Copio e incollo qiuesta interessante nota dell’amico Corrado Penna sulla vitamina D (con una intelligente notazione storica sullo scorbuto, a riprova d quanto difficili siano da sradicare alcuni preconcentti quando hanno messo radici profonde nella coscienza comune).
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Nel suo libro Multiple Sclerosis and (lots of) vitamin D, Karen Duff inizia a raccontare la storia dello scorbuto, che nel 1500 uccideva fino una grande quantità di quei marinai che si imbarcavano per un lungo viaggio.
Nel 1601 il capitano James Lancaster decise di dare un cucchiaino di succo di limone appena spremuto a una parte dell’equipaggio; tra questo gruppo di uomini nessuno morì, ma tra la restante parte dell’equipaggio la mortalità fu del 40%. Dopo questa esperienza egli provò a informare gli altri capitani, a informare le autorità, ma tutto fu inutile. Così si dovette aspettare circa 150 anni fin quando nel 1753 il medico James Lind scrisse un trattato sulla prevenzione e la cura dello scorbuto, indicando che l’assunzione di arance e limoni fosse la migliore opzione per prevenire e per curare rapidamente questa malattia.
Ma si dovette aspettare fino al 1865 per vedere le istituzioni mediche finalmente raccomandare a tutti gli equipaggi di portare a bordo casse di limoni. Purtroppo i medici avevano scoperto come prevenire e curare lo scorbuto, ma non avevano fatto luce sul perché di questa azione benefica dei limoni (e degli altri agrumi), e così durante i successivi 60 anni navi salparono per percorrere lunghe rotte senza premunirsi dei salvifici frutti, e moltissimi marinai morirono ancora.
Finalmente nel 1932 fu isolata la Vitamina C e si comprese che lo scorbuto era la semplice manifestazione della carenza di tale vitamina, e così 331 anni dopo la prima scoperta empirica si iniziò finalmente a prevenire lo scorbuto con l’assunzione di un cucchiaino di spremuta di limone a testa. Ma ormai i viaggi per nave erano già diventati molto più brevi, e fu per molti versi troppo, troppo tardi: migliaia di uomini erano ormai morti inutilmente per colpa di uno stupido pregiudizio.
Adesso la ricerca e la sperimentazione clinica del dottor Coimbra (sostanziata da una lunga messe di ricerche precedenti) mostra che alte dosi di vitamina D possono drasticamente ridurre e finanche eliminare i sintomi delle malattie autoimmuni. La somministrazione della vitamina D , con dosi che vanno dalle 35-40.000 UI giornaliere in su, va fatta seguendo un ben preciso protocollo (sotto continuo e attento monitoraggio medico) che prevede il monitoraggio dell’ormone PTH, e di altri parametri desunti dalle analisi del sangue e delle urine. I pazienti devono contemporaneamente bere 2 litri e mezzo d’acqua, assumere altri cofattori della vitamina D, escludere dalla dieta cibi ricchi di calcio come latte e latticini, ed altri cibi arricchiti di calcio – onde evitare la calcificazione delle arterie e dei reni.
Fino ad ora il professor Coimbra, pur avendo al suo attivo guarigioni da sclerosi multipla, fibromialgia, artrite reumatoide, lupus eritematoso e altre malattie autoimmuni è riuscito a pubblicare solo uno studio sulla guarigione di pazienti affetti da psoriasi e vitiligine. Gli viene spesso rinfacciato che non produce studi con un campione di controllo ovvero mettendo a paragone persone trattate con alte dosi di vitamina D e altre che non l’assumono, ma lui ribatte che negare a un paziente un rimedio che non solo spegne i sintomi dell’autoimmunità, ma spesso fa regredire i segni della malattia, non sarebbe un atteggiamento compatibile con la sua etica professionale. Del resto quando la percentuale di successo, con malattie ufficialmente considerate inguaribile, tocca livelli dell’80-90%, discutere di esperimenti con un gruppo di controllo è davvero un pretesto insensato per bloccare la diffusione di una informazione vitale per migliaia di pazienti.
