Nel corso dei tradizionali ritrovi per le feste, con una marea di nipoti/cugini ormai in età da lavoro, si vengono a scoprire le cose più strane. Oltre alle solite difficoltà, per cui anche chi è laureato, anche nell’ “avanzatissimo” NordEst, un tempo definito “la locomotiva d’Italia” non trova lavoro e non può dar corso a legittimi progetti di una vita indipendente, metter su casa e famiglia, ecc.; oltre ai già citati casi (sempre più numerosi) di giovani che vengono assunti ma per paesi dove la paga (e le tasse che le imprese pagano, come già detto qui) è molto più bassa, (Ungheria, Polonia, Portogallo, ecc.), vengo a sapere di una nipote che, laureata in infermieristica, è stata assunta… in Inghilterra, con regolare contratto a tempo indeterminato! Ma come? Forse che in in Inghilterra hanno più bisogno di infermieri che da noi? No! Semplicemente, qui non ci sono i soldi per pagarli, lì sì. Complimenti, ancora una volta, a Renzi (e a chi gli detta l’agenda) che preferisce spingere opere inutili come la TAV o l’acquisto di cacciabombardieri F35 piuttosto che mantenere in vita lo stato sociale. Un’altra nipote, ostetrica, che non trova lavoro neanche lavorando gratis (sono disposti anche a questo, pur di rendersi utili e acquisire esperienza) sta per emigrare in Irlanda. Stiamo diventando i nuovi emigranti in cerca di lavoro, mentre i nostri politici si riempiono la bocca di una ripresa che c’è solo nei loro discorsi.
Per fortuna abbiamo conservato la capacità di indignarci. Indignarci al vedere una classe politica che deliberatamente (non posso credere siano così stupidi da farlo inavvertitamente) sta distruggendo un tessuto sociale industriale che fino a pochi anni fa era uno dei primi al mondo. Ormai la tassazione, ben lungi dal rispetto del principio etico, morale e costituzionale della proporzionalità al reddito, sta soffocando qualunque tentativo di impresa, come ben spiegato da questa giovane imprenditrice:
Mi chiamo Mariangela Mazza e sono proprietaria di Moncheri GelateriaArtigianale. Sono una ragazza di 28 anni con due lauree che ha deciso di ricominciare da zero con un’attività provando a non abbandonare l’Italia come tanti miei coetanei. …
Dichiaro apertamente di non riuscire più a pagare, con i miei incassi, tutte quelle tasse che lo Stato mi chiede.
Mi appello ai principi dello stato di necessità e della capacità contributiva proporzionale al proprio reddito, stabiliti rispettivamente dagli Artt. 54 c.p. e 53 cost. per legittimare il mio rifiuto categorico di continuare a contribuire, attraverso le tasse, alle spese per il mantenimento dei privilegi della classe politica che ci governa, vera protagonista di questa crisi economica.
Con le loro scelte hanno mantenuto uno STATO parassitario, e scaricato le proprie responsabilità verso le categorie più deboli, in particolare piccoli commercianti e artigiani. Tassa dopo tassa ci hanno portato allo stremo e oltre! Spesso inducendoci a pensare seriamente al suicidio! E questa è l’accusa maggiore che faccio ai nostri governanti: Induzione al Suicidio .
In questi anni ho cercato di pagare le bollette, che sono quadruplicate, ho cercato di pagare le tasse comunque quadruplicate,ho cercato di mantenere in vita la mia attività portando al minimo i costi di gestione e riducendo le mie entrate, perché costretta ad abbassare i prezzi (nonostante l’IVA ) per mantenere la clientela.
Di conseguenza RIBADISCO APERTAMENTE DI NON POTER Più PAGARE ULTERIORI TASSE: Non sono un delinquente,non sono un ladro e non voglio essere un evasore, ma davanti a una politica che continua insensatamente a mantenere privilegi e costi sproporzionati, vergognosi e irrispettosi nei confronti di tutti i lavoratori di questo paese, inizio questa protesta economica appellandomi ai due sopracitati principi:
Art. 54 co.1 del codice penale:
Articolo 54. Stato di necessità. Non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di salvare sé od altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona, pericolo da lui non volontariamente causato, né altrimenti evitabile, sempre che il fatto sia proporzionato al pericolo.
-il vertiginoso e incontrollato aumento delle tasse ha prodotto un danno grave e attuale alla mia famiglia mettendo in pericolo soprattutto il futuro dei miei figli e nipoti.
Art.53 co.1 della costituzione italiana:
Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva.
-IO NON INCASSO ABBASTANZA PER PAGARE TUTTE QUESTE TASSE E SE NON INCASSO ABBASTANZA VUOL DIRE CHE C’E’ QUALCOSA NEI CONTI DELLO STATO CHE NON FUNZIONA E QUINDI ESSENDO CITTADINO ITALIANO ESIGO CHE LO STATO SI FACCIA GARANTE DELLA MIA CONDIZIONE FAMILIARE.
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Insomma, rispetto a quando si è affacciata la nostra generazione, al mondo del lavoro, la situazione è completamente cambiata. Nessuno stupore quindi che oggi i giovani possano essere un pochino disillusi, incerti sul proprio futuro e costretti a vivere un po’ alla giornata, a navigare a vista, impossibilitati ad una benchè minima pianificazione del loro futuro. Che fare dunque? A livello politico lo sappiamo bene: questo sistema va cambiato dalle fondamenta, e l’unica maniera possibile, come abbiamo tracciato con Monia Benini nel libro “Risvegliati: e adesso cosa facciamo?” è puntare al ritorno del potere sul territorio (nemico diviso, mezzo sconfitto). Ma questi sono cambiamenti che avvengono nel medio lungo termine, e uno rischia di veder passare una vita, nel frattempo. E intanto che fare?
