L’amico Massimiliano, Max Bitner fra i commentatori di questo sito, mi ha ripreso più volte prchè non ho dato il giusto spazio all’alimentazione, altro vero e proprio strumento di controllo delle masse. Lui, essendo naturopata, ne sa qualcosa, soprattutto perchè ha vissuto sulla sua pelle, e per diversi anni, una esperienza che lo ha fatto crescere moltissimo, pur fra atroci sofferenze, e così gli ho chiesto di raccontarcela. Ecco cosa ne è venuto fuori.
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Immagina
Immagina di essere una singola cellula nel mezzo di milioni di cellule che compongono un bruco in via di sviluppo, la struttura che lo circonda ha funzionato come una macchina perfetta, sincronizzata. Il mondo della larva è cresciuto a poco a poco come previsto, fino al suo massimo limite funzionale.
Raggiunto il quale, la macchina inizia a fremere e sussultare. Il sistema collassa, le cellule iniziano a suicidarsi, c’è un senso di oscurità e di destino incombente:
ecco la malattia.
A questo punto, non prima, nel mezzo della morente popolazione inizia a emergere una nuova stirpe di cellule chiamate: cellule immaginali. Raggruppatesi in una nuova comunità, realizzano un piano per creare qualcosa di interamente nuovo dai vecchi rottami. Dal conflitto, dal decadimento, sorge una nuova macchina volante, una farfalla, che permette alle cellule così riorganizzate la fuga in un nuovo mondo, molto aldilà dell’immaginazione:
ecco la guarigione.
Questa è la cosa sorprendente:
il bruco e la farfalla hanno lo stesso identico DNA, sono lo stesso organismo, ma ricevono e rispondono ad un segnale esterno totalmente diverso. Se ne deduce che il primo diverso segnale, ciò che induce la guarigione, deve arrivare dall’esterno.
Poiché: “un problema non può essere risolto allo stesso livello sul quale è sorto” (Albert Einstein).
Il prologo sulle cellule immaginali è utile a tracciare la linea maestra sull’argomento che andremo a trattare; al momento non fatevi troppe domande, ma seguitemi.. poi unirete i puntini … e vi sarà chiaro.
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Allora Max, da dove vuoi cominciare a raccontarci la tua espereinza?
Tutto ebbe inizio nell’estate del 1981, stavo compiendo 18 anni, in quei mesi imparai a capire quanto possa essere incerto lo “stare bene”, a non dare per scontato che al mattino ti alzi e stai bene o che alla sera dormirai, o che nella notte potrai svegliarti allucinato dal dolore.. fu una specie di risveglio in un incubo, conobbi un qualcosa che poi mi diagnosticheranno correttamente, quale essere la cefalea a grappolo o semplicemente Cluster, gergalmente chiamata “cefalea del suicida”.
Cefalea del suicida?
Si, perché avevo avuto precedentemente qualche emicrania, ma mai così ben localizzata, arcata sopraciliare destra, quell’estate (ero in Grecia) mi portarono da un medico che mi prescrisse antibiotici per quel che riteneva essere una sinusite latente, mossa dalle immersioni in apnea, per carità, non era un neurologo e la cosa poteva esser credibile.. certo che per me il termine sinusite divenne poi ricorrente, tornato in Italia continuarono con quella diagnosi e mi prescrissero di tutto e di più per liberare le vie respiratorie, in sé è sempre un buon lavoro di pulizia, ma il problema restava.
Poi con la ripresa dell’anno scolastico, era l’ultimo al quale sarebbe seguito il diploma, il sintomo scomparse come per incanto.. pensai alla bontà del lavoro eseguito, tra farmaci, aerosol e sulfamigi, sia a casa che alle vicine terme di Montegrotto.
Tutto finito, fino a quando?
Passò parecchio tempo prima che il mostro venisse a farmi visita di nuovo.. nel frattempo mi diplomai e successivamente partii per il servizio militare, allora obbligatorio, quando tornai, mi iscrissi all’università.. biologia, volevo conoscere i segreti della vita, tutta colpa di un vecchio libro di scienze, che era rimasto lì nel cassetto dai tempi delle medie. Era l’anno 1984.
