Dall’amico Andrea Cavalleri ricevo e più che volentieri pubblico. Nonostante sia un po’ lungo, ho ritenuto opportuno lasciare il pezzo come un unicum, anche per non vanificare lo sforzo di sintesi che Andrea ha operato. Mi sono permesso di aggiungere qualche grassetto qua e là (potevo, Andrea?)
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Nel 1916 a Berna, usciva la prima edizione de “Il sistema economico a misura d’uomo”, opus magnum di un grande uomo che dopo una vita d’azione e di successi (familiari, commerciali e imprenditoriali) esprimeva organicamente il suo pensiero sulla società economica. Uso il termine “società economica” per riassumere lo sguardo onnicomprensivo che Silvio Gesell getta sulle attività che l’uomo intraprende per soddisfare i suoi bisogni vitali. Questo modo di vedere l’economia, ben lontano dagli “ozi accademici”, non si limita a compiacersi di qualche “scoperta” che non serve a nulla (tipo l’autoregolamentazione del mercato) ma va al cuore dei problemi, avendo come presupposto il fatto che l’economia deve servire la persona umana (tutte le persone di questa terra) e non se stessa o un ristretto gruppo di fortunati. In una conferenza sulla pace, tenuta a Berna nel 1917, l’autore diceva: “… la crescita culturale e mentale avviene se non si è schiacciati dalle necessità quotidiane e in una società ben organizzata ricchezza e povertà non devono esistere [come forma congenita ndA] e dovrebbero suscitare in ogni uomo libero orrore sorpresa e rivolta. Pace e libertà sono sinonimi ed è veramente libero solo l’uomo che possa modificare la sua posizione economica col suo lavoro e in funzione delle sue necessità”.
Queste parole assumono un significato tanto più elevato, se si considera che a pronunciarle fu una persona completamente coerente con esse.
Infatti Gesell, settimo figlio di un modesto impiegato prussiano, dovette interrompere gli studi al secondo anno di liceo per le ristrettezze finanziarie aggravatesi in famiglia dopo la malattia del padre. Ciò non di meno, non ebbe mai spirito di rivalsa verso i più fortunati, ma badò a migliorare la propria posizione grazie al suo ingegno e al suo indefesso impegno lavorativo, che esercitò a lungo in Argentina,lontano dalla madrepatria.
La sua capacità di analizzare l’intero ciclo economico nei suoi sviluppi temporali e di riferirlo a persone concrete, cittadini di questo mondo, (come esprime il titolo del suo lavoro) fanno di lui quello che non esito a definire “il più grande economista della storia”. John Maynard Keynes conobbe il suo pensiero a cui tributò ammirazione ed attinse da Gesell le parti migliori delle sue teorie, anche se trascurò, come vedremo,alcuni elementi essenziali.
Un progetto
L’economista prussiano aveva ben compreso che l’economia è un aspetto della vita, manifestazione ed attuazione di una visione del mondo. Per questa ragione promosse addirittura un movimento sotto forma di “circolo svizzero per liberterra e libermoneta” allo scopo di “agevolare ai popoli il cammino verso le premesse economiche di una vera pace sociale”. Nell’ottica di un progetto grandioso vanno dunque viste le sue teorie e le sue proposte che coinvolgono la gestione delle risorse naturali (sinteticamente riassunte nel termine “terra”) e l’organizzazione del lavoro, nei suoi aspetti nazionali ed internazionali, che trova nel denaro il mezzo più semplice ed efficace per gestirla. L’opera di Gesell si snoda per alcune centinaia di pagine e, per quanto i concetti fondamentali siano ripetuti molte volte, presentarne una sintesi in un solo articolo costringerà a limitare fortemente alcuni argomenti. Scelgo pertanto di dare più spazio a quelli monetari (anche perché questa esposizione è stata sollecitata dai lettori dell’articolo sulla MMT) che rispondono particolarmente bene ad alcuni propositi geselliani. Infatti Silvio Gesell considera una piaga sociale la divisione in classi di redditieri e proletari, divisione che stimola nei primi la “brutalità della volontà di potenza e di tirannia” e nei secondi “lo spirito di rivolta”, quando non accada, esito ancora peggiore, che i secondi aspirino a diventare come i primi. Tale situazione è iniqua, diseducativa e foriera di conflitti perenni ed è endemicamente perpetuata dal meccanismo dei profitti da capitale (denaro generato dal denaro). Gesell in proposito arriva a dire che “Cristianesimo e profitti da capitale sono diametralmente opposti, almeno quanto il Creatore lo è dell’avventurismo, usura, parassitismo, criminalità, delinquenza, rivolta e violenza” e poi: “Eliminati i profitti da capitale, ognuno dovrà impastare il proprio pane quotidiano col sudore della sua fronte: solo chi mangia di questo pane sarà dovunque operatore di pace”.
Le analisi
1) Origine e natura del denaro. La prima constatazione geselliana è che la ricchezza nasce dalla divisione del lavoro. Finché si lavora ognun per sé, l’economia è allo stato dei cavernicoli: bisogna pensare ai generi di sopravvivenza, i singoli o le famiglie hanno competenze limitate, non si sviluppano neppure adeguati strumenti di produzione, perché il fabbisogno singolo o familiare è molto ristretto e non varrebbe la pena di costruirli. Nel momento in cui il lavoro viene suddiviso e specializzato il rendimento aumenta in modo decisivo, si crea il tempo libero, con cui si studia e si trovano soluzioni e strumenti produttivi ancora più efficienti, nasce la prosperità, non solo, nascono anche la cultura e la civiltà. La fonte del benessere e della ricchezza è dunque la divisione del lavoro.
