Parlando con conoscenti in carne ed ossa, che non seguono quello che scrivo o che posto sui social, sento delle frasi che mi fanno cadere le braccia, del tipo: “Eh sì, ma il virus sta tornando alla grande! ” “scusa, come fai a dirlo?” “Non hai visto quante mascherine ci sono ancora in giro?” come se il numero delle mascherine (frutto di una coercizione governativa) possa essere un indicatore di diffusione del virus. Oppure: “Eh sì ma tutti i morti, dove li vogliamo mettere? Non vorrai mica negarli!“.
Siccome la maggior parte della gente crede a quello che i media, opportunamente alimentati da OMS e governo, dicono, mi è piaciuta molto la vignetta che riporto qui e, a supporto della gigantesca costruzione mediatica – per lo più fuorviante se non proprio falsa – riporto il testo sotto. Buona lettura.
FATTO GRAVISSIMO
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“le tabelle della Protezione Civile su cui per mesi si sono basati i quotidiani bollettini di guerra televisivi che hanno tenuto inchiodati davanti al teleschermo milioni di Italiani erano poco più che un mero gioco di fantasia. “Elaborazioni in assenza di dati” sono state infatti tecnicamente definite.”
#NICOLABIZZI
È di ieri, anche se passata sotto traccia dai principali giornali, una notizia a dir poco clamorosa. Una notizia che in un paese normale avrebbe fatto cadere molte teste se non lo stesso Governo: grazie alla coraggiosa presa di posizione della Commissione Covid dell’Accademia Nazionale dei Lincei e all’insistenza del dott. Alberto Zangrillo, è finalmente emerso quello che molti già sospettavano: le tabelle della Protezione Civile su cui per mesi si sono basati i quotidiani bollettini di guerra televisivi che hanno tenuto inchiodati davanti al teleschermo milioni di Italiani erano poco più che un mero gioco di fantasia.
“Elaborazioni in assenza di dati” sono state infatti tecnicamente definite. Nemmeno, quindi, delle proiezioni del tipo di quelle politiche o elettorali, che almeno certa una riconduzione ad una certa realtà numerica oggettiva, seppur in maniera approssimativa, possono avere. Tradotto dal politichese, quei numeri erano utili solo per generare un clima di terrore.
Secondo quanto ha dichiarato Giorgio Parisi, Presidente dell’Accademia dei Lincei, solo la sedicente “comunità scientifica” (leggasi il Comitato Tecnico Scientifico voluto da Conte) ha accesso ai dati autentici, ai veri numeri: «Ignoriamo quando e quante siano venute a mancare le persone per Covid. Quanti siano i contagi effettivi, per quanti giorni siano state ricoverate le persone, il reale quadro clinico di ognuna di esse. Vi ricorderete che i numeri non tornavano mai, sia nel confronto con gli altri anni, sia con il numero delle vittime rispetto al 2015, che in quell’anno furono oltre 50.000, 15.000 più di oggi, senza che bloccassero il Paese. Ci sarà un ridimensionamento di questa storia oscura, ma una cosa la possiamo già dire, che il Governo, dunque il Paese, è stato subordinato alla volontà, a questo punto potremo definirla, fraudolenta del Comitato Scientifico, per mezzo della Protezione Civile.
Qui c’è di mezzo l’Istituto Superiore della Sanità. Devono spiegarci perché in Francia, Germania, Spagna, Gran Bretagna, per rimanere ai Paesi demograficamente più importanti, i dati sono di pubblico dominio e qui in Italia, no.
È finita? Macché! Il ministro Speranza che avrebbe dovuto spiegare il perché di questa situazione e della colpevole mancata informazione sui dati effettivi dei morti, contagiati, reale pericolosità del virus, ha risposto che dobbiamo chiedere all’Istituto Superiore della Sanità.
Ma come! Blocchi l’Italia sei mesi, e non è finita, dei quali, tre, in lock down, e ci vieni a dire che dobbiamo chiedere lumi alla banda Brusaferro? Milioni di Italiani sono alla fame e altri milioni stanno boccheggiando e tu Ministro della Salute ci dici tra le righe che non c’entri nulla? Ma che razza di Paese siamo diventati!».
