Come i frequentatori di queste pagine sanno bene, ho scritto più volte per denunciare la pericolosità dei “sieri magici”, con numeri alla mano in particolare scaricati dal sito di statistica inglese.

Ciononostante,

vorrei provare a dare qui anche il rovescio della medaglia, e cioè far capire che non tutte  le punture erano uguali, e c’è una buona (anzi ottima, come vedrete fra poco) possibilità che chi ha fatto una o due dosi abbia preso solo della semplice soluzione fisiologica.

Nota metodologica: anche se ci definiscono complottisti, noi non siamo quelli che i complotti li fanno, ma siamo quelli che i complotti cercano di svelarli; pertanto siamo costretti ad utilizzare le poche informazioni che ci ritroviamo fra le mani e fare delle ipotesi, delle assunzioni, delle estrapolazioni, sempre col buon senso ma – ahimè – sempre di congetture si tratta.

Riprendendo il “famoso(per gli addetti ai lavori) studio danese, che se non avete ancora visto vi consiglio caldamente di andare a vedere: -> https://www.ingannati.it/2023/07/08/non-erano-in-buona-fede-ecco-le-prove/) ho voluto entrare un po’ più nel dettaglio e quantificare le dosi nei diversi lotti, divisi nelle tre famose categorie:

  • categoria 1: lotti ad alta letalità (pallini blu)
  • categoria 2: lotti a bassa letalità (pallini verdi)
  • categoria 3: lotti placebo (pallini arancioni)

andando a vedere la collocazione dei puntini sul famoso grafico:

ho notato che le quantità totali sono diverse nei tre gruppi, e su un totale di circa 9 milioni di dosi si ripartiscono così:

Ne possiamo quindi dedurre che la probabilità di “pescare” un siero ad alta letalità era estremamente basso (circa il 5%), mentre era tutt’altro che trascurabile la possibilità di incappare in un placebo (28%).

I criminali che ci hanno costretti in casa, diviso, messi gli uni contro gli altri mentendo consapevolmente continuano ad essere criminali e vanno perseguiti, ci mancherebbe altro, ma perlomeno qui ridimensioniamo la paura che potremmo avere per i nostri cari che ci sono “cascati“.