Stamattina fra i commenti sul sito ne ho trovato uno che mi ri-tira sull’argomento, sul quale sono in piacevole disaccordo con una amica, Maria Missiroli, alla quale peraltro devo molto, ad esempio avermi aperto gli occhi sull’enorma truffa dell’AIDS.
Come ho già scritto nella risposta al commento, un po’ mi dispiace alimentare la polemica perchè sono convinto che questo rischia di distogliere dal primario (in ordine cronologico) obiettivo, che è secondo me sottrarre dalla mani degli usurai privati l’enorme potere di creazione e controllo della quantità di denaro circolante, potere grazie al quale si possono controllare i governi, scatenare guerre, mandare in misrea e disperazione intere nazioni, ecc. Ma tant’è. Visto che non ci si può tirare indietro per sempre, provo ad esporre non tanto la mia opinione quanto alcuni punti a favore dell’una e dell’altra teoria.
Bill Still, autore dei bellissimi documentari “The Money masters” e “The secret of Oz” sostiene che non importa quale sia il sottostante, cioè il valore corrispondente al pezzo di carta che teniamo in mano; anzi, può benissimo non essere nulla (ad esempio con i cosiddetti “tally sticks”, i bastoncini di legno i emissione regale dell’Inghilterra dei secoli d’oro, o, aggiungo io, il bitcoin adesso); quello che conta veramente è chi ne controlla la quantità. Che deve essere giusta, vale a dire nè troppo poca, altrimenti l’economia si ferma, nè troppa, altrimenti l’inflazione galoppante come un boomerang si rivolge contro il sistema economico stesso.
Ron Paul, altro personaggio che come Bill Still amo moltissimo, candidato repubblicano alle elezioni presdienziali, è invece per un ritorno allo standard aureo, convinto che la parità con l’oro sia l’unico sistema che garantisca, intrinsecamente, per come è pensato e per le caratteristiche intrinseche dell’oro (non deperibile, non contraffabile, esistente in quantità limitata al mondo) l’impossibilità di una crescita incontrollata della massa monetaria, vero problema dei nostri giorni.
Io trovo che ci siano punti a favore dell’una e dell’altra tesi, ma i puunti che non condivido dei fautori dello standard aureo forse sono di più. Provo ad elencare quelli che mi vengono in mente in ordine di importanza.
Primo: i sostenitori dello standard aureo dicono che la moneta non può essere “libera“, ma deve essere agganciata ad un valore reale, concreto. Ma l’oro non ha un valore reale, concreto: ha un valore perchè, convenzionalmente, noi gli diamo valore. Provate a dare 100g di oro ad uno che sta morendo di fame o di sete in deserto, e vedete se può farsene qualcosa. Date 20g di oro a uno che ha un tumore, e vedete se guarisce. E così via. Cioè il valore, ancora una volta, non è intrinseco, ma convenzionale.
Appurato che il valore è convenzionale, potremmo dire: ok, ma proprio per le caratterisctiche che dicevamo prima (quantità limitata, non deperibilità, non contraffabilità), possiamo dire: va bene, concordiamo che il sottostante deve essere l’oro, in tal mondo toglieremo il potere ai bancari di lucrare profitti stratosferici con il meccanismo della riserva frazionaria, o, per dirla più semplicemente, del prestito di ciò che non hanno, o, per dirla con Dalla Luna, come mi ha suggerito Marco Saba, di emissione di promesse di pagamento a fronte di nessuna garanzia o deposito. Osservo però che se io fossi il proprietario di tutto l’oro del mondo sarei molto felice della creazione di un ritorno allo standard aureo, perchè ciò consoliderebbe una volta per tutte il mio potere. Siuazione paradossale e ipotetica? Mica tanto. credete davvero che le banche centrali ed ora la BCE abbiano l’oro in deposito? E se fosse che le poche persone che tengono in mano la finanza mondiale hanno veramente tutto o quasi l’oro del mondo, un ritorno allo standard aureo non sarebbe come chiudersi in cella e consegnare loro le chiavi?
I fautori del ritorno allo standard aureo ritengono che la creazione di moneta “out of thin air“, cioè dal nulla, rischia di creare inflazione iperbolica e incontrollata. E su questo siamo d’accordo. Ma qui si ritorna alle impostazioni di un sistema e dei suoi meccanismi di controllo. Se questo compito viene dato ad un privato (come è la BCE oggi), tale privato, operando al fine di massimizzare il proprio utile, sarà non solo tentato ma anche istituzionalmente giustificato nel cercare di ottenere il suo scopo istituzionale. Se affidato ad un organismo pubblico, pur restando la tentazione di chi si trovasse a gestire la stanza dei bottoni, il meccanismo di controllo dovrebbe comunque mantenere un freno nella possibilità di creazione incontrollata di liquidità, come potrebbe avvenire ad esempio se si istituzionalizzasse il reddito di cittadinanza, cosa che è moralmente ingiusta (creando inflazione penalizza i redditi fissi e i pensionati) e socialmente diseducativa (insegna che ci si può aspettare di essere mantenuti dalla collettività).
Ma questo (creazione di liquidità e diluizione della moneta) sta avvenendo già oggi: i governi, per ignoranza o asservimento ai banchieri, sembrano spingere nella direzione dell’aumento del debito con spese inutili e impopolari (vedi TAV in Val di Susa) anche ora che l’emissione di moneta non è in mano pubblica: forse che riportare sotto il controllo democratico e popolare l’emissione porterebbe ad un peggioramento delle cose? Io non credo proprio.
Microfoni aperti ai commenti!
