“Per far credere una falsità non serve essere esplicitamente bugiardi”
“Con i numeri si può far vedere qualunque cosa”
Nonostante la “scienza” venga spesso invocata come ultimo baluardo di fronte alle critiche (“l’ha detto la scienza“) e i numeri siano apparentemente fonte di oggettività e quindi incontrovertibili, l’arte di far credere cose non vere (pur senza dire esplicite bugie) unita ad una lettura maliziosa dei numeri può grandi cose….ad esempio anche convincere milioni di persone che stare chiusi in casa con la mascherina sia cosa buona e giusta.
Per questo oggi voglio entrare un pochino nel dettaglio per illustrare come ci hanno ingannati per questa “pandemia“, e come la cosa è stata fatta con arte e coordinazione fra governo, sanità e mezzi di informazione.
Lo scenario di riferimento
Innanzitutto definiamo il campo: esiste
- una Popolazione P (nel caso che ci limitiamo a considerare, l’Italia, circa 60 milioni di persone);
- All’interno della popolazione esiste il sottoinsieme di quelli che sono stati Contagiati, C, quindi “hanno il virus“;
- All’interno del gruppo dei contagiati esiste il sottogruppo dei Malati, M (e già questo dovrebbe cominciare ad insospettire: già il fatto che esistano contagiati sani contraddice i principi di Koch, o la loro revisione in chiave virale, quelli di Rivers, per cui ci si potrebbe legittimamente domandare: dov’è la prova che il presunto virus sia proprio la cuasa della malattia? Ma andiamo avanti);
- All’interno del gruppo dei malati esiste il gruppo dei Deceduti, D.
Prima di procedere vanno fatte due ulteriori precisazioni.
- Già abbiamo visto che la presenza del virus non implica la malattia (infatti M è un sottoinsieme di C); ma cosa determina C? Un test, il famoso test del tampone, basato su una procedura, la PCR il cui stesso inventore, il premio Nobel Kary Mullis ha definito non adatta per finalità diagnostiche.
- Ulteriore precisazione: la definizione di morte PER coronaVirus e CON coronavirus. Se, come visto diverse volte anche su queste pagine, sono stati dati incentivi agli ospedali per i ricoveri di pazienti per coronavirus, e se il test è tutto sommato farlocco, è chiara la grandissima ampiezza di manovra che i manipolatori delle informazioni avevano; infatti rapporti come deceduti su contagiati (D/C):
o Contagiati su Popolazione (C/P):
Possono essere variati a piacimento, spostando di volta in volta il numeratore o il denominatore o entrambi.
I margini di manovra
Come si possono manipolare i numeri? In varie maniere, andando nello specifico:
- P: La popolazione è solo apparentemente non manovrabile. Posso, di volta in volta, fare le mie analisi su sotto-campioni, come ad esempio gli abitanti della provincia di Bergamo, gli anziani sopra i 70 anni, gli ospiti di una RSA, ecc.;
- C (contagiati) e M (Malati): qui ho la più ampia discrezionalità immaginabile. Posso trovare positività in chiunque, con un numero sfficiente di cicli PCR (come detto da Kary Mullis); posso riconoscere la malattia in base a parametri che, in altre annate sarebbero state classificate come semplici influenze, e magari senza tutto l’allarmismo in corso non sarebbero neanche state segnalate;
- D (decessi): anche qui esiste un certo margine di manovra. Sia perchè esiste il fondato sospetto che le indicazioni del ministero della salute (no cure, solo tachipirina e stare a casa, intubazione forzata, separazione dai parenti per gli anziani, clima di terrore, ecc.) abbiano causato un aumento dei morti, sia perchè, statisticamente posso aumentare fittiziamente il nmero di morti da Covid con degli incentivi opportuni agli ospedali.
Il paradosso
Il paradosso in tutta questa storia è che nel voler creare il panico si doveva stare molto attenti ai numeri da pubblicare. Infatti:
- Se i contagiati erano troppi, la letalità (rapporto fra morti e contagiati) sarebbe diminuita -> e chi si preoccupa di una malattia che uccide come una normale influenza?
- se i contagiati fossero stati troppo pochi non si sarebbe creato il panico sufficiente a giustificare il lockdown.
E allora come fare?
La loro strategia
La soluzione al paradosso si è trovata in un modo molto chiaro e semplice, e si può riassumere in 3 fasi.
Fase 1: creazione della paura
Nella prima fase era essenziale instillare la paura nella gente. Ed il modo più facile è far ricorso alla paura atavica di chiunque: la paura della morte. E quindi le (finte) bare di Bergamo, le colonne di camion militari che asportnao i cadaveri, la necessità di cremazione, ecc. Poco importa che
i deceduti sul totale della popolazione fossero pochi: l’importante era
fosse alta: come dire: se te lo prendi, sei praticamente certo che ne morirai.
Bastava concentrare l’attenzione su
- una zona geografica ben limitata
- un arco temporale limitato
- una fascia d’età limiitata
(e magari qualche aiutino, come l’intubazione forzata, il non curare i malati, la paura, l’isolamento, ecc., ma qui mi fermo perchè a pensar male si fa peccato, e non vorrei ricevere una querela … ah no, quelle ci sono già, centinaia di cause in Lombardia contro i sanitari per i morti….)
Fase 2: la contagiosità
Se nella fase 1 era fondamentale puntare sulla paura, e quindi era indispensabile parlare di grande LETALITA’ del virus, era quindi indispensabile che la contagiosità fosse bassa (altrimenti il rapporto D/C non sarebbe stato sufficientemente alto), una volta instillata la paura della morte, era importante far sapere della grande contagiosità, in modo che nessuno si sentisse al riparo e sicuro.
A quel punto, vai di tamponi a tutto spiano, gran numero di cicli (Kary Mullis: “con un sufficiente numero di cicli puoi trovare qualunque cosa in qualunque persona), per diffondere la senzazione che “nessuno è al sicuro”; qui si punta su:
Fase 3: ritorno alla normalità
Una volta che la gente, esasperata, accetta di farsi vaccinare, bisogna far vedere che il vaccino funziona: ed ecco che, guarda caso, l’OMS mette le mani avanti e dice che “… bisogna stare attenti con i test tampone…. non tutti sono veri positivi… “ e cose di questo genere.
Ciliegina
E in tutto questo, a scanso di equivoci, nella più classica manipolazione linguistica orwelliana, si è creato un concetto assolutamente nuovo:
Non esiste più il sano. Esiste l’Asintomatico: un “infetto” che però, per qualche strano motivo, non lo manifesta.
Che è quindi ancora peggio di un malato: perchè mentre il malato la manifesta, la sua condizione, lui no: l’Asintomatico è un falso, un imbroglione che, pur essendo malato, te lo nasconde.
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Se non sono figli del demonio questi, almeno alla sua scuola ci sono andati ed hanno imparato benissimo la lezione.
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