- Secondo me questa è una opportunità per rivedere la nostra vita e il nostro approccio allo stare insieme, oltre che al modo di intendere lo stato e i doveri civili. Bisogna riscoprire la solidarietà e la condivisione: chi ha, deve imparare ad essere solidale e a dare a chi ha meno, senza far pesare una posizione di privilegio; chi non ha, deve imparare a chiedere, senza sentirsi umiliato per una situazione che, il più delle volte, non dipende da lui; al tempo stesso, imparare a rendersi disponibile e utili per contribuire, nell’ambito delle proprie capacità, qualunque esse siano, e aiutare il prossimo. Essere utili agli altri, questo è alla fine lo scopo che bisogna prefiggersi.
- Creiamo delle piccole comunità, dove distribuire oneri ed onori, e “spalmare” gli stati di necessità; magari dove esistano delle situazioni miste: magari qualcuno a reddito fisso, magari un pensionato, e si possano condividere vantaggi e disponibilità dei vari componenti.
- Contemporaneamente bisogna disinnescare il potere del denaro: per questo, fare sempre di più in forma gratuita, spontanea, slegata dal “prezzo” di mercato che ci viene imposto. Se, come detto più volte, tutto il frutto di una vita di lavoro se ne va lungo i tre canali di scolo che si chiamano tasse, interessi e inflazione, liberandoci del denaro come cinghia di trasmissione dell’utilità sociale potremo limitare gli effetti negativi di questi tre elementi. Di più, al riguardo in particolare delle tasse, non fatemelo dire: non vorrei debordare nell’apologia di reato. Ma con uno stato che così spudoratamente opprime con una tassazione ingiusta (sì, ingiusta, non ho paura di dirlo, perchè non proporzionata alla capacità contributiva dei singoli) le strategie da mettere in campo sono pura e semplice legittima difesa.
Ultimo, per chi ancora ha il sogno del posto di lavoro fisso: uno sfogo di una amica su FB, che forse servirà a ridimensionare la “fortuna” di quelli che sono, di riffa o di raffa, entrati nel meccanismo:
Dovrei ringraziare di avere un lavoro fisso,uno stipendio pronto sempre il 10 di ogni mese….Ma non mi faccio le festivita natalizie da sei anni,lavorando il doppio, domeniche comprese,stando a casa il 25/26 e il primo gennaio, facendo casa lavoro, lavoro casa…Il 26 mi sono fatta forza e l’ho dedicato agli altri,il 31 sicuramente me ne starò a casa da sola perche non ho tempo di organizzare e soprattutto non posso andare da nessuna parte, giro per i negozi con le punture nella borsa perche ho le coliche a mille, eppure si DEVE lavorare…vivere per lavorare. Finito malissimo questo 2014 (e gia finito????e gli ultimi mesi dove sono stata???)… Crisi —->(d identita’.)
I giovani non intendono. Non vogliono intendere. Non riescono a comprendere quel che stiamo ripetendo da anni!.
Potrebbero almeno dar retta a quel che dice don Nitoglia: Brillantissimo intellettuale ultra cattolico: Non vi invito ad uccidere, ma se proprio volete suicidarvi, andate invece a suicidare i banchieri o almeno a riempire di benzina le loro agenzie bancarie
Sicuro che don Nitoglia dica questo? uhm….
Tutto giusto, ricordando che le nuove ostetriche non possono aver molto lavoro se le famiglie non sono incentivate a far figli con delle leggi a sostegno delle mamme.
“La mamma che fa soltanto la mamma lavora, anzi è il Lavoro con la L maiuscola, a pieno titolo. Oggi dobbiamo confessare che la presenza della madre in casa è uno degli elementi più indispensabili per l’equilibrio dei figli e del marito», Don Oreste Benzi.
http://www.citizengo.org/it/14564-senza-figli-non-ce-crescita-diamo-uno-stipendio-alle-mamme
Senza figli non c’è crescita. Diamo uno stipendio ad ogni mamma! #renziaggiungiunozer0!
Se non riescono a immaginare niente di diverso da Lavora-Consuma-Crepa allora buon viaggio e tanti saluti; che emigrino pure, se non hanno i soldi per il biglietto ce li porto io in braccio a gratis, gente con mentalità da schiavi non serve a niente e a nessuno se non agli schiavisti.
Si accomodino pure anche i sig.ri “imprenditori” che non hanno mosso un dito quando lo stato canaglia legalizzava de facto lo sfruttamento dei giovani precari. Adesso che lo stato sfrutta pure loro, si riempiono il becco di paroloni come legalità e giustizia… se ne vadano pure a sfruttare e inquinare da qualche altra parte, se proprio non vogliono farci la cortesia di spararsi un colpo in bocca.
Sarà un anno meraviglioso: chiuderanno fabbriche produttrici di veleni e oggetti inutili, spariranno non-mestieri postmoderni basati sul Nulla, le vostre chiese di pedofili tossicomani resteranno vuote e tanti subnormali si suicideranno. Bene così.