Ciao,
sono anche io interessato a questioni monetarie e avrei qualche domanda.
Dall’articolo non capisco bene: sei per un sistema in cui la quantità di moneta (o di sottostante) sia fissa, oppure no?
Mi sembra questa la domanda di fondo nella discussione sui diversi sistemi monetari; sei d’accordo?
Emanuele
Non mi sembra la domanda di fondo. Per me la domanda di fondo è un’altra: se è giusto che lo stato, la collettività, deleghi un privato alla gestione della moneta, sia essa legata ad un sottostante o meno. E -senza pensarci un nanosecondo (10 alla -9) mi rispondo: NO! Il privato persegue -giustamente- un fine privato, di profitto di solito; come ho scritto nella nota: “il vero monopolio naturale” questa attività deve essere gestita dalla collettività (tramite suoi delegati controllabili e revocabili e perseguibili in caso perseguano finalità diverse da quelle per cui sono stati messi lì, ovvio).
Non capisco l’importanza sulla quantità di moneta fissa; a “pelle” preferirei che fosse fissa, ma non ci ho ancora pensato approfonditamente. Perchè fissa? Perchè l’emissione di nuova valuta annacqua e depaupera l’esistente (inflazione), penalizzando chi è a reddito fisso. (vedi nota sul reddito di cittadinanza).
Grazie dell’intervento Emanuele.
Per “gestione della moneta” non capisco che cosa intendi. Posso immaginare che sia l’aumento, o la stampa, di moneta? Se è così, prima ancora di chiederci se è giusto che lo faccia un privato o la collettività, dovremmo chiederci se è giusto che qualcuno lo faccia; quindi si ritorna alla mia domanda iniziale.
Quanto al secondo punto… pensa un po’ che bello!
Moneta in quantità fissata; nessuno più stampa soldi (o aumenta gli zeri di qualche conto). Chi ha messo via qualcosa vede conservato il proprio potere d’acquisto.
Anzi, mano a mano che la produttività aumenta ed arrivano nuove scoperte tecnologiche i prezzi diminuiscono (perché aumenta l’offerta).
Chi ha un reddito fisso continua a poter comprare tanto quanto prima; chi ha fatto progetti per il futuro è facile che possa realizzarli senza prendere un secondo lavoro.
Che ne dici?
Emanuele
Mi trovi d’accordo.
Purtroppo tutto il pensiero economico corrente è a favore dell’inflazione. Viene vista come un toccasana, senza la quale la gente potrebbe anche decidere di rimandare un acquisto (orrore! Orrore! Non sia mai detto) nella speranza che i prezzi scendano. Ma se un acquisto si può rimandare, significa che non è indispensabile…
Sì, mi piacerebbe che la moneta fosse fissa e i prezzi potessero anche scendere, e la gente tornasse ad avere tempo libero, … tutto un altro film rispetto a oggi, ma prima o poi ci arriveremo!
A tal proposito vi consiglio di seguire lo sviluppo del progetto Bitcoin ( che vedo che hai anche citato ).
Bitcoin è soprattutto un insieme di regole, un protocollo.
Se anche non è “perfetto”, è comunque un po come è stato Napster.
Non era certo perfetto, ma da li è partito tutto il mondo del p2p che ancora oggi non ha finito di evolversi 🙂
Il progetto bitcoin farebbe la felicità di Bill Still (giustamente), anche a me piace. Ps conosci ilporticodipinto?
Detto anche Dusty? 🙂
Già… uno che ha sottotitolato alcune fra le migliori cose del web…
La quantità di moneta non può essere fissa: non foss’altro perché non è “fisso” il numero di esseri umani che appartengono al corpo economico.
La nascita di un nuovo bambino (al netto delle morti) comporta, di per sé, l’esigenza di una maggiore quantità di moneta, a parità di velocità di circolazione della stessa.
Nell’ipotesi che tale bambino non nasca all’interno di una comunità integralmente fondata sul Vangelo (che non può che reggersi sull’ “economia del dono”, che quindi può tranquillamente fare a meno della moneta, pur producendo ricchezza. Messa in comunione fraterna, così com’era nelle prime comunità cristiane) ma nasca invece “nel mondo”.
Così come un’opera pubblica necessita di “nuova moneta” (e non di moneta già esistente presa a prestito e quindi sottratta ad altri usi), a maggior ragione ne necessita una popolazione in crescita.
Equivalentemente, una popolazione in decrescita necessita di un minor quantitativo di moneta, fermo restando la velocità di circolazione della stessa.
Non ci avevo pensato…. Che sia vero?
E se una moneta fosse di quantità fissa, ma fosse ipoteticamente divisibile all’infinito?
?????
Non capisco per quale motivo un aumento della popolazione debba comportare l’aumento di moneta. Ogni nuovo nato (al netto dei decessi) contribuisce al sistema economico con la propria capacità produttiva (lavorativa, imprenditoriale, ecc…). Se riteniamo che in media ogni persona nella propria vita produce più beni di quanti ne consuma e dà un contributo in lavoro positivo, allora da un punto di vista economico questa persona determinerà una maggiore disponibilità di beni. Questo, invariata la quantità di moneta, porterà un abbassamento dei prezzi generale, per quanto minimo. Ovviamente diminuiranno il prezzo dei beni e quello del lavoro (e quindi gli stipendi); ma saranno variazioni nominali; nella realtà tutti staremo meglio perché quella persona avrà contribuito al benessere di tutti.
