Piaccia o non piaccia, il nuovo presidente argentino è sicuramente uno che “canta fuori dal coro“. Libertario convinto, un po’ stile Ron Paul in USA, di quelli convinti che il mercato si regola da solo, e che “meno stato c’è e meglio è“, dal palco di Davos non si è limitato ad esprimere queste sue posizioni di lode sperticata del capitalismo e del libero mercato, ma ha fatto, nel suo esordio, un esplicito attacco al pericolo di socialismo serpeggiante che sta minacciando tutte le economie occidentali.
Ed è proprio l’esordio del suo discorso che lo rende particolarmente interessante: perchè ai più, che non hanno colto la minaccia “comunista” (so che suona strano ma è proprio così, se si analizzano bene i piano del WF), una lode sperticata del capitalismo e del libero mercato poteva anche non sembrare un attacco diretto verso i piano di Schwab.
Ma con l’esordio al suo discorso ha voluto prima di tutto indicare il suo bersaglio: tutti coloro che predicano un collettivismo estremo, una centralizzazione dei beni di produzione, gli slogan alla “non possiederai nulla e sarai felice” sono ora chiaramente indicati come i nuovi statalisti, i nuovi burocrati, i nuovi comunisti che lavorano
- contro la libera economia,
- contro la libertà individuale,
- contro il libero mercato
- e, in ultima analisi, contro l’uomo.
E dichiararlo così apertamente dal palcoscenico di Davos non era per nulla scontato.
1. Ma la vera domanda è: chi c’è dietro a Javier Milei? Eccoli, arrivano!
1A. “Chabad Lubavitch: la potente organizzazione religiosa cabalista chassidica internazionale dietro Javier Milei”, Blondet & Friends, 2 dicembre 2023
https://www.maurizioblondet.it/chabad-lubavitch-la-potente-organizzazione-religiosa-cabalista-chassidica-internazionale-dietro-javier-milei/
Breve commento
Chiaro che ci sono elites sioniste internazionali malefiche dietro Javier Milei!!
1B. “La conversione di Milei al giudaismo e l’oligarcato argentino. Spunta, sullo sfondo, anche Soros…”, Renovatio 21, 20 novembre 2023
https://www.renovatio21.com/la-conversione-di-milei-al-giudaismo-e-loligarcato-argentino-spunta-sullo-sfondo-anche-soros/
Ecco alcuni passaggi a titolo emblematico:
“Secondo il sito ebraico Anash, i rapporti di Milei con il rabbinato andrebbero oltre la guida spirituale del rabbino Wahnish.
«L’economista ed ex esperto televisivo e radiofonico ha stretti legami con il capo argentino Shliach Rabbi Tzvi Grunblatt» scrive il sito. «Secondo quanto riportato dalla stampa argentina, il rabbino Grunblatt ha contribuito a creare legami tra Milei e importanti uomini d’affari come Eduardo Elsztain». Elzstain, argentino di origine ebraica (il nonno fuggì dalla Russia sconvolta dalla rivoluzione del 1917) è considerato a capo del più grande impero economico del Paese, che spazia dagli immobili all’agricoltura, da settore minerario a quello bancario.
La società dell’Elzstain chiamata Inversiones y Representaciones S.A. (IRSA), la più grande società immobiliare argentina, è quotata alla Borsa di New York. CRESUD, azienda leader nel settore agroalimentare che opera in Argentina, Bolivia, Paraguay e Uruguay di cui Elzstain è presidente, è pure quotata al NASDAQ. L’uomo d’affari ebreo-argentino è presidente inoltre di BrasilAgro (Companhia Brasileira de Propriedades Agrícolas), anch’essa quotata alla Borsa di Wall Street. Il partenariato pubblico-privato Banco Hipotecario, la principale banca ipotecaria argentina, vede Elsztain come il maggiore azionista privato.”
Breve commento
Insomma, Javier Milei ha anche legami per niente innocenti con noti oligarchi ebrei argentini, a loro volta legati con oligarchi ebrei statunitensi, ma che strana coincidenza…., da notare anche che Buenos Aires è la quarta città al mondo per numero di cittadini di religione ebraica!
Questa è la parte che più disturba… e forse spiega come ha fatto ad arrivare là.
@Ing Albero Medici
Per unire ulteriormente i puntini, prima parte.
1. “Le PASO argentine del 2023”, La Fionda, 16 agosto 2023
Il 13 agosto in Argentina si sono celebrate le PASO (Primarie Aperte Simultanee e Obbligatorie), una peculiarità elettorale del paese in cui gli schieramenti non solo scelgono il proprio candidato per le elezioni generali ma in cui devono necessariamente partecipare per poter essere presenti sulla scheda elettorale ad ottobre (la legge richiede che ciascuna formula ottenga almeno l’1,5% dei voti validi).
La tornata, segnata da un basso tasso di partecipazione (solo il 69%), ha visto come vincitore l’economista Javier Gerardo Milei, istrionico leader dell’estrema destra che negli ultimi quattro anni si è riconvertito da fenomeno mediatico in un vero e proprio terremoto politico capace di attirare il voto sia dei settori più conservatori e reazionari della società che di quelli a reddito basso. La sua candidatura ha raccolto più del 30% distanziando di quasi 9 punti il Ministro dell’Economia uscente, il peronista Sergio Massa e scalzato il centro destra di Juntos por el Cambio (la coalizione che esprimeva l’ex Presidente della Repubblica Mauricio Macri) dal ruolo di principale avversario del Peronismo. Massa si è fermato al 21,4% (a cui deve essere sommato il 5,8 di Juan Grabois, l’altro candidato peronista con cui Massa si contendeva la leadership della coalizione); i candidati di Juntos por el Cambio Patricia Bullrich e Horacio Larreta invece hanno raccolto rispettivamente il 16,98% e l’11,3% consegnando alla prima il ruolo di candidata di tutta la coalizione.