Il lavoro suddiviso richiede però un mezzo di scambio, in quanto la produzione specializzata è inutile a chi la fa (al contadino non servono a niente 20 tonnellate di patate, né al tessitore 40 chilometri di stoffa), tale mezzo di scambio è il denaro. Dunque la divisione del lavoro è causa diretta del benessere, della cultura e della civiltà, mentre il denaro è causa indiretta e strumentale degli stessi risultati. Pertanto è necessario che il denaro svolga bene il suo ruolo di mezzo di scambio, in modo efficace e senza alterarlo. Una prima conseguenza che Gesell trae è che con l’aumentare delle attività e degli scambi aumenta anche la necessità di denaro, dunque la moneta aurea non è funzionale ad un’economia avanzata, perché l’oro può solo essere trovato e non prodotto alla bisogna.
La moneta aurea dunque rischia di mettere in ginocchio l’economia per penuria di materia prima, (come è accaduto nel medio evo) ed è ostacolo alla programmazione e al libero sviluppo del lavoro e del commercio.
Il valore del denaro, che è mezzo di scambio, può essere misurato solo in base alle merci con cui viene scambiato.
A tal proposito Gesell propone una statistica generale dei prezzi e un paniere qualificato di merci per controllare il potere d’acquisto del denaro, pesando tale paniere secondo criteri di quantità d’uso familiare e importanza strategica delle merci, e questo nel 1916, quando all’università si insegnava che il valore del marco è 1/1395 di una libbra d’oro!
Riguardo a queste premesse, Silvio Gesell raggiunge, con 70 anni di anticipo, più o meno tutte le conclusioni che Giacinto Auriti perfezionerà nel suo “Il paese dell’utopia”.
2) La dialettica merce-denaro. Tutta la produzione che risulta dalla divisione del lavoro è fatta per essere scambiata, in quanto è perfettamente inutile al produttore, ed è concepita, fin dal principio, come merce di scambio. Tale produzione costituisce l’offerta. Poiché le merci soffrono anche di putrefazione, obsolescenza, arrugginimento e decadimenti vari, è nel più completo interesse del produttore venderle il più sollecitamente possibile. Non solo, ma il fatto di dover scambiare le proprie merci è indipendente dalla volontà e dagli umori del produttore, che, se non le vendesse, non solo avrebbe lavorato per nulla, ma sarebbe privo delle risorse per continuare la produzione (che gli costa in stipendi, materie prime etc etc). Quindi l’offerta ha le caratteristiche di essere obbligatoria, costante e totale, cioè coincidente con l’intera produzione e protratta regolarmente nel tempo.
Anche il denaro non serve a nulla al possessore, se non per essere scambiato (se qualcuno non fosse convinto di questa evidenza, provi ad andare su un’isola deserta con un milione di euro in banconote, per sperimentare quale giovamento gli offriranno) e, portato sul mercato, costituisce la domanda. Tuttavia il denaro ha caratteristiche di indeperibilità che permettono al possessore di attendere il momento favorevole per la spesa, cogliendo le migliori opportunità. Non solo, chi spende può maliziosamente ritardare l’acquisto, proprio perché sa che il produttore ha assoluto bisogno di vendere, spuntando così condizioni più vantaggiose. La dialettica domanda-offerta è dunque asimmetrica, perché la domanda è soggetta agli umori, alla volontà, all’avidità e desiderio di lucro del possessore di denaro, mentre l’offerta è semplicemente obbligatoria; quest’ultima è dunque costretta a scodinzolare nei pressi del denaro, facendo intravedere dei vantaggi al possessore e concedendo condizioni sempre peggiori per sé fino alla vendita in perdita, se non riesce a fare altrimenti.
3) Le crisi. Quando la domanda eccede con le sue pressioni sui produttori, e pretende che questi vendano sotto costo con una certa frequenza, avvengono fallimenti e crisi, fino a quando la penuria di merci ne rialzerà il prezzo e il ciclo potrà ricominciare daccapo. Gesell riscontra che una regola generale delle crisi è che queste avvengono con i prezzi in flessione. Anche le crisi creditizie (per espansione e successivo restringimento del credito) avvengono per meccanismi analoghi, legati al fatto che il denaro non deperisce, può essere accumulato e ha bisogno di un premio, un allettamento per essere investito (il saggio di interesse). Quando il denaro fa troppo aggio sull’economia reale, che non ottiene più dal mercato la liquidità per corrispondere gli interessi, il sistema crolla, ma sulle sue macerie, in ricostruzione, l’economia si espande e gli investimenti riprendono fino alla crisi successiva (ho descritto questo ciclo in modo più preciso nel precedente articolo, NdA). Gesell individua nella natura privilegiata del denaro, e la conseguente asimmetria tra domanda e offerta, le ragioni delle crisi ricorrenti. In un grafico che riporti il tempo in ordinata e le quantità in ascissa, l’offerta si muove come una retta, la domanda come una sinusoide. Questo squilibrio determina le crisi, sia a livello locale, sia a livello macroeconomico.
4) Regolazione del mercato. Apparentemente dovrebbe bastare adeguare la quantità del denaro alla quantità delle merci per ottenere gli effetti voluti. Tuttavia, spiega Gesell, mentre la totalità delle merci è sempre sul mercato, (l’offerta è obbligatoria) solo una parte del denaro lo è (non tutto il denaro costituisce domanda) e non è possibile determinare a priori quale percentuale della massa monetaria sarà effettivamente spesa e quale accumulata. Per questa ragione non potrà esistere una regolazione efficace del mercato, senza uno strumento che consenta di regolare anche la velocità di circolazione del denaro.
Le soluzioni
Il primo obiettivo che si prefigge Silvio Gesell è quello di parificare le condizioni della domanda e dell’offerta, per ottimizzare l’efficacia dello scambio di merci, ottenendo una più ampia distribuzione della ricchezza a costi minori. La sua idea risolutiva, raggiunge al contempo le altre mete: di regolare la circolazione monetaria, scongiurare le crisi, promuovere la piena occupazione e abbattere i profitti da capitale.
