Marketing è un termine intraducibile (“mercatizzazione“? “mercanteggiando“?) che nella prassi corrente indica quelle attività che si fanno a corredo della vendita e della produzione per rendere un prodotto o servizio il più vendibile o confacente al mercato possibile. Chi ha fatto qualche studio conosce le famose 4 “P” del marketing: Product, Price, Promotion & Placement, i quattro filoni che devono essere curati, approfonditi e armonizzati al fine di massimizzare vendite e/o utile, a seconda del fine che di volta in volta ci si propone; conosce l‘analisi del ciclo di vita, i benchmark con concorrenza, ecc. ecc. Insomma, una scienza, a volte sopravvalutata, quasi che i geni del marketing siano in grado, miscelando opportunamente le varie componenti, di creare bisogni e forzare il consumatore a effettuare qualunque scelta. (In effetti, quando vedo ragazzini (ma anche adulti) seduti col sedere mezzo fuori, mi rendo conto che, tutto sommato, una certa potenza il marketing ce l’ha, se riesce a convincere le persone che è bello indossare pantaloni che lasciano fuori mezzo sedere.)
Ma il vero capolavoro del marketing è un altro. Il vero capolavoro dei geni del condizionamento di massa è riuscire a far credere che ci sia bisogno, che sia utile, che sia un bene andare ad ammazzar la gente. A ben pensarci, la violenza è qualcosa che urta la sensibilità umana, ed è contraria allo spirito di ognuno. Siamo istintivamente compassionevoli, se vediamo un sopruso o un’ingiustizia ci sentiamo male, soffriamo con chi soffre. E allora come si fa a convincere l’opinione pubblica che un milione di morti vanno bene? Che riportare uno stato all’era delle caverne vada bene? Che creare una generazione di bambini mutilati e invalidi vada bene? Ovvio che qui il marketing dia il meglio di sè.
Innazitutto si adotta la strategia del PRS (Problem-Reaction-Solution). Si crea artificialmente un problema, amplificandolo con l’ausilio dei mezzi di informazione (che non sono altro che ufficio di Pubbliche Relazioni del Potere, che a sua volta non è altro che il prestanome della finanza), che dia un senso di smarrimento, paura, angoscia alla gente. Può essere un attentato terroristico, una crisi finanziaria, il diffondersi di un virus devastante. E si lascia per un po’ crescere l’idea che non ci sia nessun mezzo per contrastare. Quando l’opinione pubblica è cotta a puntino, che non ne può più, ecco che arriva il salvatore (il John Wayne di tanti film hollywoodiani, il salvatore, il deus ex machina) che ha la soluzione. E allora la gente dice: “meno male!” Possono tirare un sospiro di sollievo, tornare ad occuparsi della prossima partita dell’Inter e pensare ai regali natalizi senza porsi domande sul perchè stiamo bombardando questo o quel paese, o sul perchè ci hanno aumentato ancora le tasse, o sul perchè ci abbiano imposto un governo non eletto.
Poi ci sono molte altre tecniche, più sottili, come quelle della rana bollita (serve tempo però) ricordata da Icke (lui lo chiama “TotalitarianTipToe”), o tutto quanto elencato da Chomsky. Ma insomma, con un po’ di attenzione, potete accorgervene anche da soli: non ci stanno martellando da anni con questo Ahmadinejad che è il male, che vuole cancellare Israele dalla carta geografica? e a che pro, secondo voi?
La guerra è inoltre sia un fine che un mezzo: fine, perchè permette di depredare altri paesi con riserve ricchissime (Irak, Libia, fra un po’ l’Iran, ecc.), ma anche mezzo, perchè la guerra è l‘unica situazione in cui il dissenso non viene più tollerato. In democrazia si accetta che ci sia l’opposizione, chi la pensa diversamente (anche se si cerca di fare in modo che quaesta sia solo di facciata); in guerra no, chi non è d’accordo diventa un disertore, è automaticamente passato dalla parte del nemico, è un collaborazionista. “Chi non è con noi, in questa guerra al terrore, è contro di noi” aveva dichiarato Bush dopo l’11 Settembre. Più chiaro di così.
Conclusione: quando guardate la TV, i telegiornali, leggete i giornali, ascoltate la radio, ricordatevi che, anche quando danno le notizie, stanno cercando di vendervi qualcosa.
E quando vi vogliono vendere la guerra, per favore, ricordatevi che il nostro silenzio è colpevole, e se staremo zitti, dovremo risponderne un giorno.
Nel video seguente una carrellata di alcune delle principali bugie raccontate per convincerci alla necessità di una guerra. Conclusione: “L’Iran NON è nostro nemico”
…i grandi conflitti sono sempre stati lo “sbocco” naturale delle crisi economiche… e questa ci dicono essere una grande crisi, così grande da consegnare la sovranità dei popoli in mani di pochi faccendieri di dubbia provenienza convincendo i popoli che tutto questo è necessario, che con il medico non si tratta, che ogni medicina va ingoiata senza fiatare.
Sì, il pacchetto “all inclusive” che ci stanno vendendo si muove in questa ottica.
Ci diranno che un pazzo ci minaccia con una atomica (che magari hanno fornito essi stessi) per fare il turn over delle loro scorte belliche da qualche parte. Sarà inevitabile “svalutare” la loro creatura (l’Euro) così in soli dieci anni saranno riusciti a depredare i risparmi della povera gente del 70%.
Ci diranno che è necessario salvare qualche banca in bilico, senza verificare se i soldini sono dolcemente scivolati oltralpe con qualche software compiacente, tagliando quà e là tutti i servizi per i quali paghiamo le tasse.
Chissà che in definitiva non sia un bene…
Non, non sarà un bene. Però anche dal male Dio ricava del bene. Ma non per questo il male diventa bene.
… e uno…
“Per fare crescita la Bce deve abbassare i tassi di interesse e accettare una svalutazione dell’euro rispetto alle altre valute. ”
(http://www.loccidentale.it/node/111831)