La retorica anticasta di Milei intrisa di volgarità, insulti e invettive contro i politici corrotti e incapaci e i lavoratori pubblici parassiti è riuscita a fare breccia in un paese che è stato fiaccato prima da una terribile crisi economica e poi dalla pandemia di Covid 19, in cui l’inflazione ha superato il 114 per cento (la quarta più alta del mondo), la povertà pesa come un macigno su più di 18 milioni di persone e il salario medio si aggira sull’equivalente di 350 euro al mese. In questo scenario il famigerato “dollaro blu” (la valuta degli stati uniti nel mercato parallelo e illegale) viene scambiato a 283,175 pesos mentre il settore agricolo, traino delle esportazioni del paese, soffre a causa della peggiore siccità degli ultimi 60 anni. In questo scenario tragico Milei con la sua formazione, La Libertà Avanza, è riuscito ad espugnare anche le storiche roccaforti del peronismo come le province di Santa Cruz, Tucuman e La Rioja, nonostante nelle ultime settimane il partito sia precipitato al centro di uno scandalo nazionale dopo che un suo ex alleato, Carlos Maslatòn, ha denunciato un sistema in cui le candidature per la varie cariche elettive (sindaco, legislatore, governatore) venivano letteralmente vendute in cambio di denaro con un vero e proprio listino prezzi che varia a seconda della carica.
Il programma politico di Milei è un vero e proprio sogno per gli anarco capitalisti. Identifica tutto ciò che è pubblico e statale con il male assoluto: tra le sue proposte principali, infatti, ci sono la privatizzazione dell’istruzione e del servizio sanitario, legalizzare la vendita degli organi, l’abolizione della Banca Centrale, la privatizzazione delle imprese statali e la dollarizzazione totale dell’economia. Un programma ultraliberista accompagnato da una forte retorica securitaria e dalla promessa di liberalizzare il più possibile il possesso delle armi da fuoco.
Proseguimento:
https://www.lafionda.org/2023/08/16/le-paso-argentine-del-2023/
Da notare in particolare questo passaggio:
A queste caratteristiche già di per se sgradevoli del vincitore delle PASO se ne deve segnalare un’altra che spesso passa inosservata sulla stampa internazionale: Milei si circonda di apologeti della dittatura militare, soggetti che giustificano o addirittura rivendicano i desaperecidos, i voli della morte le torture e le esecuzioni sommarie del governo golpista come strumenti legittimi di lotta politica; soggetti che cercano di avallare una narrazione in cui gli oppositori della giunta militare vengono marchiati a fuoco come “terroristi” che dovevano essere eliminati con ogni mezzo, narrazione già utilizzata dagli avvocati dei militari nel famoso processo alla giunta istruito dal Procuratore Strassera, processo che si è concluso con la condanna dei dittatori militari.
2. “La rivoluzione argentina di Milei non riguarda solo il suo Paese”
di Dario Fertilio per ItaliaOggi, 9 gennaio 2024
All’inizio il nuovo presidente argentino Javier Milei, brandendo la motosega nei comizi e prendendo di petto l’establishment, aveva semplicemente incuriosito il pubblico. Poi, il trionfo elettorale dirompente ha confuso gli osservatori. In effetti la vittoria di un anarco-capitalista nemico dello statalismo, deciso ad adottare il dollaro Usa come moneta, a chiudere la Banca Centrale e privatizzare scuola e sanità, proprio nel continente del populismo peronista (nonché del marxismo venezuelano e della teologia della liberazione peruviana) è spiazzante. Eppure la lettura di un’antologia firmata dall’economista liberale Alberto Benegas Lynch, “La post-verità socialista” (edita da Rubbettino con una introduzione di Renato Cristin) rende tutto chiarissimo e persino didascalico.
Benegas propugna un programma di rivoluzione neoliberista che il suo discepolo Milei ha fatto proprio, come i classici di von Hayek, Rothbard e Huerta de Soto. Ma è soprattutto in Benegas che sono enunciati nettamente i temi del suo programma. Ci sono il rifiuto delle ideologie tradizionali sia di destra che di sinistra, entrambe considerate stataliste; la proclamazione del valore etico della proprietà privata e del profitto, come del reinvestimento e del risparmio; in più l’idea di una completa separazione dell’economia dallo Stato.
Ma ciò che colpisce, anche perché enfatizzato da Milei nel suo discorso d’insediamento presidenziale, sono le tappe indicate per realizzare la rivoluzione: proclamazione brutale dei sacrifici inevitabili; rifiuto di qualsiasi gradualismo grazie alla luna di miele postelettorale; liquidazione di ogni protezionismo e della relativa classe imprenditoriale aggrappata alle prebende; eliminazione dei ministeri peronisti; liberalizzazione radicale del mercato del lavoro insieme con i contratti collettivi e le trattenute fiscali. E a proposto di imposte, cancellazione della progressività in favore del sistema proporzionale. (Questo, perché la progressività scoraggia gli investimenti di chi è in alto e la mobilità di chi proviene dal basso della scala sociale).
