Sesto: liberarsi dalla schiavitù del denaro
“Il denaro è un ottimo servitore e un pessimo padrone”. Sicuramente siamo giunti ad un punto in cui lo “sterco del demonio” non è più un aiutante ma un tiranno oppressivo. Ho già fatto notare (“Prezzo e dis-prezzo“) come il denaro abbia assunto così tanto valore nella nostra civiltà che, contrariamente alla logica, molte volte non è il valore intrinseco delle cose che ne determina il prezzo, ma è il prezzo stesso a condizionare il nostro giudizio e a farci attribuire un valore. Ma perchè siamo giunti a questo? Perchè abbiamo bisogno di un numero che ci faccia da metro, da parametro per ogni cosa? Si parla di uno sportivo: e ti devono dire quanto guadagna. Una modella: quanto prende per ogni sfilata. Sei stato in vacanza? Ma quanto hai speso? Che lavoro fai? Ma quanto guadagni? Sembra che il denaro sia diventato ormai l’unico nostro parametro di riferimento, l’unica lente o l’unico filtro attraverso il quale guardare il mondo.
La radice prima di questo è che non siamo in grado di fidarci. Pensiamo che il prossimo sia sempre in agguato per fregarci; dobbiamo mettere da parte per il nostro futuro, non si sa mai; e se un giorno avessi bisogno, come farei? Abbiamo perso la capacità di donare gratuitamente noi stessi e il nostro tempo. Magari per certe piccole cose lo facciamo ancora: se il figlio del vicino va male in matematica, magari un paio di lezioni gliele dai, e mica chiedi soldi per questo; se il tuo amico del cuore trasloca, magari una giornata gliela dedichi per dargli una mano; ma poi basta, presi come siamo nel vortice del nostro lavoro totalizzante, che a malapena ci lascia il fine settimana per le pulizie e la spesa. E allora ci sentiamo più sicuri coi numeri: possiamo contare, accumulare, mettere da parte, costruire una illusoria certezza che riempia l’immenso vuoto che abbiamo dentro.
Pensate invece a come sarebbe bello non avere nessun pensiero per il futuro, vivere abbandonati e disponibili, certi che tutto il bene fatto, in un modo o nell’altro, torna sempre, magari per strade diverse e inaspettate. Vivere senza paura non soltanto allontanerebbe tutte le malattie, ma toglierebbe un’arma potentissima a chi, sulle nostre paure, ha costruito il proprio business plan.
Gli amici dello SCEC (o Sereno, in Veneto), così come quelli del Bitcoin (per non parlare di Auriti e del suo Scimec prima) hanno avuto una grande idea per smussare le armi a chi, stampando denaro, si è impossessato del mondo e delle nostre vite; ma anche queste forme alternative non chiedono di fare il grande salto, semplicemente relazionano la nostra attività ad un altro tipo di contabilità, certo più democratica, più distribuita ed equa, siamo d’accordo: ma il vero salto si potrà fare con il vero, totale e fiducioso abbandono nel Signore. Per questo madre Teresa diceva: “il mio banchiere è Dio“: perchè si fidava, e quando riceveva, dava, e quando non aveva, non dava, senza nessun tipo di pianificazione o accantonamento. Come mi ha detto una volta un amico, Nicola, quando gli ho spiegato il piano della moneta alternativa: “bello, ma in ogni progetto della mente associativa il falsario riesce ad infilarsi. Solo nelle opere del cuore (=senza alcun calcolo di utile e ritorno) quello lì non può infilarsi.”
Quando facciamo qualcosa gratis, quindi, non facciamolo perchè è una buona azione: (diversamente da come credono gli amici islamici, Dio non metterà su una bilancia tutte le azioni buone e quelle cattive, per vedere di cosa saremo meritori, per Lui valgono anche le conversioni dell’ultima ora) facciamo qualcosa di gratis ogni giorno perchè così, imparando la fiducia e l’abbandono, un po’ alla volta costruiamo il regno di Dio sulla terra.
Non serve fare come san Francesco, da un giorno all’altro abbandonare tutto: questo è un inganno fatto apposta per non permetterci di cambiare nulla, spaventandoci con una impresa impossibile ai più. Invece bisogna fare tante piccole cose, facili, accessibili, subito. Una cartina per terra? Raccoglila, gratis! Dai un passaggio gratis a qualcuno che te lo chiede, offriti di stirare per l’amica che è in un momento di carico eccessivo, se vai al parco coi tuoi figli porta anche quelli del vicino, se fai il pane in casa fanne un po’ di più per la signora anziana che sta di fronte. Tante piccole cose, fatte per il puro piacere di farle, senza nessuna aspettativa di ritorno. Ci metteranno sulla strada giusta.
La realtà è che ogni scalata, anche al monto più alto, comincia col prima passo: basta cominciare col poco. Cominciamo ad esempio con un sorriso gratuito: chi non è capace di darlo? Da lì poi possiamo passare a donare qualcosa di più. Ogni giorno di più, magari facendo cose che ci piace fare (e perché no? Dobbiamo o non dobbiamo amare il prossimo come noi stessi? Non dobbiamo certo disprezzarci e buttarci via, anzi!) come invitare un vicino a prendere il caffè o una fetta di torta fatta apposta per l’occasione. Un po’ alla volta, con pazienza, fino a dare tutta la vita, ci riusciremo anche noi.
Lascia un commento