Ricevo e come al solito pubblico volentieri questa graziosa provocazione, ispirata dalla predica sui “bimbi tirchi“.
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A proposito di tirchieria… (Andrea Cavalleri)
Gran parte delle azioni e delle relazioni e delle attitudini economiche è tutt’oggi regolata da un moralismo sottinteso, raramente espresso in modo esplicito, ma spesso superficiale, infondato, o anche gravemente errato.
Nel 1600 l’economia era una branca della filosofia etica, e se allora le conoscenze tecniche economiche erano poco sviluppate, quelle della morale erano invece avanzatissime e finemente approfondite.
Nello stile di Ingannati vorrei qui mettere in luce come un giudizio diffuso in modo quasi universale sia un genuino abbaglio. Nei rapporti col denaro possiamo descrivere tre tipologie di persone:
- quelli che spendono più di ciò che hanno,
- quelli che spendono tutto quel che hanno,
- quelli che spendono un pochino meno e tengono da parte qualcosa.
Il primo tipo è considerato un depravato, un truffatore, uno che non ha rispetto degli altri e che lascerà i suoi cari in difficoltà. Il secondo è considerato una cicala, un gaudente che coglie l’attimo ma si espone a un futuro gramo, dato che non serba risorse per affrontare eventuali difficoltà. Il terzo è un uomo virtuoso, che sa rinunziare a qualcosa oggi per costruirsi certezze nel domani.
E’ così? Facciamo un esperimento.
Prendiamo dieci persone, le mettiamo su un’isola deserta e diamo loro 10 euro a testa. Queste persone lavorano, commerciano, trafficano e alla fine dell’anno verificano lo stato patrimoniale. Nove di loro sono state persone “virtuose”, sono partite con 10 euro e ora ne hanno 11. Quanti euro avrà il decimo? Nove per undici fa 99, se gli euro totali erano 100 significa che l’ultimo ne ha uno solo.
Questo significa che è impossibile che tutti tengano un comportamento “virtuoso”, perché il guadagno di uno è la spesa di un altro. O, per meglio dire, se un comportamento è impossibile per tutti, allora non può essere virtuoso.
Non solo, se i nove in attivo tengono il loro euro di surplus in cassaforte, il totale euro disponibili per gli scambi scenderà da 100 a 91, con un rallentamento dell’economia dell’isola. Ma perché non è diffuso il comportamento giusto, cioè di spendere tutto ciò che si guadagna?
A causa della natura del nostro denaro, che è accumulabile e, in seguito di ciò, a causa della possibilità di realizzare profitti di capitale.
Alcuni, la minoranza, lucrano profitti di capitale accumulando denaro in modo da crearne carenza agli altri. A questo punto, essendo il denaro in circolazione inferiore al bisogno, per la legge della domanda e dell’offerta potranno chiedere un premio per re-immetterlo in circolo, ottenendo così il pagamento degli interessi.
Altri, la maggioranza, spaventati dalle crisi che si verificano periodicamente a causa della rarefazione monetaria, cercano di premunirsi tenendo da parte un po’ di soldi per i prevedibili momenti bui.
Ecco quindi come una distorsione del mercato alteri anche la percezione del comportamento, più o meno morale.
Tale distorsione si chiama capitalismo: il sistema che facendo scarseggiare gli investimenti se ne assicura i profitti.
… e bravo il mio amico Andrea! Che però apre il dibattito a: “ma il denaro è una quantità COSTANTE, o c’è per caso qualcuno che lo crea dal nulla? (o crea dal nulla il suo equivalente, il credito che, una volta che viene accettato come mezzo di scambio e di accumulo, diventa a tutti gli effetti denaro?)
E’ vero che ho fatto un esempio a massa monetaria costante. Ma col denaro-debito è ancora PEGGIO!
Il denaro debito (oltre a essere la causa delle crisi ricorrenti) è PRO-CICLICO. Cioè quande le cose vanno bene, c’è ottimismo, si investe a debito e quindi circola più denaro (anche più del necessario fino a esiti inflattivi). Quando l’euforia cessa si smette di investire, intanto le rate dei mutui tornano alle banche e LA MASSA MONETARIA CALA aggravando la crisi deflattiva.
La soluzione a questi problemi l’aveva trovata l’eccellente economista “eretico” Silvio Gesell, al quale si deve la definizione corretta di moneta
La soluzione consiste nel negare alle banche (società private con fini di lucro), la facoltà di intromettersi nell’emissione monetaria (prerogativa del Governo) e di distruggere l”economia di una Nazione.
Inoltre la moneta deve avere soltanto la connotazione di mezzo di scambio e non di “valore” generatore del tributo chiamato interesse o usura. Gesell infatti propose una moneta volontariamente deperibile (1% al mese o anche 2% al trimestre). In tal modo i possessori non l’avrebbero accumulata, ovvero sottratta agli scambi per ricavarne appunto l’interesse o usura. I possessori avrebbero piuttosto cercato di liberarsene alla svelta, mettendo in moto perciò un meccanismo virtuoso di scambi accelerati e avrebbero evitato i problemi di accumulazione e di riduzione di circolante.
Soluzione messa in pratica dal sindaco di Wörgl, Unterguggenberger, Tirolo austriaco, nel 1932. Iniziativa che risollevò immediatamente in quella sola circoscrizione tutti i problemi della crisi dell’epoca, che perdurerà per gli americani per tutto il decennio degli anni 30 sino allo scoppio della 2a guerra mondiale:
Il metodo americano di cancellare i problemi.
Su Gesell ci sono un po’ di imprecisioni. Ti consiglio di vedere il mio saggio in merito, basato sull’opera omnia di Gesell, in cui mostro che proprio il “Sistema economico a misura d’uomo” è il più compatibile con la dottrina cristiana. Analizza i risvolti etici ed economici. Te lo segnalo perché in giro non si trovano analisi più approfondite, anche se un prfessore dell’università di Innsbruck che studia dottrina sociale della Chiesa si sta -finalmente- interessando..
http://www.effedieffe.com/index.php?option=com_content&view=article&id=328050:gesell-e-letica-monetaria-cristiana&catid=83:free&Itemid=100021
Gentile sig. Cavalleri,
La ringrazio per le sue parole..
Il mio discorsetto, infatti, volendo essere troppo “condensato”, tralascia cose importanti:.
Gesell era anti marxista e la sua teoria sicuramente cristiana.
l’espressione “eretico” non nel senso di oppositore della Chiesa. ma di voce fuori dal coro: volutamente ignorato.
Ho generalizzato unendo in una le espressioni interesse e usura.
Infatti, mi pare un Papa Benedetto 14 ? in una delle prime encicliche, a proposito di dottrina sociale della chiesa, condannava l’u8sura ma giustificava l’interesse dando alle due espressioni un significato differente e preciso.
Definiva l’interesse un legittimo compenso spettante a chi procacciasse un negozio, diciamo una commissione (di valore molto ridotto). Mentre l’usura era appunto la generazione di tributo della moneta quando indebitamente considerata come porta valore o riserva di valore.
Ma oggi chi confonde i due significati e definisce l’usuara come interesse legittimo é proprio il sistema bancario.
Iddio la benedica e la protegga sig Cavalleri, la invito ad entrare in lizza in questi tempi calamitosi in difesa della Nazione italiane ed anche della Chiesa Cattolica tradizionale: Quella che precedette il Concilio Vaticano 2º..