Ricevo dall’amico Marco e volentieri pubblico.
“In quel tempo Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidone” (Matteo 15:21).
Pochi prestano attenzione a: cosa ci era andato a fare, là, in Libano, nella terra dei pagani? Ebbene, lì vi erano le zecche di Baal e Maloch, dove si stampavano i Sicli; che poi erano “venduti” nel Tempio, dai cambiavalute.
C’era qualcosa là di cui Gesù non fosse già a conoscenza?
Fra l’altro, non aveva nemmeno l’intento di convertirli, per quanto quei luoghi, nei secoli, si erano trasformati in ciò che di più deplorevole esiste al mondo; che attraverso i suoi affari aveva persino coniato una valuta a debito, con cui faceva schiavi persino fra gli israeliti. Quindi non era là che avrebbe mai pensato di ottenere qualcosa di buono. Ma sa che comunque vi deve andare, fosse altro per vedere la reazione della gente.
E così accadde, che una donna, uscita dalla città cananea gli andò incontro supplicandoLo.
Nella città, dentro Tiro, la miseranda, sapeva che non lo avrebbe potuto fare. Aveva sentito parlare di Gesù, e aveva intuito che “solo” liberandosi da quelle costrizioni che gli imponevano il rango, la reputazione, i vincoli sociali ed economici, avrebbe potuto chiedere a Gesù di liberare la figlia malata, oppressa da Satana. È stato un bene superiore che l’ha mossa da Mammona.
Ma Gesù chiede di più.
Nessuno poteva privare il popolo di Dio del privilegio di essere tutto Suo. Sebbene, Gesù, in quei giorni, ne fosse molto deluso, con tutti i miracoli fatti: pochi si erano veramente convertiti a Lui. Eppure questa donna che viene da un posto così avviso a Dio, sembra dimostrare una fede di gran lunga più grande di quella degli israeliti. Anzi, in contrapasso alla sua origine, non chiede per sè un pezzo di pane, ma di accontentarsi delle briciole, visto che i “cani” hanno fama di essere restii alle parole sante, come sono sprecate le perle date ai porci. Sa di non meritare tanto.
Gesù, visto ciò si interroga: non è Lui che sta andando a cercare nel torbido, non perderà tempo a convertire chi si è strutturato consapevolmente ad un sistema pagano tutto impegnato contro Dio; ma, se i pentiti Lo vanno a cercare, e lo fanno implorandoLo, gridando il loro dolore, addirittura sbarrandoGli la strada per ricevere ascolto, allora la fede di costoro merita attenzione, accoglienza, e persino d’essere menzionata nei Vangeli.
Il posto da dove veniva la donna era “l’insieme di tutte le Nazioni”. Oggi diremo dove avveniva il massimo dell’abominio, che si concentrava nell’adorazione del nuovo idolo, creato appositamente per sovrastare tutte le altre divinità, quelle costutuitesi fra i vari popoli al punto da contrapporsi al vero Dio; e, che avevano chiamato Mammona.
Tutti i popoli erano soggiogati da questo potere che concentrava su di sè ogni bene possibile, da cui dipendeva la sopravvivenza di molti Popoli “disperati”. Erano arrivati ad un punto tale dell’esercizio del potere, di non aver bisogno nemmeno di un esercito armato, tale era la loro influenza sul genere umano. Persino il Tempio di Gerusalemme verrà realizzato per mezzo loro. Non resta che immaginare perchè Gesù fosse rimasto colpito da tutta quella necessità, da parte di una donna, di incontrarLo.
Consideriamo lo stato d’animo di Gesù:
sapendo cosa proveniva da Tiro e Sidone, che era alla stregua, soltanto, di ciò che per il Padre era avvenuto, a suo tempo, con Sodoma e Gomorra. Ecco, si capisce meglio cosa ha potuto scatenare il Suo sfogo, pochi giorni prima di morire, che, si concentrerà nel “cortile dei gentili” dove rovescerà i banchi. Definendo, di fatto, la ragione stessa dell’accusa che Lo porterà sulla Croce: essere entrato in rotta di collisione col potere di Satana nel mondo; quello che aveva mostrato Lui, nel deserto, tentandoLo; ossia, che il principe della terra, che aveva scelto a dimora a Tiro, si stava strutturando già da tempo per conquistare il mondo, dopo i fatti di Babele; e che aveva trovato nella cabala rabbinica la sua leva più forte per la conquista futura dei luoghi di potere che contano, anche e soprattutto a Roma.
Con cui avrebbe poi potuto sottrarre sistematicamente quante più Anime a Dio, attraverso la struttura matriciale e tentacolare di Mammona e quella particolarmente persuasiva nonchè invasiva e silenziosa della “Moneta” (altra divinità, questa volta romana, riferita a una “donna”, Giunone, il cui Tempio era stato trasformato in zecca dell’Impero).
Gesù, di questi valori commerciali, ne deplorava l’intento bestemmiatore (perché c’é una bestia che viene raffigurata sulle monete di ieri e di oggi), che è quello fatto intenzionalmente per offendere lo Spirito Santo e che Dio non perdonerà mai; perchè è con il simbolo, il Marchio di quella Bestia -che solo Dio sà fin dove arriveranno a collocarlo, persino nel corpo- che Satana frappone i suoi intenti di conquista al Progetto del Regno di Dio e alle Opere di Salvezza.
Un Marchio senza il quale nessuno potrà più “vendere e comprare“, ricchi o poveri che siano. Al punto che Gesù, dopo l’incontro col Giovane Ricco dirà: dovete tutti scegliere tra Dio e Mammona! Non è più sufficiente seguire solo le leggi mosaiche! E ciò vale per i notabili, per le famiglie, per chiunque crede di essere nel giusto perchè così fa tutti o perchè così si è sempre fatto!
