Una delle prime cose che ti insegnano, a scuola, è contare.
“Il pescatore Pino pesca 6 trote, 2 lucci e 5 salmoni: quanti pesci in tutto ha pescato Pino?”
Oppure: “Francesca compra al mercato 24 uova, ma tornando a casa ne rompe 3 per strada e poi ne cucina 7; quante uova rimangono a Francesca?”
Insomma, contare è una delle attività più semplici e basilari che dovrebbe far parte del bagaglio delle abilità di base di ognuno.
Ma se si tratta di contare gli effetti avversi a seguito di una procedura sanitaria obbligatoria (nel senso che se non la facevi perdevi il lavoro, il diritto di muoverti, di entrare in un luogo pubblico, ecc.), sembra che contare sia la cosa più difficile di questo mondo. Anche se semplifichiamo il conteggio (si sa, per effetto avverso si potrebbero avere diverse interpretazioni), e “tagliamo la testa al toro“, e diciamo, molto più semplicemente:
“Contiamo i morti classificandoli in base al loro stato vaccinale”
sembra che questa cosa metta in crisi le più fulgide menti di questo paese, quelli che lavorano ai vertici dell’ISTA, del ministero della sanità, dell’AIFA (Palù rispondi) o dell’ISS.
Perchè dico questo?
Se vi leggete il documento allegato, intitolato:
Analisi della qualità dei dati sulla mortalità dei vaccinati contro il Covid-19 …
scoprite che c’è uno scaricabarile fra queste istituzioni che – a quanto pare – non sanno come contare le persone.
A seguito di interrogazione:
Sulla scia delle precedenti considerazioni, nel mese di giugno 2022 l’Avv. Lorenzo Melacarne ha richiesto, tramite istanza di accesso civico generalizzato, ….
si scatena il panico fra gli enti “preposti“:
- è pervenuto un riscontro iniziale dall’ISTAT che riferiva di non essere in possesso dei dati richiesti.
- Successivamente ha risposto il Ministero della Salute che, senza fornire alcun riscontro nel merito, ha indicato
- l’AIFA quale Ente competente a fornire i dati richiesti.
- L’AIFA ha però dichiarato di non essere in possesso dei dati richiesti.
- D’altra parte, l’ISS ha indicato
- il Ministero della Salute quale organo competente a fornire una risposta.
-oOo-
Alla fine hanno fornito i dati ma….
Alla fine, un archivio (file tipo excel, .csv, di 45 milioni di record) è stato fornito, ma l’analisi preliminare di esperti statistici e matematici ha rilevato ben 5 anomalie che rivelano,
- nella migliore delle ipotesi, disattenzione o incuria,
- nella peggiore (a pensar male si fa peccato mi ci s’azzecca, diceva qualcuno) la manina di qualcuno che abbia volutamente alterato i dati per scopi non chiari (a noi sì: nascondere l’evidenza dell’aumento di mortalità fra “vaccinati”).
E sì che sarebbe stato così semplice.
Sarebbe bastato, come invece fanno in Inghilterra, fornire un file aggiornato (ho cominciato a pubblicarli su queste pagine oltre 2 anni fa, dal novembre 2021) con tutti i morti (inclusi i non vaccinati, così si ha un confronto inoppugnabile) raggruppati per stato vaccinale:
- chiaro
- semplice
- lineare
- Senza ambiguità, come i risultati che se ne ottengono: https://www.ingannati.it/2023/02/24/laumento-incredibile-dei-decessi-fra-i-sierati-i-dati-uk-ons/
Ma in Italia, come confermato dalla scandalosa sentenza della corte costituzionale, la speranza di una giustizia che faccia il suo dovere sembra essere ridotta a pochi casi coraggiosi, peraltro prontamente ripresi dal ministero della giustizia che li mette sotto indagine.
Documento: wp_disia_2023_11
Articolo ottimo ma non è uno strano caso, è una conseguneza, vedasi le integrazioni a seguire!
Prima integrazione.
“Aifa ammette in tribunale: non ha dati su efficacia e benefici dei vaccini”, di A. Zambrano per LNBQ, 27 novembre 2023
Al momento della messa in commercio dei vaccini, Aifa non aveva dati su efficacia, trasmissione del virus e rapporto rischi/benefici perché erano tutti in possesso dell’Ema e lo sono tuttora. Una sentenza del Tar apre interrogativi inquietanti sull’approvazione al buio dei vaccini. Eppure è stato ripetuto come un mantra dai governi che i dati Aifa erano decisivi.
Durante la campagna vaccinale Aifa non aveva i documenti sull’efficacia dei vaccini. Non c’è solo il pesante sospetto che l’ente nazionale del farmaco abbia taciuto gli eventi avversi che arrivavano dai centri vaccinali e che è alla base dell’inchiesta sugli Aifa leaks della Procura di Roma. L’organismo di regolamentazione non aveva nemmeno a disposizione la documentazione basilare che avrebbe dovuto comprovare che i vaccini fermassero il virus, il rapporto rischi benefici e l’efficacia degli stessi.
Eppure, questi tre corollari sono stati profusi come un mantra nel corso della campagna vaccinale come dati indiscutibili. Invece Aifa non aveva niente sottomano che giustificasse il trionfalismo sul vaccino, per il semplice motivo che queste informazioni sono (asseritamente) in possesso di Ema e dunque Aifa non può esibirla oggi in un contraddittorio a riprova della correttezza delle sue azioni.
La vicenda kafkiana arriva da un tribunale italiano, precisamente il Tar del Lazio, che ha rigettato un ricorso di un gruppo di sanitari sospesi e non e di danneggiati. E alla base della motivazione di rigetto, inoppugnabile tanto che i ricorrenti non intendono nemmeno fare appello, è che la documentazione non è disponibile per il semplice motivo che sarebbe in Ema e dunque è all’ente europeo del farmaco che bisognerebbe chiedere.
