A seguito del terremoto in Emilia e le correlazioni che – inutile negarlo – fanno riportare alle attività di “fracking” (iniezione nel sottosuolo di acqua e additivi chimici ad alta pressione per “spaccare” gli strati e provocare l’uscita di gas) i movimenti tellurici, mi sono guardato un paio di brevi documentari recenti, dell’americano Josh Fox, che riporto per comodità.
Per chi non avesse tempo di guardarli, riporto i punti essenziali:
- Il gas naturale presente nel sottosuolo di alcuni stati americani sembra essere una risorsa sterminata, tanto che gli stati che si trovano sopra il cosiddetto “Marcellus shale” (roccia scistosa Marcello?) si sentono un po’ come l’Arabia Saudita del petrolio;
- Quello che però non fanno sapere è che il processo di foratura per creare i pozzi è estremamente costoso e ad alto impatto ambientale; si parla di circa 1.000-1.200 “bilici” (camion con rimorchio) per ogni pozzo;
- In particolare non è stato risolto il problema delle acque residue: altamente inquinanti (oltretutto non è dato sapere cosa contengano, visto che le ditte specializzate, come la Hullyburton del tristemente famoso Dick Cheney tengono come segreto industriale la miscela di additivi chimici che rendono il processo di “rottura” più facile), il loro smaltimento inquina le acque di superficie (vengono riversate nei fiumi!), i campi, e anche l’aria (uno dei sistemi per l’eliminazione è l’evaporazione, con inevitabile ricaduta di elementi tossici e cancerogeni sulle piante, sui campi, sui corsi d’acqua);
- molto concreta è la possibilità di rottura o falla nel condotto ascendente; già nel primo anno il 6-7% dei pozzi presentano fuoriuscite di gas; tale percentuale cresce di anno in anno fino ad arrivare a oltre il 60% dopo 25 anni; in pratica, dopo 25 anni è più verosimile la presenza di perdite che non la tenuta stagna;
- tali falle inquinano le falde acquifere, tanto che, come si vede nel video, oltre ad acqua “sporca“, con pesanti conseguenze per la salute, si vedono abutanti che letteralmente “accendono il fuoco” dal rubinetto della loro casa;
- l’ANGA, American Association Natural Gas, ben conscia del ritorno di immagine negativo, ha assoldato una agenzia di Pubbliche Relazioni specializzata nel ri-creare un’immagine pulita; indovinate un po’? La stessa agenzia che, 50 anni fa, aveva difeso l’immagine delle multinazionali del tabacco sostenendo che non era vero che il fumo da sigarette fosse nocivo, che la nicotina creasse dipendenza e altre amenità del genere!
- nei casi di fuoriuscita del gas, questo viaggia molto velocemente per kilometri e kilometri, alla ricerca di vie di fuga verso l’alto; non si osa pensare cosa succederebbe se tali perforazioni fossero in zone densamente abitate e non in mezzo ai boschi come sta avvenendo oggi;
Insomma, gli elementi per bloccare tali attività ci sarebbero tutti … e senza neanche menzionare la possibilità di scatenamento di terremoto!
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