L’offerta, abbiamo visto, è vincolata da una ferrea costrizione, allora, ne deduce l’economista prussiano, bisogna costringere anche il denaro a presentarsi sul mercato, indipendentemente dalla volontà e dagli umori del possessore. Per ottenere questo risultato il mezzo proposto è
1) il Freigeld, che alla lettera significa “libermoneta”, libera tuttavia da snaturamenti e storture, non certo riguardo al suo uso, che è vincolato da costrizione.
Si tratta di una valuta gravata da una piccola tassa d’uso da corrispondersi settimanalmente (1 x1000 a settimana, il 5,2% annuo, ma a seconda degli impulsi che l’autorità statale monetaria reputi necessari, potrebbe anche variare) in pratica una moneta deperibile come le merci che deve acquistare. La costrizione nasce dal fatto che diventa tutto interesse del possessore spenderla prima che maturi la scadenza della tassa. In pratica la tassa sulla cartamoneta si paga applicando il relativo bollo settimanale (che può essere usato anche come spicciolo e come resto nelle normali transazioni, ma che lo Stato non accetterà in pagamento delle tasse) negli appositi spazi con data prestampata, posti sul retro della banconota (con il denaro elettronico il tutto diventa molto più semplice).
Quali saranno gli effetti? Gesell prevede che domanda e offerta, avendo entrambe la stessa convenienza di essere scambiate, concluderanno le transazioni nel modo più rapido e la circolazione monetaria si assesterà alla massima velocità consentita dalle strutture commerciali, stimolandole al contempo a potenziare quegli elementi che possano aumentarne ulteriormente la velocità. Smaltite le antiche giacenze, il flusso di produzione e acquisti si stabilizzerà, perché come l’intera produzione di merci costituisce offerta, così l’intera massa monetaria costituirà domanda, scongiurando così le crisi da sovraproduzione. Anche chi ha denaro in eccesso sarà motivato a prestarlo, non più alle sue condizioni, ma con un interesse tendente a zero (che rispetto a -5% è già un bel vantaggio) e tutto il denaro sarà attivo (e non statico-accumulativo), o nelle mani del possessore o in quelle del di lui debitore, perché tutti avranno vantaggio a impegnarlo. Finalmente la domanda sarà indipendente dalle aspettative di mercato, da previsioni di raccolto, dalla speculazione, dalle azioni dei politici ed infine dal capriccio dei possessori. L’Autorità valutaria statale sarà la vera regolatrice del mercato: anche quando dovesse ritirare denaro oltre la tassa di fermo-circolazione, i suoi provvedimenti saranno efficaci proprio perché i correttivi saranno fatti su una massa monetaria in circolo, senza masse occulte di soldi tesaurizzati. L’effetto psicologico di tale circolazione farà scemare l’ansia da accumulo, innovando il concetto di risparmio.
Il Freigeld di fatto separa i mezzi di scambio da quelli di risparmio, impedisce le stagnazioni economiche e rende disponibili molti capitali di investimento convergenti sui settori produttivi, promuovendo la piena occupazione, tanto più che l’acquisto in contanti sarà preferito a quello a credito, abbattendo così il fabbisogno di liquidità delle aziende. In definitiva, il denaro di Gesell elimina il capitalismo (in cui il denaro si erge a fine dell’economia e remunera se stesso), ma non elimina il capitale, presente nella sua forma attiva e strumentale: causa iniziale della produzione e quindi del benessere. Il Freigeld ovviamente non elimina l’egoismo umano e l’interesse privato, ma costringendo la domanda a pareggiarsi con l’offerta li incanala verso fini utili alla società.
L’innovazione del Freigeld è già di per sé straordinaria e coinvolge totalmente la vita economica, ma Gesell non si accontenta perché vuole eliminare del tutto le rendite, sotto qualunque forma, ed ecco che all’uopo elabora il programma
2) Freiland: “liberterra”. L’idea base è che la terra sia di tutti e che la proprietà terriera sia arbitraria. Infatti ogni uomo ha bisogno, in piccolissime quantità, di prodotti provenienti da tutto il mondo, il che legittima ciascuno a sentirsene proprietario in condivisione. Al contrario la proprietà esclusiva di un’area territoriale non ha fondamenti legittimi: risale il più delle volte a sopraffazioni e fatti di sangue e ha lo stesso valore del gesto di un tal Maquignaz che mise il cartello “proprietà privata” sul monte Cervino. Anche il concetto di “controllo delle risorse naturali” non è razionalmente valido, sia per i motivi sopra esposti, sia perché una materia diventa “risorsa” solo quando l’ingegno e il lavoro dell’uomo abbia imparato a sfruttarla (si pensi al petrolio che 200 anni fa poteva sembrare solo un liquame sporchevole e dannoso).
In cosa consiste allora liberterra? Dopo un esproprio generalizzato della terra, lo Stato la rilottizzerà con criteri razionali di utilità agricola, urbanistica, industriale e familiare e assegnerà concessioni temporanee di lunghezza variabile (anche vitalizia) tramite asta. Quindi chiunque, purché voglia farli fruttare, può prendere in gestione terreni, miniere, immobili, e industrie. Basta che sia dotato di un buon progetto finanziariamente sostenibile (in ciò aiutato dal Freigeld) e voglia di lavorare. Gli introiti dei canoni saranno utilizzati dallo Stato per sostenere famiglia, natalità e istruzione. Chiunque non voglia o non riesca a portare a termine il proprio periodo di concessione può vendere la licenza e cominciare una nuova attività. Al tempo stesso, le licenze scadute o vendute costituiranno un’opportunità per coloro che vorranno trasferirsi, consentendo una libertà di movimento sul territorio autentica e non astratta, come invece propugnano le leggi europidi.