Tornai dai medici, che saputa la mia storia, non si fecero altre domande e dissero: sinusite. Anzi, secondo loro era da attribuire ad una deviazione congenita del setto nasale, quindi mi proposero un intervento, assai doloroso seguito da una lunga convalescenza, sì respiravo meglio, per il primo periodo credevo d’avere le prese d’aria di un 747.. un turbine al più piccolo respiro. La cosa per il momento si risolse.. o meglio tale fu il trauma che la cefalea scomparse.. per un altro anno e mezzo, nel 1986 eccola di nuovo, a questo punto ve la spiego un po’ meglio: ogni variazione climatica, ogni sbalzo barometrico e altri eventi, anche i più insignificanti, andavano a stimolare un attacco di cefalea, potentissimo, che nell’arco di un ora raggiungeva il suo massimo.
Molto dolorosa?
Immaginate qualcuno che con un martello pneumatico decida di demolirvi l’arcata sopraciliare, lasciandoti poi un dolore costante come uno scalpello piantato, che non riuscite a togliervi dalla testa.. a quel punto, guardandovi allo specchio vedete solo un occhio arrossato e sporgente, come a voler scappare dal corpo, lacrimante al massimo.
Questa cefalea vien detta del suicida, perché senza una causa apparente il primo istinto è quello di giustificare il dolore che subite tentando di spaccarvi la testa contro lo spigolo di un muro, c’è chi in preda ad una crisi si sia ucciso, da qui la nomea del sintomo.
Poi trascorse dall’una alle due ore, ad un tratto, così come è arrivato, il mostro se ne va, o meglio, l’attacco finisce, lasciandoti un senso di assoluta spossatezza, vuoi solo dormire per riprenderti. Non riesci a spiegarti il perché di questa specie di punizione. Riprendi le normali attività con il timore che ritorni. Le crisi si susseguono secondo uno schema “classico”, un periodo di uno o tre mesi.. crescendo in intensità e frequenza, seguendo una specie di curva gaussiana.. la prima crisi arriva e la seconda segue dopo una settimana, poi una ogni tre giorni, poi una ogni due, poi una ogni giorno poi, una di notte ed una di giorno, poi due al giorno ed una di notte, poi tra notte e giorno si susseguono come una tempesta.. qui smetti di esistere.. è una non vita o meglio una vita di dolore.. questa esplosione alla massima intensità dura un periodo più o meno lungo, una settimana se sei fortunato, se no anche un mese.. poi le crisi iniziano a scemare, sempre più rapidamente fino a scomparire.
Il mostro se ne va per un anno e mezzo, a volte due.. ma poi, sul più bello che l’hai dimenticato ecco che torna.. sembra che gli manchi.
Per quanto tempo continuasti a “brancolare nel buio”?
Una notte di agosto mio padre si decide a portarmi in pronto soccorso, ormai qualsiasi antidolorifico comune, mi faceva un baffo.. era il 1990, fino ad allora i medici continuavano a diagnosticarmi la solita sinusite, sapete, ci sono le ricadute!
Quella notte Dio volle che era di servizio un neurologo, mi sottopose a vari test e diagnosticò la bestia.. cefalea a grappolo.. là per là, non che saperne il nome mi gratificasse, ma almeno si potevano provare altri protocolli, lui mi prescrisse subito, visto che in quel periodo ero già all’apice della gaussiana, una “cura” d’urto al cortisone, poi mi mandò al centro cefalee.. seguirono altri controlli per escludere altre cause, a distanza di anni i protocolli si sbizzarrirono.