L’articolo finora pubblicato dal dottor Coimbra è il seguente:
A pilot study assessing the effect of prolonged administration of high daily doses of vitamin D on the clinical course of vitiligo and psoriasis (“Uno studio pilota per stabilire l’effetto della prolungata somminsitrazione di alte dosi giornaliere di vitamina D sul decorso clinic della vitiligine e della psoriasi”) Dermatoendocrinology 2013 Jan 1; 5(1): 222–234, autori (medici dell’università di San Paolo in Brasile): Danilo C Finamor, Rita Sinigaglia-Coimbra, Luiz C. M. Neves, Marcia Gutierrez, Jeferson J. Silva, Lucas D. Torres, Fernanda Surano, Domingos J. Neto, Neil F. Novo, Yara Juliano, Antonio C. Lopes, e Cicero Galli Coimbra; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC1631014/
Raccolta di articoli syulla vitamina D:
http://www.laleva.org/it/2016/02/raccolta_studi_vitamina_d_prot_coimbra_.html
Dalle tac cerebrali (a 5’ ca) si vedono bene i focolai di Hamer creati dallo shock psicobiologico (che a volte in sede di soluzione possono presentare edemi che vengono spesso, dalla medicina convenzionale, dichiarati tumori cerebrali). Sono sempre più numerosi i ricercatori che evidenziano le correlazioni tra psiche-cervello-intestino. Il neurochimico dr. Paolo Mainardi scrive che ogni qualvolta si riceve “un colpo in testa” collassa la mucosa intestinale. Si crea quindi un’alterazione delle funzioni del microbiota – che provvede alla riparazione del corpo, compresa la produzione della vit. D
a 30 min dall’inizio
http://www.gutbrainaxis.it/alimenti-salute-intestinale-e-prevenzione-delle-malattie-cardiache-e-neurologiche-prof-mainardi/
Grazie Paola. Se ben ricordo, mi pare la fonte fosse Adriano Buranello, un costruttore importante di macchine per la TAC avrebbe inserito dei software per la manipolazione delle immagini per eliminare l’impronta del focolaio di Hamer, ritenendola un “errore” della macchina. Ci diceva Adriano, durante una conferenza, che alcuni medici erano in contatto con la Siemens (mi pare fossero loro, i costruttori) per avere una versione di TAC senza questa funzione di “editing”.
Non conosco i medici che hanno contattato la Siemens ma so da altri che, seppur con maggior difficoltà, le tac attuali sono ancora leggibili. L’intervento di Mainardi è interessante anche per le affermazioni sul colesterolo. Infatti, con un cardiologo intervenuto prima allo stesso convegno, dichiara che non è il colesterolo la causa dell’infarto coronarico. Le placche di colesterolo sono le riparazioni di ulcere precedentemente formatesi che il colesterolo ripara. Vi sono infarti che non sono creati da queste placche. Ho ricordato in altri commenti l’episodio del medico che conosco, che segue le scoperte di Hamer, che circa dieci anni fa iniettò alte dosi di cortisone in endovena ad un paziente per tentare di drenare l’edema cerebrale perché riteneva fosse la causa dei ripetuti infarti. Il cardiologo allibito, in via riservata, glielo permise perchè per la medicina convenzionale il paziente aveva pochi giorni di vita. Drenato l’edema il paziente lasciò dopo pochi giorni l’ospedale ed è tutt’ora vivente.
a proposito delle nuove tac cerebrali mi risponde un amico: “effettivamente con le nuove strumentazioni delle TAC è difficile rilevare i focolai perchè sono stati modificati gli algoritmi che rilevavano le onde elettromagnetiche tipiche delle situazioni conflittuali in simpaticotonia, per cui si possono osservare le fasi in vagotonia (addensamenti gliali). Ora so di un gruppo di studio in Veneto che sta cercando di ripristinare le vecchie TAC per verificare i focolai”