Abbiamo analizzato diverse volte, in queste pagine, come sia possibile che una dittatura si imponga, e venga accettata supinamente, nonostante i progressi e le conquiste di civiltà che dovrebbero essere acquisizioni non negoziabili, almeno nella nostra società occidentale. Gli strumenti sono diversi, ai primi posti la paura generata da un nemico esterno, poi altre cose più sottili come la rana bollita (Davide Icke la chiama Totalitarian Tiptoe) e il famoso Problem-Reaction-Solution.
L’applicazione delle norme restrittive tramite dpcm che ha caratterizzato gli ultimi 8 mesi rispecchia tutti gli elementi detti ma volevo in questo momento attirare l’attenzione sul meccanismo di divisione che serve ad indebolire l’avversario, secondo il detto latino: “Divìde et ìmpera“.
Se le chiusure e le limitazioni fossero state indiscriminate e a pioggia, la reazione popolare sarebbe stata altrettanto compatta e unita. Invece notate come si tende a dividere l’avversario:
- metto i vecchi contro i giovani, proponendo limitazioni e vaccinazioni obbligatorie solo per gli oltre 65, ad esempio;
- i “sani sani” contro i “sani asintomatici”;
- quelli di Milano contro quelli del sud;
- I baristi soli contro tutti;
- poi i parrucchieri soli contro tutti;
- poi le palestre sole contro tutti;
- ecc. ecc.
e così facendo si rompe il fronte nemico, secondo la famosa poesia dei tempi del nazismo:
Quando i nazisti presero i comunisti,/ io non dissi nulla/ perché non ero comunista./ Quando rinchiusero i socialdemocratici/ io non dissi nulla/ perché non ero socialdemocratico./ Quando presero i sindacalisti,/ io non dissi nulla/ perché non ero sindacalista./ Poi presero gli ebrei,/ e io non dissi nulla/ perché non ero ebreo./ Poi vennero a prendere me./ E non era rimasto più nessuno che potesse dire qualcosa
A questo punto è fondamentale che ci sentiamo tutti uniti e compatti e non permettiamo che una sola ingiustizia venga perpetrata: è l’unica strada che ci permetterà di vincere: uniti si vince, divisi si perde.
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