Non so se si possano stilare graduatorie dei vari impegni, delle varie battaglie; in fondo, se lottiamo tutti per il trionfo della Verità, è un bene che questa trionfi nei vari aspetti della nostra vita. Per questo credo che non si possa guardare con sufficienza chi non si occupa di signoraggio bancario, o chi non si occupa di scie chimiche, o chi non si occupa di vaccinazioni pericolose: è giusto che ognuno dia quello che può e che meglio si sposa che le proprie inclinazioni, col proprio sentire, col proprio vissuto e con la propria preparazione. E non si deve criticare questo o quell’altro perchè non mette al primo posto posto la battaglia che noi stiamo compiendo, convinti che quella sia l’unica, la suprema, e tutte le altre siano solo dei diversivi.

Forse però esiste una eccezione a questa affermazione. Forse però quando è in gioco la vita di un essere umano, che sta per essere ucciso, adesso, l’urgenza è tale che questa cosa dovrebbe venire prima di tutte le altre. Copio e incollo da http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2134

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L’INCREDIBILE CONVERSIONE DELLA DIRETTRICE DI UNA CLINICA DEL PIU’ GRANDE ENTE ABORTISTA AMERICANO RACCONTATA IN UN LIBRO
‘Se pensi che avere un aborto sia una scelta che elimina un problema… ripensaci, perché l’aborto non è la fine di un problema… è solo l’inizio di tanti problemi in più”
di Virginia Lalli

E’ uscito in Italia il libro (in inglese) “Unplanned” (non pianificati) di Abby Jhonson, ex direttrice a Bryan in Texas di una delle cliniche americane per aborti della catena “Planned Parenthood”.Il libro racconta la sua vicenda professionale e la sua trasformazione umana e spirituale all’insegna della verità e della compassione.

Abby incontra all’università del Texas una reclutatrice presso uno stand del volontariato per Planned Parenthood. Ricorda Abby: “Dicevano che erano lì per ridurre gli aborti, per renderli ‘sicuri’ e ‘rari’ con la pianificazione familiare. Parlavano in modo compassionevole, dicendo che non vogliono che le donne tornino indietro nel tempo con gli aborti illegali e pericolosi, facendo altresì riferimento ai diritti riproduttivi” .

La Jhonson desiderando aiutare le donne in difficoltà inizia come psicologa volontaria a lavorare per Planned Parenthood, fa rapidamente carriera e nel giro di otto anni diventa direttore della clinica del Texas.
Abby alla quale veniva imposto di raggiungere delle quote di aborti e di accettare senza discutere l’ideologia abortista del “diritto all’aborto” rimane turbata, constatando che l’aborto era più un prodotto che vendevano che una necessità da combattere affinché diminuissero gli aborti.

Ma tutto cambia il 26 settembre 2009 quando per carenza di personale le viene chiesto di assistere ad un controllo ecografico di un aborto. Vede con orrore un bambino di 13 settimane di gestazione completamente sviluppato con braccia, gambe, dita, piedi e un piccolo battito cardiaco combattere e infine perdere la sua vita per mano di un abortista.

“In un primo momento, il bambino non si muoveva, come se fosse addormentato. Ma poi, quando la sonda abortista è stata vicino ad esso, è saltato e ha cominciato a combattere, e ho visto che si allontanava dalla sonda. Nel giro di pochi secondi, la lotta era finita e il bambino aveva perso”.

“Pensavo che un bambino di poche settimane fosse incapace di sentire qualcosa” racconta Abby ma vide anche come si contorceva mentre il tubo lo aspirava “poi è scomparso sotto i miei occhi nella cannula – racconta Abby- aggiungendo che l’ultima cosa che vide fu “come la spina dorsale perfettamente formata venisse aspirata dalla cannula”.

“Non riuscivo a smettere di pensare a quante donne aveva rassicurato quando avevano chiesto prima di abortire, ‘Il mio bambino sentirà questo?’“.”Dicevo loro, una dopo l’altra, ‘No’, perché mi era stato detto da Planned Parenthood che il bambino non sentirebbe dolore fino a 28 settimane di gestazione’. Non potevo pensare che io avevo creduto a questa menzogna per otto anni. “La realtà è che un bambino prenatale può sentire dolore già ad otto settimane di gestazione”. In quel momento Abby ha avuto la piena consapevolezza di ciò che l’aborto è ed a che cosa stava dedicando la sua vita ed ha avuto una trasformazione profonda.

Abby ha continuato a lavorare a Planned Parenthood per poco tempo dopo l’aborto per trovare “il coraggio di mettere da parte l’orgoglio e ammettere a se stessa, agli amici e alla sua famiglia che aveva sbagliato e che loro avevano ragione”. “Ma il 5 ottobre 2009 meno di un mese dopo racconta” io non sapevo cosa fare, sapevo solo che non potevo continuare a lavorare a Planned Parenthood”.

Abby si è rivolta al vicino ufficio della Colazione per la Vita, un locale gruppo a favore della vita che pregava fuori dal suo ufficio di Planned Parenthood. La Coalizione per la Vita ha lanciato nel 2004 “40 giorni per la vita”, una campagna di un gruppo locale di Byran, Texas. La campagna attiva due volte l’anno consiste in 40 giorni di preghiera e digiuno con veglie in turni davanti alle cliniche per aborti. I 40 giorni derivano dalla Bibbia: i 40 giorni sul Sinai di Mosè e i 40 giorni nel deserto di Gesù.

Abby ha promesso che avrebbe cominciato a sostenere la vita nel grembo materno ed esporre l’aborto per quello che è realmente. “Sapevo che i membri della Coalizione avevano pregato per me per molti anni” Abby ha spiegato,”ed ero anche in buoni rapporti con alcuni di loro. Quello che non sapevo è che intorno a me si stava svolgendo una guerra spirituale. Quando ripenso alla mia vita a Planned Parenthood, di come ho agito e come ho parlato, mi fa quasi male fisicamente”, ha riflettuto. “Le cose che abbiamo detto, scherzando con i colleghi di lavoro, il tutto mentre stavamo uccidendo persone nello stesso edificio, vi è stato un male lì, quasi come se, quando si attraversano i cancelli del centro di aborto, qualcosa prende il controllo della tua mente”.

Abby rassegna le sue dimissioni da Planned Parenthood il 9 ottobre 2009. Planned Parenthood ha preso immediati provvedimenti legali nei confronti della Jhonson per violazione del contratto e violazione del segreto per ridurla al silenzio. Ma il giudice ha respinto la domanda di Planned Parenthood e la stampa americana ha quindi riportato la storia del suo cambiamento e la sua sorprendente testimonianza le consente di salvare vite umane dei non nati in tutto il Paese. Molti le hanno scritto, dopo aver letto il suo libro, stanno riconsiderando le loro scelte o vorrebbero lasciare l’industria degli aborti.
In un’ intervista Abby Jhonson ha dichiarato che ha lasciato il suo lavoro e si è unita alla Coalizione per la vita per aiutare le donne a capire la verità su aborto e non per diventare un personaggio pubblico.

Abby e il marito dopo la conversione sono entrati a far parte della Chiesa Cattolica. Nel suo sito Abby invita a pregare per i medici abortisti che ha avuto modo di conoscere e che praticano aborti anche fino a 22 o anche 36 settimane. Ha pubblicato una lettera per coloro che lavorano nelle cliniche che praticano aborti e racconta di pratiche fatte passare per contraccettive ma in realtà abortive.

Nel dicembre del 2011, è stato annunciato che la Johnson è stata assunta da Americani Uniti per la Vita come Senior Policy Advisor. Il padre di Abby ha affermato che se non fosse stato per l’aborto avrebbe avuto altri due nipoti riferendosi ai due aborti di Abby. Lei e il marito hanno una figlia. Abby si augura che coloro che conoscono la sua storia si rendano conto delle implicazioni di un aborto: “Se pensi che avere un aborto è una scelta personale, una scelta privata che elimina un problema: ripensaci. L’aborto farà male a te e a molti altri. L’aborto non è la fine di un problema: è solo l’inizio di tanti, molti problemi in più”.

Fonte: Nuove Frontiere Onlus, 01/02/2012
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Aggiunta del 19 Marzo 2012 (festa del papà o di San Giuseppe):
Inserisco un video di una ecografia di un aborto a 12 settimane e la foto di Emma Bonino che, negli anni precedenti l’approvazione della 194, si faceva fotografare praticando in persona un aborto con una pompa di bicicletta. La successiva carriera politica di quella donna la dice lunga su chi ha in mano il potere in Italia (e non solo).
 
Modifica del 28 Aprile 2012: Aggiungo l’intervista all’amica virtuale Elisabetta Bortoletto:
224 commenti a “No194: l’aborto è omicidio”
  1. http://www.adorto.com/articoli/delit1.htm

    L’ABORTO NON E’ UN DIRITTO MA UN DELITTO

    Fra tutti i delitti che l’uomo può compiere contro la vita, l’aborto procurato ha tali caratteristiche che il Concilio Vaticano II lo definisce abominevole.

    L’accettazione dell’aborto nella mentalità, nel costume e nella stessa legge è il segno di una pericolosissima perdita della capacità di distinguere tra il bene e il male, anche quando si tratta del diritto fondamentale alla vita.

    Di fronte ad una situazione così grave bisogna avere il coraggio di chiamare le cose con il loro nome. Nel caso dell’aborto si nota la diffusione di parole ambigue che tendono a nasconderne la natura, ad attenuarne la gravità. Invece di parlare di aborto si dice: interruzione della gravidanza.

    Questo modo di parlare, oltre che voler ingannare l’opinione pubblica, forse nasconde un certo disagio della coscienza. Ma nessuna parola può cambiare la realtà. L’aborto procurato è l’uccisione deliberata, comunque venga attuata, di un essere umano nel tempo compreso tra il concepimento e la nascita.