Proseguimento:
https://www.italiaoggi.it/news/la-rivoluzione-argentina-di-milei-non-riguarda-solo-il-suo-paese-2622939
Breve commento finale
Il capitalismo senza interventi dello stato che ne limita lo strapotere è come una volpe libera di fare quello che vuole in un pollaio, l’Unione Economica Europea ( area euro ) nè un esempio plastico recente, riducendo all’impotenza gli stati europei con regole assurde di finanza pubblica ( pareggio di bilancio, Deficit/PIL al 3%, MES, ecc.. ) e privandoli della propria valuta ha reso realtà che le lobby private più potenti hanno preso il sopravvento all’interno dell’Unione Economica Europea ( area euro ), e questo Javier Milei vuole fare anche peggio in Argentina per reggere il moccolo al dominio del dollaro, comandato dalla Federal Reserve che tutto rappresenta tranne anarco capitalismo, e per reggere il moccolo a potentati ebrei argentini e e potentati ebrei sovranazioanli, vedasi il prossimo punto.
@Ing Alberto Medici
Per unire ulteriormente i puntini, seconda ed ultima parte.
“Israele in Patagonia, coi soldi inglesi. E quel sommergibile”, Libreidee, 21 dicembre 2017
Perché il miliardario britannico Joe Lewis sta acquistando terre in Patagonia, dove Israele sta mandando “in vacanza” migliaia di soldati, proprio di fronte al mare – affacciato sull’Antartide – dove è scomparso il sommergibile argentino San Juan, alle prese con una imprecisata “missione segreta” di cui però gli inglesi erano al corrente? Se lo domanda un giornalista internazionale come Thierry Meyssan, di stanza in Libano: «Probabilmente il San Juan è esploso: la stampa argentina è convinta che abbia urtato una mina o sia stato distrutto da missile nemico». E gli immensi territori in via di acquisizione nel sud dell’Argentina e anche nel vicino Cile? Per il momento, ragiona Meyssan, «è impossibile stabilire se Israele abbia avviato un programma di sfruttamento dell’Antartide o se stia costruendo una base in cui ripiegare in caso di disfatta in Palestina». Ma il reporter si interroga sulle possibili connessioni “invisibili” che sembrano legare Patagonia e Antartide, Tel Aviv e Londra, la guerra in Siria e la strana sparizione del sottomarino, scomparso (in fondo al mare?) dopo l’ultima comunicazione con la terraferma, il 15 novembre, con a bordo 44 marinai.
Nel XIX secolo, ricorda Meyssan su “Rete Voltaire” in un post ripreso da “Megachip”, il governo britannico era indeciso se installare lo Stato di Israele nell’attuale Uganda, in Argentina o in Palestina. «All’epoca l’Argentina era controllata dal Regno Il sommergibile scomparso San JuanUnito e, per iniziativa del barone francese Maurice de Hirsch, era diventata terra di accoglienza per gli ebrei che fuggivano dai pogrom dell’Europa centrale». Nel XX secolo, dopo il colpo di Stato militare contro il generale Juan Domingo Peron, presidente democraticamente eletto, nelle forze armate si affermò una corrente antisemita: «Questa fazione dell’esercito diffuse una brochure in cui accusava il nuovo Stato d’Israele di preparare un’invasione della Patagonia, il Piano Andinia». Oggi emerge che, «nonostante l’esagerazione dei fatti dell’estrema destra degli anni ’70», esisteva davvero un progetto di insediamento (e non di invasione) in Patagonia, sottolinea Meyssan. «Tutto cambiò con la guerra delle Malvine del 1982, quando la giunta militare argentina tentò di rientrare in possesso delle isole Malvine, della Georgia del Sud e del Sandwich del Sud, territori dal suo punto di vista occupati da un secolo e mezzo dai britannici».
L’Onu riconobbe la legittimità della rivendicazione dell’Argentina, ma il Consiglio di Sicurezza ne condannò il ricorso alla forza al fine di recuperare i territori contesi. «La posta in gioco era considerevole», spiega il giornalista francese, «perché le acque territoriali di questi arcipelaghi danno accesso alle ricchezze del continente antartico». Alla fine della guerra delle Malvine, che fece oltre un migliaio di morti (i numeri ufficiali britannici sono di molto inferiori), Londra impose a Buenos Aires un trattato di pace particolarmente duro, che riduceva al minimo le forze armate argentine. «In particolare, all’Argentina venne sottratto il controllo dello spazio aereo del sud del paese e dell’Antartico, che passò alla Royal Air Force». Inoltre, continua Meyssan, ancora oggi «Buenos Aires deve informare il Regno Unito di ogni sua operazione militare».
Proseguimento:
https://www.libreidee.org/2017/12/israele-in-patagonia-coi-soldi-inglesi-e-quel-sommergibile/
2. Cosa ha combinato finora politicamente questo leccapiedi argentino di sionisti e di oligarchi ebrei argentini ? Eccolo arriva!