Ma allora, sorge una domanda: se non era in possesso delle evidenze scientifiche sull’efficacia, sulla trasmissibilità e sul rapporto rischi-benefici, sulla base di che cosa ha autorizzato l’immissione in commercio dei vaccini anti covid? E sulla base di quale dato scientifico si è costruita la narrazione diventata virale durante la campagna vaccinale del non ti vaccini, ti ammali e muori? O dei rischi che superano nettamente i benefici?
Le domande sorgono spontanee leggendo la sentenza numero 01331/23 pronunciata l’11 luglio scorso dalla sezione Terza Quater del Tar del Lazio.
Opponenti un centinaio abbondante di sanitari, alcuni anche danneggiati da vaccino, che si sono rivolti all’avvocato italo-tedesco Francesco Golinelli per opporsi al diniego di Aifa alla loro domanda di accesso ad alcuni dati inerenti all’immissione in commercio dei vaccini anti covid. La domanda all’osso formulata dall’avvocato Golinelli assieme ad un team di legali e sviluppata sotto forma di 9 quesiti specifici era la seguente: «Dato che i provvedimenti di sospensione dal lavoro si diceva che erano motivati da evidenze scientifiche – spiega Golinelli alla Bussola – abbiamo chiesto ad Aifa di indicarci quali sarebbero queste evidenze che giustificavano il mantenimento in commercio dei vaccini. Ma non abbiamo ricevuto risposta, se non qualche generico riscontro senza alcun riferimento scientifico».
Così Golinelli col team di legali da lui approntato ed i suoi assistititi hanno presentato ricorso al Tar e il Tar ha emesso una sentenza che da un lato raffredda le loro aspirazioni a vedersi riconosciute le ragioni, ma dall’altro apre più di un inquietante interrogativo su come l’Aifa abbia gestito la campagna vaccinale con annessi e connessi di sicurezza e efficacia.
«Nel merito il ricorso è infondato», scrive la presidente della Corte Maria Cristina Quiligotti. Ma a sorprendere è il motivo per cui il ricorso è infondato. Semplice: perché quei dati richiesti, Aifa non li ha e non li ha mai avuti. Infatti, nella sentenza, la Corte rimarca proprio questo concetto: «Nel caso in esame – si legge nel dispositivo – l’Aifa ha dichiarato di non essere in possesso della documentazione richiesta dai punti 1 a 6, con la conseguenza che il ricorso deve essere respinto proprio alla luce della dichiarazione Aifa».
È così, avete capito bene: in pratica l’ente del farmaco ha dato tutti i via libera di legge per la somministrazione dei vaccini senza avere a disposizione studi, dati, comunicazioni proprie fatte sue che ne comprovassero l’efficacia e i rapporti rischi benefici, affidandosi completamente ai dati in possesso di Ema di cui Aifa non tiene evidentemente neanche una copia nei cassetti. Eppure, in tutte le circolari, comunicazioni, report che Aifa ha diramato durante questi due anni di campagna vaccinale ha sempre confermato tanto l’efficacia quanto i benefici dei vaccini. Solo che non ha niente sottomano per poterlo comprovare.
A riprova dell’importanza del fatto, c’è che Aifa si è costituita direttamente in giudizio e che il Tar non ha emesso una sentenza nel metodo, ossia solo in rito, come fa spesso, ma nel merito – prosegue alla Bussola Golinelli -. A questo punto è legittimo chiedersi: «In base a che cosa i cittadini sono stati chiusi dentro casa? E sulla base di quale evidenza scientifica i cittadini sono stati praticamente costretti a inocularsi il vaccino pena la perdita dei diritti civili?».
In effetti, se Aifa avesse almeno fornito dei dati provenienti da Ema, ma in suo possesso si sarebbe potuto almeno accusare l’ente del farmaco di non aver svolto indagini proprie, ma di essersi fidata dell’ente europeo di regolamentazione del farmaco. Eppure, Aifa non dipende da Ema, ma dal Ministero della Salute, è ad esso che deve rendere conto. Ma qui siamo di fronte al fatto che Aifa non avesse uno straccio di prova; quindi, si è fidata ciecamente di Ema, al buio, facendo soltanto da passacarte per la commercializzazione del farmaco.
Nel ricorso si chiedeva dunque conto di obbligare Aifa a fornire «i documenti della determina 154/2020», che giustificava l’immissione al commercio per il vaccino Pfizer (1); quelli della stessa determina per il vaccino Moderna (2); per Astrazeneca (3); e per Janssen (4). Al quesito 5 venivano richieste «le evidenze riguardanti l’efficacia del vaccino anti Covid-19 e la valutazione rischi/benefici per il mantenimento in commercio dei predetti farmaci»; infine, al quesito 6 l’avvocato Golinelli aveva richiesto «gli studi a sostegno del fatto che i vaccini impediscano la trasmissione del virus Sars-Cov-2».
La risposta del giudice è stata ineccepibile: «Il ricorso va respinto perché per queste domande Aifa ha dichiarato di non esserne in possesso perché fanno parte del dossier di autorizzazione depositato presso Ema» e il giudice, citando la giurisprudenza fa riferimento proprio al fatto che se per poterli fornire dovesse effettuare una richiesta di accesso agli atti (in questo caso all’Ema) sarebbe perché non sono nel suo possesso. Quindi non se ne fa nulla.
Viene dunque da chiedersi sulla base di quali studi Aifa abbia informato il ministero della Salute e quindi i governi Conte II e Draghi della bontà dell’operazione vaccini se nemmeno oggi, a un anno dalla fine della campagna vaccinale, è in possesso dei documenti che ne dovrebbero attestare l’efficacia. Eppure il via libera dell’Aifa doveva essere vincolante e decisivo per il nostro Paese.