La Cina è un esempio gigantesco proprio di questo processo. Milioni di persone “nuove” (nel senso che prima erano quasi escluse dal sistema economico dell’Occidente), che in un batter d’occhio hanno potuto usufruire della tecnologia occidentale per iniziare a produrre: quello che ne è derivato è una profusione di beni, quindi una diminuzione del prezzo degli stessi. Inoltre stiamo meglio noi e loro.
Quanto alla velocità di circolazione della moneta, non capisco quale ruolo abbia in questo discorso.
Qualche parola anche sulle opere pubbliche; NON hanno bisogno di “nuova moneta”. Ammettiamo che un governo stampi moneta per costruire un ponte. L’effetto di questa stampa sarà (come suggerisce Alberto stesso) la diluizione del potere d’acquisto del denaro posseduto dai cittadini. Per il fatto che ora ci sono, che sò, 1000 euro in più in circolazione stampati dal governo, il potere d’acquisto dei 10 euro che ho in tasca diminuirà: ad esempio quando andrò a comprare un sacco di cemento avrò la concorrenza del governo che ha bisogno del cememto per fare il ponte. Di fatto ci sarà un aumento dei prezzi. Può darsi, ad esempio, che io decida di non costruire più il garage che avevo intenzione di fare.
Non voglio dare valutazioni in merito alla correttezza di questo processo: cioè se sia giusto che il governo decida di costruire il ponte e contemporaneamente crei a me delle difficoltà per quello che avevo progettato di fare. Può darsi ad esempio che io tragga più vantaggio dal ponte che verrà costruito rispetto al garage. Possono verificarsi decine di situazioni diverse.
Voglio solo dire che quanto è avvenuto è equivalente, da un punto di vista strettamente economico, al caso in cui il governo avesse creato una tassa aggiuntiva per prelevare i soldi necessari alla costruzione del ponte, senza variare la quantità di moneta. Il risultato è esattamente lo stesso: avremmo avuto il ponte, avremmo potuto, come cittadini, acquistare meno beni (cioè il nostro potere d’acquisto sarebbe diminuito) e forse non avrei costruito il mio garage. La vera differenza è che tutto sarebbe stato piuttosto chiaro e schietto.
Abbiamo parlato di un ponte. Pensiamo ad una guerra. Le guerre vengono finanziate con la stampa di moneta. Come sarebbe se il governo dicesse: guardate dobbiamo prelevare tasse sufficienti per sostenere una guerra di dieci anni, a qualche decina di migliaia di km da qui e con la possibilità di perdere qualche migliaio di soldati.
Emanuele
Ciao Emanuele,
dici che non ti è chiaro perché è necessario emettere nuova moneta nel caso di aumento di popolazione.
La risposta è semplice, e la si capisce bene se si fa riferimento ancora una volta all’esempio chiarificatore della circolazione sanguigna. Ed è che, se non lo si facesse, si paleserebbe uno stato di ANEMIA. Ossia, fuor di metafora, di DEFLAZIONE. Quando non c’è abbastanza moneta per “monetizzare”, e quindi scambiare, i beni materiali ed immateriali di cui il corpo economico ha FISIOLOGICAMENTE bisogno.
Ed ho scritto in maiuscolo “fisiologicamente” perché oggi si producono un florilegio di beni/servizi non solo non necessari ma financo dannosi al bene comune, a causa (oltre che del male “interiore” a cui siamo inclini dopo il Peccato Originale ed in assenza di un SI’ forte e chiaro a Gesù, vero Uomo e vero Dio, Re dell’Universo e che Si è voluto immolare per amore nostro fino all’ultima goccia del Suo preziosissimo Sangue) anche del male “esteriore” costituito da un MONDO sempre più caratterizzato da omnipervasive Strutture (o Matrici) di Peccato, Inganno e Menzogna.
Di cui è uno dei “pezzi da novanta” proprio la circolazione forzosa della velenosa moneta-debito, emessa quasi tutta da Mammona (a parte la stra-minoritaria moneta metallica) e colpevolmente autorizzata da Cesare, che impone il pagamento delle tasse (che, di per sé, sono legittime in quanto funzionali all’instaurazione della circolarità, tanto che Gesù Stesso ci invita a pagarle, restituendo a Cesare la sua moneta) in una moneta che non gli appartiene e rispetto alla quale si deve continuamente indebitare. E, di conseguenza, indebitarci.
Se la moneta fosse sana (e quindi emessa da Cesare ed entrante nel sistema o attraverso un atto sovrano di spesa, fatto trasparentemente e condiviso dai cittadini; o attraverso anche un reddito di cittadinanza, non necessariamente monetario ma anche semplicemente sottoforma di pacchetto standard di beni riconosciuti ad ogni singolo essere umano in riconoscimento della ricchezza intrinseca apportata dalla sua -irripetibile- esistenza all’intero corpo economico), ecco che il male “esteriore” sarebbe grandemente depotenziato.
E lo sarebbe, di conseguenza, anche la spinta alla produzione di beni/servizi che sono palesemente contrari al bene comune (su tutti, mi vengono in mente: guerra, droga e pornografia. Che sono tutti e tre mercati fiorentissimi e fortemente incentivati dalla necessità di “ripagare il debito” e di “fare PIL”, in tutti i modi possibili).
Con l’attuale moneta-debito, emessa da Mammona, anche abomini come l’aborto volontario legalizzato e come l’eutanasia obbligata di coloro che non sono più auto-sufficienti diventano mezzi per “fare PIL” (le cliniche abortiste sono già oggi vere e proprie macchine da soldi).
