Qualche settimana fa sono stato invitato da alcuni amici a partecipare ad una diretta web (su Zoom, come abbiamo imparato tutti a fare ultimamente) per trattare di argomenti di controinformazione, in particolare il caso dell’attuale supposta (nel senso che si suppone che sia una pandemia, o forse che, come il presidio medico, viene infilata a forza nelle terga? 🙂 ) pandemìa.
A volte il desiderio di cambiare le cose, specie per chi ha aperto gli occhi, e si è reso conto delle enormi ingiustizie a cui è sottoposto, è grande, e l’impotenza di fronte all’imutilità dei tradizionali mezzi democratici (partecipazione alla vita politica? Riorganizzazione della società civile?), ripeto, a volte, lascia intravvedere, come unica possibile soluzione, la rivolta armata, violenta.
Ogni volta che penso a queste tentazioni, mi torna inmente un aforisma dell’amica Solange Manfredi, che recita: “Nelle rivoluzioni violente, gli psicopatici prendono il potere”. Che si comprende molto bene pensando all’etimologia delle parole: uno psicopatico, per sua natura, tende ad essere meno empatico col prossimo, che può quindi sopraffare, sottomettere e violentare con maggiore facilità di quanto farebbe una persona normale, perchè una persona normale sente il dolore di chi gli sta vicino. Pertanto, se avete in mente una rivoluzione violenta, sappiate che o siete i più psicopatici che esistono, o ci sarà qualche malato più cattivo di voi che riuscirà ad avere la meglio.
Abbandonata questa strada, ed avendo tutte le altre strade chiuse (sistema partitocratico, sistema dell’informazione, anche i social che censurano ciò che non è in linea con l’OMS, ecc.) cosa resta allora? Nessuna possibilità quindi?
No! La mia risposta è netta: la vera rivoluzione non si fa in piazza, ma l’avete già cominciata voi, quando avete deciso di fare qualcosa di gratis, come questi incontri, in cui ci mettete del vostro tempo, dei vostri mezzi, della vostra creatività e del vostro ingegno senza averne nulla in cambio. Lo dico in maniera ancora più chiara: ogni atto di volontariato, gratuito e senza aspettativa di ritorno, è il più grosso e dirompente atto rivoluzionario che si possa fare oggi, in una società in cui tutto è misurato col metro del denaro, della resa, del “ritorno sull’investimento“; tutto si apprezza (o si dis-prezza) sulla base della rendita economica che può dare.
Quande fate qualcosa gratis, di qualunque tipo, dal dare una mano ad un vicino a fare la spesa all’aiutare chi non ce la fa, dalle lezioni di recupero al riparare o sistemare il pc a chi non ne capisce nulla, state facendo qualcosa di rivoluzionario. Chi controlla il denaro non può controllare quello che fate gratis. E fare senza speranza o interesse di ritorno è la strada più diretta per scardinare, a piccoli passi, questo sistema. E creare, inevitabilmente, il paradiso in terra.
Si può cominciare con pochissimo: 10 minuti alla settimana, per poi crescere, un po’ alla volta, e dedicare porzioni sempre maggiori del nostro tempo a cose che non ci danno nessuna rendita economica indietro. Fatte solo perchè è giusto. Solo perchè è bello. Solo perchè il mondo intorno a noi si colora, un po’ alla volta, e risplende sempre di più (rendendo anche la nostra vita molto più bella – e questo è il vero ritorno, il vero centuplo quaggiù di cui parlava anche Gesù). Anche il monaco tibetano lo diceva: se volete ottenere qualcosa, qualunque cosa, adoperatevi perchè qualcun altro possa ottenere quel qualcosa. E la vita, come uno specchio, ve lo renderà.
Guglielmo Cancelli parla di vaccini con gli occhi che brillano perchè ha fatto i suoi conti e gli danno una rendita di 20 a 1? Ditegli che noi abbiamo trovato molto di più: “il centuplo quaggiù e l’eternità, dopo”.
Avrei lasciato cadere la cosa a quella trasmissione, ma nei 10 giorni trascorsi da allora ho incontrato alcuni casi che mi sono molto piaciuti e voglio riproporveli qui.
Caso 1
Un amico di Mestre mi manda il link ad un video realizzato con il suo coro parrocchiale: tutti da casa, ognuno a dare la sua parte, e poi un sapiente editing e mixaggio a mettere in piedi il tutto. Artigianale, certo, ma io mi sono commosso nel guardarlo.
Caso 2
Un altro amico, bloccato per via della quarantena fuori Italia, ha fatto un video sul cibo sano e come produrlo in armonia con la natura: un’ottima sintesi di quello che va fatto, che stiamo dicendo anche da queste pagine in merito agli OGM. Fra l’altro questo amico quando era in Italia era uno dei promotori della Cucina Brigante, iniziativa popolare di Padova che prende il cibo che sarebbe buttato e lo mette a disposizione dei bisognosi, o di chi è disposto anche a contribuire a questa lodevole iniziativa che insegna la cultura della parsmonia, del non spreco, in controtendenza ad una società consumistica che promuove invece consumo sfrenato.
In entrambi i casi qualcosa di bello, prezioso ed utile, fatto senza nessun ritorno economico, solo perchè è bello, e giusto, a vale la pena impegnarcisi.
Caso 3
Per finire con l’ultimo esempio, di oggi pomeriggio a Padova. Colti dalla pioggia in bicicletta ci rifugiamo sotto i portici, troviamo amici e cominciamo a parlare. Nella pasticceria a fianco una amica ci riconosce e ci saluta. Dopo un po’ viene fuori e ci regala un vassoio di brioche e fette di torta. “Sapete… il titolare vuole che si butti via quello che avanza, a quest’ora… ma a me dispiace… volete?”
Togliamo potere al denaro e ai suoi creatori. Solo così diventeremo veramente liberi.
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