Tanto più che i criteri che stabiliscono il corretto rapporto rischi/benefici, che non va inteso in senso collettivistico, ma personale, sono regolamentati da una legge che ovviamente non è stata tenuta in conto se si pensa che quei report nemmeno sono presenti negli uffici di Aifa.
La sentenza è molto simile a quella del dicembre 2022 nella quale sempre al Tar del Lazio Aifa ammetteva di non essere in possesso dei rapporti di sicurezza perché in possesso esclusivo dell’Ema. Dopo l’assenza di riscontri sulla sicurezza, ora sappiamo che non c’era nulla neppure sull’efficacia, che è il requisito fondamentale oltre alla sicurezza per cui un farmaco e un vaccino devono stare in piedi.
Resta infine da chiarire l’ultimo punto: se bisogna chiederli all’Ema, allora è in Europa che bisogna rivolgersi. «Una mia collega tedesca che ha fatto un ricorso simile – ha detto Golinelli -, ha ottenuto dall’ente europeo un rifiuto altrettanto kafkiano: i dati sono coperti dal segreto che scherma i contratti di acquisto, che l’Ue ha siglato con le singole case farmaceutiche». In poche parole: non possiamo saperlo. È tutto segreto. O forse – e questo è un sospetto legittimo – non c’è mai stato nulla di documentato.
Fonte con riferimenti:
https://lanuovabq.it/it/aifa-ammette-in-tribunale-non-ha-dati-su-efficacia-e-benefici-dei-vaccini
Commento
Da segnalare col pennarello rosso il passaggio finale dell’articolo:
“Resta infine da chiarire l’ultimo punto: se bisogna chiederli all’Ema, allora è in Europa che bisogna rivolgersi. «Una mia collega tedesca che ha fatto un ricorso simile – ha detto Golinelli -, ha ottenuto dall’ente europeo un rifiuto altrettanto kafkiano: i dati sono coperti dal segreto che scherma i contratti di acquisto, che l’Ue ha siglato con le singole case farmaceutiche». In poche parole: non possiamo saperlo. È tutto segreto. O forse – e questo è un sospetto legittimo – non c’è mai stato nulla di documentato.”
Andiamo a vedere nel prossimo punto se l’ UE a una famosa agenzia stampa italiana ha fornito quanto meno dati sufficienti sui contratti d’acquisto.
Articolo ottimo ma non è uno strano caso, è una conseguneza, vedasi le integrazioni a seguire!
Seconda integrazione.
Atti sui vaccini dalla UE: in oltre sei mesi l’Adnkronos ne ha ricevuti 27 tutti illeggibili perché censurati, “bisogna tutelare la privacy dei funzionari” e tutelare il segreto commerciale, Press Kit, 29 dicembre 2023
Sono tutti coperti da omissis (cancellazioni) i documenti che l’Unione Europea ha consegnato all’Adnkronos sull’acquisto dei vaccini contro il Covid. Ne dà notizia la stessa agenzia di stampa. “La Commissione ha fornito due motivazioni per spiegare l’uso estensivo del segreto: anzitutto, ha spiegato il 26 maggio, i documenti includono “i nomi o le iniziali e i dati di contatto di persone”, tutti dati personali che non possono essere comunicati a terzi per motivi di privacy. In realtà si tratta con ogni probabilità di pubblici funzionari, intenti a prendere decisioni di pubblica rilevanza, che implicano l’utilizzo di soldi dei contribuenti: che abbiano diritto ad un così alto grado di tutela della privacy, mentre erano intenti a svolgere funzioni pubbliche, appare quantomeno dubbio”, spiega la stessa agenzia di stampa.
“Ma la ragione principale, esattamente come per i contratti di acquisto, è che i verbali “includono riferimenti a informazioni commerciali sensibili legate allo sviluppo, alla produzione, riempimento e finitura, consegna dei vaccini contro la Covid-19, come pure informazioni scientifiche sui vaccini, i loro prezzi, le tempistiche di sviluppo…” eccetera. Insomma, la Commissione invoca il segreto commerciale, esattamente come ha fatto per i contratti di acquisto.
“L’Adnkronos ha ottenuto, mediante una regolare richiesta di accesso agli atti, 27 verbali del comitato direttivo sui vaccini, l’organo che, a partire dal 18 giugno 2020, ha coordinato le trattative per l’acquisto e la distribuzione dei farmaci anti-Covid”, scrivono nel loro report.
“L’Adnkronos ha fatto richiesta dei verbali del comitato nell’aprile 2023; dopo qualche trattativa, dovuta al fatto che la quantità di documenti era eccessiva per poter essere gestita dall’ufficio che si occupa delle richieste di accesso ai documenti, l’agenzia ha ottenuto, il 26 maggio 2023, 27 verbali di riunione, dal 18 giugno al 31 dicembre 2020, relativi solamente alle trattative con Pfizer-BionTech, le case che hanno prodotto il vaccino più usato nell’Ue per immunizzare i cittadini. Peccato che i documenti siano coperti, per la stragrande maggioranza dei loro contenuti, da omissis, utilizzati estensivamente, a tappeto, su pagine intere.
Nei documenti ricevuti tutte le informazioni rilevanti (prezzi dei vaccini, date di consegna, quantità ordinate, questioni relative alla responsabilità giuridica, eccetera) sono state ‘omissate’.
Non c’è un singolo verbale, su 27, che non sia stato oscurato elettronicamente per meno della metà del suo contenuto. La stragrande maggioranza è ‘scolorinato’ per almeno l’80%, toccando picchi di comicità involontaria, come nel verbale del 13 agosto, che è composto da due pagine interamente coperte da omissis. Non una singola parola è lasciata in chiaro, a parte il titolo (“Steering Board: incontro del 13 agosto 2020”).
