Ad un meeting aziendale di “team building“, quelli fatti per creare lo spirito di squadra, ci fecero giocare a golf. Dopo un minimo di fondamentali, ci divisero in squadre, e in ogni squadra era inserito un giocatore “capace“. Ad ogni passaggio, ogni membro della squadra tirava, e si teneva solo il tiro migliore che, 4 su 5, era del giocatore “capace“, ma non sempre: capitava che ogni tanto uno dei neofiti azzeccasse un tiro migliore, e per quel passaggio veniva preso il suo per l’avanzamento della squadra. La lezione, alla fine, era più o meno questa: bisogna dare sempre il meglio di sè ad ogni tiro, perchè potrebbe essere che il nostro tiro sia quello che salva, che serve alla squadra.
Mi è tornata in mente questa esperienza oggi, parlando con l’amico Lucio (“L’ecat veneto“), che mi raccontava della centesima scimmia. Come forse avrete già letto, nell’esperimento della centesima scimmia (me ne aveva parlato la prima volta Danilo, liberamenteservo.it) succedeva una cosa particolare: in una popolazione di scimmie, distribuita su un arcipelago di isole, al raggiungimento di una certa soglia (appunto la cosiddetta “centesima scimmia“), una capacità (in particolare quella di lavare le patate trovate nella sabbia prima di mangiarle) diventava, quasi magicamente, patrimonio collettivo, una specie di eredità collettiva, elemento di una coscienza collettiva Junghiana. Come dire: serve una quota minima di coscienza ma, raggiunta quella quota, magicamente questa capacità, questa conoscenza, questo stato di coscienza diventa universale.
Per questo quando ci sembra che il nostro sforzo non serva a niente, che sia troppo difficile che le cose cambino, poniamoci la domanda (me l’ha suggerita l’ottimo Lucio che per questo ringrazio): “e se fossi proprio io la centesima scimmia? Se fosse proprio il mio il piccolo passo che, sommato a quelli di tutti gli altri, fa avvenire il cambiamento? Se fosse proprio grazie a questo mio tiro che la squadra può vincere?”
(Anche perchè sarebbe pesante il contrario: e se cioè nulla cambia perchè io non ho fatto il salto, io non sono cambiato? Sarebbe una bella responsabilità, no?) Insomma, detto altre volte, ma le conferme fanno sempre piacere: facciamo la nostra parte senza calcolo, senza paura, senza esitazioni, come se tutto dipendesse da noi, sapendo che tutto invece dipende da Lui.
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