2A. “Brics, lo schiaffo dell’Argentina a Putin e alla Cina: la mossa di Milei”
Il presidente argentino ha ufficializzato la decisione già comunicata in campagna elettorale, inviando lettere ai leader di tutti i Paesi del forum economico”
di Filippo Jacopo Carpani per Il Giornale, 29 Dicembre 2023
https://www.ilgiornale.it/news/politica-estera/largentina-fuori-dai-brics-arriva-decisione-milei-non-2261591.html
In particolare i seguenti passaggi:
“Il portale di notizie Infobae ha dichiarato che Milei ha inviato lettere ufficiali a Xi Jinping, Vladimir Putin, Luiz Inacio Lula da Silva e Narendra Modi, in cui ha scritto che “come sapete, la politica estera del governo che presiedo è molto diversa da quella del governo precedente” e che “alcune decisioni andranno riviste, come l’adesione ai Brics”. L’ingresso dell’Argentina nel gruppo era stato formalizzato ad ottobre dall’ex presidente Alberto Férnandez, in una riunione con il presidente della Banca di sviluppo dei Brics Dilma Rousseff. La sua attuazione era prevista per il gennaio 2024.”
Dichiarazioni del ministro degli Affari esteri argentino riportate da Clarín hanno ripreso quanto affermato da Milei, sottolineando nuovamente le differenze in termini di politica estera con il governo precedente. El loco ha comunque ribadito di voler mantenere legami commerciali con i membri del forum economico. “Desidero sottolineare l’impegno del mio governo nell’intensificare i legami bilaterali con il vostro Paese, in particolare aumentando i flussi commerciali e di investimento”, si legge nelle lettere inviate ai vari leader. Un ammorbidimento dei toni, dunque, rispetto a quelli mantenuti durante la campagna elettorale. Milei aveva infatti dichiarato che “il nostro allineamento geopolitico è con gli Stati Uniti e Israele. Non ci allineeremo con i comunisti”, e aveva spesso definito le autorità di Pechino come assassine di chi persegue il desiderio di vivere in libertà.
2B. “Argentina, un mese di Milei tra tagli, riforme e sacrifici. La “cura” del presidente agita piazze e governatori. E anche l’esercito ribolle”, A. Cegna per Il Fatto Quotidiano, 12 gennaio 2024
Il primo mese del governo Milei è stato segnato da proteste di piazza e manovre choc. Il valore del peso è crollato con una svalutazione del 118%, l’inflazione continua a crescere, gli accordi con il Fondo Monetario Internazionale si fanno più stringenti e le misure di restituzione del debito rischiano di schiacciare sempre più la già fragile economia del paese. Negli ultimi mesi l’Argentina “non è riuscita” a pagare le ingenti rate del debito accumulato con il Fmi (oltre 43 miliardi di dollari) Milei è riuscito a strappare un nuovo prestito da 4,7 miliardi.
La trattativa è durata quasi settimana e ha portato ad un revisione, la settima, degli accordi del Meccanismo di finanziamento esteso (Extended Fund Facility, Eff), strumento pensato e creato dal precedente governo per “strappare” risorse necessarie a “colmare” il debito. In cambio il Fmi ha chiesto e chiede importanti aggiustamenti all’economia interna e alla struttura del paese. La nuova amministrazione “sta già sviluppando un ambizioso piano di stabilizzazione, basato su un iniziale ampio consolidamento fiscale, su azioni volte a ricostituire le riserve, correggere i disallineamenti relativi dei prezzi, rafforzare il bilancio della Banca centrale e creare un sistema economico più semplice, basato su regole e basato sul libero mercato” scrive nella nota finale il Fondo Monetario Internazionale.
Proseguimento:
https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/01/12/argentina-un-mese-di-milei-tra-tagli-riforme-e-sacrifici-la-cura-del-presidente-agita-piazze-e-governatori-e-anche-lesercito-ribolle/7408336/
Breve commento finale
Insomma, Javier Milei , telecomandato da potentanti locali ed esteri, filo sionisti e filo statunitensi, finora ha fatto i compitini disastrosi per l’economia argentina che gli erano stai assegnati: in primis, ufficializzare che l’Argentina non farà mai parte dei BRICS, secondo, applicare da subito disastrose ricette economiche neoliberiste che già in passato non avevano mai risolto nulla in qualsiasi parte del mondo siano state applicate per i miglioramento delle condizioni economiche e sociali delle classi sociali popolari che anzi sono le più colpite!
PS continua nel prossimo post
Note integrative.
1. “Libertario antiaborto, ma senza giustizia sociale: Milei è un paradosso”, di José Arturo Quarracino per LNBQ, 22 novembre 2023
Milei è un outsider paradossale nella scena politica Argentina: la sua idea di capitalismo anarco-libertario fu condannata dalla Rerum Novarum. Rifiuta la Giustizia sociale squalificando il connazionale Papa Francesco. Ma a differenza di una Chiesa oggi imbalsamata nello schema politico progressista, ha parlato chiaramente contro l’aborto.
Javier Gerardo Milei, outsider della politica nazionale, è stato eletto presidente argentino nel ballottaggio svoltosi domenica in Argentina (19-11-2023). Ha sconfitto il candidato ufficiale, Sergio Tomas Massa, attuale ministro dell’Economia, un vero insider della politica. Commozione e costernazione nel mondo della politica e dell’economia, con la decisione popolare che ha dimostrato la nausea e la stanchezza per una classe dirigente che, pur avendo fallito nella sua gestione pubblica, ha nutrito una massa di funzionari e militanti in alcuni casi miliardari, di fronte all’impoverimento della maggior parte della popolazione argentina.
