A Eco piace wikipedia perchè “è controllata”. Beato lui.

Oltretutto la decantata indipendenza energetica USA è solo specchio per allodole. Vi dico solo che dovreste vedere la differenza tra tight oil, shale oil e tar sands. Tutti idrocarburi non convenzionali, la cui caratteristica determinante è che in base alla tecnica estrattiva si ricava una specifica quantità di una certa qualità energetica.

Come potete sapere, la resa termodinamica di un combustibile dipende dalla sua entalpia, nonché da altri fattori. In questo caso gli idrocarburi non convenzionali che trainerebbero una rivoluzione che esiste solo nella testa dei politici americani e di quattro agenti marketing sono in realtà un costo maggiore di quello che rendono nella loro vendita, per cui al massimo possono sperare di usarlo per fare qualcosa di più concreto (ma ultimamente l’America è a corto di idee concrete, tranne quelle per distruggere il prossimo).

Il tutto si combina col costo del denaro pressoché zero per gli americani e allo 0,25% per investitori esteri (per attirarli). In un quadro del genere, con la stabilità dei prezzi imposta per non indebitarsi troppo con la Cina da una parte, cercano dall’altra di alimentare una crescita estensiva, arruolando nuovi adepti nella rivoluzione energetica. Di fatti gli imprenditori non sono attirati dai bassi margini di profitto di tale business. Sta messa meglio la Cina con gli idrocarburi non convenzionali (perché da loro il lavoro costa poco e possono rivendere di più a condizioni migliori con margini più alti).

In questo gioco, da una parte per mantenere i costi e dall’altra per tenersi bene i finanziamenti governativi, cercano di estendere usando tecniche al risparmio, così “sprecando” molte risorse energetiche che finiscono nell’atmosfera o nelle falde acquifere e si volatilizzano. Per di più molti produttori taroccano volutamente la stima della quantità di idrocarburi in un terreno per questioni fiscali. Oltretutto per mantenere la crescita dell’occupazione che per ora è trainata solo dallo shale gas (fra i tanti di quelli citati prima) devono arruolare nuova gente a lavorare.

Questi sottoscrivono una quota di partecipazione, comprano attrezzature etc… investono insomma. Con la promessa di facili guadagni, un po’ come nei loro programmi televisivi dove chiunque può diventare ricco, hanno attirato tanta gente (in realtà il tasso di disoccupazione in USA è calato solo perché troppa gente ha rinunciato a cercarsi un lavoro).

Ma questo altro non è che lo schema Ponzi. Che finirà quando molta gente comincerà a non guadagnarci più, oppure finirà che il governo per tirare avanti la baracca coi suoi finanziamenti coprirà in perdita queste estrazioni finché non si accorgerà che nel frattempo lo shale gas sta scarseggiando e i creditori esteri cominceranno a battere i pugni sul tavolo per essere pagati.

Ecco perché l’America deve lanciarsi nella sua operazione militare, per sperare di non soccombere, perché ha perso sotto ogni profilo, a partire dalla finanza, dall’energia, le rimane la forza militare.

Chi vivrà vedrà

In tema con l’articolo in pagina, Umberto Eco mi sembra il classico intellettuale arrivista interessato allo sfoggio socio-culturale pubblico.
Per essere un vero intellettuale di spessore ha troppe onorificenze ufficiali e troppe lauree honoris causa, qui puzza di bruciato. E rivela un lato misero, direi, di quella classe sociale e culturale che è rappresentata dagli accademici. Essi vivono nella loro beata torre d’avorio, denigrando il prossimo attaccandosi alle schegge degli altri infischiandosi della trave sul proprio groppone. Personalmente sono venuto in contatto con veri intellettuali decisamente meno noti, meno arroganti e soprattutto meno “fenomeni da baraccone”. Con ciò non azzero Umberto Eco, ma di certo non lo sovrastimo come fanno gli altri. E non entro in merito al giudizio da lui espresso su certe tematiche denotando una sua facilmente dimostrabile incompetenza storica e culturale, che io evoco magari nell’attesa che qualcuno argomenti più esperto di me.

Umberto Eco ha solo scritto in un’epoca in cui nessuno faceva l’università, brilla dei remoti lustri (lo posso capire, in fondo ha più di 80 anni, è in pensione da un pezzo). In una società come oggi dove tutti (in teoria) hanno accesso alla libera scrittura è sempre più difficile per gli intellettuali emergere, segno che in realtà gli intellettuali del passato erano solo la prova di quanto la cultura fosse segregata a poche persone. Pensate ad esempio agli aforismi di qualche anonimo, sono semplicemente geniali. O a certi articoli di giornale, o alle pubblicazioni di vari studenti universitari che letteralmente “mettono in croce” i grandi luminari. O pensate anche soltanto a certi blog dove si legge di certe persone estremamente competenti che brillano in un mare di spazzatura.
E’ la cultura elitaria che vorrebbe relegare pochi intellettuali a “oggetti feticisti di culto”, resi tali quando ormai sono “sufficientemente percepiti distanti” dalla massa, magari dopo aver fatto loro passare anni di indifferenza e “gavetta” nell’anonimato.

Vogliono creare l’idolo d’oro da adorare, un po’ come quando la gente invoca Einstein per rappresentare un modello di pensiero e idea mentale ambiziosa e forte, anche con un sapore “umano”. Ma con ciò rischiamo di non riconoscere nel nostro quando, nel nostro dove, nel nostro come colui che sta rivestendo in pieno quell’idea e la sta manifestando con la semplicità di cui solo le cose naturali sono capaci.

L’ipocrisia della società sugli intellettuali si sfoggia soprattutto quando si tratta di confrontarsi con nuove posizioni, si induce a valutare l’opinione altrui ab auctoritate, contando il prestigio di un autore sulla base del numero di citazioni (quando magari sono tutte citazioni di critica e non di apprezzamento). Si fondano club e associazioni di dubbia utilità e dubbio interesse culturale/scientifico, al solo scopo di creare dei circoli per anziani dove ci si insulta a suoni di citazioni e articoli, e ci si picchia a colpi di inchiostro e assegnazione di premi.

La gente demanda troppo spesso ad altri l’autorevolezza delle opinioni, senza magari avere il coraggio di smentire una propria idea o anche solo di verificarla.

Ma solo se si crede in se stessi si può capire ciò, e di questo ringrazio nella mia vita tutti coloro che hanno dimostrato eccellenti preparazioni e straordinarie intelligenze. Ad essi io levo il mio massimo ringraziamento della persona che sono adesso, mi hanno insegnato a non fare “lo dice il papa, lo dice il re, lo dice Dario Fo, lo dice Einstein” perché quello che loro hanno pensato può pensarlo chiunque altro, fortuna e opportunità potendo.

Siamo realisti, caliamo questo velo di Maya una volta per tutte sul mondo intellettuale.