Negli altri verbali, la musica non cambia. A titolo di esempio: il verbale della riunione del 18 giugno, la prima del comitato, è composto da tre pagine, illeggibili per almeno l’80%. Le minute della riunione del 24 luglio occupano 4 pagine, delle quali sono leggibili solo nove righe, anche queste solo in parte, perché inframmezzate da omissis; il verbale del 31 luglio è composto da cinque pagine, tutte coperte da omissis tranne una decina di righe, prive di informazioni rilevanti; nel documento del 17 agosto, tre pagine, si legge solo che “i negoziati continuano con BionTech”. E così via per tutto l’autunno.
Dal verbale del 17 dicembre, cinque pagine largamente coperte da omissis, emerge che non tutti gli Stati membri avevano dato indicazioni su dove consegnare le prime dosi di vaccini il 26 dicembre 2020. La minuta del 31 dicembre 2020 consiste in una pagina sola con relativamente pochi omissis, che riguardano però i dettagli chiave: emerge che la “stragrande maggioranza degli Stati membri” esprime “forte interesse” per acquistare dosi aggiuntive di vaccino e si inizia a discutere della ripartizione delle dosi in eccesso acquistate da alcuni Stati membri.
I problemi con AstraZeneca, che non riuscirà a consegnare all’Ue le dosi che si era impegnata a fornire, diverranno di dominio pubblico nel gennaio 2021.
L’Adnkronos, dopo aver visionato i 27 documenti, a due riprese, il 9 e 16 giugno, ha fatto regolare appello alla Commissione, affinché rivedesse la decisione di ‘omissare’ così pesantemente documenti che sono di evidente pubblico interesse. Il 30 giugno la Commissione ha informato l’Adnkronos di non essere in grado di concludere le “consultazioni interne” relative alla richiesta di revisione della decisione entro la scadenza di legge, il 5 luglio 2023. Scusandosi per il ritardo, ha fissato una nuova scadenza per il 26 luglio.
Il 26 luglio, la Commissione ha informato l’Adnkronos, ripetendo le scuse, di non aver ancora potuto concludere le “consultazioni interne” relative alla richiesta di revisione. Il 30 novembre 2023, quando questa agenzia ha chiesto se l’ufficio avesse concluso le consultazioni interne, ha ricevuto risposta negativa, a causa del “volume molto elevato delle richieste che arrivano ai nostri servizi”. Al 28 dicembre 2023, nessuna ulteriore comunicazione è giunta a questa agenzia. Il 21 settembre scorso l’Ombudsman Ue, Emily O’Reilly, ha stigmatizzato i ritardi “sistemici” della Commissione nella gestione delle richieste di documenti, invitando l’esecutivo Ue a potenziare il servizio”.
Fonte: https://www.adnkronos.com/internazionale/esteri/vaccini-covid-contratti-segreti-ue_6yisT1QT061iTV2M1V94qH
Riferimento:
https://presskit.it/2023/12/29/atti-sui-vaccini-dalla-ue-in-oltre-sei-mesi-ladnkronos-ne-ha-ricevuti-27-tutti-illeggibili-perche-censurati-bisogna-tutelare-la-privacy-dei-funzionari-e-tutelare-il-segreto-commerciale/
Breve commento finale
AIFA ammette che non ha mai avuto la documentazione basilare che avrebbe dovuto comprovare che i vaccini fermassero il virus, il rapporto rischi benefici e l’efficacia degli stessi, EMA dice che questa documentazione è segreta in quanto rientra nella segretezza dei contratti d’acquisto, la UE alla richiesta di Adnkronos di accedere alla documentazione sui contratti d’acquisto gli fornisce carta straccia piena zeppa di omissis invocando la tutela del segreto commerciale per le case farmaceutiche e motivi di privacy per i dirigenti UE coinvolti, insomma, della serie:
tutti quanti loro hanno i carboni bagnati fradici, per usare un eufemismo!!
Terza integrazione.
“4 sentenze scrivono la verità sulla stagione vaccinista”, A. Zambrano per LNBQ, 5 dicembre 2023
Nessun dato da Aifa; lecito esigere dai vaccinatori le informazioni; l’infermiera risarcita del danno dopo la sospensione; lo stipendio restituito ai professori: 4 sentenze “in nome del popolo italiano” riscrivono la storia e gli errori della stagione vaccinista. Materiale per la Bicamerale Covid.
Negli ultimi giorni la Bussola ha dato notizia di quattro sentenze molto importanti per la libertà e che riguardano la campagna vaccinale anti covid appena trascorsa. Si tratta di quattro sentenze molto importanti, che in alcuni casi potrebbero anche già fare scuola per altre sentenze dato che sono già passate in giudicato. In altri casi si tratta di primi gradi, su cui potrebbe incombere il ricorso o di rigetto della domanda, ma che nel loro significato profondo delineano un quadro a tinte fosche di alcuni aspetti della vaccinazione coatta.
Vediamole in sequenza e cerchiamo di tirare le somme.
1. AIFA NON HA DATI
La prima sentenza riguarda un pronunciamento del Tar del Lazio con il quale si rigetta la domanda di alcuni sanitari assistiti dall’avvocato Francesco Golinelli, che avevano portato in giudizio Aifa perché, nel giustificare la sospensione, non aveva dato loro le motivazioni necessarie su efficacia dei vaccini e rapporto rischi benefici. Il giudice ha dovuto rigettare la domanda per il semplice motivo che Aifa non era in possesso di quei dati: al momento della messa in commercio dei vaccini, infatti, Aifa non aveva dati sull’efficacia, la trasmissione del virus e il rapporto rischi/benefici.