Così come lo è diventata l’immane Kankropoli: in cui la generazione di cash-flow derivante dall’applicazione dei “protocolli terapeutici” (tutti incentrati su chirurgia, chemioterapia e radioterapia: tutti e tre ottimi modi per uccidere anche i cavalli) si è ormai sostituito manifestamente rispetto alla volontà di curare realmente il cancro. Al punto tale che l’espressione “guerra contro il cancro” si può leggere ormai come del tutto speculare a quella, altrettanto celebre, di “guerra contro il terrorismo“: entrambe sono “guerre” che generano troppi profitti e troppi vantaggi a coloro che hanno ritenuto giusto dichiararle perché si possa nutrire la speranza che possano terminare, in tempi umanamente accettabili.
Un altro modo per capire il perché NON è cosa buona e giusta tenere fissa la quantità di moneta “a prescindere” (come direbbe il principe Antonio De Curtis): è il semplice rifarsi alla prima delle funzioni monetarie.
Quella, cioé, di essere “unità di misura del valore”.
Un “metro” è tale perché ci fornisce, stabilmente, sempre la stessa misura se misuriamo lo stesso identico oggetto.
Se quel “metro” ci fornisse misurazioni diverse, applicate in tempi diversi allo stesso oggetto, inizieremmo a farci domande sulla bontà dell’unità di misura. Lo scenario che tu prospetti (una “placida” diminuzione di prezzi laddove aumentano i beni/servizi prodotti/scambiati a fronte della stessa quantità di moneta necessaria per produrli/scambiarli) è profondamente irrealistico: tanto è vero che vai a prendere come esempio un caso particolarissimo come l’ingresso della Cina nel “corpo economico mondiale“, con l’istantaneo e traumatico aumento di popolazione produttrice/consumatrice.
Che è cosa ben diversa da un aumento fisiologico di popolazione.
La moneta, per essere tale, deve svolgere due funzioni essenziali:
1) essere “unità di misura del valore” (laddove il geniale don Giacinto Auriti intuiva che il valore della misura era indotto dalla misura del valore. E che quindi la moneta (“misura del valore”) prendeva valore proprio dal fatto che fosse accettata, in ultima istanza: del tutto convenzionalmente, dai suoi accettatori (tutti noi) per misurare il valore dei beni/servizi da noi prodotti e scambiati. Ragionamento che si sintetizza così: siamo NOI a dare il valore alla moneta; e non è invece la MONETA a detenere un suo valore “intrinseco” che noi siamo più o meno obbligati a riconoscere. E’ l’uomo (in quanto Immagine e Somiglianza del suo Creatore) misura di tutte le cose umane. E non certo la moneta. E quando l’uomo “esternalizza” alla moneta la misura del valore, ecco che, guarda caso, tende ad allontanarsi più o meno velocemente dalla Legge Naturale.
2) essere “unità di scambio“: ossia favorire il più possibile la circolazione.
Quindi, la moneta è tale se CIRCOLA. Sennò, NON è moneta. Ma tende velocemente a diventare “sterco del demonio” (e, a proposito della merda, qualcuno ha detto che se prendo un bel po’ di tale sostanza e ne faccio un mucchio: ho per l’appunto un mucchio di maleodorante merda; se, viceversa, la distribuisco generosamente sulla terra, ecco che avrò del fertilizzante e benefico letame).
Le tasse di “impongono” per realizzare la circolarità.
Ancora più a favore della circolarità sarebbe una moneta concretamente “deperibile” (cosa che con la moneta-ex-nihilo è particolarmente facile da realizzare).
Probabilmente, quando dici che non vedi il problema in una diminuzione dei prezzi generalizzata; e quando dici di non capire in che misura incida la velocità di circolazione della moneta: stai ammettendo di non aver ben chiare le due funzioni monetarie per eccellenza.
Forse perché sei attratto, magneticamente, da quella che nei testi di economia viene “spacciata” (proprio a mo’ di stupefacente) come “terza funzione monetaria”: la cosiddetta funzione di “RISERVA DEL VALORE“.
E che è, invece, una sorta di sentina dei vizi, come ho tentato di spiegare in un commento precedente.
Una moneta in “quantità fissa”, e magari pure “con valore intrinseco” (non ricordo se eri tu o Max-non-Bitner a suonare la grancassa ormai ampiamente stonata, a chi si è già tolto il cerume dalle orecchie e le scaglie dagli occhi, del “valore intrinseco“) sembra in effetti soddisfare, e pure alla grandissima, solo e soltanto le esigenze di questa terza funzione monetaria.
Che è quella più integralmente anti-umana, delle tre suddette funzioni.
In questi giorni mi viene da pensare che, forse, molti dei cosiddetti “banchieri” si son dati la missione nella vita di arrivare a far aprire gli occhi a più gente possibile, su questa verità. In qualsiasi modo. Far aprire gli occhi sul fatto che la moneta (qualsiasi moneta) NON possa considerarsi in alcun modo “riserva di valore“. Perché nessun valore umano e materiale può essere veramente “messo in cassaforte”.
E che l’unica vera “cassaforte” l’abbiamo in Cielo: inteso sia come Anima che come Paradiso.
Gesù ce l’ha spiegato con le “buone”, duemila anni fa.
Molti (troppi) non l’hanno voluto capire, ed hanno ridotto le Sue parole a metafore ed immagini di cui fare raffinate esegesi e che non chiamavano minimamente in causa i nostri modi, concreti e quotidiani, di trascorrere ogni giorno delle vite che ci sono state donate dal Padre.
E’ plausibile che qualcun altro, oggi, ritenga sia giunto il momento che lo si arrivi a capire con le “cattive”.
E che Monti faccia parte di costoro.
