(insegna davanti ad una bottega artigiana a Malta)
Ricevo e volentieri pubblico. Anche se l’argomento non è particolarmente “complottista“, credo che una delle strade da percorrere, contro questa globalizzazione selvaggia che distrugge culture, economie, la voglia di stare insieme, ecc., sia proprio quella del ritorno al locale, al quartiere, al borgo. Alla faccia di quello che ci hanno sbandierato, da decenni, essere il progresso.
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falegnamessa (ecco, manco le parole abbiamo) artistica e delle sue creature. Piango
L’avvento della grande produzione industriale mise KO e fece sparire il piccolo artigiano ed il poicolo agricoltore locale.
Producendo in serie le derrate si potevani ridurre fortemente i costi unitari, ed in quel prezzo ridotto farci stare anche la pubblicità e il trasporto da una luogo lontano, ma con alcuni inconvenienti I prodotti non avevano quella qualità che solo le mani dell’artigiano e del contadino potevano conferire. E fatto ancor più importante la perdita del lavoro e l’impoverimento generale e la perdita di potere d’acquisto della popolazione, oltre alla perdita di umanità denunciata nell’articolo.
Analoghi risultati si verificarono con la grande produzione agricola industriale. Si produssero per esempio i pomodori geneticamente modificati in spregio alle leggi della natura, pomodori che non hanno più alcun sapore. Così, per ridurre i prezzi si impoverirono i terreni coltivabili usando i fertilizzanti chimici (più utili per fabbricare esplosivi), mentre qualunque agricoltore sapeva che per mantenere fertile il terreno era necessario usare lo sterco animale.