Il motivo? Erano tutti in possesso, e lo sono tutt’ora, dell’Ema. La sentenza, se da un lato ha dovuto rigettare la richiesta dei sanitari di vedersi riconosciuta la ragione, apre però interrogativi inquietanti sull’approvazione dei vaccini alla cieca operata dall’agenzia nazionale del farmaco. Eppure, nel corso della campagna vaccinale non solo Aifa, ma anche il governo Conte II e poi Draghi hanno ripetuto come un mantra che i vaccini erano efficaci, che avrebbero bloccato il virus e che il rapporto rischi benefici era decisamente a favore di questi ultimi. Che cosa resta di queste granitiche certezze?
Nulla evidentemente, non sarà però facile nascondere la sabbia sotto al tappeto perché con questa sentenza – che si aggiunge a una simile di un anno fa sulla sicurezza -, un giudice italiano afferma senza smentita che Aifa ha approvato i vaccini al buio, senza disporre di report o documenti o di verifiche effettuate internamente. Della serie: hanno mandato a vaccinare milioni di italiani affermando che tutto era testato e sicuro quando in realtà non avevano nulla che comprovasse queste così granitiche certezze.
2. LECITO PRETENDERE INFORMAZIONI
Veniamo alla seconda sentenza di cui ci siamo occupati. Riguarda uno degli aspetti più odiosi della campagna vaccinale ed è stata pronunciata dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Chieti Luca De Ninis. Due cittadini di Guardiagrele sono stati assolti dall’accusa di interruzione di pubblico servizio, annullando un decreto penale di condanna che gravava su di loro. Che cosa era successo? Nel 2021, durante la vaccinazione, si erano recati al centro vaccinale pretendendo risposte sulla sicurezza e l’efficacia dei vaccini, che il medico vaccinatore di turno non gli aveva fornito.
Di più: il sanitario, spazientito aveva per giunta chiamato i carabinieri che, raccolte le informazioni e trasmesse in Procura hanno visto poi i due raggiunti dal decreto penale di condanna. Che cosa ha deciso il Gip sul loro caso? Che era un loro diritto sacrosanto chiedere informazioni sui vaccini e che pertanto non solo la loro non era interruzione di pubblico servizio, ma semmai è il medico ad aver eventualmente interrotto un servizio pubblico.
Pertanto, la donna è stata rimandata al Procuratore che ora dovrà valutare la sua eventuale posizione penale. Solida e insolita la motivazione con la quale il Gip ha dato ragione ai due uomini. Una disamina scrupolosa e senza appello su tutti i fallimenti della campagna vaccinale che non ha esitato a definire in sentenza «approssimativa». «Basterebbe avere riguardo all’assenza di farmacovigilanza attiva ed all’incongruenza dei dati». Il giudizio del giudice De Ninis sulla campagna vaccinale, effetti avversi compresi, è il giudizio più duro pronunciato finora In nome del Popolo Italiano perché per la prima volta un giudice afferma in una sentenza passata in giudicato gli errori della campagna vaccinale.
3. RISARCIRE IL DANNO AI SOSPESI
Veniamo alla terza sentenza. È stata pronunciata a Firenze dal giudice Susanna Zanda ed è in primo grado, quindi ancora appellabile. A un’infermiera non vaccinata e sospesa per un anno è stata riconosciuta la discriminazione e disposto il reintegro degli stipendi, condannando l’Asl a un risarcimento di 200 euro per ogni giorno senza lavoro.
Decisivo, nel giudizio della toga, il report Inail sui sanitari in malattia per covid che dimostra come il vaccino non abbia protetto dal virus. In sostanza, dato che nel 2022 l’Inail ha avuto oltre il 62% di sanitari in malattia causa covid, il ragionamento è stato semplice: come è stato possibile dato che essendo tutti vaccinati non avrebbero dovuto contrarre neanche un raffreddore? Usando così la logica, il giudice ha riconosciuto all’infermiera il suo diritto a vedersi riconosciuti non solo gli stipendi arretrati con tanto di previdenza, ma anche il risarcimento danni nella misura di 200 euro per ogni giorno di lavoro perso.
La sentenza è importante perché smonta pezzo per pezzo i decreti poi convertiti in legge con i quali i governi Conte II e Draghi hanno letteralmente privato di libertà migliaia di italiani e minacciato tutti gli altri con lo spauracchio della sospensione dal lavoro.
4. RIDATE LO STIPENDIO AI PROF
Infine, quarta sentenza: il giudice di Viterbo ha condannato il Ministero dell’Istruzione a versare gli stipendi arretrati a tre docenti che furono sospesi dal lavoro perché senza vaccino.
È stata riconosciuta la retroattività del reintegro per colpa anche della legge scritta male. Ciò che è importante di questa pronuncia è che, essendo passata in giudicato, non è appellabile quindi come tale potrebbe essere utilizzata da molti altri avvocati che stanno difendendo migliaia di sospesi che ora chiedono giustizia.
Come detto, si tratta di sentenze importantissime, passate ovviamente sotto silenzio dalla stampa mainstream; eppure, pronunciate da giudici pienamente inquadrati dentro quel potere giudiziario che secondo la classificazione di Montesquieu rappresenta una delle tre prerogative dello Stato.
Questo potrebbe essere materiale utile per la nascente commissione bicamerale covid che a gennaio dovrebbe cominciare i suoi lavori. Analizzando le varie sentenze sul caso, si potrebbe anche disegnare una sorta di geografia della pandemia andando a evidenziare tutto ciò che è andato storto.
Si tratta di una paziente opera di ricucitura, di sutura di un tessuto, quello della convivenza che è stato strappato a brandelli facendo strame del diritto. Oggi qualche giudice sta provando con coraggio a cucirlo per riscrivere la storia della pandemia senza gli occhi della paura, del terrore e della minaccia, ma solo con lo sguardo libero e razionale della Giustizia.