Il progetto Freiland non ha nulla a che spartire con la statalizzazione marxista: questa riduce tutti i cittadini a meri esecutori di uno Stato burocratico padrone e oppressivo, liberterra invece crea un’imprenditorialità generalizzata del lavoro, senza “imprenditorialità del possesso”, riducendosi quest’ultima ad una rendita più o meno parassitaria.
Il concetto di fondo di liberterra e libermoneta consiste infatti nell’eliminare le rendite di nuda proprietà per remunerare l’opera dell’uomo, consentendo ai cittadini di appropriarsi della totalità dei frutti del proprio lavoro.
Gesell discute e propone per ogni settore (agrario, industriale minerario ed edilizio) i metodi per incentivare la quali-quantità del lavoro, creando in partenza le condizioni per premiare chi lavora di più e meglio.
3) La globalizzazione. Gesell preconizza che, una volta adottate le sue riforme, i confini perderanno importanza e con un procedimento spontaneo e graduale le aree attigue cominceranno a riunirsi in corpi economici confederati, partendo laddove gli stili di vita e di cultura sono più simili. L’economista si augura che, con un lungo processo di maturazione, il fenomeno arrivi ad abbracciare il mondo intero. Anche in questo caso, la proposta geselliana è ben diversa dalla realtà che stiamo vivendo, in cui il WTO ha abbattuto le barriere con un colpo di penna, mettendo interi popoli sotto lo scacco di novità traumatiche e concorrenze insostenibili. E anche in questo caso Gesell anticipa di 70 anni le raccomandazioni del premio Nobel Maurice Allais, che in materia si è espresso in modo del tutto simile.
Le realizzazioni
1) La più famosa applicazione del denaro di Gesell fu quella dell’esperimento di Worgl (cittadina austriaca in provincia di Innsbruck) nel 1932. Si era nel pieno della grande depressione, la gente conduceva un’esistenza stentata e molte persone oziavano non sapendo cosa fare. Il sindaco, che aveva letto “Il sistema economico a misura d’uomo” convinse amministratori e imprenditori che non avrebbero avuto niente da perdere a fare un tentativo. Raggiunto un accordo, il comune stampò 32.000 certificati del lavoro (detti anche scellini liberi da interesse) accettati da buona parte dei negozianti, coperti da un’eguale cifra di scellini austriaci depositati in banca.
Con questi certificati il Comune riparò le strade, costruì ponti, migliorò i servizi e pagò stipendi e materie prime.
L’impulso alla circolazione era forte (tassa sul denaro del 12% l’anno) e lo stimolo funzionò talmente bene che i certificati in un anno circolarono 463 volte ( per una produzione in beni e servizi di 14.866.000 scellini) mentre il corrispondente quantitativo di denaro tradizionale circolò solo 21 volte e, nello stesso anno, fu riassorbito il 25% della disoccupazione. La gente, per non pagare il bollo, arrivò a versare le tasse in anticipo e il Comune si trovò con degli attivi di cassa che destinò a opere sociali. Il sindaco, per non penalizzare il risparmio, aveva disposto che sui certificati depositati in banca il bollo venisse pagato dall’istituto di credito. Questo trasformò la banca in un’autentica agenzia imprenditoriale, che non vedeva l’ora di disfarsi del denaro deperibile per non vederselo dimagrire in cassaforte. Gli affari andavano talmente bene che i comuni circostanti si interessarono della cosa e cominciarono a progettare provvedimenti analoghi, se ne parlò perfino a Innsbruck e una massa di 300.000 cittadini fu in procinto di adottare il Freigeld. A questo punto scattarono le reazioni della Banca Centrale austriaca, che aveva visto in pericolo il proprio monopolio e intervenne con una terribile mole di azioni legali. Purtroppo la magistratura diede ragione alla Banca e l’esperimento fu soppresso. Va notato che, per la miope avidità di uno sparuto gruppo di plutocrati, fu bloccata la riforma che avrebbe scongiurato l’avvento del nazismo. Non si può infatti ignorare che Hitler non sarebbe andato al potere, se in Germania non ci fossero stati 6.000.000 di disoccupati.
2) L’inflazione. Quando l’inflazione assume un andamento abbastanza regolare, produce effetti simili alla moneta libera. Infatti al maturare dei titoli, la riduzione del potere d’acquisto erode gli interessi reali, che tendono a zero. La finanza si riduce d’importanza e diventa conveniente investire nell’economia reale. L’inflazione non sarà mai buona come il Freigeld, perché non ha lo stesso andamento fisso e controllato, non ha lo stesso effetto psicologico e non può essere gestita altrettanto bene, inoltre non scongiura del tutto la speculazione sulle oscillazioni dei prezzi. Ciò non toglie che sia il miglior stimolo alla crescita che esista col denaro tradizionale. Non per nulla la “lotta all’inflazione” è il mantra dei banchieri, che senza inflazione si limitano a comprare titoli e incassare gli assegni dei bonus, mentre con l’inflazione sarebbero persino costretti a trovare degli investimenti utili per i loro soldi, insomma a lavorare (orrore, orrore!). I cretini scientifici del liberismo monetarista sono soliti giudicare con scetticismo gli Stati in crescita, come l’Italia degli anni ’60 o l’Argentina del nuovo millennio, perché “è vero che l’economia cresce, ma c’è l’inflazione”. In questo modo dimostrano di essere asini due volte: la prima perché preferiscono salvaguardare le rendite a scapito dell’occupazione, la seconda perché non hanno capito che la crescita non avviene nonostante l’inflazione, ma proprio perché c’è l’inflazione. Talvolta, qualcuno ha detto che il denaro deperibile funzionerebbe bene in periodi di crisi, ma non a regime ordinario. Chi ha letto fin qui avrà capito che, al contrario, il Freigeld previene le crisi e, del resto, finché le autorità non consentiranno un’applicazione continuativa della “moneta libera” non vi potrà essere una riprova. Intanto però si adopera il denaro tradizionale e le crisi cicliche continuano a verificarsi, proprio come previsto da Gesell.