    L’aborto è un delitto che assume una particolare gravità perché viene soppresso un essere umano che si affaccia alla vita, il più innocente tra tutti, che non può essere considerato un aggressore e tanto meno un ingiusto aggressore. Questo essere umano è debole, inerme, privo anche di quella minima forma di difesa che è data dal pianto del neonato. E’ totalmente affidato alla protezione e alle cure di colei che lo porta in grembo. Eppure spesso è proprio lei, la madre, a chiederne la soppressione o a procurarla.

    1. Accanto alla madre ci sono spesso altre persone che hanno la responsabilità dell’aborto. Prima viene il padre, quando spinge la donna all’aborto o quando la lascia sola di fronte ai problemi della gravidanza: in tale modo la famiglia viene ferita mortalmente e profanata come comunità di amore, chiamata ad essere santuario della vita.

      Ci sono le sollecitazioni di parenti e amici, cosicché la donna è sottoposta a pressioni talmente forti da sentirsi psicologicamente costretta a cedere all’aborto.

      Responsabili sono pure i medici e il personale sanitario, quando mettono a servizio della morte la competenza acquisita per promuovere la vita.

      La responsabilità è anche dei legislatori che hanno promosso e approvato leggi abortive e degli amministratori delle strutture sanitarie utilizzate per praticare gli aborti, nella misura in cui la cosa dipende da loro.

      La responsabilità si allarga a coloro che hanno favorito il diffondersi di una mentalità di permissivismo sessuale e disistima della maternità, che non hanno promosso politiche familiari e sociali a sostegno delle famiglie, soprattutto di quelle numerose o con difficoltà economiche ed educative, alle istituzioni internazionali, fondazioni e associazioni che si battono con ogni mezzo per la legalizzazione e la diffusione dell’aborto nel mondo.

      In tal modo l’aborto va oltre la responsabilità delle singole persone e assume una dimensione sociale: è una ferita gravissima fatta alla società e alla sua cultura da coloro che dovrebbero esserne i costruttori e i difensori. E’ una enorme minaccia contro la vita, non solo di singoli individui, ma anche dell’intera civiltà. Nella società così organizzata e diretta vi è una struttura di peccato contro la vita umana non ancora nata.

    2. Alcuni tentano di giustificare l’aborto sostenendo che il frutto del concepimento, fino ad un certo numero di giorni, non può essere considerato una vita umana personale. In realtà, dal momento in cui l’ovulo è fecondato, inizia una vita che non è quella del padre o della madre, ma di un nuovo essere umano che si sviluppa per proprio conto. Non sarà mai reso umano se non lo è stato fin da allora. A questa evidenza di sempre la scienza genetica moderna fornisce preziose conferme. Essa ha mostrato come dal primo istante si trovi fissato il programma di ciò che sarà questo vivente: una persona con le sue note caratteristiche già ben determinate. Fin dalla fecondazione è iniziata l’avventura di una nuova vita umana che richiede tempo per completarsi. Anche se la presenza di un’anima spirituale non può essere rilevata dall’osservazione di nessun dato sperimentale, sono le stesse conclusioni della scienza sull’embrione umano a fornire una indicazione preziosa per discernere razionalmente una presenza personale fin da questo primo comparire di una vita umana: le conclusioni della scienza sull’embrione dicono che si tratta di un individuo umano e, se è tale, è anche una persona umana.

      Del resto, basta la probabilità di trovarsi di fronte a una persona per giustificare la proibizione assoluta di ogni intervento tendente a sopprimere l’embrione umano. Proprio per questo la Chiesa ha sempre insegnato che al frutto della generazione umana, dal primo momento della sua esistenza, va garantito il rispetto incondizionato che è dovuto all’essere umano.

      La Sacra Scrittura non parla mai di aborto volontario e quindi non presenta condanne dirette e specifiche in proposito. Ma mostra una tale considerazione dell’essere umano nel grembo materno per cui è giusto pensare che anche ad esso si estenda il comandamento: non uccidere.

      Essa mostra che l’uomo fin dal grembo materno appartiene a Dio che tutto conosce, che lo vede mentre è ancora un piccolo embrione informe e che in lui intravede l’adulto di domani i cui giorni sono contati e la cui vocazione è già scritta nel libro della vita (cfr. Salmo 139, 1.13-16).

      La Chiesa dalle origini si è opposta all’aborto e all’infanticidio, praticati ampiamente nel mondo greco-romano, e ha colpito con sanzioni coloro che si macchiavano della colpa dell’aborto. Anche oggi punisce l’aborto con la pena della scomunica. Con tale sanzione la Chiesa indica questo delitto come uno dei più gravi e pericolosi, spingendo così chi lo commette a ritrovare la strada della conversione.

    3. In Italia, secondo i dati forniti dal ministero della sanità, dal 1978 al 1999, gli aborti legalizzati furono 3.818.383.

      A questi si devono aggiungere altri 840.000 aborti clandestini, praticati negli anni sopra indicati. Ed è una stima più per difetto che per eccesso.

      Tra aborti legalizzati e clandestini, dal 1978 al 1999, in Italia furono uccisi 4.658.383 bambini. Se si fosse data la sepoltura a tutti questi bambini uccisi, come si doveva, (e dire che ci sono cimiteri per i cani e altri animali), si sarebbero dovute costruire 4.658.383 bare e altrettante tombe. Quale immenso cimitero!

      Agli aborti clandestini e legalizzati bisogna aggiungere quelli procurati con i prodotti chimici, con la cosiddetta “pillola del giorno dopo”, senza ricorrere all’aiuto del medico. Anche questi sono veri aborti, anche se alcuni si ostinano a dire che tali farmaci sono soltanto contraccettivi, perché impediscono l’inizio della gravidanza. Ignoranza o malafede? La pillola del giorno dopo impedisce che l’ovulo fecondato si annidi nell’utero, dove trova la sua sede naturale per continuare il suo sviluppo e così lo si uccide. In tale caso è l’uccisione di un essere umano, come è già stato detto.

      L’Italia ha un triste primato non solo in Europa, ma anche nel mondo ed è quello della denatalità, con le conseguenze anche di carattere sociale ed economico che ne derivano. Se noi avessimo i quattro milioni di italiani uccisi con l’aborto procurato con l’aiuto del medico, senza contare quelli uccisi con i prodotti chimici, oggi non avremmo bisogno di immigrati, considerati da alcuni una preziosa risorsa. La vera ricchezza l’avevamo ed è stata buttata tra i rifiuti. E’ stato compiuto un genocidio, una distruzione in massa di bambini italiani che tendevano alla vita con tutte le loro forze.

      Se il nostro sguardo si allarga agli altri Paesi del mondo, noi vediamo che gli aborti ogni anno raggiungono la cifra spaventosa di decine e decine di milioni.

    4. Lo sterminio di bambini innocenti si sta compiendo con leggi di morte, tra l’indifferenza dell’opinione pubblica e il silenzio quasi totale del Popolo di Dio.

      “Bisogna abbandonare la mentalità rinunciataria che ritiene quelle leggi inevitabili, quasi una necessità sociale, perché esse costituiscono un germe di corruzione della società e dei suoi fondamenti. Occorre non lasciare nulla di intentato per eliminare il delitto legalizzato o almeno limitarne il danno, mantenendo viva la consapevolezza del dovere di rispettare il diritto alla vita, dal concepimento alla morte naturale, di ogni essere umano, fosse anche l’ultimo e il meno dotato.

      La Chiesa si deve impegnare a fondo per un cambio di mentalità in questa materia sapendo che una autentica pastorale della vita non può essere delegata solo a movimenti specifici, pure meritori, operanti nel campo socio-politico, ma deve sempre restare quale parte integrante della pastorale ecclesiale a cui spetta il compito di annunciare il Vangelo della vita”. Così parlava Giovanni Paolo II, il 14 febbraio 2000, ai membri della Pontificia Accademia per la vita, a cinque anni dalla pubblicazione dell’Enciclica “Evangelium Vitae”.

      Il Papa, nella stessa enciclica, così scrive: “Essere al servizio della vita per noi non è un vanto, ma un dovere. E’ un impegno che riguarda i singoli e tutta la comunità ecclesiale. Tutti insieme sentiamo il dovere di annunciare il Vangelo della vita con le diverse iniziative e strutture di sostegno e di promozione”.

      Urgono una generale mobilitazione delle coscienze e un comune sforzo etico, per mettere in atto una grande strategia a favore della vita. Tutti insieme dobbiamo costruire una nuova cultura della vita. Nuova perché in grado di affrontare e risolvere i problemi di oggi circa la vita dell’uomo, nuova perché fatta propria da tutti i cristiani, nuova perché capace di suscitare un serio, coraggioso confronto culturale con tutti. Si deve cominciare a rinnovare la cultura della vita all’interno della stessa comunità cristiana. Troppo spesso i credenti, perfino quanti partecipano alla vita ecclesiale, dissociano la fede cristiana dalle sue esigenze etiche a riguardo della vita e giungono così a comportamenti inaccettabili. Con lucidità e coraggio si deve vedere qual’è la cultura della vita diffusa oggi tra i singoli cristiani, le famiglie, i gruppi e le comunità delle diocesi. Con altrettanta chiarezza e decisione si devono individuare le attività che è necessario fare per arrivare alla verità piena sulla vita.

      E’ enorme la sproporzione tra i mezzi di cui sono dotate le forze operanti a sostegno della cultura della morte e quelli di cui dispongono i promotori della cultura della vita. Tuttavia noi confidiamo sull’aiuto di Dio, al quale nulla è impossibile. Perciò è urgente una grande preghiera per la vita nel mondo intero. Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale, da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione, da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente, si elevi una supplica appassionata a Dio creatore e amante della vita. Gesù stesso ci ha mostrato col suo esempio che la preghiera e il digiuno sono le armi principali e più efficaci contro le forze del male (cfr. Matteo 4,1-11).

      Ritroviamo dunque, l’umiltà e il coraggio di pregare e digiunare, per ottenere che la forza che viene dall’Alto faccia crollare i muri di inganni e di menzogne che nascondono agli occhi di tanti nostri fratelli e sorelle la natura perversa di comportamenti e di leggi ostili alla vita e apra i loro cuori a propositi e azioni ispirate alla civiltà della vita, dell’amore.