Fonte con riferimenti:
https://lanuovabq.it/it/4-sentenze-scrivono-la-verita-sulla-stagione-vaccinista
Breve commento
Di cosiddetti “Giudici a Berlino” in Italia su questa stagione “vaccinista” c’è ne sono stati di davvero bravi, purtoppo TV e giornaloni fanno ancora muro di gomma, chissà come mai….!!
PS nel punto a seguire un propagandista vaccinale VS un medico bravo ed onesto
1. Un propagandista vaccinale VS un medico bravo ed onesto
IGNORANZA O DOLO? di Antonio Ceparano per Sfero, 17 dicembre 2023
È possibile che dopo la risposta dell’EMA ai parlamentari europei, che hanno chiesto se il vaccino brevettato durante la pandemia sia efficace per la prevenzione dell’infezione virale e all’inibizione della trasmissione virale, ci sia ancora chi ne sostiene l’efficacia? E l’assurdo è che chi parla di efficacia, affermazione del tutto falsa, non è il portinaio del residence casa del sole, ma il direttore del reparto di malattie infettive dell’ospedale di Bologna, Prof. Pierluigi Viale! Non dobbiamo poi meravigliarci se i medici formati da questi professoroni sono solo burocrati che si attengono ai protocolli, indipendentemente dalla loro efficacia secondo scienza e coscienza.
L’EMA (l’Agenzia europea del farmaco), a scanso di equivoci, ha ribadito che le autorizzazioni alla somministrazione non sono state concesse alla riduzione della trasmissione del virus e al conseguimento della cosiddetta immunità di gregge, ma a solo scopo profilattico personale.
Dichiarare quindi che la vaccinazione non è solo un atto di salute personale ma un atto di salute pubblica e di educazione civica, non è soltanto la manifestazione di ignoranza di certi sedicenti esperti ma configura anche un reato penale: quello di falso ideologico contro la fede pubblica, e cioè contro la fiducia che normalmente tutti hanno nei confronti degli uomini che rivestono ruoli istituzionali e incarichi pubblici.
Proseguimento con audio video:
https://sfero.me/article/ignoranza-dolo-
VS
Giuseppe Barbaro (cardiologo): “Bassetti e Pregliasco fanno terrorismo, campagna vaccinale flop, prevedibile: il vaccino Covid non previene l’infezione e il contagio” – ESCLUSIVA
Giuseppe Barbaro, Responsabile del Servizio di Cardiologia ed Ecocardiografia di un ospedale di Roma, per Il Giornale d’Italia: “Ogni epidemia influenzale ha causato vittime nei soggetti più anziani e fragili, specialmente in relazione a complicanze batteriche delle infezioni virali. Creare terrorismo non ha senso. I soggetti sottoposti a più richiami hanno sviluppato anche la malattia grave”
di Ivan Vito per Il Giornale d’Italia
28 Dicembre 2023
Il dott. Giuseppe Barbaro è dirigente medico ospedaliero specialista in medicina interna e in cardiologia. È il Responsabile del Servizio di Cardiologia ed Ecocardiografia presso un importante ospedale di Roma. Il dottore è stato intervistato da Il Giornale d’Italia in merito all’allarmismo su Covid e influenza fatto da molte virostar quali Matteo Bassetti e Fabrizio Pregliasco, il flop della campagna vaccinale ed il ritorno di tamponi in ospedali e Rsa.
Bassetti dice che il peggio deve ancora arrivare, Pregliasco che si avranno 600 morti dopo Capodanno. Come risponde? E soprattutto, che tipo di morti sono, anziani già debilitati, giovani, etc…
Sinceramente, non so su che base vengano riportati questi numeri. Ogni epidemia influenzale ha causato vittime nei soggetti più anziani e fragili, specialmente in relazione a complicanze batteriche delle infezioni virali. Creare terrorismo non ha senso (se non per interessi privati), in quanto l’infezione virale è facilmente curabile nei primi giorni dall’insorgenza e, in alcune fasce di età, specialmente quelle sotto i 40 anni, la mortalità è inferiore all’1%.
La campagna vaccinale è stata un flop. Era prevedibile?
Certamente. Il vaccino Covid ha dimostrato di non essere in grado di prevenire l’infezione ed il contagio e le somministrazioni ripetute hanno progressivamente indebolito il sistema immunitario rendendo il paziente più vulnerabile e incapace di rispondere in maniera adeguata all’infezione naturale vaccino-resistente. Abbiamo visto che i soggetti sottoposti a più richiami hanno sviluppato anche la malattia grave e che in fasce di età a basso rischio di mortalità (<40 anni), il rischio di eventi avversi può prevalere sul potenziale beneficio. Non consideriamo, poi, il numero elevato dei danneggiati da vaccino Covid (non riconosciuto dallo stato) che, a fronte di una mancata protezione, hanno visto la loro vita distrutta talora con perdita del lavoro, quel lavoro per il quale sono stati obbligati a vaccinarsi sulla base di una legge (la 76/21) incostituzionale e basata su un falso scientifico. È la sconfitta della comunicazione di sistema, da parte di politici e giornalisti corrotti e di esperti con ampio conflitto di interesse che ha portato alla progressiva sfiducia nei confronti delle istituzioni ed alla perdita del rapporto medico-paziente.
Cosa ne pensa del ritorno dei tamponi in ospedali e Rsa?
Non ha senso, a partire dalla falsa positività che i tamponi possono dare per la reazione crociata con sequenze geniche comuni tra i virus respiratori influenzali di questa stagione (es, rinoviris e adenovirus) e coronavirus. L’uso delle mascherine è stato considerato inutile in molti studi clinici e in accurate meta-analisi. Rimane una questione discrezionale delle singole direzioni sanitarie in funzione più dell’ideologia scientistica che della verità scientifica.