3) Il sistema alberghiero inglese. Non si conoscono applicazioni integrali del programma Freiland -liberterra-, da parte di alcuno Stato, tuttavia, localmente, si è verificato qualche esempio settoriale. Un caso che voglio citare è quello degli alberghi londinesi (non so se la cosa valga per tutto il territorio britannico). A Londra non è possibile acquistare hotels o alberghi, ma è possibile rilevare una licenza di gestione, valida per x anni. L’imprenditore alberghiero, che può essere un qualunque cittadino, si fa il suo progetto, decidendo se puntare sul prezzo a buon mercato, oppure su ristrutturazioni che qualificano l’immobile (in tal caso si fa finanziare da una banca) per spuntare prezzi più alti, paga il canone al Comune, cura la manutenzione in termini convenzionati, ma non ha spese né introiti di proprietà (mutuo d’acquisto o vendita dell’immobile). Certamente Gesell aveva pensato il suo progetto in questi termini, solo estendendolo a tutti i settori dell’economia. A quanto pare il metodo londinese funziona egregiamente e nessuno se ne è mai lamentato.
Conclusione
Qualunque economista, onesto con se stesso, dovrà ammettere che è impossibile prescindere dal pensiero di Gesell. Si potranno perfezionare degli argomenti e dei ritrovati, ci si potrà focalizzare su aspetti particolari, ma la visione olistica che Silvio Gesell offre dell’economia è a tutt’oggi insuperata. Esistono nelle varie discipline alcuni autori che hanno incarnato in modo talmente perfetto le aspirazioni della propria arte da esservi identificati.
Ad esempio non è raro udire l’affermazione che “Bach è la musica” (Franz Liszt). Allo stesso modo voglio proclamare che “Gesell è l’economia” e la sua capacità lucida e pacata di osservare i problemi da varie angolazioni, fino a trovarne una soluzione, merita tanta ammirazione quanto il fatto che non separi mai la tecnica dal suo fine: il “sistema economico” dal “a misura d’uomo”.
L’economia naturalmente non è una scienza esatta, perché non dipende, come la fisica, dal comportamento deterministico della materia inanimata, ma deriva dalle scelte degli esseri umani, pur sempre dotati di libera volontà. Per questo non affermo che sempre e in toto si dovrebbero applicare i consigli di Gesell (anche se ne raccomanderei caldamente la gran parte).
Però, quanto meno, per una società che voglia avere una visione positiva del suo futuro, studiare Gesell a scuola dovrebbe essere una tappa obbligata.
Non sono daccordo sulla moneta a scadenza, sarebbe come andare a fare acquisti con le mele, che dopo un po’ marciscono, ma il resto è sicuramente condivisibile.
Noooo…. è proprio quello il punto fondamentale!!!!
Se pensi alle DUE funzioni della moneta, quella di facilitare gli scambi e quella di accumulo di ricchezza, ti rendo conto che sono assolutamente in contrasto, e, peggio ancora, l’instabilità del sistema economico deriva proprio dall’accumulo di denaro al posto di ricchezza: chi ha denaro può guadagnare senza fare niente, solo prestandolo, e, in periodi di crisi, con l’incertezza sul futuro, si tende ad accumularne senza farla circolare, rendendo l’economia ancora più stagnante e la paura per il futuro ancora maggiore, un cane che si morde la coda.
Ma se si fa una moneta che non conviene tenere in cassaforte, viene rotto questo incantesimo (direi meglio: questo maleficio).
Direi decisamente di no. Se uno accumula o sono in banca e circolano per prestiti (quindi circolano comunque) o sono sotto le mattonelle a rischio furto. L’accumulo consente comunque di fare acquisti importanti come la casa per il privato, il capannone o il macchinario per l’azienda. La moneta a scadenza alla fine la spendi per piccole cose e comunque il primo che se la trova in mano ha una ricchezza, l’ultimo ha una patata bollente che non vuole nessuno.
Forse andava bene con la valuta “tutta” in cartaceo o metallo, non certo con i sistemi informatici di cui disponiamo oggi.
Ciao Davide,m ciao Alberto
Credo che state parlando su due piani diversi di una stessa cosa.
Il piano di Davide è quello di un progetto calato in una realtà dove tutto si acquista.
Quello di Alberto, il piano di chi spera possa un giorno esserci un mondo in cui la gratuità è la moneta corrente mentre la moneta stampata è l’unità di acquisto.
Il ragionamento che sto facendo fonda su un quesito: l’economia autarchica può essere compatibile con l’economia di scambio a livello mondiale? O meglio, quello che si accetta uso interno può essere accettato a livello esterno? Oggi direi che sarebbe impossibile a meno che non entriamo nello stesso meccanismo di chi sta elaborando la moneta unica elettronica di chi solo può comprare e vendere.
Ecco perchè penso che Alberto da un pò di tempo a questa parte abbia sposato la tesi della gratuità. Dove per gratuità si intende anche le case “fatte” e non “comprate”. Esattamente come dovrebbe essere nei borghi, dove tutto è improntato al principio della sussidiarietà e dello scambio di aiuti e favori.
Mi rendo conto che oggi siamo davvero fuori metafora, ma se uno solo di noi avesse un terreno di proprietà per cominciare, non ci vorrebbe nulla, perchè tutto diventerebbe un bene comune e chi volesse accumulare denaro per fare le scarpe agli altri, sappia che se non se ne libera subito, poi resta con un palmo di mano: perchè le case non sono in vendita e tanto meno è in vendita il Borgo!
Ciao Parusia,
Credo che quello che immagino abbia bisogno di chiarificazioni.