PS: una domanda, Emanule (nome bellissimo). Ritieni sia giusto impegnarsi per ottenere il reintegro della tutela dei concepiti, fin dal loro primo istante di vita? E, come conseguenza logica, l’abolizione dell’abominevole legge 194/78 che quella tutela devasta e distrugge?
Profondo e carico di ottime considerazioni. scusa Fabio se l’ho un po’ ritoccato di corsivi e grassetti…
Non capisco però per quale motivo i banchieri vorrebbero far aprire gli occhi: non sarebbe un controsenso e contro i loro stessi interessi? E Monti, come ha detto l’esorcista (che di Satana se ne intende) Don Amorth, è un’espressione della massoneria e quindi del falsario, per quale motivo dovrebbe agire contro gli interessi di chi l’ha messo lì?
Monti non è così facilmente liquidabile come “massone” (posto che mai qualcuno possa esserlo).
Per il semplice fatto che ha studiato dai gesuiti e continua a professarsi cattolico, e pure praticante.
Monti si può arrivare a capire solo se s’inserisce nella propria nozione di Massoneria ciò di fronte a cui un qualsiasi cattolico si ferma, giustamente timoroso di guardare in faccia l’Orrore: e sto parlando della Massoneria Ecclesiastica.
Che è enormemente più pericolosa della Massoneria laica ed internazionale.
E ciò fu fatto esplicitamente vedere da Dio all’apostolo più amato: visto che il Falso Agnello era quello che di fatto comandava anche sull’apparentemente più spaventosa Bestia del mare.
Ma, tra massoni laici e massoni ecclesiastici, vi sono non solo gli espliciti odiatori di Gesù (per intenderci: quelli che duemila anni che manifestavano tanto più odio tanto più Egli manifestava la Sua natura Divina, nascosta inizialmente dall’Umana. Ed ai quali Egli Stesso, che liberava ogni posseduto che incontrava, si rivolse con quelle parole durissime: “voi avete per padre il diavolo”); ma vi sono anche gli “acceleratori dei Tempi”, come fu Giuda Iscariota.
Che Lo amava, Gesù; ma che non poteva accettarne la Volontà circa le modalità della Sua Manifestazione al Mondo.
C’è un modo di “accelerare i Tempi” (e quindi il Ritorno di Gesù) gradito a Dio: quello di convertire il proprio cuore e chiedere a Dio di rendercelo sempre più di carne.
E c’è un modo di “accelerare i Tempi” (e quindi il Ritorno di Gesù) che è in abominio a Dio: quello di manipolare gli eventi, per arrivare a “forzarGli la Mano”.
Quelli che attuano il secondo modo arrivano ad essere a tal punto spregiudicati ed a tal punto machiavellici (“il fine giustifica i mezzi”), che non si fanno scrupolo nell’iniziare a collaborare più o meno sistematicamente con gli odiatori espliciti di Gesù.
E gli uni si “affratellano” con gli altri nelle due Massonerie.
Le due Bestie rivelate a Giovanni.
Ma, sfortunatamente per loro, c’è la Donna che schiaccia il Dragone sotto il Suo tallone. E c’è il Suo Magnificat.
http://www.conchiglia.us/RIVELAZIONE_ITALIA/C_lettere/12.230_PAPA_BENEDETTO_XVI_21.03.12_Non_e%27_l%27America_che_comanda_e%27_il_Vaticano.pdf
http://www.conchiglia.us/RIVELAZIONE_ITALIA/C_lettere/12.236_PAPA_BENEDETTO_XVI_40_ANNIVERSARIO_IL_MESSAGGIO_DI_DOZULE_28.03.12.pdf
Nel leggere l’ultima lettera di Conchiglia al Papa, mi viene in mente che oltre ai due tipi di “acceleratori dei Tempi”, vi sono anche due tipi di “rallentatori dei Tempi”.
Coloro (e lo siamo un po’ tutti) che li rallentano non aprendo a sufficienza il nostro cuore ed ostinandoci a restare aggrappati (e legati) alle nostra piccole e meschine certezze e/o paure. Invece di stendere la nostra Vela e di farvi soffiare il Vento di Dio.
E coloro che, pur consapevoli della portata degli eventi imminenti, li rallentano perché tesi a “mitigarli” o addirittura “annullarli” con la forza della loro personale volontà.
Rientrò tra costoro il primo Pietro, quando voleva “impedire” Gesù dall’andare verso la Passione ormai imminente;
rientrarono tra costoro coloro (tra cui anche l’attuale Pietro, prima di diventar tale) che ritennero di “mitigare” il Terzo Segreto di Fatima, di cui fu comunicata al Mondo, quel 26/06/2000, una versione ampiamente edulcorata e ben lontana dalla Volontà della Madre, Maria Santissima. Che coincide, da sempre, con Quella del Padre Onnipotente;
rientra tra costoro anche l’attuale Pietro, che ancora esita a staccare i legami dal Vaticano, divenuto ormai irrimediabilmente nuova Sinagoga e nuovo e sempre più spaventoso e minaccioso Golia; ed a lasciarsi usare, docilmente, come nuovo “sasso” nelle mani dell’Eterno Davide: Gesù Cristo, Figlio di Dio e Dio Figlio.
Dammi, concedimi e donami, Signore Gesù, la grazia, la forza ed il coraggio di essere strumento docile nelle Tue mani.
Perché sia fatta la Volontà del Padre, a cui Tu Stesso sottomettesti la Tua Volontà.
Uhmmmmm che Giuda amasse Gesù, dopo aver letto la Valtorta, faccio fatica a crederlo! Sì, era attirato da lui, in qualche occasione anche affascinato, forse in molti momenti lo avrà amato, ma poi ha prevalso la sua indole egoistica ed ha cominciato ad odiarlo, perchè si sentiva tradito, in quanto aveva “scommesso” sul suo trionfo terreno.