Javier Gerardo Milei è un economista di professione, che si è introdotto per la prima volta nel mondo della politica argentina due anni fa, riuscendo ad essere eletto deputato nazionale con una emergente e minuscola forza politica, che ha chiamato “La Libertad Avanza”.
Sulla base delle teorie sviluppate, tra gli altri, da Murray N. Rothbard e Hans-Herman Hoppe, si è lanciato in questa avventura predicando e promuovendo l’anarco-capitalismo, o anarchismo libertario, come soluzione ai problemi strutturali dell’economia argentina. Cioè, postulando il primato o la sovranità assoluta dell’individuo, esercitata attraverso la proprietà privata e il libero mercato, contro la sovranità politica dello Stato, che pretende di ridurre al minimo, affinché si occupi esclusivamente della protezione della proprietà privata individuale e della non aggressione su quest’ultima, attraverso le forze di polizia, militari e di giustizia. É il cosiddetto minarchismo.
In questo quadro concettuale postula la libertà di mercato come asse costitutivo naturale della vita sociale ed economica della società, nella convinzione che il mercato da solo generi un ordine naturale delle relazioni umane. Per questo motivo è chiaramente antimarxista e antisocialista. In definitiva, il capitalismo che proclama è il capitalismo liberale del XIX secolo che papa Leone XIII criticò nell’enciclica Rerum Novarum (1891), che diede inizio alla messa a sistema della Dottrina sociale della Chiesa nel XX secolo.
Capitalismo che è stato anche condannato da papa Pio XI nell’enciclica Quadragesimo anno (1931), per le sue derivazioni economiche che hanno installato una «enorme e tirannica potenza economica nelle mani di pochi», cioè una feroce e brutale concentrazione economica e della finanza internazionale.
Il presidente eletto non solo ignora questi contributi critici della Dottrina sociale cristiana al capitalismo liberale, ma li squalifica definendo la Giustizia Sociale come una «aberrazione». In questo senso, non solo lo Stato non deve intervenire nel sociale ed economico, ma nemmeno la Chiesa e la sua dottrina sociale.
Proseguimento:
https://lanuovabq.it/it/libertario-antiaborto-ma-senza-giustizia-sociale-milei-e-un-paradosso
2. “Il neoliberismo di Milei: un modello fallimentare che torna in Argentina”
di Fabrizio Verde per L’Antidiplomatico, 18 dicembre 2023
Le ricette economiche con cui il nuovo presidente dell’Argentina, il fanatico neoliberista Javier Milei, assicura di rialzare il paese dalla crisi che lo travolge sono ormai ben note.
L’ammiratore argentino delle teorie fallimentari di economisti come Milton Friedman, sostiene misure come le privatizzazioni selvagge che comprendono assett strategici e sanità, de-regulation estrema, cancellazione delle tutele lavorative, austerità, pareggio di bilancio e via dicendo. Politiche di lacrime e sangue confermate dallo stesso Milei durante il suo discorso investitura. Un discorso dove ha praticamente affermato, tra gli applausi scroscianti dei suoi sostenitori, che è pronto a sacrificare il popolo argentino sull’altare degli interessi capitalistici.
Nel suo primo incontro con la stampa il portavoce presidenziale Manuel Adorni ha affermato: “Cambieremo il contratto sociale in modo che ci sia rispetto per la legge, le libertà individuali e la proprietà privata. È chiaro che i tempi del cambiamento stanno arrivando e saranno complessi”. La battaglia principale, ha aggiunto, riguarderà la crescita dell’economia, per la quale è necessario risolvere i problemi strutturali in termini di politica fiscale.
“Non si spenderà più in deficit. ‘Non ci sono soldi’ non è una frase fatta, l’equilibrio fiscale sarà rispettato alla lettera”, ha affermato, riferendosi a uno degli slogan più ripetuti da Milei prima e durante il suo insediamento.
Adorni ha annunciato che il ministro dell’Economia, Luis Caputo, annuncerà in una conferenza stampa, le misure economiche che il governo adotterà in questa prima fase e sulle quali ci sono forti aspettative. D’altra parte, ha confermato che ci saranno tagli nel settore pubblico. “La stragrande maggioranza delle persone che lavorano nello Stato sono valide, sono necessarie, ma spesso sono state lasciate da parte. Quello che combatteremo è il cosiddetto impiego militante e politico”, ha affermato agitando un’altra classica bandiera neoliberista. Parole che però cozzano con uno dei primi provvedimenti di Milei: il presidente ha firmato un decreto per modificare una normativa che impediva la nomina di parenti stretti a cariche pubbliche. In questo modo, ha potuto nominare sua sorella Karina Milei come Segretario generale della Presidenza.
Un altro provvedimento firmato da Milei autorizza il ministro delle Finanze a intervenire, chiudere, liquidare, privatizzare, fondere o sciogliere decine di imprese statali, compresi i media pubblici.
Proseguimento:
https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/27022-fabrizio-verde-il-neoliberismo-di-milei-un-modello-fallimentare-che-torna-in-argentina.html
3. “Argentina: l’ombra del falco liberista Milei”
di Peryra Mele – 01/01/202
A cura di Federico Dal Cortivo intervista al professore Carlos Peryra Mele, membro del Centro de Estudios Estratégicos Suramericanos e direttore del gruppo del Dossier Geopolitico.
