Breve commento
Non le manda a dire questo Mattia Spanò, bravo per davvero, comunque, in termini più sofisticati il meccanismo era stato già descritto magistralmente dal Il Pedante, vedasi prossimo punto
3. A titolo di reminder. Schema crisi indotte artificialmente.
Lo schema per l’innesto e il prosieguo delle crisi create artificialmente è sempre quello, caso della crisi dei debiti sovrani riguardanti i PIGS ( Portugal, Italy, Greece, Spain ) , Fake pandemia, ecc…, ecco a tale proposito una lectio magistralis del “Il Pedante”
CRISIS IN FABULA THE BOOK
The childish narrative through which “plutocracy” – i.e. the government of the richer– legitimates its power is “told” by means of formal, linguistic, psychological, narratological tools.
http://ilpedante.org/files/other/Il_Pedante_Bruxelles_06062018.pdf
Lo schema vero e proprio si trova a pagina 18.
4. Ciao e buona giornata.
Fabrice
Integrazioni.
1. “Per la lobby finanziaria, l’integrazione europea deve essere lasciata ai banchieri”
Rete Voltaire | 13 settembre 2024
Il 9 settembre il banchiere italiano Mario Draghi ha presentato il rapporto sul «Futuro della competitività europea».
Il documento, in due volumi di oltre 400 pagine, sostiene che l’Europa deve essere costruita dai banchieri.
Il documento rileva il limitato margine di investimento della Ue (32% del PIL) rispetto agli Stati Uniti (142% del PIL) a causa della persistenza di sistemi pensionistici a ripartizione (tranne che nei Paesi Bassi, in Danimarca e in Svezia). Raccomanda pertanto di sviluppare sistemi pensionistici privati in tutti gli Stati membri, al fine di raccogliere capitali e convogliarli verso i mercati finanziari.
Sottolinea la necessità di trasformare l’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (ESMA) in un vero e proprio regolatore unico, come la Securities and Exchange Commission (SEC) statunitense. «Un passo essenziale nella trasformazione dell’ESMA è modificarne la governance e i processi decisionali secondo linee analoghe a quelle del Consiglio direttivo delle BCE, distaccandoli il più possibile dagli interessi nazionali degli Stati membri della Ue».
Infine auspica un rilancio del mercato delle cartolarizzazioni per aumentare la capacità di finanziamento del settore bancario, invitando la Commissione europea a proporre una revisione dei requisiti prudenziali per le attività cartolarizzate.
In altre parole Draghi tesse le lodi dell’indebitamento in senso contrario alla dottrina tedesca che ha prevalso finora.
Questo rapporto, con il suo impeccabile ragionamento, traccia una constatazione inoppugnabile. Proclama l’urgenza, tagliando corto a qualsiasi riflessione sui metodi per rispondervi. Evita la questione delle cause del declino industriale della Ue, ossia del vassallaggio nei confronti degli Stati Uniti, che hanno sabotato il gasdotto Nord Stream e organizzano la guerra in Ucraina. Il rapporto dà per scontato che la costruzione di una Ue federale sia indispensabile per portare a termine le riforme e non considera che esse potrebbero essere più facilmente realizzate attraverso la cooperazione tra Stati sovrani.
Su questo punto è sorprendente che, per favorire le imprese, nel XXI secolo si promuova una struttura piramidale invece che una rete. Ma Mario Draghi è l’ex vicepresidente per l’Europa di Goldman Sachs.
Questo articolo è l’editoriale del numero 99 di Voltaire, actualité internationale, una newsletter disponibile solo in francese, inglese, spagnolo e tedesco.
Traduzione
Rachele Marmetti
Riferimento:
https://www.voltairenet.org/article221245.html
2. “Governo, Meloni e lo spettro di Mario Draghi: pronto un nuovo centro. Mattarella garante”
di Ghost Dog
18 Settembre 2024
C’è un progetto estero con il Quirinale garante per mandare via Giorgia Meloni e creare persino una “Nuova Margherita”, un grande rassemblement centrista che possa diventare il futuro ago della bilancia della politica italiana relegando ai margini del sistema politico Meloni e Salvini” spiegano fonti molto accreditate del Deep state internazionale. Notizia che certamente non farà piacere alla Premier. Il caos politico-istituzionale sollevato dalle dichiarazioni rese dal ministro Crosetto a Raffaele Cantone circa un presunto, l’ennesimo, complotto – questa volta orchestrato nientepopodimeno che dai servizi segreti italiani – ai danni del governo, rischia di essere solo la punta di un iceberg.