Appunto, lo amava “a sprazzi”. Sprazzi che diventavano sempre meno intensi tanto più sceglieva di non conformarSi a Lui ed alla Sua Volontà; e di continuare a conformarsi a sé stesso ed alla sua volontà.
Fino al punto in cui l’amore si è tramutato esplicitamente in odio, quando ha constatato l’assoluta inconciliabilità tra la propria volontà (che era tesa a “forzare la mano” a Gesù ed a “costringerlo” a manifestarSi ed imporSi, nella maestà della Sua piena potenza divina, ai sinedriti. Così da essere finalmente accettato da costoro, con cui avrebbe finalmente “saldato” quell’alleanza di potere umano-divino che avrebbe portato Israele a dominare materialmente e spiritualmente su tutto il mondo) e la Volontà di Dio, a cui l’Uomo-Dio Si era completamente affidato, conformandovi la Sua Volontà soltanto Umana durante il momento di massima agonia del Getsemani, in cui la Sua Divinità Si era oscurata, così com’era oscurata la luna nel cielo: e che era invece quella di redimere col proprio preziosissimo Sangue, fino all’ultima goccia, l’umanità resa schiava del peccato dalla Volontà superba di Adamo, che aveva replicato nell’Universo Visibile -nel suo NON volersi affidare alla Volontà di Dio- quanto aveva fatto già Lucifero nell’Universo Invisibile, prima dell’Inizio dei Tempi.
E, una volta che Giuda constatò l’irriducibile differenza tra la propria volontà e la Volontà di Dio, il suo odio verso Gesù (che nella Valtorta si vede esplodere quando egli, vagando in preda alla disperazione, si ritrova proprio sul Getsemani, ancora imbevuto del Suo Sangue) trae nutrimento e fondamento, in ultima istanza, da una ben precisa scelta: quella di non voler sacrificare il proprio io e la propria volontà, neanche di fronte a Maria Santissima che gli continuava a dire che Suo Figlio l’avrebbe ancora perdonato, lì da dov’era, a condizione che Glielo chiedesse; neanche all’ultimo secondo utile, prima di impiccarsi -colpevolmente disperato e disperatamente colpevole- nell’Akeldamà, il campo del sangue.
Ciao,
il tuo intervento è piuttosto lungo ed articolato, mi ci vule un po’ per pensarci.
Potresti rispondere brevemente alle seguetni domande?
Se ho capito bene la tua è una visione auritiana della moneta. In questo sistema, i prezzi dei beni possono variare o rimangono fissati a quelli del momento in cui compare il bene sul mercato per la prima volta?
Se variano, perché lo fanno? Possono scendere? Salire?
Inoltre la stampa di moneta che consegue alla produzione di beni, e al reddito di cittadinanza, genera inflazione oppure no?
Infine, se non ci fossero le tasse la “circolarità” della moneta non ci sarebbe?
Grazie,
Emanuele
Caro Emanuele,
mi fai tre domande e provo a risponderti.
Però, ti sollecito anche la risposta alla domanda che ti facevo nel PS del commento di ieri, e relativa alla tua opinione circa la necessità di reinstaurare la tutela dei concepiti nel diritto che sta alla base di tutti gli altri possibili diritti: quello alla vita.
Veniamo alle tue domande.
1) i prezzi sono il tentativo di quantificazione (espressa in una certa unità di misura, come tutte le quantificazioni) di una ben specifica qualità dei beni: il loro “valore”.
Il “valore” dei beni non è esterno all’uomo ma è misurato dall’uomo stesso (che è misura di tutte le cose umane. E, per un cristiano, ciò è tanto più evidente in quanto l’Uomo fu creato a Immagine e Somiglianza del Padre Creatore Onnipotente).
Dico il “tentativo” perché guarda caso i beni materiali indiscutibilmente più importanti, senza i quali non staremmo neanche qui a parlare perché indispensabili alla vita fisica (aria, acqua, luce) non sono misurabili da un “prezzo”. Perché sono frutto di un dono, fattoci dalla Natura.
E già questo dovrebbe farci riflettere su tutte le nostre successive elucubrazioni.
Gli economisti classici, di fronte a questa evidenza, hanno tagliato la testa al toro dicendo: ha un prezzo tutto ciò che è “scarso”. Essendo acqua, aria e luce presenti in abbondanza (anche se oggi i manipolatori della moneta hanno lanciato l’assalto anche ai beni naturali), si pongono di per sé al di fuori della nostra analisi.
Classimo modo accademico di delimitare il territorio lasciando fuori dal perimetro le questioni più importanti e significative.
Fatto notare il “peccato originale” dei prezzi, ed entrando nello specifico: non c’è scandalo nel fatto che il valore di un certo bene materiale possa variare, nel tempo.
Laddove l’insieme degli utilizzatori di quello stesso bene (che sono in ultima istanza la fonte di valore degli stessi) determini, nel suo complesso (ciò che si chiama la legge della domanda e dell’offerta) che il valore di un certo bene sia cambiato, esso cambia.
L’importante è che tale cambiamento sia puro (ossia, determinato dalla volontà del determinatore del valore del bene: noi che quel bene lo utilizziamo) e non spurio (ossia determinato da una più o meno artificiosa manipolazione dello strumento necessario a misurarlo, quel valore: manipolazione che può esser fatta solo e soltanto da coloro che hanno in mano le leve, di quello strumento)
2) l’inflazione, Emanuele, è cosa diversa dall’aumento dei prezzi. Ed indurci a credere che siano la stessa cosa è uno dei più efficacemente devastanti trucchetti mentali del Falsario e dei suoi accoliti, nel campo monetario.