      E mentre, come popolo della vita e per la vita, camminiamo fiduciosi verso un nuovo cielo e una nuova terra, come è scritto nel libro dell’Apocalisse, volgiamo lo sguardo alla Madre di Dio e nostra, segno di sicura speranza e di consolazione.

  2. Caro Rosario, proseguo qui il nostro confronto sull’aborto volontario, avviato nella discussione “confessioni di un ex abortista” ed arrivato alla tua seguente risposta (alla mia domanda su quale fosse, sul piano della sola Ragione, il ti-con-zero a partire dal quale esiste un nuovo essere umano):
    https://www.ingannati.it/2013/05/09/confessioni-di-un-ex-abortista/#comment-7679

    Rosario scrive:
    11 maggio 2013

    Grazie a te per la cordialità e la disponibilità al dialogo aperto.
    Ti ho già risposto.
    Non lo so quale sia il ti-con-zero e, ripeto, personalmente, non trovo la risposta ne nella fede ne nella ragione.

    Ricambio il grazie, Rosario, per lo stesso motivo.
    Ma a questo punto sono io a chiederti di non fare più riferimenti alla Fede e di restare sul piano della Ragione.
    Su questo piano, quindi, affermi di non trovare la risposta alla domanda su quale sia il ti-con-zero.

    E allora ti faccio un’altra domanda: qualora pervenissi alla risposta che tale ti-con-zero coincida con il concepimento (i.e: fusione del gamete maschile nel nucleo del gamete femminile), continueresti a considerare l’aborto volontario come “scelta”, per quanto “terribile”, che rientra nella normale facoltà di scegliere di una donna?
    O invece come soppressione di un essere umano?
    Che si può “scegliere”, certo (e in qualsiasi momento possiamo “scegliere” se uccidere chi ci è vicino o chi ci incrocia la strada) ma non per questo è “lecito”?

    Più in sintesi, ti chiedo se consideri valida quest’implicazione logica:
    SE il ti-con-zero coincide con in concepimento ALLORA l’aborto volontario è illegittimo ergo da abrogare la “legge” che lo “legalizza”.

    Come vedi, siamo solamente e puramente sul piano della Ragione (o, se preferisci: della ragione).

    Restiamoci, te lo chiedo per favore.

    E vediamo dove arriviamo.

    Un caro saluto e buona domenica

  3. http://www.tempi.it/irlanda-legge-aborto-al-voto-kenny-fine-gael-parlamentari-dissidenti-savita-halappanava#.UdOnRqyRqwE

    Anche in Irlanda, la legge con la quale si vorrebbe introdurre la soppressione del concepito nel novero dei “diritti” e della “facoltà di scelta”, si chiama: “legge per la protezione della vita durante la gravidanza”.

    Così come la “loro” 194/78 è ispirata al principio della “tutela della maternità”.

    Restiamo umani.
    E quindi conserviamo gelosamente il nostro linguaggio, affinché resti strumento per esprimere la verità e la realtà.

  4. http://www.tempi.it/blog/oggi-chesterton-festeggia-il-suo-compleanno-insieme-a-59-il-neonato-cinese-buttato-nelle-fogne-e-salvato#.UdOzxKyRqwE

    Oggi Chesterton festeggia il suo compleanno insieme a 59, il neonato cinese buttato nelle fogne e salvato

    maggio 29, 2013 Annalisa Teggi

    http://cdn.tempi.it/wp-content/uploads/old_post/chesterton460-jpeg-crop_display-345×207.jpg

    «L’avventura suprema è nascere. Così noi entriamo all’improvviso in una trappola splendida e allarmante. Così noi vediamo qualcosa che non abbiamo mai sognato prima. Nostro padre e nostra madre stanno acquattati in attesa e balzano su di noi, come briganti da un cespuglio. Nostro zio è una sorpresa. Nostra zia, secondo la bella espressione corrente, è come un fulmine a ciel sereno. Quando entriamo nella famiglia, con l’atto di nascita, entriamo in un mondo imprevedibile, un mondo che ha le sue strane leggi, un mondo che potrebbe fare a meno di noi, un mondo che non abbiamo creato. In altre parole, quando entriamo in una famiglia, entriamo in una favola» (da Eretici)

    Il 29 maggio 1874 nasceva Gilbert K. Chesterton e, dunque, oggi è il suo compleanno. Auguri. E penso che lui stesso sarebbe molto lieto di condividere la gioia di questa ricorrenza esultando per la notizia che in Cina un neonato, gettato nelle condutture di scarico di un bagno, è stato salvato. Per lui la nascita è stata davvero un’avventura e ha sentito fin troppo presto il significato emblematico con cui noi diciamo “venire alla luce”: il senso di questa espressione lo hanno riscoperto anche quelli che gli sono andati in soccorso, i vicini di casa che hanno sentito i suoi vagiti dentro il tubo e i pompieri che hanno scavato, tagliato e faticato per riportarlo, davvero, alla luce.

    Ora il suo nome è solo 59, dal numero dell’incubatrice in cui è stato messo, ma non è senza nome – perché forse il segno eclatante di eventi come questo fa ricordare a tutti noi il nostro nome, il nostro esserci, il nostro compleanno. Questi fatti di cronaca sono quelli in cui, guarda caso, anche i giornali più moderati e seri tirano sempre fuori dal cassetto la parola miracolo. Ma è vero, perché – a ben vedere – tutti siamo vivi per miracolo. Dunque auguri a Chesterton e benvenuto a 59, le cui voci (e vagiti) oggi cantano all’unisono qualcosa che non è mai male ripetersi:

    «Il fascino dei bambini sta nel fatto che con ognuno di loro tutte le cose vengono rifatte, e l’universo rimesso alla prova. Quando camminiamo per strada e sotto di noi vediamo le deliziose teste bulbose di questi funghi umani, il triplo delle dimensioni che dovrebbero avere in proporzione al corpo, dovremmo sempre ricordarci innanzitutto che ognuna di quelle sfere contiene un universo nuovo fiammante. In ognuna c’è un nuovo sistema di stelle, nuova erba, nuove città, un nuovo mare. […] La dignità instabile dei loro testoni commuove più di qualsiasi umiltà; i loro grandi occhi pieni di luce sembrano contenere tutte le stelle nel loro stupore; e il fatto curioso che quasi non abbiano il naso sembra fornirci l’indizio migliore del genere di ottimismo che ci attende nel regno dei cieli» (da L’imputato).

  5. http://www.tempi.it/aborto-per-salute-donne-e-neonati-meglio-paesi-contrari-interruzione-gravidanza#.UdO9jayRqwE

    Per la salute delle donne e dei neonati sono meglio i paesi contrari all’aborto

    giugno 22, 2013 Benedetta Frigerio

    Uno studio pubblicato dal Journal of American Physicians and Surgeons esamina i casi dell’Inghilterra e dell’Irlanda che hanno legislazioni opposte sull’aborto. Con risultati sorprendenti

    Circa una donna su tre in Inghilterra ricorre all’aborto almeno una volta nella sua vita. In Irlanda circa una su dieci. È una delle conclusioni contenute in uno studio appena pubblicato dalla rivista scientifica Journal of American Physicians and Surgeons e condotto da Byron C. Calhoun (West Virginia University-Charleston), John M. Thorp (University of North Carolina) e Patrick Carroll (del britannico Pension and Population Research Institute). Prendendo in considerazione le popolazioni femminili dei paesi del Regno Unito, che hanno diverse legislazioni sull’interruzione volontaria di gravidanza, la ricerca dei tre sfata alcuni miti sull’argomento.

    MORTALITÀ MATERNA. In Irlanda per esempio, dove l’aborto è permesso solo in caso di rischio di vita della donna, il numero degli aborti continua a rimanere basso, nonostante le donne siano libere di andare in Inghilterra per interrompere la gravidanza. Ma non è tutto. Perché secondo i tre studiosi la mortalità materna per le donne inglesi è doppia rispetto a quella delle irlandesi. L’esatto contrario di quanto teorizzano gli abortisti, che accusano i movimenti pro life di crudeltà nei confronti delle donne: in Inghilterra, dove le regole sull’aborto sono tra le più blande al mondo, negli ultimi dieci anni il tasso medio di mortalità materna è stato di 6 su 100 mila, in Irlanda di 3 su 100 mila.

    PARTI PREMATURI. Un altro dato interessante rilevato dalla ricerca riguarda il rischio di parti prematuri (con relativo pericolo di paralisi cerebrali): anche questo è maggiore nei paesi che hanno “liberalizzato” l’aborto. In Irlanda, invece, il numero dei neonati in salute è più alto: «Negli ultimi quarant’anni di aborto legale nel Regno Unito l’interruzione di gravidanza è cresciuta parallelamente alle morti al parto, ai parti prematuri, ai nati sottopeso e alle paralisi cerebrali». Mentre in Irlanda accade appunto il contrario. Alla pratica dell’aborto si è dunque associata nel tempo una minore attenzione al valore del bambino e della madre.

    STABILITÀ DI COPPIA. Inoltre, osservano i ricercatori, «in Irlanda il numero delle donne senza figli che abortiscono è la metà rispetto alla stessa categoria inglese». E questo, secondo gli autori, sarebbe legato al fatto che in Irlanda le donne sole in proporzione al totale della popolazione sono molte meno che in Inghilterra, e i matrimoni sono più stabili. Ma anche le donne single abortiscono più raramente in Irlanda, si legge nello studio, perché mentre in Gran Bretagna le coppie non sposate in caso di gravidanza inattesa spesso scelgono di ricorrere all’aborto, per gli irlandesi la soluzione preferita all’”imprevisto” è il matrimonio.

  6. http://www.paroladiugo.it/2013/07/05/si-sieda-sul-water-e-non-guardi-giu-puliamo-tutto-noi-ecco-laborto-fai-da-te-in-america/

    «Si sieda sul water e non guardi giù, puliamo tutto noi». Ecco l’aborto fai da te in America
    Posted by Parola diUgo on 05/07/2013 in Attualità

    Un nuovo video di Live Action svela la crudeltà delle interruzioni di gravidanza nei primi giorni di vita del bambino

    Il gruppo pro life “Live Action” ha pubblicato la sesta di una serie di inchieste video che mirano a rendere noto al grande pubblico – dopo il clamoroso processo al medico abortista Kermit Gosnell, condannato per crimini orribili sui neonati e sulle donne – quello che avviene normalmente nelle cliniche abortive degli Stati Uniti.

