Questo modo di dire (“pensa in modo creativo, esci dai limiti della scatole in cui sei stato fino ad ora“) mi è tornato in mente ripensando ad un episodio, quando, diversamente dal solito, mi sono lasciato prendere (capita di rado, ma ogni tanto ci ricasco!) e ho provato a spiegare a mio suocero, (ex direttore amministrativo di una grande azienda, ora in pensione, uno che col denaro ci ha sempre ragionato) il meccanismo di creazione a debito da parte delle banche. Credo non fosse passato neanche un minuto che mi sono visto il classico sorrisetto di compatimento (della serie: “povero scemo!“) e la classica frase che blocca sul nascere ogni possibilità di discussione: “se fosse come dici tu…” (che in matematica si chiama dimostrazione per assurdo: anzichè adoperarmi per dimostrare una tesi, ipotizzo – per assurdo appunto – che la tesi contraria sia vera, evidenzio che questa supposizione mi conduce a conclusioni evidentemente inverosimili, e voilà! il gioco è fatto).
In sostanza: “Se fosse come dici tu, le banche non avrebbero alcun problema: quando hanno bisogno di soldi, ne creano un pochini, ed ecco fatto. Ma siccome le banche hanno – di tanto in tanto – dei problemi, ecco la dimostrazione che quello che tu dici è falso“. Probabilmente sarebbe andato oltre, con considerazioni del tipo ma guarda che scemo doveva sposarsi mia figlia, e cose del genere, ma forse per educazione, forse per rispetto, si è limitato a questa affermazione che, a suo avviso, metteva una pietra tombale su tutto il discorso. E mi sono fermato anch’io, che ci volete fare?
Ma ripensandoci, qual’è l’errore del ragionamento sopra esposto? Viene dimostrata l’incapacità di uscire dalla scatola, di pensare diversamente da come si era stati abitutati. Ad esempio, abituati a pensare che il denaro sia un valore. Un valore in sè, intendo, e non un valore convenzionale, legato e limitato all’accettazione da parte della gente per dare in cambio parte del proprio tempo, del proprio lavoro, dei propri beni. Quando gli spagnoli conquistarono l’America Latina, scoprirono grandi quantità d’oro, e non gli parve vero di portar via tutto quell’oro: tornati in patria, sarebbero diventati ricchissimi. Sì, ma con un limite: la quantità di merci, di beni che la Spagna produceva, non aumentò, e quindi, con maggior oro in circolazione, semplicemente, l’oro calò di valore, per la legge della domanda e dell’offerta, e la maggior quantità d’oro non fece aumentare il tenore di vita medio delle persone: ovvio, perchè l’oro, come la moneta, è una convenzione, non un valore intrinseco.
Tornando all’esempio delle banche, sbaglierebbe chi pensasse che lo scopo di chi crea il denaro sia l’arricchimento. Che senso avrebbe, stampare enormi quantità di denaro, che alla fine perderebbe di valore? Sarebbe come segare il ramo sopra il quale si sta seduti, o uccidere la gallina dalle uova d’ora per vedere cosa c’è dentro, perdendo così la possibilità di avere un uovo d’oro al giorno. E allora qual’è il vero scopo di fondo?
Pensate: prestereste soldi ad un amico che non potrà mai restituirvelo? No, al limite glieli regalerete, a meno che… non vogliate fare come il sistema finanziario, che presta non tanto per avere indietro (sanno benissimo anche loro che, dal punto di vista matematico, la restituzione del debito non è percorribile: disonesti sì, scemi no) e allora?
Lo scopo vero è mettere un cappio, il cappio del debito perenne, e degli interessi perenni grazie ai quali posso imporre politiche economiche, modifiche nella legislazione, privatizzazioni, svendite di beni pubblici, ecc.
Insomma, la schiavitù, lungi dall’essere scomparsa, come ci vogliono far credere nei libri di storia, è stata sostituita da una forma più sottile di schiavitù, più subdola perchè “legittima” e nascosta: il debito perenne. Come disse Goethe, nessuno è più schiavo di colui che falsamente pensa di essere libero. Ma se uno non esce dal sistema di pensiero in cui è cresciuto, come fa ad arrivarci?
Concludo con questo spezzone di video, tratto dal documentario “97% owned” (le banche possegono il 97% del mondo, dal momento che il 97% del denaro è scritturale, emesso a debito, e di fatto non esiste se non in qualche riga di foglio excel di qualche server che rispetta i criteri Basilea2): si vede Ben bernancke, capo della fed, nella sua prima intervista televisiva, concessa il giorno successivo al salvataggio del colosso delle assicurazioni AIG (160 miliardi di dollari di “bailout”, neologismo per nascondere il fatto che vengano donati soldi); all’intervistatore che gli chiede: “Ma dove avete preso questi soldi? Sono soldi dei contribuienti?” Bernanke si affretta a rispondere “No, noi alla Fed abbiamo dei conti correnti, e ci scriviamo sopra gli importi che vogliamo”. Più chiaro di così…
“Se fosse come dici tu, le banche non avrebbero alcun problema: quando hanno bisogno di soldi, ne creano un pochini, ed ecco fatto. Ma siccome le banche hanno – di tanto in tanto – dei problemi, ecco la dimostrazione che quello che tu dici è falso“
Invece ecco la dimostrazione che quello che diciamo noi (mi aggrego, arbitrariamente) è vero; le banche hanno dei problemi perché non è il denaro ad avere valore, ma siamo noi a darglielo. Infatti è quando “noi” chiediamo del denaro in prestito che questo prende valore (perchaè diventa un debito), non quando viene scritto su un conto corrente delle banche.