Ipotizzando (ogni scarrafone è bello a mamma sua e a me piace il mio 🙂 , scusate) denaro di stato (non di proprietà privata intendo) in minima parte cartaceo (esattametne come ora), prodotto in una quantità stabilita per ogni persona (sono le persone a dare valore al denaro, più ci sono persone più c’è denaro perchè per servire più persone serve più denaro. La quantità costante di denaro procapite controlla l’inflazione) tassando solo il contabile, il depositato, con un prelievo annuale di una percentuale prestabilita (denaro che verrà rimesso in circolazione per la gestione dello stato) evita che il contante circolante (l’unica parte veramente accumulabile senza controllo) sia determinante per lo svolgimento del commercio. Qualora scomparisse il denaro circolante un cambio di conio con sovratassazione del vecchio conio (si porta in banca il contante per il cambio e invece di aver tassato un x% come le tasse periodiche si ha un 2 o 3 volte x%) farebbe del trattenuto una moneta a scadenza. Quindi diventerebbe comunque controproducente l’accumulo.
Ad incentivare il deposito (quindi il pagamento delle tasse) provvede il vantaggio di acquistare dei punti ad un costo inversamente proporzionale al versato (i primi punti costeranno meno dei seguenti, in modo che versando 100 si acquista più di metà dei punti dell’aver versato 200), Al raggiungimento di un’età pensionabile, la cifra che viene stanziata per le pensioni viene divisa per la quantità dei punti di tutti gli aventi diritto e divisa per la quantità di punti che ognuno ha accumulato (Se tra tutti noi abbiamo accumulato 1000 punti e io ne ho accumulati 30 si dividerà lo stanziato per mille e la mia pensione sarà il risultato per i 30 da me accumulati). Un giochetto, con un foglio di calcolo tipo Exel.
Questo non vieta, ne impedisce, lo scambio gratuito.
Ovviamente son è tutto qua, ma intanto per dare un’idea.
Mi rendo perfettamente conto che per una persona piccola come me, parlare dell’esperienza personale rispetto ai soldi, è un esercizio perentorio e non esportabile se non si adotta anche un certo stile di vita.
Ma posso dire che nella mia vita tutto è andato sempre al contrario: quando cercavo di accumulare disperdevo e quando disperdevo accumulavo. Nel senso che ho sempre solo avuto ciò che ho dato. Nel piccolo e nel grande, nell’amore e nel giudizio.
Quel che so è che sono sempre stato un gran lavoratore e se oggi ho una casa è perchè me la sono costruita con le mie mani. Ogni volta che pagavo qualcuno per aiutarmi, mi rendevo conto che lo facevano unicamente per trarne il maggior profitto persino là dove ci mettevo le mani io. Ho odiato quella casa per anni, perchè ho pagato due volte persino il mio lavoro. Ci vorrebbe uno psicanalista per capire la ragione per cui odio i soldi. Perchè il mio è l’unico odio che provo verso qualcosa.
Certo, il fare (agire, costruire, servire) e condividere -quindi gratuitamente- è sicuramente eccelso e porta al vero sviluppo umano in quanto non hai un fine egoistico -l’accumulo di ricchezza/potere- ma un fine spirituale -l’accumulo di ricchezza/condivisione- il che porta non a sfruttare ma ad usufruire.
Si stava solo parlando di moneta e del fatto che non vedo di buon occhio la moneta a scadenza. Niente di che 🙂
Forse ho dato per scontato che avessi letto una mia risposta in altri articoli, dove anticipavo la “moneta” a tempo non come consuetudine, ma come eccezione. Ecco perchè ora mi sono soffermato sulla “gratuità”.
Infatti, sostenevo questa tesi riferendomi non a moneta circolante ma ad una sorta di assegno “notarile” in cui garantisci un utilizzo a tempo; oltre al quale diventerebbe, altrimenti, acaparramento o accumulo per eventuali specualazioni. Così che, se devi comprare una casa (ma non è il caso della mia teoria dove la casa ce l’hai praticamente gratis), ti fai stimare un bene, un contratto di lavoro, un’opera che stai portando avanti, e ti fai dare a “credito”, o meglio sulla fiducia, questa sorta di “nota di banco” o assegno per l’acquisto nel tempo che hai calcolato. Quindi quella “nota”, una volta incassata perde il suo valore circolare e divanta valore patrimoniale. Come vedi però, chi riceve quell’assegno, in realtà ha perso la casa e ora è costretto a comprarsi qualcosa o diventa “coautore” di ciò che tu hai impegnato per quella somma. Di fatto, come accadeva nel passato, egli ha dei diritti formali su di te, finchè il debito non è estinto totalmente.
E’ su questa considerazione che vado ad innestare il punto di Gensel con una correzione:
2) La dialettica merce-denaro. Tutta la produzione che risulta dalla divisione del lavoro è fatta per essere scambiata, in quanto è perfettamente inutile al produttore, ed è concepita, fin dal principio, come merce di scambio. Tale produzione costituisce l’offerta. Poiché le merci soffrono anche di putrefazione, obsolescenza, arrugginimento e decadimenti vari, è nel più completo interesse del produttore venderle il più sollecitamente possibile.
La correzione urge ed è sostanziale: perchè non ragionare in una economia di scala? PErchè il contadino deve produrre 20 tonnellate di patate, quando c’è la probabilità che parte di essa marcisce e che la vendita deve essere fatta in luoghi diversi da dove le ha prodotte? La teoria del borgo è che la produzione deve soddisfare le esigenze interne, dei visitatori e casomai produrre un reddito o uno scambio fruttifero nella vendita esterna al borgo. Ma anche se questa vendita esterna non avvenisse, potrebbe diventare parte della scorta o trasformato a sua volta in altro prodotto o “regalata”.
Detto ciò ricordo che i produttori di spade, nella Toledo medioevale, seguivano un protocollo specifico; per cui gli artigiani non potevano produrre più di un tot al giorno per non incorrere nel rischio di accumulare spade invendute o non utilizzabili. E questo garantiva anche prezioso tempo da utilizzare per altre faccende tra cui gli affetti famigliari e l’attività spirituale.
