Charming Hungary, wonderful Budapest!

Tali conquiste si devono a tali fattori:

– orgoglio nazionale
– coefficiente di Gini molto basso (0,26, su wikipedia dato del 2002, anche se in realtà stando ad un broker di conoscenza personale è sceso a 0,20 circa, quindi sarebbe uno dei paesi più equilibrati al mondo)
– coma da punto precedente, vi sono pochi poveri e pochi ricchi, predomina la classe borghese
– con la predominanza della classe borghese si sviluppa più facilmente un senso di omogeneità e di appartenenza (tant’è vero che dire “magyar” è per loro un marchio di fiducia)
– scarsa percentuale della popolazione esposta a posizioni scoperte in debito
– livello socio-culturale mediamente più sviluppato che in altri paesi, dove si evidenzia una disuguaglianza sociale e culturale (come in Italia, o peggio negli USA)
– sicurezza e servizi per il popolo decisamente più garantiti, leggi più severe contro la criminalità e forze dell’ordine più motivate (mentre da noi vengono processati i poliziotti se provano anche solo a mettere le manette ad un black block colto in flagranza di reato che può denunciarli di violenze e abusi)
– prezzi contenuti costo della vita minore che altrove (soprattutto comprare una casa di lusso a Budapest costa meno che un appartamento popolare a Roma, in rapporto al potere d’acquisto)
– dato che i redditi sono equilibrati, è praticamente sconsigliato fare tagli discriminati contro certe categorie senza che esse insorgano, mentre in altri paesi squilibrati si possono tassare i poveri sempre più senza far notare la differenza coi ricchi

Infatti se ci fate caso, le popolazioni più manipolabili sono quelle con coefficiente di Gini alto, a partire da 0,4 in su, come negli USA. La disparità economica disagia anche la cultura e l’accesso alla libera informazione di cui godono le classi sociali più ricche.
Diversamente in Ungheria (che sono cugini alla lontana degli austriaci) professano il culto della precisione e dell’efficienza. Con marcato senso di appartenenza nazionalistica, e al contrario di quel che si crede, non dilaga il razzismo come invece nei paesi scandinavi e negli USA. Al massimo guardano con sospetto gli stranieri che invadono Budapest soprattutto per molestare le loro donne, per i quali hanno preparato i loro night club dove o pagano salato o vengono pestati dalla sicurezza.

Inoltre gli ungheresi stanno ben attenti ad integrare immigrati, se non possono li rimandano indietro o altrove, perché sanno bene a differenza degli italiani che uno straniero emarginato crea problemi; vanno integrati, non accolti in finto buonismo e poi abbandonati a se stessi nei ghetti (come succede a Roma).

Personalmente non saprei cosa dire, ma sicuramente hanno tutte le carte per stare meglio dell’Italia, per una maggiore tutela della rete sociale e per la disoccupazione (7,3% dati marzo 2015, fonti Eurostat, mentre noi combattiamo col 12,4% di disoccupazione, e la Grecia col 25,6%, la Spagna al 22,7%).

A proposito dell’Ungheria, essa ha la disoccupazione al di sotto della media europea ora dati 2015 (su wikipedia risulta di più solo perché ha registrato i dati fino al 2012-2013, in cui effettivamente era sopra, ma ora è sotto di circa 3% differenziale).
Se si volesse fare un’analisi correlazione lineare, è negativa tra Ungheria e UE, soprattutto perché l’Ungheria ha sempre remato contro-corrente rispetto all’UE, ad eccezione del periodo crisi 2008-2013 in cui ha imitato le performance della media europea (quindi aumentando la disoccupazione), per riprendersi dal 2014 fino ad oggi.
Oggi in cui la disoccupazione (involontaria) è attorno ai 320.000 abitanti, bassissima percentuale dove tenendo conto anche della disoccupazione volontaria in Ungheria sta diminuendo. E’ segno che le forze di lavoro vengono assorbite bene (diversamente dagli USA che dichiarano 5,4% di disoccupati involontari, dove i volontari, o meglio i rassegnati, sono praticamente la metà della popolazione americana, costretta a lavorare in nero o part-time). E anche se ciò era già noto dal 2013, nel 2015 la situazione USA non è affatto migliorata.

Questo è il momento storico per cambiare, vedere nuovi modelli di economia, smetterla con l’assecondare interessi lobbistici e poi cercare di rabbattare le pezze strada facendo con improvvisate teorie e modelli economici.
E’ l’ora di creare modelli economici indipendenti da interessi particolari, e poi che la gente ci si adegui, ricchi e potenti inclusi (che fanno di tutto per far finta che sia già così).