    In quest’ultimo documentario Live Action rivela la crudeltà dell’aborto quando questo è effettuato su bambini alle prime settimane di vita: il protocollo seguito dai medici in questi casi è altrettanto terribile e per di più, diversamente da
    quanto accade per l’aborto chirurgico, la donna è lasciata sola a vivere in piena coscienza tutto quello che avviene.

    La procedura abortiva descritta nel filmato è quella basata sul ricorso a sostanze medicinali letali per il bambino. Si tratta di un metodo che comprende l’induzione del parto: con un ago inserito nel ventre della madre vengono iniettate sostanze velenose nel liquido amniotico e con altri medicinali si provocano le doglie per l’espulsione del bambino morto.

    Il documentario è costruito con le registrazioni di conversazioni telefoniche intercorse fra le pazienti e i medici della Southwestern Women’s Options Clinic di Albuquerque, nel New Mexico. Il video contiene immagini piuttosto forti.

    Qui di seguito proponiamo una nostra traduzione dei dialoghi.

    Telefonata 1 Medico: Quello che sappiamo è che lei è alla ventisettesima settimana. Donna: Oh davvero? Medico: Sì, quindi è a circa un mese da… sì, effettivamente, lei è un mese avanti rispetto a quanto credeva. Questo cambia i suoi sentimenti al riguardo? Donna: È solo che non sapevo di essere così… così avanti, ma c’è differenza? Medico: È differente la procedura… è fatta di… induciamo il parto. Così partorirà un bambino morto.

    Telefonata 2 Medico: Facciamo l’iniezione che blocca il battito del feto, ok? Ha già sentito qualche movimento? Donna: Mmmh… Medico: Poi il secondo giorno controlliamo, ci assicuriamo che abbia funzionato, ok? Ok? Questo non è… non è qualcosa che scivola via… il terzo giorno quindi induciamo il parto… e sarà dura quell’ultimo giorno. Donna: Sì, perché è… è come partorire un bambino. Medico: Sì. Donna: Ah ok… Medico: Ma è più piccolo. Donna: È piccolo. Medico: Ma comunque è intenso.

    Telefonata 3 Consulente: Inserire l’ago dell’iniezione, andrà dritto dentro la sacca… dentro la gravidanza, ok? Lui è a testa in giù. Si inserisce verso il dorso del bambino, ok? Donna: Ok… Medico: Se ha la testa in giù sarà inserito verso il cranio. Donna: Ma lui lo sentirà? Consulente: Uhm… sa, io non… non sono sicuro. Non so se è abbastanza sviluppato per sentire. Uhm… ma potrebbe essere… questa idea la infastidisce? Donna: Eh un po’… sì, credo… a lei no? Consulente (ridendo dolcemente): Beh, penso che sia, uhm, necessario che accada per completare la procedura in modo sicuro… insomma, è forse il modo più umano di farlo. Perché non possiamo far partorire un bambino vivo. Donna: Quindi è come partorire un bambino. Medico: Mmmh… Donna: Un bimbo morto.

    Telefonata 4 Consulente: Sente la pressione… si muove? Sta partorendo, allora non chiuda a chiave la porta della stanza d’albergo. Tenga vicino il cellulare e si sieda sul gabinetto… Non deve guardare nulla, non deve pulire nulla, stia solo al telefono con noi e, uhm… beh, noi proveremo a… stia al telefono con noi finché il dottore e l’infermiera arriveranno lì. Ok? Donna: E cosa succede se… se esce mentre sono in bagno? Consulente: Semplicemente non deve guardare giù, non deve fare nulla. Il medico e la dottoressa verranno a prendersi cura di lei… cioè se pensa che sia troppo guardarlo, beh, si sforzi di non guardarlo. Donna: Ok… Consulente: Ok? Uhm, se mai si copra con un asciugamano o con qualcosa… Donna: Ok.

    Telefonata 5 Dottore: Se lei è fra le fortunate che non provano dolore con le contrazioni, e all’improvviso lei è lì e: “Ah, qualcosa sta uscendo”, allora si sieda sul water. Donna: Ok. Medico: Chiami e non chiuda la porta della camera d’albergo e noi entriamo e veniamo da lei… Donna: E se sono in bagno ed esce e finisce nel water? Cosa faccio? Medico: Stia seduta lì, deve stare lì. E non si muova fino a quando non arriviamo. Donna: Ok, non devo preoccuparmi di tirarlo fuori da lì? Medico: Non deve guardare né pulire nulla… Donna: Lei lo… Medico: Sì. Donna: Lo farà lei? Medico: Faremo tutto.

    1. http://www.paroladiugo.it/2013/07/05/si-sieda-sul-water-e-non-guardi-giu-puliamo-tutto-noi-ecco-laborto-fai-da-te-in-america/#comment-391

      Fabio Massimo
      07/07/2013 alle 4:54 pm

      Cara Carla, partendo dal presupposto che Dio perdona ogni cosa, a patto che il Suo perdono lo si voglia veramente e si sia di conseguenza veramente pentiti (quando non “schifati”) di ciò che abbiamo fatto: è bene ricordare che, se proprio vogliamo utilizzare la forma retorica “Dio non perdonerà”, allora Dio “perdonerà ancora meno” l’indifferenza dei cosiddetti “buoni” (e mi pare fosse un Papa Santo come San Pio X a dire: “temo più l’indifferenza dei buoni che la cattiveria del malvagi”).

      “Indifferenza” che è poi, alla fine, nient’altro che “tiepidezza”.

      Arriva un momento (individuale, alla fine della nostra vita terrena; o collettivo, alla fine dei tempi malvagi) in cui la nostra “tiepidezza” è letteralmente “vomitata” da Colui che E’ Dio oltre che Uomo.
      Ed è infatti proprio Gesù a dire, tramite il Suo Strumento fedele Giovanni e rivolgendoSi ai laodicesi (che siamo proprio noi, cristiani e cattolici di questi nostri tempi): “Conosco le tue opere: tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo! Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca. ”

      La 194/78 è una “legge” che “legalizza” ciò che è in sé illegittimo: la soppressione dei concepiti mentre sono ancora nel grembo della loro madre.
      Ergo: non è una vera legge ma qualcosa che grida vendetta davanti a Dio, e davanti alla nostra stessa ragione (e ce ne si rende facilmente conto, se ci si prende la briga di leggersela: visto che inizia a parlare di “tutela della maternità” e poi introduce surrettiziamente la cosiddetta “interruzione volontaria di gravidanza” come se ad essere “interrotto” fosse soltanto un processo biologico del corpo della donna -parimenti alla crescita di un neo o di un’unghia- e non una vita umana assestante per quanto a lei indissolubilmente per pochi mesi) e quindi, in definitiva, solo un empio inganno.

      Che viene però attuato, appunto, nell’indifferenza (o tiepidezza) dei “buoni”, mentre i “malvagi” sanno bene ciò che fanno: nell’attuarlo e nel tenerlo costantemente in piedi.

      Ti segnalo, Carla, alcune modi per “mettersi in movimento” e lasciarsi alle spalle l’indifferenza/tiepidezza rispetto a questa immane Matrice di peccato, inganno e menzogna.

      http://adorto.com/ (per aderire ad un’iniziativa di sacrificio e preghiera a favore della famiglia e della vita)

      http://www.marciaperlavita.it/ (il sito del comitato organizzatore dell’evento annuale con cui si manifesta pubblicamente il proprio “sì” alla vita ed il proprio “no” ad una legge che della vita permette e finanzia la soppressione)

      http://www.prolifenews.it/rivista/ (la rivista italiana integralmente dedicata alla formazione e diffusione della cultura per la vita)

      no194.org (sito del comitato referendario NO194 che si è dato il compito di indire un nuovo referendum abrogativo dell’omicida “legge” 194/78, contanto ad oggi più di 18mila adesioni)

      http://no194.org/?page_id=487 (iniziativa, organizzata dal NO194 ma aperta a tutti, delle “12 ore di preghiera per la vita” in ognuna delle regioni italiane, davanti agli ospedali in cui si compiono quegli omicidi legalizzati e illegittimi che sono gli aborti volontari non riconducibili al pericolo di vita per la madre)

      Che Dio ci benedica, che la Madonna ci accompagni, che San Michele Arcangelo ci scorti nelle nostre vie.

      +Christus Vincit+

      Maranathà

  7. Digiuno 40 giorni

    Gruppi di preghiera Adorto
    “Per la famiglia e la vita”

    Carissimi,

    sono tante le Grazie che il Signore concede tramite questa opera, di carità e di preghiera, a cui voi partecipate:

    – una signora di trentacinque anni ha rinunciato all’aborto e porterà a termine la gravidanza.

    – una ragazza di diciannove anni è riuscita a tenere testa agli attacchi e alle pressioni di genitori e parenti, che volevano costringerla ad abortire. La sua gravidanza prosegue e lei si impegnerà comunque negli studi, per mostrare loro che avere un figlio non vuol dire “rovinarsi la vita” e non è sinonimo di fallimento.

    Nel ringraziarvi per la vostra intercessione ed i vostri sacrifici, vogliamo invitarvi a partecipare al nuovo periodo di digiuno che andrà dal 9 Luglio al 24 Agosto.

    Oltre alle intenzioni per la famiglia e la vita, il digiuno verrà offerto in riparazione ai gravi peccati di aborto ed oltraggio alla Santa Eucarestia.
    A queste aggiungiamo tutte le intenzioni personali di chi partecipa.

    Potete scegliere il vostro giorno (o giorni) di digiuno alla pagina:
    http://www.adorto.com/digiuno

    Vi invitiamo inoltre a partecipare alla Novena a “Maria Santissima che scioglie i nodi” per la conversione dei medici non obiettori di coscienza, affinché siano sempre meno le persone disposte a compiere operazioni di aborto.