Chi è Giuseppe Barbaro, medico responsabile del Servizio di Cardiologia ed Ecocardiografia
Il Dott. Giuseppe Barbaro è specialista in Medicina Interna e in Cardiologia. È specializzato nello studio delle complicanze cardiovascolari associate a malattie virali (es. HIV) ed alle complicanze della terapia antiretrovirale (HAART). Inoltre, è specializzato nella valutazione di marker di adiposità viscerale cardiaca, mediante la determinazione ecocardiografica dello spessore del tessuto adiposo epicardico nei soggetti con lipodistrofia da farmaci antiretrovirali e in quelli affetti da obesità e sindrome metabolica. È autore di più di 200 pubblicazioni scientifiche e di quattro libri sulle complicanze cardiovascolari della malattia da HIV.
L'intervista è stata rilasciata a titolo personale.
Riferimento:
https://www.ilgiornaleditalia.it/news/salute/563394/giuseppe-barbaro-cardiologo-umberto-primo-bassetti-pregliasco-terrorismo-campagna-vaccinale-flop.html
2. Tanti auguri di sereno e felice anno nuovo e di buon capodanno a te e famiglia! E anche a tutti i lettori!
Integrazione.
Propaganda vaccinale ufficiale VS 100Mila morti da tachipirina e vigile attesa.
1. Studio Iss-Istat spiega differenze in dati decessi, ‘ma corrispondenza buona’
Iss, ‘nostro sistema sorveglianza efficace e tempestivo nel cogliere fenomeno così rilevante per impatto su sanità pubblica’ , Il Giornale d’Italia, 4 gennaio 2024
Milano, 4 gen. (Adnkronos Salute) – Ci sono delle differenze tra i dati sui decessi Covid raccolti durante il 2020 attraverso il flusso quotidiano dalle Regioni e Province autonome e quelli rilevati dall’Istat attraverso l’analisi dei certificati di morte, disponibili da qualche mese. Ma nel complesso la corrispondenza viene ritenuta “buona” dagli autori di uno studio pubblicato nell’ultimo numero del Bollettino epidemiologico nazionale. Il lavoro è di un gruppo di ricercatori dell’Istituto superiore di sanità (Iss) e dell’Istat, offre una valutazione della qualità delle notifiche di decesso attribuibili a Covid-19, e prova a spiegare il perché delle differenze rilevate nei due conteggi in alcuni momenti del primo anno di pandemia.
E’ “la prima volta, a livello nazionale” che si presenta “il confronto per l’anno 2020 tra i dati di decesso rilevati dalla sorveglianza Covid-19 dell’Iss e i dati ufficiali delle cause di morte fornite annualmente dall’Istat”, si spiega in una nota. Sono state messe a confronto le notifiche riportate giornalmente dalle Regioni/Province autonome al sistema di sorveglianza integrata Covid-19 coordinato dall’Istituto superiore di sanità e i decessi individuati attraverso le denunce delle cause di morte relative allo stesso anno 2020, pubblicati dall’Istat nel marzo 2023. Nei dati Istat è possibile considerare sia i decessi la cui causa iniziale è stata attribuita a Covid-19 sia quelli in cui Covid-19 era solo presente come concausa.
Le conclusioni dello studio sono positive: “Sebbene i due flussi siano costruiti con finalità diverse e utilizzino documentazione e criteri di individuazione delle cause di morte differenti, complessivamente l’analisi svolta, seppur esclusivamente descrittiva e a livello aggregato, evidenzia una buona corrispondenza dei dati – si sostiene – Il sistema di sorveglianza Iss, nato in una situazione di emergenza e popolato tramite le informazioni fornite dalle Regioni e Province autonome, si è quindi rilevato uno strumento efficace e tempestivo nel cogliere un fenomeno così rilevante dal punto di vista dell’impatto sulla sanità pubblica, quale la mortalità attribuibile a Covid-19 in Italia”.
Quanto alle divergenze, gli autori parlano di “differenze percentuali minime nei periodi coincidenti con le due ondate principali (marzo/aprile e novembre/ dicembre) e più accentuate nel periodo estivo”. Ma, dicono, “i due flussi messi a confronto presentano un buon accordo”. La maggiore differenza in termini percentuali riscontrata nei mesi estivi è da attribuire alla bassa numerosità dei decessi verificatisi nel periodo, analizzano gli esperti.
In termini assoluti, poi, la prima ondata è stata caratterizzata da un numero di decessi riportati al sistema di sorveglianza integrata Covid-19 dell’Iss maggiore rispetto a quello riportato tra le cause di morte Istat (causa iniziale Covid-19). “Una possibile spiegazione – dicono gli autori -potrebbe essere che nella situazione emergenziale i certificati di morte, che devono essere compilati entro le 24 ore dalla constatazione del decesso, possono essere stati compilati senza disporre di tutte le informazioni necessarie per la diagnosi, incluse le analisi di laboratorio. Altro elemento da tenere in considerazione è che nelle fasi iniziali della pandemia poteva non essere chiaro ai medici come compilare i certificati di morte. L’insieme di questi elementi può aver portato a una sottostima dei decessi attribuiti alla malattia Covid nel flusso della rilevazione Istat sulle cause di morte”.