L’aumento del prezzo di un certo bene ti ho detto prima che può avvenire, naturalmente, in base alla legge della domanda e dell’offerta.
L’aumento dei prezzi GENERALIZZATO può avvenire nonostante non vi sia moneta a sufficienza nel sistema, laddove i margini di manipolazione artificosa sono tanti (e sono tantissimi, nell’attuale sistema di moneta-debito e di circolazione energetica forzosa, dove l’energia si ricava nel modo più demenziale possibile: facendo buchi nella terra -magari conquistata precedentemente con una “guerra preventiva”; estraendone quel rifiuto naturale chiamato petrolio e bruciando in tutti i modi possibili quello stesso petrolio).
L’inflazione è un aumento di moneta (di sangue) senza corrispondente aumento dei beni/servizi prodotti e scambiati (ossia, di estensione di corpo da irrorare).
E’ palese che in un sistema in cui la moneta sia sana, ed entri “sanamente” nel corpo economico: di inflazione non ve n’è neanche l’ombra.
Quando il corpo economico cresce (o per naturale aumento della sua popolazione, o perché a parità di popolazione essa diventa più produttiva, o per un effetto combinato dei due fattori): ecco che vi è la naturale necessità di una maggior quantità di moneta, restando invariata la velocità di circolazione della stessa (misurata dal numero di volte che un’unità di moneta cambia di possessore nell’unità di tempo).
E’ ovvio che se una popolazione oltre che più produttiva diventa anche più frenetica negli scambi (ossia, aumenta la velocità di circolazione) ecco che i due effetti possono compensarsi a vicenda e potrebbe non essere necessaria l’introduzione di nuova moneta nel corpo economico.
3) se non ci fossero le “tasse” (ossia l’uscita/drenaggio di moneta imposto da Cesare) la circolarità della moneta, qualora si verificasse, sarebbe frutto di un equilibrio permanentemente instabile.
E ciò è storicamente provato se pensi alle fasi in cui l’autorità statuale si è diradata ed in cui si è rapidamente tornati al baratto.
E il fatto che la moneta non circoli in virtù di un suo “valore intrinseco” è cosa riconosciuta anche dalla “scienza economica”: una delle cui leggi di base più famose è che “la moneta cattiva scaccia la buona”.
Sperando di esserti stato utile, resto in attesa di sapere cosa ne pensi dell’azione mirante a ristabilire la tutela del diritto alla vita dei concepiti
Gli oggetti hanno qualità che chiamo oggettive: sono quelle che esistono a sé stanti, che l’uomo non influenza. Ad esempio la lunghezza. Per misurarla uso ovviamente qualcosa che abbia la stessa proprietà e che faccia da unità di misura; questo è il metro. La lunghezza di un oggetto rimane la stessa. A prescindere da quello che l’uomo pensa di quell’oggetto e a meno di variazioni che riteniamo di poter giustificare con le leggi fisiche (ad esempio dilatazione per temperatura, o contrazione nel tempo, ecc…).
Il valore, che è qualcosa attribuito dall’uomo, è qualcosa di molto diverso da questo tipo di proprietà. E’ diverso perché totalmente attribuito dall’uomo. La chiamo qualità soggettiva. E’ una qualità la cui “intensità”, o “grandezza” è attribuita dall’uomo e dipende dal suo stato. Una proprietà analoga ad esempio può essere la bellezza. Essa dipende dallo stato dell’uomo che la valuta e varia da uomo a uomo. Ma soprattutto, cosa che vale anche per il valore, non è misurabile. Perché una cosa sia misurabile occorre che la proprietà che vado a misurare sia esprimibile come numero; poi, se è esprimibile come numero potrò ordinare le varie “misure” su una scala. Potrò infine compiere operazioni di composizione (sottrazione, addizione, moltiplicazione ad esempio).
Tutto questo non vale per le proprietà soggettive quali bellezza e valore, ad esempio. Non posso dire “questo è due volte più bello di quest’altro ed un terzo meno bello di quest’altro ancora”. Oppure “questo vale cinque volte quest’altro”. L’affermazione che “la moneta è la misura del valore” non è possibile, e quindi è non corretta. Le proprietà soggettive sono proprietà ordinali, non cardinali.. E certamente posso costruire degli elenchi ordinati.
Veniamo ora ai beni. Non sono i beni ad avere valore. Sono i fini che l’uomo si propone che hanno un valore, ai suoi occhi. E di riflesso assumono valore i beni che l’uomo desidera utilizzare per ottenere determinati fini.
Quando un uomo ha definito i propri fini (avere una famiglia, crescere i figli, fare un orto, trovare un lavoro migliore di quello attuale, piantare un chiodo per un quadro, ecc…) decide quali sono i beni (tra cui le conoscenze che eventualmente deve acquisire) che gli occorrono. In base all’importanza che attribuisce ai fini che si è posto ordina i beni che gli occorrono.
Immaginiamo che tra i beni ci siano anche dei biglietti di vario taglio con scritto sopra ECB, però per ora non consideriamoli come moneta. Ovviamente il loro valore indotto dai fini sarà bassissimo. Sarà quello più o meno della carta straccia; che va bene per accendere il fuoco.