1) Prof. Peryra Mele, Javier Milei è diventato presidente dell’Argentina con il 55,95% dei voti. Si aspettava questa vittoria al secondo turno?
Una vittoria dell’opposizione era prevedibile, perché le ragioni dell’attuale crisi del sistema politico argentino e della stanchezza della popolazione sono strettamente legate, ad esempio, alla bassa affluenza al momento del voto (in Argentina il voto è obbligatorio).
Inoltre, le percentuali sono tutte relative, a seconda di come le si vuole guardare, anche se sommando: assenteismo, schede bianche, schede osservate e voti per il candidato dell’UxP Massa, 6 argentini su 10 NON hanno votato per Milei, non c’è nessun assegno in bianco.
Per il proseguimento dell’articolo, scrivere queste parole chiave:
Argentina l’ombra del falco liberista Milei Ariannaeditrice articoli
Breve commento finale
Visto e considerato che il pensiero economico di Javier Mieli e i primi fatt che il suo governo ha posto in essere non sono per niente a favore delle classi sociali popolari ma anzi al contrario reggono il moccolo ai potentati economici locali e sovranazionali e allora come può un personaggio del genere andare al WEF, covo di miliardari psicopatici, e dire e proporre qualcosa di sensato a favore delle classi sociali popolari? Mission Impossible e infatti quel discorso che ha fatto è tutto fumo e niente arrosto, vengo e mi spiego meglio nel mio ultimo post , il prossimo, sull’argomento che però lo scriverò domani!
1. “Non avrai nulla e sarai felice”: gli slogan ingannevoli di Davos”, di Bernardo Severgnini per MDF, 26 febbraio 2023
“Non avrai nulla e sarai felice” è uno dei più celebri slogan prodotti dal World Economic Forum (WEF), organizzazione finanziata dalle più grandi multinazionali del pianeta, che ogni anno raduna a Davos, in Svizzera, esponenti di primo piano della politica e dell’economia internazionale con intellettuali e giornalisti accuratamente selezionati, per discutere delle questioni più importanti che il mondo si trova ad affrontare, anche in materia di salute e di ambiente.
Lo slogan, in originale ”You’ll own nothing. And you’ll be happy” che potete vedere qui, se recepito con superficialità, può richiamare aspetti della decrescita felice, ma che in realtà, se analizzato a fondo, rappresenta un concetto ben diverso.
Da sempre, e ancor più oggi, nel mondo dell’immagine, dei twit e della propaganda fatta a slogan, il lessico è un’arma che il potere utilizza con disinvoltura e con malizia per affermare e conservare sé stesso, per neutralizzare il dissenso e per contrastare le pulsioni verso un reale cambiamento del sistema. La storia è piena di esempi in questo senso: il termine anarchia, che di per sé indica una forma di organizzazione che supera le forme di sfruttamento dell’uomo sull’uomo, è stato nel tempo caricato di accezioni violente, è stato fatto diventare sinonimo di disordine, è stato snaturato del suo significato autentico. Oppure in tempi più recenti sovranismo, che di per sé indica il diritto dei popoli a non essere etero-diretti, principio scomodo per i progetti globalisti, è stato fatto diventare sinonimo di razzismo e xenofobia.
Quando la propaganda di regime non riesce nell’intento di distruggere un termine a lei scomodo, tende a farlo proprio, snaturandone il significato a proprio vantaggio.
E’ il caso ad esempio del termine democrazia, troppo positivo per poterlo rendere sgradevole agli occhi dell’opinione pubblica, che viene oggi usato per definire istituzioni altamente oligarchiche come l’Unione Europea. Oppure il termine ecologia, usato per promuovere operazioni commerciali di greenwashing che ben poco hanno contribuito e contribuiranno al miglioramento delle condizioni ambientali.
Anche il termine decrescita ha ricevuto un trattamento particolare, lo si è caricato di significati che non gli appartengono, come se volesse perseguire la povertà o il rifiuto della modernità. Questo è servito per allontanare l’opinione pubblica dai reali concetti e dai reali principi che la decrescita felice propone, e che se messi in pratica, rappresenterebbero un duro colpo al business di quei gruppi di potere di cui la propaganda si fa portavoce.
Ma negli ultimi anni qualcosa è cambiato nell’approccio del sistema mediatico mainstream nei confronti della decrescita. Se è vero che il vocabolo in sé continua ad essere disprezzato e deriso, è anche vero che la prospettiva di una inevitabile necessità di ridurre i consumi globali nel prossimo futuro è sotto gli occhi di tutti, WEF compreso. Da qui l’urgenza di governare il periodo di sobrietà forzata che i signori di Davos hanno predisposto per le masse per i prossimi anni. Fare in modo che le masse lo accettino senza remore, e possibilmente con entusiasmo. Ecco il senso dello slogan non avrai nulla e sarai felice, uno slogan che strizza l’occhio alla decrescita felice, pur senza nominarla.
Uno slogan che richiama troppo da vicino la decrescita felice per non rischiare di essere frainteso. E’ importante dunque che si mettano in chiaro in modo netto le differenze tra ciò che si intende con decrescita felice e ciò che invece intendono a Davos.
Innanzitutto, questo slogan non dice “non avremo niente”, ma dice “non avrai niente”.