Appunto per questo dobbiamo tener conto di alcune considerazioni che ci vengono rimandate ad oggi, tramite gli evangelisti: Pietro disse a Gesù: “Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguìto“. Gesù gli rispose:
“In verità vi dico: “non c’è nessuno, che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o campi a causa mia e a causa del Vangelo, che non riceva il centuplo adesso, in questo tempo, in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, con persecuzioni, (Lc dice: “che non riceva molto di più già in questo tempo”) e la vita eterna nel secolo che viene” (Mc 10,29-30; parall. Mt 19,28-29; Lc 18,28-3o).
Il Messia è costretto a rivelare tutto ciò, perchè è davvero indignato:
“Guai a te, Corazìn, guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidone fossero avvenuti i prodigi che avvennero in mezzo a voi, già da tempo, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, nel giudizio, Tiro e Sidone saranno trattate meno duramente di voi. E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Chi ascolta voi ascolta Me, chi disprezza voi disprezza Me. E chi disprezza Me, disprezza Colui che Mi ha mandato”.
Non sono da poco conto queste parole, per chi oggi crede di potersi convertire ed essere di Gesù e con Gesù per combattere la battaglia finale per la sopravvivenza della specie umana e la salvezza delle Anime.
Allora a Gerusalemme si usavano molte unità di misurazione dei prezzi e dei valori, tra cui vi erano i sesterzi romani (“mostratemi una moneta” qui c’è il volto di Cesare per cui è lecito pagare le tasse”. Ma quello dell’idolo, qualunque esso sia, figuriamoci se di Mammona, va sostituito totalmente, convertito con altri mezzi che sappiano dare piena Gloria al Padre che è nei Cieli e diritto di imperio e sovranità sui Popoli, al Figlio, che ha una moneta propria fatta di Carità e amore gratuito e che paga la vera merce agli operai, della Vigna del Signore, secondo i talenti).
L’evangelista Matteo ci dice che, inoltre, il Siclo di Tiro, era l’unica moneta nelle disponibilità delle casse dei sacerdoti del Tempio di Gerusalemme. Cioè, Mammona, si era imposta a tutto tondo già al tempo di Gesù. Infatti, furono molto ben accorti quando mandarono agenti infiltrati tra le folle, a provocare Gesù, nel non mostrarGli quella di moneta, il Siclo; proprio perchè, in quel momento, non venisse fuori l’arcano: che fosse proprio la stessa, quella col simbolo di Mammona, con cui avevano deciso di pagare Giuda a che consegnasse loro il Signore che si era messo di intralcio! Potremo dire che anche i posteri verranno ingannati con una delle più grandi operazioni di distrazione di massa: ossia che Cesare c’entri qualcosa con l’uccisione di Gesù, e non Mammona.
Allora si adempì quello che era stato detto dal profeta Geremia:
“E presero i trenta sicli d’argento, il prezzo di Colui che era stato venduto, come era stato valutato dai figli d’Israele” (Matteo 27:3,9).
Ricapitoliamo, quindi: “Gesù andò nella regione di Tiro“. Origene (ca 185-253), sacerdote e teologo cristiano, commenta così il Vangelo di Matteo, 9, 16; SC 16.
Gesù è uscito da Israele (…):”Partito di là, si diresse verso le parti di Tiro” (Mt 15,21).
Perché, chi degli abitanti di quel territorio avesse creduto, potesse essere salvato quando ne fosse uscito. Infatti, senti bene queste parole: ‘Pietà di me, Signore, figlio di Davide. Mia figlia è crudelmente tormentata da un demonio’ (v.22). Secondo me, se lei non fosse uscita da quel territorio, non avrebbe potuto gridare a Gesù con quella ‘grande fede’, come dice lui stesso (v. 28). ‘Secondo la misura della fede‘ (Rm 12,6), si esce dal territorio delle nazioni pagane (… ). Bisogna certo credere che ognuno di noi, quando è peccatore, si trova nel territorio di Tiro e Sidone, o del faraone d’Egitto, o in qualsiasi paese estraneo all’eredità di Dio.
Ma quando il peccatore abbandona il male e ritorna al bene, esce da quei territori dove regna il peccato: si affretta verso i territori che sono dalla parte di Dio (…). Nota pure quell’andare incontro di Gesù alla cananea; sembra dirigersi verso la regione di Tiro e Sidone (…). I giusti sono preparati al Regno dei cieli e ad elevarsi nel regno dei cieli, mentre i peccatori sono predisposti alla decadenza causata dalla loro cattiveria (…).
La cananea, lasciando quei territori, abbandona la predisposizione alla decadenza, quando grida ‘Pietà di me Signore, figlio di Davide’. (… )Tutte le guarigioni compiute da Gesù, come raccontano gli evangelisti, sono avvenute perché coloro che le vedevano avessero la fede. Ma questi fatti sono il simbolo di ciò che è sempre realizzato dalla potenza di Gesù, poiché non c’è epoca in cui ciò che è scritto non si realizzi, esattamente allo stesso modo.
“Allora si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi, perché non si erano convertite” (Mt 11, 20-24).
+Petrus Romanus+ Maior Cappellanus Palatini, Confessore Theatino, Magister di Squadroni montfortiani di Nostra Signora della Tenda augusto Tabernacolo, di Domus Ecclesiae, Cooperative di Cattolici Resilienti Liberi Operai della Vigna, Nuntium Parusiae, Preposito Generale dell’ArciConfraternita Diaconale e Mariana – Arca della Bellezza
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