22 settembre 2009 alle ore 21:03
Ad alcuni questo dà fastidio, come se sollevare il velo e scoprire le piaghe purulenti della nostra società non fosse cristiano e anzi, in qualche misura, contribuisse ad accrescere la rabbia e il desiderio di vendetta o rivalsa nei confronti di chi il male nel mondo lo fa davvero; come dire: vivi e lascia vivere, loda il Signore, pensa per te e sta’ tranquillo. Mi sono chiesto: è giusto denunciare, aiutare a capire, svelare il male nascosto, indicare gli inganni, o, tutto sommato, è meglio vivere di contemplazione lasciando in qualche modo a Dio il compito di fare giustizia?
Mi sono messo in discussione, e ho cercato qualche spunto per capire quale sia l’atteggiamento giusto. Cerco nella Sacra Scrittura l’ispirazione; suggerimenti bene accetti.
La Verità
Gesù ha detto:
“Conoscerete la Verità, e la Verità vi farà liberi” (Gv, 8;32). Ha detto anche: “Non c’è nulla di nascosto che non debba essere rivelato”.
Sicuramente avrebbe potuto dire diversamente. Sicuramente avrebbe potuto dire: “non preoccupatevi di scoprire la verità, tanto la saprete nella Vita Eterna.” E poi cosa significa: “La Verità vi renderà liberi”? Forse che poteva dare una motivazione più forte per cercare la Verità? Forse che la Libertà e la condizione di Figli, non di schiavi, non sia la nostra naturale aspirazione?
L’azione di Gesù nel mondo
Gesù ha sempre guarito i malati che gli venivano presentati; quando ha mandato i suoi discepoli li ha mandati a guarire e annunciare la Buona Notiza, che il Regno dei Cieli è vicino; la guarigione è sempre stata parte integrante dell’annuncio.
Poteva fare diversamente? Certo. Avrebbe potuto dire: tenetevi il male, che vi serve come espiazione; anzi, il male che avete lo dovete apprezzare, perchè è il mezzo di purificazione grazie al quale arriverete al Cielo, in una sorta di filosofia buddista, il karma purificato con la sofferenza. Senza nulla togliere al valore della sofferenza, invece, ha sempre guarito tutti quelli che gli chiedevano la guarigione.
La nostra azione
Nella famosa parabola del giudizio finale, in cui il Padre dice ad alcuni: “Avevo sete e mi avete dato da bere, avevo fame e mi avete sfamato, ero nudo e mi avete vestito” il messaggio chiarissimo è: fate queste cose, fate il bene, perchè ogni volta che avete fatto una di queste cose lo avete fatto a me; e perchè siete stati miei collaboratori nella Creazione.
Dio ci chiede di agire concretamente nel mondo: pensate al crimine di cui ci macchieremmo nel lasciare un fratello nell’indigenza, nella sofferenza, nella disperazione: Dio in persona ci potrà chiedere conto della mancanza di fede di questo fratello, allontanato dalla fede in Dio anche dalla cattiva testimonianza di quelli che si dicono cristiani. Pensate a questo proposito ai fratelli (musulmani e non, è lo stesso) di Gaza: massacrati dagli Ebrei, cosa possono pensare del silenzio assordante (e complice) dell’occidente “cristiano”? Eppure per permettere alle donne afgane di girare senza il burka non ci facciamo problemi a mandare eserciti di invasione e occupazione, “a difendere i nostri valori”!
Riguardo ai fratelli che sbagliano
Nel Vangelo (Mt, 18,15) c’è scritto: “Se il tuo fratello commette una colpa, và e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone,…ecc. ecc.” Ancora una volta, l’indicazione è chiara: non certo quella di lasciar correre, occuparsi solo di sè stessi, ma di interagire col proprio vicino, collega, parente, in modo da riportarlo sulla retta via. Dio vuole che ci facciamo carico anche dei nostri fratelli, la strada della salvezza o la si percorre insieme o non la si percorre.
Il parlare diretto
Gesù ha detto: “Il vostro parlare sia sì, sì, no, no: tutto il resto viene dal maligno“. Quando il giornale dei vescovi scrive che l’immagine degli Stati Uniti in medio oriente è ancora negativa, “nonostante il fiume di mezzi, uomini e denaro impiegati nella regione” , fa un torto alla Verità degno di belzebù: non si possono far passare due guerre di invasione e oltre un milione di morti con “un fiume di mezzi, uomini e denaro” come se fosse stata una missione umanitaria.