Allora vien da sè che il sistema industriale ha stravolto la scala dei Borghi, sostituendola con la scala della sovrapproduzione e del consumo e quindi dell’usura, fino a che l’usura (o obsolescenza) è diventata parte stessa della economia di super scala (vedi la Cina) e l’uomo una semplice ruota dell’ingranaggio.
http://www.youtube.com/watch?v=fZdGPRThjrA
Se si vuol ragionare di soldi serve anche un pò di filosofia del vivere. Ecco le domande che mi faccio sempre:
a chi servono i “SOLDI”? A chi vive “mentendo” o facendo ciò che altrimenti non farebbe: politicanti moderni; giornalisti asserviti al potere e ogni genere di mercenario; garzoni a tempo e costretti ad obbedire; o chi ha visto e deve tacere o a chi è sotto ricatto; servono soldi alla delinquenza che se li procura rubandoli e le mafie che controllano il territorio tramite i soldi usati come intimidazione; sono la chimera dei fancazzisti e dei dipendenti pubblici che cercato un contratto a tempo indeterminato per comprarsi con calma, tutto; lavorano solo per soldi ogni genere di prostitute… Quindi, Meditate gente, meditate: se producete di vostro, non avete bisogno di soldi; ma solo di gente e consanguigni che condividono il progetto; e chi ha qualcosa da darvi in cambio dei vostri servigi. Comunque, meglio pagati che schiavi! A quel punto siete sicuri di ricevere la giusta mercè all’operaio da chi parla di soldi, senza un contratto da “inverare” o “convalidare” di fronte ad una giuria?
Andrea Baranes (Banca Etica) parla a Piazza Pulita (LA7) di “finanza creativa”.
…l’import/export mondiale vale 20.000 miliardi di dollari all’anno. Il solo mercato delle valute è pari a 4.000 miliardi di dollari al giorno…
…in 5 giorni nel mercato finanziario girano più soldi che in un anno di economia reale…
…il 99% dei soldi che girano sui mercati finanziari non servono a comprare nulla, a vendere nulla, a importare nulla. Sono soldi che seguono altri soldi per fare altri soldi…
http://youtu.be/c2-JaV4W-Pk
Forse Davide non ha capito che con il Freigeld tutti sono incentivati o a spendere o a prestare. Il prestito -e con ciò l’investimento-, fornirà un “reddito” (letteralmente restituzione) quindi dopo un anno riavrò lo stesso denaro prestato e che non avrà patito la svalutazione (del 5, del 10 o del 12% a seconda di quanto si incentivi la circolazione).
La storia poi che il primo abbia in mano ricchezza e l’ultimo resti fregato, implica che Davide non abbia letto attentamente l’articolo (ovvero non ha capito un tubo): Gesell propone una svalutazione SETTIMANALE del denaro a piccolissime dosi, quindi un processo continuo e sottile, che tuttavia stabilirà una circolazione costante e un azzeramento degli interessi, o, per dirla in un altro modo, l’interesse corrisponderà al tasso di svalutazione del denaro e quindi produrrà un beneficio conservativo ma non aumenterà il capitale del prestatore.
Aiaiaiaiai…. Andrea…. mi scivoli sulla forma!!!! 😉 non si fa!
Inoltre, chi sostiene il denaro tradizionale non si rende conto di quanto lo sta pagando. Nella Germania degli anni ’80 fu fatta un indagine sul peso degli interessi nella formazione dei prezzi al consumo dei beni più comuni che la gente si compra per vivere. Perché è chiaro che gli imprenditori scaricano sui prezzi di vendita gli interessi che pagano essi stessi. Risultò che la quota interessi su questi beni e servizi di uso quotidiano fosse del 45%.
Davide parla di acquisto di casa: bene, per una casa paghi gli interessi del costruttore (anticipo capitale), poi paghi gli interessi sul costo dell’impresa (per acquisto macchinari, materie prime e leasing vari) infine paghi gli interessi sul mutuo. Alla fine, se elimini gli interessi, la stessa casa ti costa la metà e col denaro di Gesell chiunque avrà comunque convenienza a fornirti il mutuo, perché se tiene il denaro fermo, perde di valore.
Più chiaro di così… (se non capisci questo, forse potresti applicarti con più frutto al canottaggio o altri passatempi muscolari)
Egregio signor Cavalleri,
non mi sembra che tra noi ci sia una confidenza tale da far si che Lei si possa permettere di insultarmi e consigliarmi attività non intellettive. Non condividere un punto non significa non aver capito un tubo, significa semplicemente “non condividere un punto”.
Queste confidenze le posso permettere ad Alberto Medici, a Parusia e a pochi altri che mi hanno conosciuto più profondamente, magari anche di persona.
L’anonimità che consente la rete non esonera dal rispetto che merita “la persona” che sta dietro ad un nik o un nome.
Egregio Davide, le chiedo scusa per lo scarso rispetto esternatole con le mie forme spicce e colloquiali.
Tuttavia, la persona che sta dietro il nick o il nome non dovrebbe permettersi opinioni gratuite (del tipo “non mi piace”) senza aver sviscerato l’argomento.
Altrimenti si riduce ogni materia (detta anche, non per niente, “disciplina”) a una sorta di tifo calcistico.
Prendo atto.
E perché mai non si dovrebbero esprimere opinioni quantunque gratuite (sulle cose)? Per il solo fatto di essere un’opinione è qualcosa di estremamente personale, se non è il caso non è necessario motivarla (se legge i miei post si accorgerà che una motivazione c’è, non è di vitale importanza, resta ristretta nel campo delle opinioni, ma c’è).
Davanti alla proposta di una moneta debito di proprietà di banca privata avrei si argomentato, eccome, poiché non si tratta di opinioni, ma di problematiche reali (a meno che il banchiere non sia io 🙂 ). Ma di fronte ad una tesi di (presunto. per me) poco conto non mi soffermo ad argomentare.
