Ricevo e volentieri pubblico questa lettera di un professore che ha rinunciato al suo lavoro. Questi sono gli atti di eroismo e questi sono gli eroi che indicano la strada a tutti gli altri e grazie ai quali ci salveremo.

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Cari studenti, gentili famiglie,

questa lettera è rivolta principalmente ai miei allievi del Triennio ….omissis….., ma anche a tutti gli altri, che occasionalmente incontro nel mio lavoro di insegnamento al Liceo “….omissis…..” e verso i quali mi pongo nella stessa identica ottica di educatore.

Purtroppo quest’anno si è aperto senza la possibilità di rivederci in classe, di pianificare il nostro percorso di studi e di crescita in comune. Sono personalmente molto dispiaciuto di questo, poiché vi priva di quella continuità che è un requisito importante di ogni efficace azione didattica. Ma anche perché il nostro confronto quotidiano è per me fonte di stimolo e di apprezzamento personale.

La mia assenza, dicono, si protrarrà fino allo scadere dello stato di emergenza (31 dicembre). Essa è dovuta ad una sospensione dal lavoro e dallo stipendio effetto delle recenti disposizioni legislative, che impongono il lasciapassare governativo (Green Pass) praticamente per ogni attività culturale e sociale, compreso il lavoro.

Io non ho voluto adeguarmi a questa disposizione, in nessuna forma e in nessuna misura, poiché la ritengo

  • giuridicamente illecita,
  • moralmente ingiusta e
  • politicamente pericolosa (secondo quanto ho accennato nelle mie precedenti lettere).

Poiché quando in ogni campo si accettano princìpi sbagliati, si devono poi accettare pure tutte le conseguenze, persino le più lontane ed estreme – poiché una per tutti è la logica, che obbliga passo dopo passo inesorabilmente.

La prima e più ovvia conseguenza di questo stato di cose, per es., è che la nostra Repubblica non è più, come hanno voluto i Padri Costituenti, “fondata sul Lavoro” (art. 1 Cost.), inteso come primaria attività che concorre al benessere e al progresso di tutti. D’ora in poi essa sarà fondata “sulla Salute” – intesa però non come diritto dell’individuo (art. 32 Cost.), ma come dovere di tutti. Proprio come accade in un termitaio, dove chi si ammala è fatto fuori “perché pesa sulla comunità”. Chi di voi ha già studiato la Storia, sa che proprio questo era l’ideale eugenetico del Nazismo, ai cui orrori i Padri fondatori della nostra Repubblica hanno cercato di sbarrare per sempre la strada.

In che modo? Per esempio ponendo la “persona” al centro della nostra Costituzione. Essa viene sempre prima della comunità e dello Stato, specie per quanto riguarda i suoi diritti fondamentali, come la salute e il lavoro. E nessuno può arrogarsi il diritto di prescriverle il suo “bene”.

In secondo luogo, rendendo impossibile il presupposto giuridico per la sospensione di questi diritti, cioè quello “stato di emergenza” che il Governo invoca da un anno e mezzo (non importa su quali basi!) e che va trasformando completamente la nostra società. Nel nostro ordinamento costituzionale, infatti, esso volutamente non è previsto. E a ragione: il Fascismo stesso, infatti, si era legittimato sullo stato di emergenza (contro il Comunismo)!

Tra le trasformazioni che questa situazione oggettivamente produce, c’è anche quella che riguarda la Scuola e il mio ruolo in essa.

  • Come potrei ancora insegnarvi che la “Scuola è aperta a tutti” (art. 34 Cost.), tranne ai no-vax, ai no-mask, ai complottisti e ad altre etichette create per screditare e offendere chi non la pensa come noi?
  • Come potrei avvalermi ancora di quella “libertà d’insegnamento” che la nostra Costituzione afferma e difende risolutamente (art. 33), se ci sono cose che non si possono dire per decreto governativo?
  • Come potrei invitarvi ancora a cercare insieme la verità filosofica delle cose, ma solo fin dove ci permettono il Governo, l’OMS e la Pandemia?  

Così, non è soltanto per la mia dignità di Uomo ma anche per fedeltà al mio compito di educatore (sono la stessa cosa), che non posso accondiscendere a questa imposizione. Perché come la Libertà e la Giustizia, anche la Verità non può essere condizionata da niente e da nessuno (cosa ben diversa, ovviamente, che “limitata”).

Rifletteteci durante l’anno che si apre e che vi auguro formidabile per la vostra crescita.

So bene che cosa starete pensando: “Con la scusa del commiato, ci ha rifilato un’altra lezione!”. E’ così. Perché non posso fare a meno di essere e di restare

il vostro Professore,
…..FIRMATO……