    Potete aderire, segnalandoci il giorno in cui desiderate cominciare la Novena, tramite questa pagina web:
    http://www.adorto.com/novena

    Che Dio vi benedica e la Madonna vi protegga.
    Uniti in Cristo.

    “Allora Gesu’ fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame.”
    (Mt 4, 1-2)

    —————————–

    Adorto – Movimento nazionale per la famiglia e la vita
    http://www.adorto.com

    Per iscrizioni nuovi gruppi:
    http://www.adorto.com/iscrizione/

    Per partecipare al digiuno dei 40 giorni:
    http://www.adorto.com/digiuno/

    —————————–

  8. http://www.tempi.it/aborto-legge-194-testimonianza-medici-benedetta-titti-malliti#.UdukaG1YUqM

    luglio 5, 2013 Concetta Mallitti

    Io, nella stanza dell’aborto. L’ipocrita routine della 194 e i medici che non volevano far nascere Benedetta

    La scelta dell’intervento, poi il rifiuto «perché sono un essere umano». La sciatteria dei medici, la compagnia degli amici. Fino al funerale con centinaia di persone. Lettera di una giovane mamma

    «…perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena», (Gv15). Credo di aver sentito questo passo centinaia di volte, ma mai mi sono soffermata ad ascoltarlo con il cuore e così Dio ha visitato la nostra casa proprio per sigillare questa certezza nella nostra vita, la certezza della Gioia Piena.
    La nostra storia è una storia ordinaria, che trova la sua straordinarietà in questa certezza. È la storia di una famiglia normale, ancora in cammino, verso la conversione nella certezza della vita eterna.

    * * *

    Appena un anno dopo la prima gravidanza ecco che si affaccia alla vita la nostra seconda figlia, io e Michele eravamo felicissimi. Lei era già lì con noi: erano in programma i biscottini a forma di cuore da regalare alla sua nascita, il lenzuolino ricamato dalla nonna, le coccole di tutti noi, per lei avevamo fatto mille progetti.
    Ma tutta questa gioia si trasformò in tristezza, dolore e solitudine. Alla 22esima settimana di gravidanza arrivò la diagnosi: displasia tanatofora incompatibile con la vita. Per i medici era già morta: «Signora, è necessario l’aborto terapeutico», questo mi disse il ginecologo che fece l’ecografia. Nessuna parola in merito alla “comfort care”, alla depressione post-aborto, alla possibilità di portare avanti la gravidanza. Niente, solo il bigliettino con su scritto Dott.ssa x, Policlinico x, edificio 9, ore 8.00: «Le dica pure che l’ho mandata io».

    * * *

    Non riesco a spiegare la morte che era in me, non ci sono parole per spiegare il dolore, ricordo solo me, piegata in due, che urlavo: «Dio, consolami, voglio essere consolata». Ma Dio mi sembrava lontano. Il giorno dopo, io e Michele andammo ad aprire la pratica per l’aborto terapeutico. Seguì un iter di tre giorni, in cui mi trovai immersa in un mondo totalmente estraneo a me e che di umano non ha nulla: pareva un “mercato” di donne che andavano a uccidere i propri figli. Quante mamme, quante in una sola mattina! Contai più di 10 bambini che non sarebbero mai nati.
    Le scritte sui muri di chi vi era passato erano terribili. Una diceva: «Dio qui è morto». Pensai ad Auschwitz…
    Non c’era niente di umano nei discorsi che, allegramente, quelle donne si scambiavano tra di loro; senza vergogna raccontavano perché erano lì. C’era la quarantenne esperta già al suo secondo aborto e la ragazzina (credo minorenne) impaurita che chiedeva consigli. L’esperta le diceva di non preoccuparsi e di prendere la Ru468. Una trentenne con già due figli diceva: «Questo sarebbe il terzo, ma da poco ho ripreso la palestra e riconquistato un po’ la mia vita». E poi c’era una donna, con la mia stessa panciona. Mi feci forza e le chiesi: «E tu?». Mi rispose: «Ha la sindrome di Down». Li capii e pensai: «Ma perché se il mio è un aborto terapeutico inevitabile, viene considerato come quello di chi un figlio Down? Non si fa solo per i bimbi incompatibili con la vita?».
    La prima luce si accese. Toccava a me, era il mio turno. Ecco la Dott.ssa X, alta, bionda, occhi azzurri, pensai che fosse la donna più bella che avessi mai visto. Mi invitò a sedermi. Mi spiegò che lei avrebbe effettuato l’aborto: «Ti indurrò un parto con le prostaglandine». Ora i sui occhi erano vicini, li osservai, erano azzurri ma vuoti. «Partorirai il feto vivo o morto!», mi disse. Le chiesi: «Vivo?». E lei: «Sì e se capita purtroppo la legge ci impone di rianimarlo». Guardai mio marito e gli dissi: «Io non lo farò mai, e non perché sono cristiana, ma perché sono un essere umano». La Dott.ssa X mi invitò a terminare la pratica e a fare la visita dallo psichiatra, ci andai pensando di tranquillizzare me e mio marito, ma avevo già deciso.

    * * *

    Invece lì conobbi l’ipocrisia più grande. Eccolo lo psichiatra, la superbia in persona, a suo seguito una laureanda inesperta, trattata come un cane. C’era anche la donna con il bimbo Down. Lui aveva le gambe accavallate, disteso come se stesse in poltrona: «Secondo la legge 194 l’aborto terapeutico è permesso per salvaguardare la salute fisica e psichica della donna, inoltre anche la Chiesa non si espone su questi tipi di aborto. Siete d’accordo? Firmate?». «Tutto qui?», pensai. Poi la laureanda ci passò il foglio, l’altra donna firmò e lo passò a me in silenzio.
    «Mi scusi – dissi sobbalzando sulla poltrona – io voglio una visita». E lui esterrefatto: «Cosa?». Risposi che ero venuta a fare una visita psichiatrica. Poi continuai: «Lei ha detto che per la legge 194 l’aborto è permesso per la salvaguardia della salute psichica della donna, ma siamo sicuri che non la peggiori? Secondo lei non è più traumatizzante per una donna uccidere il proprio figlio?».
    A questo punto fece uscire dalla stanza la laureanda e mi disse: «Ma lei lo vuole fare o no questo aborto?». «No!» risposi, mi alzai e lo salutai. Mi lasciò di ghiaccio quando, con un sorriso cinico e sarcastico, mi rispose: «Tanto fra due giorni tornerà qui e firmerà».
    Credo che mi pensi spesso, perché era davvero certo che sarei tornata.

    * * *

    Invece il giorno dopo ero felice. Andai in ospedale e spiegai all’infermiera che ero andata lì a ritirare la pratica. Lei era incredula. Alzò la mia cartella clinica e chiamò le altre infermiere «Mallitti è venuta a ritirare la pratica! Avete capito, Mallitti ritira la pratica», poi a me: «Brava fai fare alla natura!». Non osò nominare Dio… come parlare di Dio in quel posto? Ma io ero davvero felice, lasciandomi il reparto alle spalle. Mi voltai solo un momento e vidi la madre del bimbo Down che mi disse: «Ti ammiro, io non avrei avuto la tua stessa forza». La salutai. Avrei voluto dirle: «Vieni via con me». Ma mi mancò la voce e il coraggio che lei mi attribuiva. Ora penso a lei tutti i giorni, penso spesso che per lei non ho fatto niente. Vorrei sapere come sta e che cosa mi direbbe se le chiedessi se sta meglio ora che ha ucciso suo figlio.
    Come desiderava mio marito, decidemmo che nostra figlia si sarebbe chiamata Benedetta, perché per la nostra famiglia era una benedizione. I mesi successivi non furono facili, ricevemmo critiche da familiari e medici. Mi sentii dire di tutto: «Come fai a tenere in pancia una bimba che morirà?»; «devi abortire per il bene della tua famiglia»; «il problema te lo devi togliere adesso»; «è un sacrificio inutile, tanto deve comunque morire»; «metti al mondo un essere per farlo soffrire».
    Queste sono solo alcune delle parole che mi sentii dire, come se uccidere un figlio avrebbe fatto stare meglio me e lui. Ma insieme arrivarono anche mille fratelli in aiuto, e molte grazie: la prima fu mio marito, uno sposo fedele che mi ha sempre sostenuta, poi l’amicizia di don Antonio e i miei fratelli della comunità Neocatecumenale di Pomigliano d’Arco. Anche mia Madre, mia sorella, mia cugina Teresa e il mio ginecologo di fiducia mi appoggiarono. E come la vedova molesta chiesi preghiere a tutti: «O la guarigione o la grazia di portare una croce insopportabile».

    * * *

    Così il 26 ottobre del 2012 alle 11.08 nacque Benedetta. Mi fecero un cesareo che fu molto doloroso, ma solo fisicamente. Conosco la mia debolezza, per questo in quei mesi di gravidanza cercai di fortificarmi più che potevo con la preghiere. Sentii che mentre entravo nella sala operatoria con me c’erano anche le preghiere delle suore e dei carmelitani e dei loro 150 conventi di clausura, che ad uno ad uno avevo chiamato chiedendo di pregare. Entrò con me l’Eucarestia presa tutti i giorni, le preghiere dei fratelli della mia comunità, di mia madre, dei Servi di Cristo Vivo, di quell’estraneo che mi regalò la sua medaglia miracolosa dicendomi: «Questa me l’hanno regalata per la mia guarigione, io rinuncio alla mia guarigione per tua figlia!!!».
    C’era anche la preghiera di quel funzionario del Comune, che pianse con me dopo che mi avevano comunicato che per Benedetta avevano preparato un loculo e che non c’era una culla ad aspettarla. Entrai in sala operatoria più ricca che mai. Alla nascita Benedetta piangeva e respirava da sola. Fu una sorpresa per i medici che dicevano che sarebbe potuta morire subito. Benedetta poi era bella, non un mostro come mi avevano detto i dottori. «Quando ti ho operata e ho preso il viso di tua figlia tra le mani, ho pensato che non avevo mai visto una bimba così bella», queste furono le parole piene di commozione del mio ginecologo.
    Nel pomeriggio Benedetta ricevette il Battesimo. Don Antonio fu felicissimo di battezzarla e con lei c’erano la sua madrina, il suo papà e tutti i medici e gli infermieri del reparto.