Dichiarazioni molto forti, queste del Prof. Giorgio Parisi, peraltro uno dei più autorevoli fisici di livello mondiale, che inchiodano la Protezione Civile alle proprie responsabilità e ci impongono un’adeguata riflessione. Una riflessione sull’Italia e sugli Italiani.
È indubbiamente uno strano popolo quello Italiano. Un popolo talmente lobotomizzato e plasmato da decenni di condizionamento ideologico al punto tale da indignarsi a comando e a fasi alterne, come se fosse un interruttore o un trasformatore elettrico anziché una comunità di teste pensanti. A fasi alterne, perché gli Italiani negli ultimi vent’anni sono stati capaci di indignarsi e di scendere in piazza contro le ingiustizie e il malfunzionamento dello Stato soltanto quando al timone del Paese è stato il centro-destra, per poi foderarsi gli occhi di prosciutto e accettare tacitamente e supinamente qualsiasi sopruso quando a governare era la sinistra.
Nel 2010, tanto per fare un esempio, mentre a governare era Silvio Berlusconi, per mesi le prime pagine dei giornali riportarono gli scandali in cui venne coinvolta la Protezione Civile, all’epoca guidata da Bertolaso. Tanto che anche il sociologo Stefano Allievi, in un suo articolo intitolato Ritratto della peggior Italia (scandali della Protezione Civile), il 17 Febbraio dello stesso anno sul quotidiano Il Piccolo scriveva: «La palude melmosa in cui si sta trasformando la success story di Guido Bertolaso e della sua creatura, la amata e odiata Protezione Civile, è di per sé una parabola civile che andrebbe meditata. Già il fatto che una meritoria istituzione pubblica, in cui il volontariato di molti Italiani dà il meglio di sé, stesse per trasformarsi in SpA, è una inquietante metafora del nostro tempo. Ma la storia che emerge non è una storia nuova. Gli intrecci tra politica e affari, e tra malapolitica e malaffare, che anche questa storia ci mostra, sono in continuità con troppe altre storie del passato. E le intercettazioni ricordano quelle tra i furbetti del quartierino, e tante altre inchieste di questa Italia triste e vilipesa. Linguaggio da caserma, favori sessuali, allusioni, parolacce, meschinità e postulanti, ‘nani e ballerine’ e tanti altri grotteschi personaggi dell’arte, e poi soldi, tanti soldi, naturalmente pubblici, e tanta fame di arraffarli: tanti, maledetti e subito. Fino alla parodia del ‘tengo famiglia’ fatto di stipendi stratosferici dati ad ‘apprendisti’ inutili e incapaci ma opportunamente ‘figli di’, e la presenza di ingombranti cognati: mancano, per ora, le mogli devote e le madri protettive, ma non disperiamo.
Non è un’Italia nuova, quella che emerge da questo triste affaire: è l’Italia eterna e peggiore. Una società immobile, in cui le cricche al potere sono sempre quelle, gli uomini che decidono sempre gli stessi, gli intrecci e gli affari sempre i soliti, e solita la modalità di condurli. Ma con un peggioramento sostanziale. In passato c’è stata almeno la scusa di chi ‘rubava per il partito’, e il problema del finanziamento dei costi della politica, con lo scambio tra favori e tangenti, era posto come tale. E pur essendo diventato sistema, era considerato patologia.
Oggi questo andazzo è diventato fisiologia. Nessuno si scandalizza più, e in meno c’è anche la giustificazione politica, i valori alti che nascondono la bassa pratica amministrativa. Tutto si fa solo per denaro, e senza scuse ulteriori, senza alibi. In maniera impudica e perfino naif. Perché così va il mondo e non c’è alternativa».
Cit.: “Tutto si fa solo per denaro,…”
APPUNTO: SMETTERE COMPLETAMENTE DI VALORIZZARE TRAMITE IL DENARO.
😀
😀
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Vignetta emblematica, nella sua semplicità.
Scaricata per lo Stato di Whatsapp (chissà che qualcuno non faccia una riflessione).