Immaginiamo di fissare all’istante 0 le scale di preferenza delle persone. A queste scale saranno associati i beni che le persone hanno già (comprese alcune banconote) e quindi rimarranno definiti i beni che mancano per il completamento della lista. Possiamo identificare una serie di scambi possibili in base alle preferenze e alla disponibilità di beni. Da tutti questi scambi messi insieme emergeranno tanti rapporti di scambio tra i diversi beni, rapporti che io posso decidere di esprimere utilizzando un solo bene. Decidiamo che questo bene siano i biglietti con scritto ECB: questo unico bene non sarà una “unità di misura di tutti gli altri beni” e nemmeno una “unità di misura del valore di tutti gli altri beni” [questo valore è rimasto “intrappolato” nelle scale di preferenza (soggettive) delle persone; ora, sul mercato (cioè negli scambi che stiamo analizzando), NON è più presente]. Questo unico bene sarà invece una unità di misura dei rapporti di scambio tra gli altri beni.
Un esempio pratico: se i rapporti di scambio determinati sul mercato sono 1 pera per 1 mela, 2 mele per 1 arancia e 2 pere per un’arancia, allora potranno essere 1 pera per 1 euro, 1 mela per 1 euro e 1 arancia per 2 euro. Oppure 1 pera per 1 bastoncino, 1 mela per 1 bastoncino e 1 arancia per due bastoncini. L’euro e il bastoncino non misurano il valore dei beni. Fanno solo da bene intermediario di scambio e misurano il rapporto di scambio tra i beni. Moltiplicando l’unità di conto (e quindi la base monetaria) per 10, istantaneamente tutti i prezzi si moltiplicheranno per 10 e nulla cambierà.
Si può mostrare che se qualcuno (un normale produttore) aumenta la quantità di un certo bene che non sia quello che misura i rapporti di scambio allora il prezzo di quel bene diminuisce (non ci sarà la necessità di nuova moneta: questa non misura il valore di tutti i beni (aumentati in questo caso), bensì i rapporti di scambio sul mercato, che è giusto varino quando varia l’offerta dei beni) Se invece un produttore (chi stampa moneta) aumenta la quantità del bene utilizzato per misurare i rapporti di scambio possono succedere due cose:
1) Se la quantità che ciascuno possiede cambia in proporzione all’aumento complessivo (cioè a fronte di un’aggiunta di stampa del 10 %, il denaro che detengo io aumenta del 10 %) allora non accadrà nulla. Semplicemente i prezzi aumenteranno in proporzione (è quello che ho detto sopra). E tutto sarà come se la quantità di moneta sia rimasta fissa.
2) Se la quantità di denaro di alcuni aumenta più che in proporzione (mentre quella di altri obbligatoriamente meno che in proporzione) allora questi potranno pagare di più per i beni della propria scala di preferenze. Determineranno così un rialzo dei prezzi per i beni che desiderano acquistare; si avrà inflazione dei prezzi di quei beni. E’ semplice logica economica capire che col tempo questo aumento dei prezzi di alcuni beni si propagherà a tutti gli altri beni in maniera minore o maggiore determinando una distorsione del sistema produttivo e, inoltre, una diminuzione del potere d’acquisto delle persone cui non aumenta lo stock di moneta, o che aumenta meno che in proporzione che a quei primi.
Queste considerazioni su valore e moneta sono il frutto di pensieri a partire dalle intuizioni della scuola austriaca. Sto cercando di elaborare il tutto nel documento che ti dicevo sopra.
Un caro saluto,
Emanuele
Mi sono accorto di un errore nel terzo paragrafo. La frase corretta è (come si evince anche da tutto il discorso):
“Le proprietà soggettive sono proprietà ordinali, non cardinali.”
Mi scuso per le difficoltà di comprensione cui questo errore ha eventualmente portato.
Il documento cui mi riferisco è una trattazione più dettagliata della questione.
Emanuele
Correggo io
Ciao Emanuele,
per il momento mi limito a ringraziarti ti di cuore per l’analisi approfondita e chiara.
Che mi permette, a mia volta, di chiarire e focalizzare ulteriormente le idee.
Mi prendo un po’ di tempo per risponderti.
Nel frattempo, ti risollecito la domanda su quale sia la tua posizione circa la tutela dei concepiti nel loro diritto basilare: quello alla vita, che hanno già.
E, quindi, quale sia la tua posizione rispetto all’iniziativa del no194, tesa a ristabilire il riconoscimento giuridico di questa tutela attraverso l’abrogazione dell’abominevole “legge” che tale riconoscimento demolisce (al di là dell’ipocrisia delle parole che costituiscono la sua introduzione), nella nostra Italia: la 194/78
la nostre visione è la seguente
primo la monete nel economia attuale e come il sangue nel corpo deve circolare
secondo .la monete come al tempo delle conchiglie deve aiutarci negli scambi terzo e la nostra devozione alla moneta che gli da questo potere
in fino crede che non è giusto lasciare ai privati la stampa della moneta
e dopo i bla bla stiamo preparando un evento artistico per fare riflettere la gente sul ruolo della moneta .
saremo felice di una vostre partecipazione .
Ponendo che la massa monetaria rimanga fissa,quindi senza la diminuzione del suo valore ,l’unico cambiamento possibile sarebbe la deflazione. In caso di deflazione il valore nominale del salario dei lavoratori diminuirebbe , dato che il prezzo delle merci da loro prodotte diminuirebbe. Ora, cosa succede? Il valore del mutuo reale, non nominale, aumenterebbe, e il lavoratore dovrebbe destinare una maggior parte del suo salario al debito contratto con la banca. Il valore stabile della moneta e’ un’utopia,in quanto merce, specie senza intervento di una banca centrale. Il vostro ragionamento porterebbe molto più vantaggio alle banche che non hai lavoratori.