    * * *

    Michele per due giorni le ha cantato instancabilmente i salmi tenendola per mano. E il 28 ottobre, alle ore 20.30, Benedetta è nata in cielo, l’abbiamo accompagnata con i salmi. Non so perché, ma l’unico che usciva dalla mia bocca era: «Esultate giusti nel Signore, ai retti si addice la lode». Alle ore 20.00 i medici mi dissero che Benedetta sarebbe vissuta ancora per 12 ore. In quel momento mia figlia era fra le mie braccia e le sussurrai: «Benedetta, amore di mamma, se vuoi andare vai. Noi non ti tratteniamo, vai da Gesù e digli che siamo felici di aver messo al mondo una bimba speciale come te, che ci ha insegnato cos’è l’Amore».
    Appena le ho detto questo, lei è spirata tra le mia braccia. Ho la certezza della vita eterna ed ho la certezza che l’anima è matura già quando una vita nasce in noi mamme. E che l’anima di Benedetta era pronta, pregustava già la Gioia Piena verso cui non ha esitato un attimo ad andare. Aspettava solo che fossi pronta io: voleva andarsene, ma voleva che la salutassi amandola veramente.

    * * *

    Porto in me il dolore di aver perso una figlia che con i seni pieni di latte non potevo allattare, ma questa non è paragonabile alla felicità piena. Così quando penso a mia figlia mi assale una gioia immensa e so che non viene da me, è una una Gioia Donata. Ringrazio Dio che, come ha combattuto con noi la “buona battaglia”, restandomi fedele nonostante le mie infedeltà. Spesso ci dicono: «Siete stati coraggiosi», ma non è così, noi non siamo gli eroi di una tragedia. Io sono un’indecisa, una debole. Per questo di fronte a una Croce troppo pensante ci siamo aggrappati con tutte le forze a Dio.
    Il 30 ottobre, poi, fu celebrato il funerale. La chiesa era stracolma di persone. Erano a centinaia e sembrava tutto fuorché un funerale. Fu una festa con canti, cembali, bonghi, chitarre, perché quando una persona cara muore si è umanamente tristi ma nella Gioia cristiana. Per questo quando la piccola bara bianca entrò in chiesa cantammo un passo del Cantico de Cantici: «Cercai l’amore dell’anima mia, lo cercai senza trovarlo, trovai l’amore dell’anima mia l’ho abbracciato e non lo lascerò mai». Benedetta aveva abbracciato il suo Sposo.
    Ciò che mi fece più felice fu vedere alla fine della celebrazione le persone presenti dirci «grazie». Al funerale di mia figlia nessuno mi aveva fatto le condoglianze. Un collega di mio marito pianse dicendo che noi eravamo fortunati, perché avevamo una cosa bellissima che lui non aveva.

    * * *

    Se mi pento di aver anche solo pensato di aprire la procedura per l’aborto, ora capisco che dovevo passare dal vedere quella realtà. Per dire a tutti che non esiste aborto che sia terapeutico e che Benedetta poteva non nascere. Il nostro è stato un “NO” all’aborto, scandaloso per coloro che dicevano che mia figlia doveva morire, perché non conforme alla “normalità”. Ma è proprio attraverso la “stoltezza della Croce”, quella più assurda, che l’uomo può vedere la resurrezione e dire «grazie» a Dio.
    Benedetta ha fatto della sua vita una lode a Dio ed io come madre non posso che provare gioia, perché un figlio si fa per ricondurlo a Colui che lo ha creato. Al funerale abbiamo regalato centinaia di segnalibri.
    Dicevano così: «Mettere alla luce un bimbo, pur sapendo che deve morire ha un senso, abortire, anche quando ci sono tutti i presupposti medici e legali per farlo, non impedisce al feto di morire come un “rifiuto”, senza nome e buttato chissà dove. Partorirlo significa donargli la dignità di essere umano, con un nome e un’identità, anche se per poche ore, significa battezzarlo e donargli la dignità di cristiano, significa farlo morire nell’amore dei genitori, dei nonni, degli zii e dei familiari, tra le coccole, le cure e le attenzioni di tutti, con un funerale e tutto quello che ogni essere umano dovrebbe ricevere per diritto. Questo è il senso per chi non l’avesse capito! Ciao Benedetta, la tua famiglia è fiera di Te».
    Benedetta ora giace e adagiato su di lei c’è un lenzuolino ricamato dalla nonna su cui c’è scritto: «Benedetta Dono di Dio».

    Concetta Mallitti, 30 anni, di Napoli

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  9. http://www.tempi.it/blog/f35-costo-aborto-costo-ivg-macchine-da-guerra#

    Perché ci scandalizziamo per i costi degli F35 e non per quelli dell’aborto?
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    luglio 5, 2013 Gianmario Gatti – Mauro Grimoldi

    Costo IVG (interruzione volontaria Gravidanza) comprensivo di intervento e degenza: 760 €.
    (Fonte: Vita di donna Associazione Onlus)

    N° IVG anno 2009: 118.579
    (Fonte: Ministero della salute)
    760€ x 118.579 = 90.120.040€

    Costo F 35 ad esemplare: 99.000.000€
    (Fonte: Sole24ore – 16/Ott/2012)

    1. http://www.tempi.it/blog/f35-costo-aborto-costo-ivg-macchine-da-guerra#comment-477681

      Fabio Massimo
      Il tuo commento è in attesa di moderazione
      9 luglio 2013 alle 14:59

      Caro Gianmario,
      personalmente ho interpretato il suo articolo (che è poi un’immagine arricchita da qualche calcolo significativo e che qualcuno ha già fatto notare essere sotto-stimato, per quanto riguarda le spese dello Stato per adempiere alla richiesta di sopprimere i concepiti nel grembo delle loro madri. Che sono colpevolmente tenute nella disinformazione da parte di quello stesso Stato, circa le possibili conseguenze organiche e psicologiche dell’aborto volontario. Disattendendo quindi qualsiasi tipo di “consenso informato”) come invito ad essere conseguenti e coerenti (e quindi: integri), quando si chiede giustizia.

      Se, quindi, siamo spinti a chiedere giustizia e a chiedere conto ai nostri “parlamentari” del motivo per cui hanno approvato una spesa di svariati miliardi di euro per dei caccia da guerra (che sono impiegabili, peraltro, solo e soltanto in guerre cosiddtte “convenzionali” o in quelle che sono orwellianamente dette “operazioni di polizia internazionale”: e non certo in operazioni di difesa da commando terroristici, che pur dall’11/9 ad oggi ci hanno ossessivamente detto essere diventato il nemico numero uno) in un momento in cui i nostri “conti” sono così disastrati che è un problema persino trovare i due miliardi necessari ad annullare l’iniqua IMU sulla prima casa: allora non possiamo voltare la faccia dall’altra parte quando siamo interpellati da coloro che ci chiedono conto dell’ingiustizia e della violenza perpetrata sistematicamente ed ubiquitariamente (e, vieppiù, col consenso e con l’aiuto ed il finanziamento di quello stesso Stato che dice di essere “senza soldi”) ai danni degli ultimi tra gli ultimi: ossia coloro che, pur già esseri umani, non sono ancora usciti dal canale del parto e sono quindi ancora dipendenti per la loro vita dalle loro madri, che li ospitano nel loro utero fino al compimento del loro sviluppo prenatale.

      Gesù dice: “beati coloro che hanno fame e sete di Giustizia perché saranno sfamati e dissetati”.

      Ma è vera fame e vera sete di Giustizia quella di coloro che chiedono conto dell’ingiustizia (che è indiscutibilmente tale) della spesa per gli F35 e poi considerano l’aborto volontario un “diritto acquisito”?

      Ma, d’altro canto: è vera fame e vera sete di Giustizia quando, pur considerando l’aborto volontario come omicidio (come indiscutibilmente è, in quanto soppressione della vita di un appartenente al genere umano: ed è bene mettere in conto che tale affermazione sarà ragione sufficiente per essere denunciati e portati nei tribunali, a breve), non abbiamo esitazione ad accettare come dolorosamente inevitabili gli “effetti collaterali” delle missioni fatte da quegli stessi F35 (e che sono le morti, e nei modi più atroci, di uomini, donne e di bambini che dalla pancia delle loro mamme sono già usciti: che avrebbero voluto soltanto vivere in pace le loro vite)?

      Tra l’altro, ho già constatato più di una volta che costoro che appartengono a questa seconda fattispecie (aborto volontario=omicidio ET “la democrazia si esporta con le armi”), sul tema dell’aborto volontario arrivano ad un doppio salto carpiato: l’aborto volontario è sì omicidio ma la 194/78 (che quell’omicidio permette e “legalizza”: e che la logica di base impone di definire “omicida”) è il “male minore”.
      Quando non effettuano addirittura il triplo salto carpiato di considerarla una “buona legge”, purtroppo ancora “male applicata”.
      Laddove, invece, l’unica maniera limpida, chiara, coerente ed integra di essere anti-abortisti è quella di impegnarsi perché l’omicida legge 194/78 (che è “legge” solo apparentemente ma non in essenza: perché non è vera legge ciò che “legalizza” ciò che è intrinsecamente illegittimo) sia rimossa, senza se e senza ma, dal nostro ordinamento giuridico.

      La verità, così come la giustizia, se si decide di servirla: va servita come una sposa. E, possibilmente, sposa cristiana, e non musulmana.
      Quindi, si deve avere con lei un rapporto di fedeltà monogamica ed integrale, all’insegna dell’onore e del rispetto: tutti fondati sull’amore. Ed essere disposti a morire per lei, se e quando occorre.