Che suocero! Fortunato ad avere un genero così, sfortunato nel non averlo capito.
Grazie! A volte però mi sembra che siamo una ristrettissima minoranza, e che a tutti gli altri interessi solo arrivare a fine mese, o al massimo sapere quando gioca l’Italia… ma quand’è che si sveglieranno? Sigh!
Debito perenne: un meccanismo satanico che non ha eguali nella storia.
E’ inquietante come da trent’anni circa ad oggi ci sia stata una educazione della gente a vivere in perenne debito.
Non ricordo prima di 30/35 anni fa che si parlasse così di frequente di acquisti a rate, c’erano i mutui casa, i fidi, cosette normali. Poi cominciarono i leasing, i leasback, le rate per tutto, comprese le ferie. Un modo per educare le coscienze a lavorare per rimunerare e onorare i vari debiti e vivere per foraggiare le banche e le finanziarie.
Ora è del tutto normale che un popolo costretto a devolvere quasi (se non oltre) il 50% del proprio lavoro allo Stato per pagare il debito non si ribelli: è educato da un trentennio a dover onorare i debiti.
Se l’avessero detto a mio nonno che di quello che portava in casa avrebbe dovuto versare il 50% al regime non so come avrebbe reagito, ma oggi questo regime sa di poter imporre sacrifici assurdi perchè, come giustamente affermi, siamo prigionieri della scatola e non ci ribelleremo.
Per non parlare dei meccanismi subdoli di inoculazione del concetto che essere indebitati è normale: a scuola é normale “avere un debito”, ma de che? Uno ha un debito se deve restituire qualcosa che gli hanno prestato, se va male in una materia perchè deve deve “avere un debito”?
non dobbiamo perdere la speranza che siamo pochi, oggi piu come mai si sta svegliando la coscienza di tutti noi e qualsiasi cosa succede noi stiamo qua vigilare anche quel poco che facciamo va bene… eva
Vero. Anzi verissimo. Per due motivi: primo, la perdita della speranza è proprio il successo del tentatore; secondo: anche il cammino più lungo e faticoso non inizia se non col primo passo. E noi lo stiamo facendo. Grazie dell’incoraggiamento.
Suggerisco questo video, anche ai non credenti: se sono disposti ad un sano e salutare “think out of the box”
http://www.youtube.com/watch?v=g3FZ9HVtFAA&feature=relmfu
Altro video utile per effettuare un sano e salutare “think out of the box”:
http://www.youtube.com/watch?NR=1&feature=endscreen&v=GXkrJqlDUGY
Medjugorje: arrivi, e ti sembra di essere ritornato a casa!
Hai dato la definizione del Paradiso: “arrivi e ti sembra di essere tornato a casa”
Bravo: hai colto nel segno!
Oltretutto, lì cìè anche il miracolo perpetuo del crocifisso (di bronzo, credo) che da anni “suda” un liquido fisiologico…
Ma le banche non creano denaro.
Che io sappia, le banconote, fisicamente, le stampa Bankit. In base a quale criterio, non saprei.
Il denaro contabile, quello che, nelle banche private, esiste solo perchè registrato informaticamente ha il corrispettivo nei depositi e nelle garanzie che la clientela dà alle banche.
Mi associo a tuo suocero cui, detto fra parentesi, non hai dato risposta all’ obiezione che ti ha mosso, e ti chiedo perchè il Banco di Sicilia, per esempio ,non finanzia in toto la costruzione del ponte di Messina.
Forse perchè non ha risorse finanziarie sufficienti?
Ti ringrazio per l’eventuale replica. Eremodff
Le banconote sono meno del 3% della massa monetaria circolante.
Se vuoi puoi selezionare tutti gli articoli di questo blog sotto la categoria “signoraggio”; se preferisci ascoltare guarda qui: http://www.youtube.com/watch?v=EI2ahHtVxP4
oppure qui (ma dura mezz’ora): http://www.youtube.com/watch?v=niT6K3WRk8Y&feature=my_liked_videos&list=LLdYS51AvCL60DUaXb1nWRQw
Infatti le banche commerciali non possono creare denaro come e quando gli pare e piace: ma nel momento in cui qualcuno accetta di indebitarsi.
L’assurdo è che su quel “debito”, con denaro creato ex-nihilo (denaro “erogato” -o per meglio dire creato- a fronte di garanzie: io compro una casa, la banca mi “eroga” il mutuo a fronte della garanzia ipotecaria sulla casa. E in trent’anni ridò alla banca più del doppio del denaro “erogato”) ci si debba pagare un “interesse”.
Comunque tranquillo, Francesco: è vero che il sistema sta implodendo su sé stesso. Ma, se vuoi, fai ancora in tempo a scostarti.
Guai a coloro, invece, che si ostinano a puntellarlo, questo sistema intrinsecamente iniquo.
E dice molto di noi stessi, e della nostra concupiscenza interiore, il fatto che l’abbiamo così facilmente accettato. E che siamo ancora ancora così restii a staccarcene.
A me sembra chiarissimo, ma devo ammettere che sono alcuni anni che ci penso. Quando qualcuno scopre questi meccanismi all’inizio resta un po’ disorientato, perchè non gli sono mai stati spiegati, neanche da quei commentatori che si fregiano di etichette di “alternativi”, “oppositori al sistema”: toccano tanti argomenti ma alcuni, come questo, sono proprio tabù.