La dura risposta del sottosegretario all’autorità delegata Alfredo Mantovano non poteva passare inosservata. Seppur Crosetto si è poi affrettato a mantenere una linea di condivisione smentendo le ricostruzioni dei quotidiani (che per dovere di cronaca, tuttavia, va ricordato che si sono limitati a riportare i virgolettati delle stesse dichiarazioni del titolare di via XX settembre), ormai il gioco era fatto. E sembra preludere ad uno scossone istituzionale che vede già coinvolto il Quirinale, rimasto perplesso per la leggerezza istituzionale con cui il ministro della Difesa ha aperto questo scontro senza fornire nessuna precisazione nel merito, ne’ prove, bensì illazioni e sensazioni -secondo alcuni – suscitate, molto probabilmente, da alcuni suoi consiglieri.
A nulla varrà, probabilmente, l’ira di Giorgia Meloni per l’ennesimo scivolone di un suo ministro, in più co-fondatore di Fdi. Sono diverse, infatti, le preoccupazioni di queste ore tra i corridoi di Chigi, dove non è passato inosservato l’incontro tra Mario Draghi e Marina Berlusconi.
D’altronde, le cancellerie internazionali sono in fibrillazione. Si racconta che all’apertura dei giornali, le principali ambasciate estere tra cui quella francese, tedesca e americana dopo aver letto le deposizioni di Crosetto siano sobbalzate. Sensibilità che da sempre il Colle accoglie e ascolta con attenzione.
E si fa sempre più largo l’idea di una profonda inadeguatezza dell’attuale esecutivo, anticipata dai casi Sangiuliano, Santanche’, dal caso Giambruno, dal treno di Lollobrigida, dagli attacchi sempre più scomposti ai giudici (non ultimo quello di Giorgia Meloni a proposito della condanna comminata a Matteo Salvini), dalle alleanze sovraniste in Europa. E ora suggellata dalla crepa istituzionale aperta dal ministro Crosetto, non uno qualsiasi, e prontamente smentita da Mantovano in un tentativo disperato di tenere in piedi la baracca rimediando alle ormai diffuse teorie cospirazioniste della maggioranza.
All’estero lo spettacolo risulta sempre più preoccupante e le pressioni per un cambio di passo che riporti l’Italia sulla retta via dell’europeismo stanno diventando sempre più forti. A nulla varrà la vicepresidenza a Fitto che, anzi, rischierà di far precipitare la situazione.
L’incontro tra Marina Berlusconi e Mario Draghi e’ stato, appunto, il primo passo. Il ritorno in pista dell’ex capo della Bce non è più un miraggio. La Meloni lo teme. Ma non si tratta soltanto di questo: il “grande centro” a cui si sta già lavorando potrebbe vedere come punto di riferimento proprio l’ex numero 1 della Bce. Forza Italia e Pier Silvio (che sottotraccia stanno lavorando per un nuovo grande rassemblement centrista, una margherita 2.0 ) sono pronti a fare il tifo per super Mario, Gianni Letta, tornato in auge alla soglia dei novant’anni, non ne parliamo; il centrosinistra guarderebbe con interesse all’operazione e persino Salvini non si metterebbe di traverso ed eviterebbe di attaccarlo nel tentativo di prendere tempo per fare pulizia interna alla Lega e ridimensionare Vannacci.
Per questo Giorgia Meloni è sempre più nervosa: Mario Draghi è l’unico che la può mettere Ko (l’unico modo che hanno per disinnescare la minaccia è piazzarlo al Quirinale ma i vertici di via della Scrofa non ne vogliono sapere). Per ambienti del Deep state siamo già a un punto di non ritorno. In ogni caso lo spettro del post Meloni comincia a volteggiare con sempre più forza sopra Palazzo Chigi.
Riferimento:
https://www.ilgiornaleditalia.it/news/politica/641274/governo-meloni-e-lo-spettro-di-mario-draghi-pronto-un-nuovo-centro-mattarella-garante.html
Breve commento finale
Più fanno disastri e più vanno avanti! Incredibile? No, assolutamente no, visto che l’ Italia è ormai senza alcuna sovranità zero sovranità in termini di sovranità militare, monetaria e sanitaria, e allora si hanno invece solo servi euro atlantici venduti alla Draghi, Mattarella & Compagnia Cantante di Altri Lestofanti !!