Non si usa il verbo alla prima persona plurale, ma alla seconda singolare. Scelta di parole curiosa promossa da chi partecipa al Forum di Davos volando su jet privati e consumando migliaia di volte più dei normali cittadini, personaggi che difficilmente rinunceranno ai loro privilegi. Ecco, la decrescita felice non è nulla di tutto questo. Non ci può essere decrescita felice senza uguaglianza sociale. In una società della decrescita non è prevista una classe sociale di super ricchi che sta al di fuori e al di sopra.
Proseguimento:
https://www.decrescitafelice.it/2023/02/non-avrai-nulla-e-sarai-felice-gli-slogan-ingannevoli-di-davos/
2. “Agenda 2030: non avrai nulla e sarai felice”, di Robero Pecchioli per Ricognizioni, 11 febbraio 2021
Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile è un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU. Essa ingloba 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile in un grande programma d’azione per un totale di 169 obiettivi o traguardi. Così è scritto nel sito ufficiale delle Nazioni Unite. Promessa o minaccia? Piuttosto la seconda ipotesi. Il Grande Reset – grande cancellazione e reinizio – non è la stessa cosa, ma gli obiettivi coincidono e hanno in comune la vicinanza con le politiche del Foro Economico Mondiale, il cosiddetto “partito di Davos”, il cartello delle grandi multinazionali e degli uomini più potenti del pianeta.
L’ultimo incontro si è tenuto online a fine gennaio 2021, in attesa della riunione plenaria “in presenza”, prevista a Singapore per il prossimo maggio. Tutti insieme, i vari aspetti dell’agenda mondialista confluiscono in un immenso progetto di riconfigurazione antropologica, economica, ambientale ed esistenziale a medio termine (il 2030 non è certo lontano) che non è azzardato definire epocale, nel senso che il suo successo- se vi sarà- cambierà l’esistente, l’umanità e il suo stare nel mondo (l’”esserci”, Dasein, con il lessico di Martin Heidegger) come mai è accaduto nella storia.
Occorre distogliere lo sguardo dal pur cruciale scenario del virus e tentare un primo approccio con il piano mondialista, destinato a capovolgere, forse a travolgere, le nostre vite. Si tratta di una gigantesca azione coordinata su più piani – politico, economico, sanitario, tecnologico, ambientale – destinata a rafforzare l’impero del neo capitalismo e avviare un’era nuova per l’umanità. In sostanza, si tratta dell’istituzione di un tecno-feudalesimo .
Proseguimento:
https://www.ricognizioni.it/agenda-2030-non-avrai-nulla-e-sarai-felice/
In particolare i seguenti passaggi dell’articolo:
Uno dei video diffusi a margine del recentissimo Forum Economico Mondiale mostra l’immagine di un giovane dal sorriso raggiante ed ha un titolo emblematico: “nel 2030 non avrai nulla e sarai felice “. Sembra un programma comunista e lo è, in effetti. Il video è stato subissato di critiche sulle reti sociali e il Forum lo ha cancellato da Twitter, ma è ancora visibile nella pagina Facebook. Negli scritti di Karl Marx si ipotizza un mondo perfetto in cui – abolita la proprietà privata – ci sarebbero stati magazzini pieni di merci in cui tutti si sarebbero liberamente serviti.
Comunismo spietato in basso, capitalismo altrettanto schiacciante in alto, per lorsignori: la variante neo feudale è che non possiederà nulla la stragrande maggioranza dell’umanità, ma la proprietà privata – non più dei “mezzi di produzione” ma di tutto, proprio tutto quello che esiste al mondo – beni, servizi, tecnologie, denaro- resterà in capo a una minoranza dal potere ferreo. Un medioevo postmoderno privo della spiritualità e dell’altezza morale dell’era di mezzo. In alto, un pugno di imperatori – i padroni universali – coadiuvati da varie caste di feudatari, vassalli, valvassori e valvassini, in basso tutti noi, i servi della gleba a cui somministrare un’esistenza animale.
In questa riflessione ci limiteremo ad analizzare questo aspetto del Reset – che, lo ripetiamo- significa cancellazione. I padroni del mondo predicono un futuro prossimo in cui la proprietà privata diffusa sarà irrilevante e potrà essere eliminata. Nel 2016 il Foro Economico Mondiale pubblicò un articolo in cui si descriveva una società apparentemente utopica in cui tutte le necessità materiali di base erano soddisfatte. Ne era autrice Ida Auken, autorevole esponente del Forum, già ministro dell’ambiente in Danimarca. La nuova Città del Sole sarà un paradiso – o inferno? – in cui in pochi minuti qualcuno consegnerà ogni tipo di merci: l’Amazon-mondo. Nessuno avrà più l’automobile, sostituita da una rete di trasporti pubblici (ma di proprietà privata…). Non si pagheranno affitti per gli alloggi, che saranno utilizzati da altri in nostra assenza. Una perfetta vita animale, nomade o transumante – meglio dire liquida? – con il trolley in mano ad inseguire qua e là “opportunità”, una sorta di perpetuo Progetto Erasmus per un’umanità sradicata.
Anche il cibo, nel sogno-incubo è gratis: spazzatura consegnata da poveracci alle dipendenze delle piattaforme dedicate; nessuno possiederà più stoviglie e posate. Sarà più “comodo” riceverle a domicilio nel momento dell’utilizzo. É terribile l’insistenza sulla “comodità”, la stessa che fa preferire l’uso di carte di credito (cioè di debito), fornite, ovvero controllate dal potere finanziario a scapito dei contanti. “Potrai affittare qualsiasi cosa e sarai felice “. Milioni, miliardi di vite in locazione. Ma se paghiamo un affitto, significa che beni, merci, servizi, sono di qualcuno che mantiene ben salda la proprietà e può scegliere se, a chi e a quali condizioni concederne l’uso.
