Allenarsi alla ribellione, tutti i giorni.

Siamo stati a vedere l’ottimo spettacolo del bravissimo Andrea Pennacchi (già conosciuto per altre belle produzioni, prima fra tutte il mitico “Eroi”, visto 4 volte), accompagnato alla chitarra d Giorgio Gobbo Della Piccola Bottega Baltazar (già citati qui e qui, ad esempio). Il monologo riguardava una rivisitazione della prima guerra mondiale e dell’esperienza della battaglia dell’Ortigara, sull’altipiano di Asiago, rappresentata come raccontata in prima persona da un ex combattente che la racconta al suo nipotino. Così come l’altro monologo, dell’altro ottimo attore padovano Riccardo Benetti, sempre sullo stesso tema, sono esperienze che toccano, appassionano pur divertendo e lasciano una impressione che difficilmente lo studio sui libri di storia potrebbe dare. Per questo li raccomando caldamente a tutti gli insegnanti di scuole medie e superiori (oltre che a noi tutti, specialmente genitori ed educatori): un’ora di uno di questi spettacoli è in grado di catapultare gli studenti in una realtà che i libri di storia, forse perchè non possono, forse perchè non vogliono, non daranno mai. (forse non vogliono perchè altrimenti la ribellione al potere diventerebbe una cosa naturale, come spiego dopo).

L’aspetto più incredibile, ascoltando questi racconti oggi, è ‘osservazione dei meccanismi che portano gli uomini a fare certe cose che, da qualunque parti le si guardino, sembrano semplicemente assurde. Attacchi in campo aperto a farsi falciare dalle mitragliatrici nemiche (al punto che ad un certo punto gli stessi austriaci, parlando in italiano, urlavano ai superstiti stesi per terra in campo aperto: “Italiani! Siete valorosi! Tornate indietro!”); e i poveracci, superstiti, stesi nel fango, che non potevano tornare indietro alle loro trincee pena la fucilazione sul posto, da parte dei carabinieri, per diserzione.

Come è possibile portare una persona di buon senso a commettere azioni che con la quasi totale certezza la porteranno a morire? E come è possibile portare un’altra persona di buon senso, un carabiniere, ad uccidere un suo fratello per obbedire ad un ordine senza senso? Le domande potrebbero essere anche molte altre. Com’è possibile che ci fossero campi di concentramento, persone uccise, ecc., senza che nessuno si ribellasse, solo per obbedire agli ordini di qualcuno? E la lista potrebbe continuare.

Se non teniamo allenata la nostra capacità di ribellarci, tutti i giorni, la nostra capacità di indignarci, un po’ alla volta, come la rana bollita, ci abitueremo a tutto. A forza di voltarci dall’altra parte, diventeremo complici inconsapevoli di un sistema che commette le peggiori atrocità. Come, ad esempio, uccidere migliaia di bambini non nati con i soldi delle nostre tasse, tanto per cominciare.