Se Gesù fosse sulla terra, poi, non credo che andrebbe a braccetto col presidente della nazione che queste guerre ha provocato, oltre a interventi armati in più di 50 stati del mondo a partire dalla fine della seconda guerra mondiale.
Conclusione
Se c’è una religione immersa nella storia, nel vivere quotidiano, questa è proprio la cristiana, che, vedendo il mondo in evoluzione, chiede ai credenti (e dà loro nel contempo il grande onore) di essere compartecipi e collaboratori della creazione, modificando il mondo (“dominare le creature del mare, del cielo e della terra”) e migliorandolo perchè sia un posto migliore per tutti gli uomini, senza alcuna distinzione di ceto, razza, sesso, in quanto tutti figli dello stesso Padre.
[…] già scritto qualcosa di analogo nella nota “Cristianesimo: religione per contemplativi o militanti?“, ma le coincidenze di stamattina sono state per me un ottimo incoraggiamento ad andare […]
[…] di essere di Lui compartecipi alla Creazione; per questo io ritengo, come ho scritto nelle note “cristianesimo: religione per contemplativi o militanti?” e in “Coincidenze confortanti“, che non possiamo esimerci dal parlare e denunciare, […]
Copio dalle pagine 228-229 del libro “La Dimensione Umana”, ediz. 1971, dell’antropologo-teosofo Bernardino del Boca (1919-2001)
“I pionieri dello spirito sono i responsabili delle differenze tra la nostra epoca e quella precedente, perché sono essi che ci hanno fatto prendere coscienza della nostra immane e terribile potenza negativa. Questa presa di coscienza rappresenta la conquista più importante della nostra mentalità attuale. Sono i pensieri di questi pionieri che hanno reso sensibili i giovani ad avvertire la discrepanza che esiste fra i principi accettati dalla nostra cultura e la realtà del nostro vivere. Poiché le generazioni adulte non sanno, come non lo hanno mai saputo nemmeno nel passato, porre rimedio a questa situazione, tocca ai giovani sperimentare le vie tracciate dai nuovi ideali. I giovani sono perciò coloro che oggi hanno maggior coscienza della dignità e della responsabilità della persona e delle esigenze di una vita più autenticamente umana. “
“Ma non tutti i pionieri dello spirito sono riconosciuti, pur essendo essi i responsabili di molti aspetti della nostra dimensione umana. In tutti i tempi ci sono stati uomini e donne che, pur vivendo in modo oscuro, sepolti in conventi o lavorando utilmente ai margini della società, sono stati tuttavia gli strumenti attraverso i quali lo “Spirito” è penetrato nell’umanità. Il loro pensiero, forte e puro, anche se non è stato comunicato ad altri, anche se non è stato stampato su giornali o in un libro, ha tuttavia influenzato il mondo perché è stato profondamente vissuto. Altri pionieri invece sono stati combattuti, derisi e fatti tacere con la forza o costringendoli alla miseria. Ma il pensiero forte e puro non può essere fermato, perché esso si muove in una dimensione in cui l’uomo non può innalzare barriere. Solo la mente può isolarsi dal mondo puro dei pensieri, costruendo ella stessa le sue barriere, il suo carcere. Nel 1793 un grande pioniere dello spirito, l’inglese William Godwin (1756-1836), nella sua opera violentemente condannata dagli uomini del suo tempo: “An enquiry concerning political justice and its influence on general virtue and happiness,” ha scritto: “La migliore garanzia per un felice risultato sta in una libera e sconfinata discussione. In una lotta condotta in questa direzione deve vincere sempre la verità. Se vogliamo migliorare le istituzioni sociali dell’umanità, dobbiamo cercare di convincere con la parola scritta e parlata. Questa attività non ha confini, questo lavoro non concede interruzioni. Tutti i mezzi devono essere utilizzati, non soltanto per destare l’attenzione della massa e per portarla attraverso la persuasione delle nostre vedute, quanto maggiormente per allontanare ogni impedimento al pensiero e per aprire ad ognuno il tempio della scienza ed il campo per un proprio studio…”
🙂 🙂 🙂 Grazie Paolina!