False flag
Una buona scusa si trova sempre…
Un personaggio che ha conquistato una certa popolarità, fra quelli che denunciano il sistema e gli inganni cui siamo sottoposti, è l’inglese David Icke. Senza entrare nella polemica intorno alla sua figura, specialmente dovuta alle sue affermazioni secondo le quali chi ci governa e ci dirige non avrebbe nulla di umano, citiamo una sua definizione sui sistemi usati per farci accettare di tutto.
Secondo Icke esistono a tal proposito fondamentalmente due tecniche: una si chiama “totalitarian tiptoe”, l’altra viene definita “PRS: Problem-Reaction-Solution”.
(continua…)
Leggendo questo capitolo è inevitabile ricordare fatti personali,
reduce da una vacanza a Bali, vengo a sapere dell’attentato a Kuta Beach, al Sari Club, un locale che avevo frequentato assieme a surfisti australiani e turisti Jap e Coreani.. molto occidente insomma, il locale (una mega discoteca) sorgeva su tre piani, i pavimenti di quello superiore erano in alcuni tratti di vetro, una sciccheria che serviva a rendere meglio l’idea del posto, se uno non se la fosse già fatta all’ingresso, direi uno spettacolo, fuori attendevano torme di tassisti e parchefggiatori vari.. una baraonda.. diciamo che ogni sera c’era un movimento intorno ad unico edificio tra le 300 e 500 persone.. cercando tra le varie notizie del mainstream scopro che:
http://www.repubblica.it/online/esteri/balidue/allarmeusa/allarmeusa.html
gli americani avevano avvisato, ma che bravi ragazzi!
commuovente,
successivamente gli altri attentati a segure:
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Mondo/2009/07/Jakarta-attentato.shtml
adesso mi chiedo.. ma in Indonesia.. cos’hanno ottenuto o devono ancora ottente, sarebbe interessante avere una visione dall’alto della situazione, hai qualche idea?
Nello specifico non ti so rispondere.
Ma, come ho scritto nel libro riprendendo da alcuni autorevoli commentatori, in questo caso se non ricordo male Massimo Mazzucco, l’attentato, per essere efficace, deve colpire qualche cosa che sia nella mente, nel ricordo, o nell’immaginario collettivo del telespettatore. Un attentato fatta in una bidonville probabilmente non colpirebbe a sufficienza; ma un attentato in una discoteca, o al Taj mahal, dove il turista medio è facile sia stato, colpiscono molto di più. Insomma, è molto più facile il processo di identificazione (“avrebbe potuto succedere a noi”) che genera la paura, e da questa la “delega” a qualche autorità che, in cambio della sicurezza, ci toglie la libertà.
Tutti i regimi dittatoriali, ma anche quelli definiti democratici, sanno bene che in una guerra tutti si allineano e marciano compatti dietro al leader, e l’opposizione non ha più diritto di esistenza, viene bollata come “collaborazionista”. Per cui, in caso di malcontento, dissenso esplicito, è indispensabile la creazione del nemico, sia esso un terrorista, uno stato canaglia, un virus pronto a decimare l’umanità.
Ciao Alberto tra i film riguardo false flag e 11 settembre si potrebbe aggiungere il film Iroman 3. Guardalo poi vedi tu se aggiungerlo. Grazie