Immaginiamo di dover dipingere il condominio esternamente: io lo preferisco rosso, la maggioranza dei condomini verde, A me il verde non piace ma se si fa verde io abito sempre lì, non abbandono il condominio per il colore (magari per i condomini che mi fano i dispetti 🙂 ).
Per quanto riguarda la fantapolitica, tipo borghi di mangrovia, osservo che non servirebbe nessun tipo di denaro.
Infatti il sacrosanto diritto di proprietà può essere esercitato anche attraverso il dono. (Quindi non abolizione di proprietà, ma proprietà acquisite per regalo). In un regime siffatto è possibile mantenere la divisione del lavoro (fonte di prosperità, cultura e in definitiva di civiltà) sfruttando al massimo le competenze e attività personali, senza perdere tempo e forze in contabilità. Il principio “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” può funzionare perfettamente come base di un’economia superevoluta. Il furto andrebbe a scomparire, vi sarebbe abbondanza per tutti (grazie alla tecnologia di cui oggi si dispone). L’unico controllo da esercitarsi sarebbe quello che tutti lavorino almeno un po’, perché laddove vigono i principii cristiani, vale anche il paolino “Chi non vuol lavorare, neppure mangi”. Tuttavia, per funzionare, il sistema senza denaro ha bisogno di raggiungere una massa critica (nell’ordine delle centinaia di migliaia di persone, di modo che possano autoprodurre tutto ciò che serve loro) e non è adatto alle piccole comunità, che o si riducono a una vita di stenti, o sono costrette a scambiare con l’esterno.
Battute e “mangrovie” a parte, l’ideale dei Borghi fantapolitici è il numero di 300 persone, tante quante erano a Nazareth e a Betlemme. Mi sembra che comunque il senso sia stato colto pienamente nella sua realtà “possibile” e non utopistica. Vorrei aggiungere: immaginando come unità primarie -oltre alle cellule famigliari- i Borghi, poisi può passare alla considerazione di consorziarsi per diversificare le produzioni, creando una sorta di divisione territoriale per aree omogenee (esteso sull’intero pianeta terra) e non secondo le demarcazioni politiche degli Stati. A questo punto non ci sarebbe nemmeno bisogno di parlare di esterno.
Il problema è un altro? Come si argina il fattore “guerra e corsa agli armamenti” con la moneta di Gesell? Perchè, restando in piedi questo parametro mangia soldi, qualunque sistema deve ammettere al suo interno una plusvalenza del 20/30%. Poi bisognerebbe accantonare una percentuale per la corruzione, per i giornalisti, per i politici, per i fancazzisti, per i carrozzoni pubblici, pe ri sindacati, per gli economisti, per tutte le mafie, per tutti coloro che non staranno a guardare un sistema che cerca di metterli fuori.
Ecco perchè la soluzione dei Borghi che sviluppandosi gradualmente, in base alle conversioni dei singoli, può uno ad uno coinvolgere tutti. Non una grande rivoluzione imposta dall’alto o infiltrata tramite alchimie monetarie, ma una conversione all’Unico Signore, Cristo Re.
Un caro saluto cristiano, Andrea.
Parusìa
in Gesù Adveniente e Maria CorRedentrice
Giustamente Parusia solleva il problema pratico della riforma (come attuarla se c’è gente disposta alla guerra pur di impedirla?). Io facevo osservare che la proposta dei borghi (che senza nomi strani sono le comunità Hamish o i monasteri cistercensi del dopo crollo impero romano, non c’è bisogno di copyright) esclude la prosperità economica. Io credo nella possibilità tecnica di un’economia di dono, ma anche qui ci si può chiedere come si superano i problemi legali? Come si controllano quelli che non vogliono lavorare e come evitare attacchi terroristici (sicuramente le BR o Al Quaeda sarebbero inflessibili con borghi che aumentano di numero deviando dal sistema). Quindi comunità di sopravvivenza povere e trascurabili, sperando di raggiungere il numero critico senza incidenti e senza TSO per gli aderenti. Bisogna farsi una ragione che non è affatto una prospettiva attraente. Lo diventerebbe dopo una catastrofe.
Quindi, caro Parusia, visto che anch’io sono pessimista e attendo che la situazione evolva verso una catastrofe sociale, credo anche che sia buona cosa preparare queste comunità di sopravvivenza, in cui però non servirebbero politologi e oratori, ma esperti contadini e artigiani. Proporre dei corsi?
Caro Andrea, sono come te un convinto geselliano. Ho letto Ordine Economico Naturale varie volte, e ne ho pubblicato la traduzione con Arianna Editrice due anni fa. Quest’anno ho pubblicato La Saga di Mammona, un excursus storico che mostra come i principi di Gesell trovano applicazione in tutti gli eventi considerati, proprio perche’ corrispondono a verita’. Non mi sorprende che chi non ha letto il Nostro non riesca a visualizzare i vantaggi della moneta deperibile. Bisogna puntare sul fatto che quello che deperisce non e’ il potere d’acquisto, ma la validita del pezzo di carta che lo rappresenta. Se posso essere di aiuto non esitare a contattarmi. Silvano Borruso
Buongiorno Andrea,
forse in una logica prudenziale sarebbe addirittura opportuno e consigliabile non palesare un nome identificativo di un tipo di borghi che si richiamano ad un ideale preciso, che potrebbe essere anche molto scomodo, per non attirare troppe attenzioni su di sè. In questo mi trova d’accordo, lo facevano anche i primi Cristiani, per evitare di essere individuati.
La risposta di Parusia alla Sua replica la trova qui: non riesce a postare nulla su Ingannati stamane.
http://escogitur.wordpress.com/2013/03/01/lecotur-caesar-e-il-valore-resiliente-che-si-invera-su-bellezza-beni-comuni-buon-governo-identita-e-natalita/comment-page-1/#comment-1238