      Le alternative a questo tipo di rapporto, con la verità (e la giustizia): sono trite e tristi, sebbene comunemente e massivamente applicate, specialmente nei nostri tempi e specialmente quanto più si sale nella cosiddetta “scala sociale”.

      Se la verità (e la giustizia) non si considera come sposa, e sposa cristiana: la si finirà per considerare come amante, se non come escort.
      Da frequentare quando e come si vuole, se non da pagare all’occorrenza.
      Scendendo ancora più in basso: la si considererà come preda di guerra, da violare ripetutamente e senza pietà.

      Che la verità (e la giustizia) sia considerata non sposa ma amante, escort o preda di guerra, da coloro che non si dicono cristiani poiché non credono (ancora: e la speranza è che arrivino a farlo quantomeno nell’ultimissimo istante di vita, quando si vede la Realtà per quella che E’) nella Verità fattaSi Carne: è comprensibile, per quanto doloroso.

      Ma che siano sedicenti cristiani (e vieppiù: cattolici. Che, fra i cristiani, siamo quelli che godiamo della pienezza del Deposito della Fede e dei Tesori di Grazia amministrati dalla Chiesa, fondata DA e SU Gesù) a rapportarsi alla verità (ed alla giustizia) come ad un’amante o ad un’escort o ad una preda di guerra, invece che come ad una sposa cristiana: è parte integrante del Mistero d’Iniquità in via di manifestazione da duemila anni a questa parte.
      E che oggi, sotto i nostri occhi, sta arrivando alla sua piena manifestazione.

      Quindi, le chiedo conferma, Gianmario, circa il fatto che il suo “articolo” volesse essere un tacito invito ad essere coerenti ed integri nel richiedere e nel difendere la verità e la giustizia, quando sentiamo dentro di noi che di esse è fatta strame.

      Coerenza ed integrità sia per i cristiani (e cattolici) che non rinunciano ad affermare che l’aborto volontario è omicidio, sia per coloro che (non ancora cristiani o allontanatisi da anni dalla Casa del Padre) che hanno fin troppo chiara l’ingiustizia insita nell’acquisto degli F35 (così come nella TAV imposta agli abitanti della Val Susa)

      Grazie in anticipo per la sua risposta,
      che Dio ci benedica.

  10. http://www.libertaepersona.org/wordpress/2013/07/i-dieci-comandamenti-mia/#more-122422

    I dieci comandamenti: “Mia”

    Accanto alla produzione di grandi film, i Francescani dell’Immacolata hanno avviato da poco la produzione (per ora ancora a titolo “sperimentale”) di alcuni cortometraggi, al momento diffusi solo tramite i canali web.
    Tra questi cortometraggi si segnala la serie dei “Dieci Comandamenti” del registaRobert Rheims (pseudonimo di un Frate Francescano dell’Immacolata). Attualmente il progetto è ancora in corso e sono stati pubblicati solo i cortometraggi del II, III, V, e X Comandamento. In genere la durata di questi cortometraggi va da un minimo di 5 min. ad un massimo di 20. Particolare è il cortometraggio sul V Comandamento dal titolo “Mia“. “Mia”, con i suoi 40 min. circa, supera i limiti del cortometraggio (ma qui un esperto potrebbe avere da ridire, in quanto secondo la normativa italiana un cortometraggio può durare fino a 75 min.) per avvicinarsi al mediometraggio e oltre.
    Come per gli altri cortometraggi della serie, anche questo fa scarso uso di attori professionisti, ma la fortissima carica drammatica e diverse trovate geniali sia quanto a fotografia, che a sceneggiatura e a regia, ne fanno il capolavoro (finora) della serie e, a nostro umilissimo giudizio, un vero e proprio must da vedere assolutamente.
    Mia – V Comandamento: Mia confida al suo fidanzato di aspettare un figlio suo, ma al fidanzato questo non piace e la lascia. La mamma e la sorella del fidanzato vanno da lei a consigliarle di abortire, dicendole che tanto quello che porta in grembo è solo un grumo di carne. A malincuore Mia acconsente, ma la sua coscienza le fa scoprire l’inganno e solo la misericordia divina le potrà donare la pace.

    Qui il link per visualizzare “Mia”: http://it.gloria.tv/?media=412874

    1. “Mia” Film drammatico.
      Robert Rheims 12/03/2013 22:22:04

      “Mia” Film drammatico. Storia commovente di una giovane ingenua che si lascia convincere ad abortire, solo dopo rendendosi conto… L’emozionante finale apre il cuore alla speranza.
      Vi chiedo la carità di dire molto spesso questa potente preghiera:”Eterno Padre, ti offro il Preziosissimo Sangue di Gesù, sparso nel Getsemane, per ottenere la perfetta contrizione per me e per tutti gli spettatori. Amen.”
      E se qualcuno di voi ci volesse in qualsiasi modo aiutare per le future produzioni, ci scriva a ffiroccadipapa@gmail.com Siamo a Roma. Grazie.
      Siete invitati a diffondere questo film (mandarlo in allegato, incorporarlo in Facebook, nel proprio sito, ecc.) ma non di tagliarlo né alterarlo in alcun modo senza il permesso esplicito dei detenitori dei copyright. Grazie e buona visione!

  11. https://www.ingannati.it/2013/07/09/laltra-faccia-della-moneta-vittorio-veneto-13-luglio-2013/#comment-8269

    E’ una buona data, il 13 luglio, per dare inizio a questo compito/progetto.

    Lo avvia il sottoscritto, visto che l’ha proposto lui.

    Qui si trova il testo della “legge” 194/78:
    http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_normativa_845_allegato.pdf

    Prima di cimentarci con lo scriverne una nuova, è opportuno mettere in luce, andando di bisturi e anche di laser, le contraddizioni, le incoerenze, le inconsistenze, le aporie, le ipocrisie, le deficienze, le tautologie di questa “legge”.

    Che inizieremo quindi a leggere con occhi “vergini”, come se fosse la prima volta che la leggiamo.

    Il titolo di questa “legge” (approvata nel giorno di Santa Rita) è:

    “Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza”

    Quindi, gli argomenti principali sono due:
    1) tutela sociale della maternità
    2) interruzione volontaria di gravidanza

    Hanno un significato auto-esplicativo queste due espressioni?
    O hanno invece bisogno di una definizione e di un’esplicitazione, visto che in una legge (al pari di un teorema di matematica) ogni termine usato deve avere un significato chiaro e definito?

    Per quanto riguarda la prima, non paiono esservi dubbi di sorta:
    TUTELA – SOCIALE – MATERNITA’

    Dal dizionario della lingua italiana Sabatini Colletti, “tutela” significa “difesa”, “protezione”, “cura”.
    Tale “protezione”, che viene ad essere stabilita in questa legge, è di natura “sociale” e non “individuale”: quindi è l’intera società che, attraverso quanto stabilito da questa legge, “difende”, “protegge” e “cura”.
    Chi o cosa?
    La “maternità”.
    Dal dizionario della lingua italiana Sabatini Colletti, “maternità” significa “il diventare e l’essere madre”.
    Maternità come “il diventare madre”.
    Maternità come “l’essere madre”.

    Sull’ “essere madre” non ci sono particolari dubbi: una volta che il figlio sia venuto alla luce, si è madre. Anche giuridicamente. A meno che, sul piano giuridico, non si rinunci alla maternità dando il figlio in adozione.

    Col “diventare madre” (eliminato dal perimetro del discorso, che è discorso giuridico, la possibilità che con tale espressione ci si riferisca a quel fenomeno fondamentale ma eminentemente psicologico che è il cosiddetto “bonding”, ossia l’instaurazione del legame tra la madre ed il bambino. Ed il riconoscimento psicologico, da parte della madre, del bambino appena partorito come “proprio” figlio), ci si riferisce evidentemente al periodo di tempo che precede il parto e che è denominato “gravidanza”.
    Che inizia, secondo logica e secondo scienza: dal momento del concepimento.

    Quindi, la “maternità”, che questa legge afferma di voler tutelare “socialmente” (quindi di istaurare nella società meccanismi che comportino la protezione, difesa e cura della maternità stessa) comprende anche la gravidanza, a partire dal concepimento.

    E’ quindi chiaro, e non necessitante ulteriore definizione, il primo argomento di questa legge: “la tutela sociale della maternità”

    Non solo è chiaro ma è anche bellissimo.
    E’ bellissimo porsi l’obiettivo che l’intera società difenda, protegga e curi il diventare e l’essere madre.
    Quindi la donna pro-creatrice, e colui/colei che ella pro-crea: fin dal momento del suo concepimento.

    Salta immediatamente agli occhi, del resto, la particolarissima importanza per l’intera società della donna pro-creatrice.

    E’ sufficiente pensare che se ad un certo momento, per una particolare calamità, morissero contemporaneamente tutte le donne e restassero solo le cosiddette “banche” degli ovuli: il genere umano si estinguerebbe nel giro di qualche decina di anni.

    A ruoli invertiti, (gli uomini che muoiono contemporaneamente tutti e le “banche” del seme ancora disponibili), la prosecuzione del genere umano sarebbe assicurata, seppure all’interno di un quadro “traumatico” derivante dall’assenza dei padri per la prima generazione successiva.

    E, a parte situazioni estreme come quelle ipotizzate, sono rilevabili “sul campo” i disastri sociali prodotti da un abbassamento anche apparentemente minimo del numero di donne rispetto al numero di uomini (lo vediamo in Cina, dopo quasi quarant’anni di politica del “figlio unico”).

    La donna pro-creatrice riveste quindi un ruolo ed una dignità enorme, immensa, ancora più importante di quella dell’uomo (che pure è fondamentale) dal punto di vista della società tutta.

    Quindi, una legge che statuisca i meccanismi sociali per la protezione, la cura, la difesa del diventare e dell’essere madre (quindi, al tempo stesso, della donna pro-creatrice e di colui/colei che ella pro-crea, sin dal momento del suo concepimento): è, ripeto, in tutta evidenza cosa bellissima.
    Denotante l’elevato grado di sviluppo evolutivo e l’elevato grado di civiltà raggiunto dalla società che tale legge promulga.