1. “Nel 2016 il Foro Economico Mondiale pubblicò un articolo in cui si descriveva una società apparentemente utopica in cui tutte le necessità materiali di base erano soddisfatte. Ne era autrice Ida Auken, autorevole esponente del Forum, già ministro dell’ambiente in Danimarca. “, riferimento: terzo passaggio del precedente post dopo l’avviso “In particolare i seguenti passaggi dell’articolo:”
Ecco, la versione originale in inglese che il WEF nel suo link originale non la da più, chissà come mai…., ma recuperata integralmente:
https://web.archive.org/web/20161125135500/https://www.weforum.org/agenda/2016/11/shopping-i-can-t-really-remember-what-that-is/
questa la versione in italiano:
https://it.ihodl.com/lifestyle/2016-11-30/benvenuti-nel-2030-dove-la-proprieta-privata-e-la-privacy-non-esistono/
Breve commento
Si intuisce facilmente che tutti i servizi e prodotti forniti a una persona idiota del genere felice di non possedere nulla vivendo in una distopica “Smart City” sono forniti da mega piattaforme private in regime oligarchico o addirittura monopolistico che ovviamente si arricchiranno in modo semiautomatico e all’inverosimile, insomma, stringendo il succo, trattasi di neo feudalesimo in salsa iper high- tech e iper green, condito il tutto con super salsa depopolante, that’s it!
PS di comunismo e/o socialismo vero e proprio come alcuni da destra sostengono o di fascismo vero e proprio come altri da sinistra sostengono, neanche l’ombra, ma invece trattasi di neo feudalesimo, cosa molto peggiore per vari motivi ma più facilmente da sconfiggere per altri vari motivi.
2. Le distopiche “Smart City” che vogliono realizzare.
Città senza più negozi commerciali fisici perchè tutti compreranno online, scuole e università senza più aule, alunni e professori perché si farà tutto online, uffici pubblici ridotti all’osso perchè quasi tutte le pratiche si faranno online.
Banche solo online e moneta solo digitale accoppiata al nuovo “credito sociale” della carta digitale unica ( carta d’identità + tessera sanitaria + tessera fiscale ), se consumi oltre un certo limite dovrai pagare esose tasse che ti verranno prelevate direttamente subito dalla carta digitale unica.
Aziende private di produzione di beni fisici: reparti amministrativo finanziario e commerciale marketing gestiti solo online , produzione sempre più automatizzata e robotizzata, magazzini di prodotti gestiti da robot e droni.
Call centre ridotti all’osso perché la maggior parte delle operazioni saranno svolte tramite intelligenza artificiale
Automobili, moto, treni, autobus, tir, tutti guidati senza conducente tramite sofisticati meccanismi di intelligenza artificiale.
Carceri totalmente vuote perché chiunque sconterà la pena a domicilio con particolari braccialetti elettronici gestiti da remoto tramite sofisticati meccanismi di intelligenza artificiale che invieranno scariche elettriche alla minima trasgressione della pena detentiva.
Vacanze in posti lontani tramite viaggi arei solo per poca gente benestante che si potrà permettere le esose tasse di inquinamento ambientale che verranno subito addebitate un volta acquistato il biglietto aereo sul proprio smart phone personale in quanto faranno parte del nuovo “credito sociale” della carta digitale unica ( carta d’identità + tessera sanitaria + tessera fiscale ) per tutti, quasi totale eliminazione dei viaggi aerei per lavoro perché si farà tutto online e perché sarà talmente caro che solo le multinazionali si potranno permettere di pagarli per i propri top manager.
Stessa cosa e ancora peggio per le navi da crociera turistiche.
Telemedicina: non ci saranno più medici di base ma si farà tutto online con protocolli standardizzati per ogni tipo di malattia che richieda solo cure farmacologiche.
Robot medicina: molte operazioni chirurgiche saranno eseguite da robot.
Giornalisti robot, consulenti finanziari robot, interpreti non più necessari perché qualsiasi lingua sarà subito interpretata in automatico da software avanzatissimi.
Per tutti coloro che non riusciranno ad avere un reddito da lavoro che saranno molti è previsto un reddito universale di base per il minimo sostentamento che verrà erogato solo a precise condizioni, violate le quali si è esclusi da qualsiasi tipo di assistenza per tempi che variano a seconda della gravità della violazione.
E altre cose distopiche del genere…
Breve commento
Insomma, distopiche “Smart City” in cui gli essere umani sono ridotti ad automi obbedienti alle elites psicopatiche di turno, ovviamente si sono fatti i conte senza l’oste, l’essere umano per quanto manipolabile è pur sempre un essere umano e se viene trattato in modo inumano per nessuna finalità particolare e allora prima o poi si ribella e quando si ribella, essendo tanti trattati così, sono dolori per chi si li è messi contro!!
3. Breve commento finale
Super Albertone con questo post su Javier Milei ha preso un granchione, insomma, anche lui fa cilecca sebben molto raramente, e infatti rimane sempre un gran cervellone!
Buona domenica
TheTruthSeeker