Passai dal cortisone, che comunque tornava spesso quale “cura” preventiva, ai farmaci più disparati.. diciamo che sperimentavano: antiepilettici per un periodo, cardiaci per un altro, poi ancora cortisone, poi di nuovo antiepilettici, diciamo che ogni due anni si provava qualcosa.. ma questi erano i protocolli, anche cambiando medico o centro, frugai tra tanti specialisti, spendendo un botto e aggravando la situazione a 360°, ero quasi intossicato. Perché quando le crisi arrivavano mi iniettavo composti a base di caffeina, l’effetto vasocostrittore mi aiutava, venne poi un farmaco “miracoloso” che con una sola iniezione mi faceva sparire l’attacco, solo che poi dopo due ore si ripresentava e di nuovo.. e vai di iniezione, sul bugiardino raccomandava massimo due iniezioni al giorno, secondo voi io ne tenevo conto?
Un po’ un drogato, insomma.
Diciamo che un drogato sta molto, molto meglio e forse spende meno, visto che al tempo due di queste iniezioni costavano 160.000 lire, poi con l’euro.. bè, ovviamente 160 €. Poi quando il SSN riconobbe la valenza invalidante di questa malattia, decise di renderlo disponibile, si pagava solo il ticket della ricetta.. sì ma il problema restava e le cure base erano terrificanti. All’ennesima cura incrociata, tra farmaci vasocostrittori e cardiaci maturai delle problematiche circolatorie, tant’è che la mia dottoressa di base, m’ingiunse a sospendere tutto. Diceva che andando avanti così sarei morto ed io le credevo, anzi tutto sommato mi auguravo di fare un colpo all’ennesima dose.
Addirittura!
Erano passati ormai anni, dalla prima diagnosi, non avevo più speranze, anno 2003, quarant’anni suonati, decisamente sfatto.
Vi lascio intuire quanto ‘sta cosa mi avesse sottratto dell’esistenza, si è vero, al termine di un periodo di crisi, passava almeno un anno per il successivo appuntamento. Ma sia il lavoro che le relazioni venivano compromesse.. passavo da uno stadio di vita ad uno di non vita.. chi mi conosce mi è testimone. Ormai non ci facevo più caso se mentre guidavo la macchina, mi sparavo un’iniezione sulla gamba e continuavo a guidare, una vita frenetica, piena di consegne, responsabilità, stress.. lo stesso anno finì il mio matrimonio, passai un periodo di transizione in una specie di oblio, un anno e mezzo.. nel frattempo erano accadute varie cose, eventi molto significativi e personali, che hanno influenzato e trasformato il mio modo di vedere.. lasciai cadere istintivamente in primis, il senso del dovere.
Capivo che quello era parte della dissociazione tra ciò che facevo e ciò che volevo fare intimamente.
Ne avevo un barlume percettivo, non certo consapevolezza, nasceva in me la determinazione di non accettare più questa malattia, a qualsiasi costo.
Fine prima parte.
Ma la seconda parte?
La sto sollecitando anch’io…. 🙂
Ti comprendo di cuore, nelle prime fasi della tua vicenda ci sono passata anch’io.
Anche a me dicevano “sinusite” … ricordo che dovevo stare al buio, senza sentire nessun tipo di rumore, a faccia in giù premendo forte l’arcata sopraciliare. Vomito continuo, non riuscivo a camminare. A me durava giornate intere, veramente un inferno da non augurare a nessuno, con quattro figli piccoli per giunta.
Il mio medico ha sempre tergiversato… prenda un aulin… stia a riposo….
Poi il 16 novembre del 2002 una leggera emicrania e la causa vien fuori.
Rottura dell’aneurisma, operata e son qui!
Mai più avuto quei mal di testa così debilitanti.
Non vedo l’ora di leggere la tua seconda parte caro Massimiliano! Siamo nelle mani di Dio che spero abbia aiutato anche te. Un abbraccio…
Anch’io non vedo l’ora, adesso gli telefono! 🙂
[…] che si chiamano tutti e tre così, un amico, Max Bittante, che ha anche scritto su questo sito, qui e qui; un conoscente, Max Gaetano, convinto e convincente fruttariano, ma soprattutto il mitico Max […]