La seconda ondata è stata invece caratterizzata da “una maggiore segnalazione di decessi per Covid-19 nel flusso delle cause di morte dell’Istat rispetto al sistema di sorveglianza integrata dell’Iss. Questa differenza potrebbe essere attribuita a una diversa valutazione da parte della sorveglianza dei decessi direttamente attribuibili al Covid-19”. Facendo riferimento all’età al momento del decesso, “i flussi sono sostanzialmente allineati – continuano gli autori – anche se si osserva che il numero dei decessi segnalati alla sorveglianza Iss è leggermente superiore a quello dei decessi classificati come causa iniziale Covid-19 dalla rilevazione Istat in tutte le fasce d’età fino agli 80 anni. Dopo gli 80 anni si è osservata la situazione opposta”.
“Si sottolinea tuttavia che il sistema dell’Iss non registra le concause del decesso, a differenza di quanto accade per la rilevazione Istat sulle cause di morte. Non è stato dunque possibile effettuare un confronto riguardo queste informazioni. Un altro limite da tenere in considerazione – si legge infine – riguarda il fatto che, in mancanza dell’apposita autorizzazione da parte del Garante della Privacy, non è stato possibile analizzare i dati a livello individuale andando a effettuare un linkage tra i due flussi di dati”.
Riferimento:
https://www.ilgiornaleditalia.it/news/salute/565438/studio-iss-istat-spiega-differenze-in-dati-decessi-ma-corrispondenza-buona.html
VS
“100.000 morti di Tachipirina e vigile attesa – Aggiornato”, di Sandro Arcais per Pensieri Provinciali, 4 giugno 2021
Il discorso ufficiale
La pandemia è stato un evento imprevedibile
La malattia causata dal virus non può essere curata dai medici di base o è difficilmente curabile. La malattia causata dal virus può essere curata, quando può esserlo, solo nelle strutture ospedaliere.
L’unica soluzione alla pandemia è debellare il virus con le chiusure, le mascherine, i coprifuoco, il distanziamento sociale e ora con la vaccinazione di massa e l’immunità di gregge.
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Tutte e tre le affermazioni sono come minimo discutibili
1. L’attuale pandemia era stata annunciata da eventi precedenti che erano stati circoscritti. Il nuovo virus girava in Italia come minimo sin dall’estate del 2019, e i medici di base hanno segnalato (e curato) polmoniti atipiche sin dall’autunno dello stesso anno. Nonostante i segnali, il paese è stato lasciato senza piano pandemico, senza i presidi necessari a rispondere a un evento ampiamente prevedibile e, di più, sono stati cancellati quegli organi nazionali preposti al controllo epidemiologico:
Leggi questo articolo:
https://web.archive.org/web/20210623214213/https://www.sanitainformazione.it/salute/dal-cnesps-al-ciri-cosi-il-taglio-di-alcuni-enti-ha-%20indebolito-la-sorveglianza-epidemiologica-e-la-lotta-al-covid-19/
2. Il covid, sin dall’inizio, è stato curato dai medici più valenti della nazione:
Proseguimento con riferimenti:
https://web.archive.org/web/20210604135916/https://pensieriprovinciali.wordpress.com/2021/06/04/100-000-morti-di-tachipirina-e-vigile-attesa-aggiornato/
In particolare, il finale dell’articolo:
” Un discorso alternativo:
La pandemia era un evento annunciato e ampiamente prevedibile
La malattia causata dal virus può essere curata dai medici di base se identificata e presa per tempo. Le strutture ospedaliere, così alleggerite, possono e devono concentrarsi sui casi più gravi e ricominciare a occuparsi delle altre patologie trascurate in tutto questo periodo (le morti indirette del covid-19).
La vaccinazione di massa in tempi brevi in tutto il mondo non è realizzabile e dunque neanche l’immunità di gregge “mondiale” attraverso tale strumento. Finché l’umanità non sarà unificata e tutti i conflitti pacificati sotto il Governo Unico Mondiale sognato dai mondialisti e cosmopoliti cittadini del mondo di tutto il pianeta, il vaccino deve essere utilizzato pragmaticamente come un presidio sanitario tra i tanti, soprattutto per proteggere le categorie più a rischio. L’immunità di gregge deve essere perseguita “naturalmente” per quel 95% della popolazione per cui il contagio si manifesta senza sintomi o con sintomi lievi e curabili con successo.
Contemporaneamente è necessario cominciare a intervenire sulle cause di fondo che rimandano al modello di sviluppo neoliberista e globalista che il capitalismo occidentale ha imposto al mondo intero negli ultimi 40 anni.
E per concludere, una domanda.
Cosa sarebbe successo, in questo nostro Paese, nella primavera del 2019, o del 2018 o di un altro anno qualsiasi, se il ministro della sanità in carica avesse vietato il vaccino e qualsiasi cura che non fosse la Tachipirina per le malattie influenzali?”
3. Buon inizio 2024!
1. A titolo di cronaca, al documento allegato “Analisi della qualità dei dati sulla mortalità dei vaccinati contro il Covid-19” proposto in questo ottimo articolo, ci si può accedere più direttamente da questo link:
https://www.researchgate.net/publication/376111199_Analisi_della_qualita_dei_dati_sulla_mortalita_dei_vaccinati_contro_il_Covid-19_rilasciati_dal_Ministero_della_Salute_a_seguito_della_sentenza_n_120132023_del_TAR_del_Lazio
poi cliccando in alto a destra su “Download ful-text PDF” si può agevolmente scaricare l’intero file in pdf a proprio uso e consumo.
2. Sempre a titolo di cronaca, questo è il titolo completo del documento in questione:
“Analisi della qualità dei dati sulla mortalità dei vaccinati contro il Covid-19
rilasciati dal Ministero della Salute a seguito della sentenza n. 12013/2023 del
TAR del Lazio”, a cura di Michela Baccini, Bruno Cheli, Eugenio Florean,
Rachele Foschi, Lorenzo Melacarne, Giovanni Trambusti, per DISIA, Dipartimento di Statistica, Informatica, Applicazioni “Giuseppe Parenti” , Università degli Studi di Firenze.