    Arriviamo, quindi, al secondo argomento di tale legge (che a questo punto non vediamo l’ora di leggere nel dettaglio, per scoprire quali siano i meccanismi sociali da essa statuiti per determinare la protezione, la difesa e la cura della maternità):
    “l’interruzione volontaria di gravidanza”.

    1. INTERRUZIONE-VOLONTARIA-GRAVIDANZA.

      Notiamo anzitutto che prima del 22 maggio 1978 tale espressione non era sinonimo di “aborto volontario”. Lo è diventata solo dopo la sua promulgazione.

      E proviamo a vedere, così come abbiamo fatto con “tutela sociale della maternità”, se tale espressione, introdotta dalla 194/78 (e citata sin dal suo titolo) ha un significato chiaro e definito, non necessitante di un’ulteriore e dirimente definizione.

      Dal dizionario della lingua italiana Gabrielli, “interruzione” è “l’azione e il risultato dell’interrompere”.
      E “interrompere” ha i seguenti significati:
      1) sospendere la continuazione di un moto, di un’azione. Es: “interrompere la corsa”, “interrompere il lavoro”
      2) arrestare, impedire, ostacolare il corso di un’azione, il funzionamento di qualcosa. Es: “interrompere il sonno di qualcuno”, “la trasmissione fu interrotta all’improvviso”
      3) spezzare la continuità di una serie, di un ordine di cose. Es: “la torre che interrompe il paesaggio”.

      Quindi, “interrompere” significa sia “sospendere” per un certo periodo di tempo che “arrestare” definitivamente. (“interrompere gli studi” ha il significato anche di abbandonarli per sempre).
      Ma, a ben riflettere, anche quando l’interruzione è definitiva: lo è solo a posteriori, ossia perché chi ha interrotto l’azione non ha poi più espresso la volontà di riprenderla (com’è appunto il caso dell’interruzione degli studi).

      Quindi, non vi è nella parola “interruzione” alcuna intrinseca irreversibilità o impossibilità reale e concreta di riprendere successivamente ciò che si è scelto di interrompere momentaneamente. E indipendentemente dalla volontà (di chi ha effettuato l’interruzione) di riprendere successivamente ciò che si è voluto interrompere.

      E’ quindi parola che non allarma, “interruzione”. Appunto perché non contiene in sé il concetto dell’irreversibilità.

      Quanta differenza con la parola “soppressione”, ad esempio.

      Che, sempre secondo il dizionario della lingua italiana Gabrielli, significa: “abolizione”, “annullamento”, “eliminazione” di qualcosa.
      E che è infatti anche sinonimo di “uccisione”. Ossia di quanto è irreversibile per definizione (se tolgo la vita a qualcuno, non posso poi decidere di ridargliela, la vita che gli ho tolto).

      L’azione in questione (che sia “interruzione” o che sia “soppressione”) è “volontaria” e non accidentale o “naturale”.
      E’ cioé il frutto di una deliberata intenzione a compierla.

      Ma c’è una grandissima differenza tra una “interruzione volontaria” ed una “soppressione volontaria”.

      Differenza che viene esaltata ed amplificata se si guarda all’ “oggetto” della interruzione/soppressione.

      Tale oggetto è la “gravidanza”.

      La quale, secondo il dizionario della lingua italiana Gabrielli, ha un unico significato:
      “condizione della femmina dei mammiferi nei mesi che precedono il parto, durante i quali si sviluppa il feto che essa porta”.

      Andiamo a vedere la definizione del Sabatini Coletti e vi troviamo una determinazione ancora più precisa:
      “condizione biologica della femmina dei mammiferi dal momento del concepimento al parto; la durata di tale periodo”

      La “gravidanza” è dunque quella “condizione” (che, in quanto “biologica”, è anche un “processo”) che va dal concepimento al parto e neanche caratteristica della specie umana ma anche di tutti gli animali classificati come “mammiferi”.

      La “gravidanza” come “processo biologico”, quindi.

      Che oltre che interrompersi per causa naturali (il cosiddetto “aborto spontaneo”) o accidentali (l’aborto procurato da un urto od una caduta) può essere volontariamente interrotto.

      Ma la cui interruzione, una volta effettuata: non può essere “ripresa”.

      O meglio: non può essere ripreso quello stesso “processo”.
      Bensì uno nuovo, diverso: che parte da un differente concepimento e che terminerà con un differente parto.
      E in cosa si concretizza e si sostanzia questa differenza?
      Ci si sente quasi stupidi a doverlo esplicitare ed affermare ma a questo punto è doveroso: si concretizza e si sostanza in un diverso essere umano.
      Ossia un diverso figlio, per la donna che abbia deciso di “interrompere” “volontariamente” la “gravidanza” precedente.

      Vi è quindi un doppio “problema” ed una doppia “inconsistenza” nell’espressione “interruzione volontaria di gravidanza”.

      L’inconsistenza derivante dal fatto che una gravidanza (processo biologico che va dal concepimento al parto), una volta “interrotta”, non è più in alcun modo “riavviabile” (come una corsa od un discorso).

      E l’incosistenza ancora più grave che in quell’ “interruzione” (che è in realtà “soppressione”: ossia “abolizione”, “annullamento”, “eliminazione”, “cancellazione”) vi è in realtà anche la “soppressione” di ciò (se non vogliamo dire “colui/colei”) che è GIA’ concepito, per quanto ancora in fase di sviluppo. E che è indissolubilmente legato a quella “maternità” (nel senso di “diventare madre”) la cui difesa, protezione e cura instaurate a livello SOCIALE abbiamo visto in precedenza essere il bellissimo obiettivo della legge che stiamo per andare a leggere.

      Appare quindi evidente che, a meno di una definizione più precisa (che ci attendiamo venga fatta dalla legge che stiamo per andare a leggere) dell’espressione “interruzione volontaria di gravidanza”, vi sia una PATENTE e MANIFESTA contraddizione tra i suoi due argomenti/obiettivi principali, enunciati come tali sin dal suo titolo:
      – TUTELA SOCIALE DELLA MATERNITA’
      – INTERRUZIONE VOLONTARIA DI GRAVIDANZA.

      Speriamo quindi che la 194/1978 definisca in maniera esaustiva e dirimente l’ “interruzione volontaria di gravidanza” così da eliminare la sua intrinseca contraddizione con la “tutela sociale della maternità”.

      Speriamo che la lettura del “corpo” di questa legge dipani la contraddizione evidente che esiste già nel suo “capo”.

      (continua)

  12. Giusto,anzi,più che giusto,giustissimo…
    andar a “far le pulci” sul piano lessicale,
    a questo famigerato testo,che,Vi confesso,
    non ho mai letto,per istintiva ripugnanza!

    Certo,bisognerà saperne almeno una in più
    del Diavolo…essendo proprio questi l’occulto
    “Ispiratore” della famigerata,satanica…”194/1978″!!!

    Ma sì,dai…perteciperò io pure ai lavori…
    ma riservandomi il ruolo che più mi si addice,
    ovvero quello del…”correttore di bozze”…

    VNICVIQVE+SVVM…o,se più Vi piace…JEDEM*DAS*SEINE!!!

  13. Non c’è di che…Noblesse oblige!

    E chiarisco,in merito alla mia funzione:

    vi sarete accorti,dalle mie Comunicazioni,
    che ho capacità più sintetiche che analitiche,
    essendo più incline alla…”brevitas”!

    Ergo…attendo con impazienza la prima stesura…
    che necessariamente sarà una bozza da correggere:
    io,poi,mi ci calerò sopra,a mo’ d’Aguglia,appunto!

  14. Ti indico qui una prima…”correzione”…
    da apportare al progetto di legge “194/2017”:
    ERRATA+KORRIGE…non 2017…bensì 2014!

    E te lo motivo pure:

    l’Anno+Zero essendo quel fatidico,fatale,funesto…”1914″…
    è proprio da quella data che è giusto principiare:
    la Centuria,quindi,verrà a scadenza già l’Anno+proXimo!!

    ++++++++++++++++++++
    Ergo…”194/2014″…!!!
    ++++++++++++++++++++

  15. Oltre che inviarla via email, riporto di seguito la testimonianza di Andrea, l’amico e fratello in Gesù e Maria che sabato mi ha inviato un sms con la richiesta di preghiere per una ragazza quindicenne che aveva preso l’appuntamento per abortire il figlio che le cresceva in grembo.

    Molti di coloro che frequentano questa piazza virtuale hanno ricevuto lo stesso sms, da me giratogli.

    E quindi sanno già che ieri Dio ha risposto alle nostre preghiere: risolvendo la situazione come Lui solo sa fare, percorrendo le Sue Vie che sono sempre incommensurabilmente superiori e “diverse” rispetto alle nostre.
    Specialmente quando le “nostre” sono vere e proprie resistenze nei Suoi confronti. E limitanti la Sua libertà, che -pur assoluta- mai viola la nostra, che sulla Sua si fonda e dalla Sua è garantita.

    Sia benedetto il Nome del Signore

    1. Prima di postare la testimonianza di Andrea (ci starà in 1500 caratteri? speriamo di sì. In caso contrario, sarebbe doveroso dedicarle un articolo assestante), correggo parzialmente quanto detto in precedenza.

      Giovedì 3 ottobre, alle 19:30, mi arrivava il seguente sms di Andrea:

      Una ragazza di 15 anni domani mattina vuole abortire. La mia cellula sta pregando e 2 persone andranno all’ospedale per dissuaderla. Se puoi pregare o far pregare per la cosa, vi ringrazio

      Leggevo tale sms solo la mattina successiva (primo venerdì del mese) e procedevo immediatamente ad inoltrarlo ad una trentina di amici e amiche, di cui conosco/intuisco/spero la consapevolezza tradotta in pratica quotidiana circa l’importanza e l’efficacia della preghiera.

      Ill giorno dopo (primo sabato del mese), Andrea mi scrive il seguente messaggio:

      Lodiamo Dio! Il Signore si è preso il bambino per cui abbiamo pregato, senza che nessuno gli facesse del male. Seguirà testimonianza scritta lunedì

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